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"Non
siamo pentiti ma non c'entriamo con la guerriglia"
di
Lorenzo Bianchi - "La Nazione" 6 novembre 2003
BAGHDAD
- Ha l'aspetto pasciuto di un commerciante. La camicia a quadretti
piccoli si gonfia un po' sopra la cintura che regge un anonimo paio di
jeans. Le scarpe sono da giovanotto, marroni con larghi lacci chiari a
fettuccia. Quando gli chiedo come campa, l'ex tenente colonnello ha un
attimo di esitazione: "Compro e vendo automobili". Vanno bene
gli affari?
"Sono molto ciclici, legati al mercato...". Mohammad Ahmed, 38
anni, è stato il maggiore più giovane della Guardia Repubblicana.
"Promosso dopo tre scrutini. Facevano una valutazione accurata su
tutto. Uno dei requisiti era non aver svolto attività con i partiti di
opposizione", precisa con la pignoleria tipica dell'ex militare.
Durante l'ultima guerra comandava una brigata corazzata accorsa alla
difesa di Baghdad da Tikrit, capitale della provincia nella quale è
nato Saddam Hussein. Ha combattuto fino alla fine, fino al 7 aprile:
"Ero rimasto con sei uomini. Il primo tank americano era a meno di
mezzo chilometro. Li ho mandati a casa, non me la sono sentita di
sacrificare vite umane inutilmente".
Se gli ex militari la pensano come lui, l'idea del governatore
Paul Bremer III di riaggregare unità disperse per farle confluire nei
ventisette battaglioni del nuovo esercito iracheno è una scorciatoia
destinata a non funzionare. L'ex tenente colonnello è un ufficiale
della Guardia assai poco pentito. Non a caso i consiglieri del
governatore suggeriscono di rivolgersi all'esercito regolare. Idea
saggia. Ahmed non sembra molto disponibile: "Arruolarmi? Prima di
tutto occorre che sia nominato un bravo tecnico alla guida del
dicastero, per esempio il generale Sultan Al Hashem.
Si ricorda il nostro ministro
della difesa che era fra i 55 ricercati? E' una persona degna, glielo
riconoscono tutti...".
Poi?
"La situazione, che ora è confusa, dovrebbe chiarirsi".
In
che senso?
"Non vorranno mica
che difenda gli americani? Il paese deve tornare ad essere indipendente
e sicuro. Nessuno deve interferire nell'addestramento. Quello che sto
vedendo ora non mi piace affatto".
Che
cosa non va?
"Mi pare che prendano tutti, anche i malati. Sono entrati nei
ranghi personaggi del nord che stentano a parlare correttamente la
lingua. Nella nostra accademia si diventava ufficiali dopo due anni.
Adesso bastano due mesi. Eravamo un polo di attrazione anche per gli
altri paesi. Si è formato da noi anche Gheddafi".
Non
mi pare un esempio da citare.
"Il nostro livello
era alto. Diversi iracheni che hanno frequentato l'accademia militare di
Sandhurst, in Inghilterra, sono risultati primi del loro corso. Pochi
ricordano che la Guardia esiste dal 1921".
Vendere
auto rende?
"Ho una moglie,
Semira, e tre figli, Meriem, 10 anni, Ahmed, il mio unico maschio di
sei, e Hajar, appena uno. Dal commercio delle auto ricavo circa 150 mila
dinari al mese (ndr. 75 dollari). Prima superavo i quattrocentomila
dinari (ndr. 200 dollari). Ho perso la casa e anche la possibilità di
accedere a crediti agevolati per costruirne una nuova. In passato noi
militari, e in genere i dipendenti dello stato, avevamo accesso a spacci
nei quali si poteva acquistare a prezzi agevolati. La vita ora è più
cara. Siamo costretti ad arrangiarci. Molti si sono buttati a fare i
taxisti. Io sto consumando i miei risparmi".
Bremer
ha commesso un grave errore quando ha sciolto l'esercito?
"Non lo dico io. Lo
ha ammesso lo stesso governatore. Noi siamo gli unici professionisti del
maneggio delle armi che esistono in Iraq...".
Quindi hanno
ragione gli americani quando dicono che la guerriglia contro di loro è
alimentata dagli ex militari?
"Io penso che la
resistenza sia un fenomeno collettivo. Con questo non escludo che
qualcuno dei miei colleghi partecipi, ma sono adesioni individuali.
Insomma non c'è nulla di organizzato da ex della Guardia. E non
dimentichiamo che sono stati sciolti anche altri corpi dello stato, come
la polizia, l'intelligence militare, la Mukhabarat ossia la polizia
segreta civile, la Guardia Repubblicana Speciale. Un recente decreto del
governo ha confiscato tutti i beni degli ex appartenenti alla Guardia
Repubblicana Speciale e dei seguaci di Saddam. Lei crede che questo
provvedimento contribuisca alla stabilità?".
Bremer
però vi ha pagato una parte del salario arretrato.
"Ho ricevuto, in
due trance, 400 dollari, circa due mesi di stipendio. Gli americani ci
hanno trattato senza alcun rispetto, né per l'età, né per il grado.
Impugnavano bastoni e ci provocavano".
Lei ha partecipato
alla battaglia finale per Baghdad. Quale è stata la svolta?
"Si è parlato di tradimenti. Non ne so nulla. Ma non sono
stati decisivi.
Quando è cominciato l'attacco all'aeroporto da Khadimya abbiamo
reagito con colpi di artiglieria e con una pioggia di missili terra -
terra. Li abbiamo fermati, ma per poco. Hanno usato armi strane. Ho
visto con i miei occhi un soldato amputato perché una gamba era
diventata grande come due. I morti sono stati moltissimi. Per oltre un
mese non hanno fatto avvicinare nessuno".
Quando
è entrato nell'esercito regolare?
"Nel
1986 sono stato ammesso all'Accademia. Due anni dopo ero sottotenente di
una unità di carri armati".