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Le
strategie e le sceneggiate per invadere l’Iran
Di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
– 2 aprile 2007
Autrice del libro “DITTATURE: LA STORIA
OCCULTA”
Il popolo iraniano, come quello iracheno, è assai
orgoglioso del suo antico e illustre retaggio culturale, e si è sempre
dimostrato insofferente verso il dominio anglo-americano, che per molto
tempo è stato imposto tramite governi accondiscendenti, guerre e
crimini. Le attenzioni dell'Occidente sull'Iran iniziarono quando, nel
1908, furono scoperti importanti giacimenti petroliferi.
La dinastia dei Pahlavi, imposta nel 1925, rimase sempre severamente
controllata e manovrata dagli anglo-americani. Nel 1941, il paese venne
brutalmente occupato dalle truppe inglesi, che non tollerarono la
mancata espulsione dei cittadini italiani e tedeschi dall'Iran. Lo scià
fu costretto ad abdicare a favore del figlio Mohammad Reza, più
disposto a sottomettersi. Quello stesso anno, si formò il Tudeh
(Partito delle Masse dell'Iran), che sosteneva idee comuniste, e divenne
in breve tempo il partito politico più importante dell'Iran. Il
comunismo faceva già parte della cultura iraniana da quando, alla fine
dell'Ottocento, era stato introdotto negli ambienti culturali. Il primo
partito comunista iraniano si formò nel 1920.
Negli anni Cinquanta, i servizi segreti americani,
preoccupati per l'ascesa del partito comunista iraniano, progettarono un
piano per rafforzare il potere dello scià e per subentrare agli inglesi
nello sfruttamento dei pozzi petroliferi. Nel 1953, si aprì una crisi
fra lo scià e il primo ministro Mohammad Mossadeq, che aveva
nazionalizzato i pozzi petroliferi, in accordo con ciò che l'intera
popolazione iraniana aveva espresso attraverso il partito Tudeh.
Mohammad Reza Pahlavi assunse poteri dittatoriali e mise
fuorilegge quasi tutti i partiti, compreso il Fronte Nazionale di
Mossadeq e il Tudeh, che dovettero organizzare la propria attività
clandestinamente. Negli anni Cinquanta, molti esponenti del Tudeh
vennero arrestati o uccisi. Ciò nonostante, esso rimase uno dei
movimento popolari più forti, ricoprendo un ruolo molto importante
nell'indurre il popolo ad attuare
I regimi iraniani sostenuti da Washington erano autoritari e
costringevano la maggior parte della popolazione a vivere in miseria. I
ceti medi non avevano alcun potere politico, e molti esponenti
simpatizzavano per le idee social-comuniste.
Dal
Nel 1979, lo Scià Reza Pahlavi, abbandonato dagli
anglo-americani, fu costretto a fuggire, mentre l'intero popolo iraniano
festeggiava nelle piazze gridando: "dopo la fuga dello scià quella
degli americani". Ritornò il capo religioso esiliato, l'Ayatollah
Ruhollah Khomeini, accolto con favore dalla popolazione.
Le autorità di Washington non sbagliarono, il nuovo regime, dopo un
primo momento di simulazione di benevolenza e tolleranza, si scagliò
ferocemente contro i social-comunisti, imprigionando, torturando e
uccidendo. Migliaia di persone morirono, e molte altre riuscirono a
fuggire.
Nel settembre del
Nonostante le feroci persecuzioni contro i dissidenti, il governo degli
Ayatollah ebbe anche aspetti positivi: favorì la modernizzazione del
paese, fece una campagna di alfabetizzazione e migliorò le condizioni
economiche di molte famiglie. Oggi la popolazione è alfabetizzata oltre
l'80%, la scuola è obbligatoria dai 6 ai 14 anni e il tasso di mortalità
infantile è sceso al 25 per mille.
L'Iran è un paese con un sistema elettorale che vanta una
percentuale altissima di cittadini che vanno alle urne, impensabile
nelle democrazie occidentali. Possiede il 10% delle riserve mondiali di
petrolio, e il 15% delle riserve di gas. Ha 69 milioni di abitanti e il
reddito procapite è di circa 7.000 dollari annui. L'Iran vanta
università di ottimo livello, e i suoi ingegneri e programmatori sono
richiesti in tutto il Medio Oriente. Il 17 giugno del 2005 è stato
eletto Mahmoud Ahmadinejad, un personaggio descritto dalla propaganda
occidentale come ultraconservatore, senza tener conto che le
classificazioni e i significati occidentali spesso non coincidono con i
significati della situazione politica iraniana. In Iran i capi di
governo hanno un potere limitato perché alla base del sistema c'è la
legge coranica. Gli schieramenti politici iraniani non possono essere
spiegati in termini di "conservatore" e
"progressista" alla stessa stregua del modello anglosassone, e
il sistema islamico non è dittatoriale ma costituzionale, anche se la
costituzione si basa su principi religiosi islamici.
La resistenza contro il regime degli Ayatollah non è mai
scomparsa, anche se molti dissidenti sono stati costretti all'esilio.
Negli anni Novanta venne approvata una legge che restringeva la libertà
di stampa, e nel 1999 si ebbero numerose proteste degli studenti, che
furono duramente represse. L'Iran è un paese giovane, il 70% della sua
popolazione è costituita da giovani con meno di 30 anni, che oggi sono
insofferenti alle restrizioni religiose imposte dal governo. Anche molte
donne, che sono il 52% degli studenti universitari, non condividono
l'ortodossia islamica imposta. Oggi molti iraniani vorrebbero liberarsi
del regime tirannico, ma al tempo stesso temono il potere
anglo-americano, che ridurrebbe il paese in condizioni semicoloniali. Di
conseguenza, si stringono ad un governo che in realtà non li
rappresenta, per essere difesi dalle minacce di Washington.
I tentativi di controllo dell'élite americana sull'Iran non sono mai cessati. Le autorità americane non hanno mai accettato di essere esclusi dallo sfruttamento delle risorse iraniane, e hanno appuntato diverse strategie per criminalizzare il paese e indebolirlo economicamente. Il 30 aprile 1995, il presidente americano Bill Clinton iniziò a parlare di divieto del programma nucleare iraniano, e impose un embargo commerciale contro l'Iran, accusandolo di attuare un programma nucleare bellico e di finanziare il terrorismo. L'amministrazione Bush ha definito l'Iran "Stato canaglia" e ha interrotto ogni rapporto diplomatico.
La situazione è peggiorata dopo l'11 settembre, quando
l'amministrazione americana, approfittando del clima di terrore e di
paura seminato dagli attentati terroristici, indusse il Congresso ad
approvare l'Authorization for Use of Military Force Resolution (14
settembre 2001), una risoluzione che consente di utilizzare la forza
contro coloro che organizzano "attacchi terroristici" o i
paesi ritenuti sostenitori del terrorismo. I paesi da colpire, dunque,
vengono prima accusati di "terrorismo" o di nascondere bin
Laden, come accadde all'Iraq e all'Afghanistan. Anche all'Iran sono
state rivolte le stesse accuse. Alcuni canali televisivi e giornali
americani, hanno cercato di incolparlo di essere un rifugio per i
terroristi. Ad esempio, il giornalista David Martin, della Cbs, dichiarò
che alcuni funzionari statunitensi "dicono di avere la prova che i
bombardamenti in Arabia Saudita ed altri attacchi ancora in preparazione
sono stati pianificati e diretti da agenti di primo livello di al Qaeda,
che hanno trovato un rifugio sicuro in Iran".[1]
Il presidente americano Bush riprese il tema del divieto
all'Iran delle ricerche e dell'arricchimento dell'uranio, dando per
scontato che ci fossero motivazioni belliche. Nel 2003, il
vicepresidente Dick Cheney disse che l'Iran era "proprio in cima
alla lista... dato il fatto che l'Iran ha una politica stabilita per cui
il loro obiettivo è la distruzione di Israele, gli Israeliani possono
ben decidere di agire per primi, lasciando che sia poi il resto del
mondo a preoccuparsi di rimettere in ordine il pasticcio
diplomatico". Cheney ha anche detto che gli iraniani "stanno
già seduti su un gran mucchio di petrolio e gas. Nessuno può
immaginare perché abbiano bisogno anche del nucleare per produrre
energia"[2],
dimenticando che già negli anni Settanta l'allora amministrazione Ford
propose allo scià di considerare lo sviluppo del nucleare per fini
pacifici.
Gli Stati Uniti posseggono un arsenale nucleare di almeno
10.600 testate, che negli ultimi anni è stato rinnovato con testate di
nuova generazione, assai più potenti, che rappresentano un potenziale
distruttivo mai esistito nella Storia del pianeta. Pensare che un paese
come l'Iran, che negli ultimi secoli ha soltanto subito aggressioni,
voglia mettersi contro un mostro nucleare come gli Usa, è da sciocchi.
Nel "club del nucleare" rientrano anche
Numerose armi nucleari statunitensi si trovano in Europa, in base ad
accordi segreti non sottoposti alla volontà dei Parlamenti. In Italia
c'è l'accordo "Stone
Ax", che permette l'uso delle armi nucleari anche a soldati
italiani autorizzati dalle autorità americane.
La situazione del nucleare iraniano presenta aspetti
ambigui. La possibilità di dotarsi del nucleare è in segreto promossa
e resa possibile dall'aiuto dei servizi segreti pakistani (Isi) che sono
sotto il controllo della Cia. Il giornalista del Wall
Street Journal Daniel Pearl, che stava indagando sull'Isi nel 2002,
per verificare il coinvolgimento con al Qaeda, è stato ucciso. L'Isi è
coinvolta nella maggior parte delle operazioni militari e dei servizi
segreti che riguardano il Medio Oriente e l'Asia centrale, e ha contatti
con autorità iraniane.
Ritenere che l'Iran possa pensare di mettersi contro la maggior parte
dei paesi che già posseggono armi nucleari è da pazzi, considerando
che ci vorrebbero almeno dieci anni per la costruzione di un arsenale
atomico, e i paesi nemici, già ampiamente forniti, avrebbero tutto il
tempo per distruggerlo.
Tenere sotto pressione l'Iran e pretendere di condizionare
le scelte del governo iraniano risulta essere una tattica per suscitare
orgoglio e ostilità. Infatti, le autorità iraniane si trovano ad
essere ancora più motivate a portare avanti il progetto nucleare, data
la minaccia di guerra e l'ingerenza da parte del governo americano.
Lo scopo principale delle strategie di Washington è quello di poter
occupare l'Iran, per appropriarsi di riserve petrolifere consistenti e
per poterlo ricolonizzare. Un
altro motivo che induce le autorità Usa a perseguitare l'Iran,
considerato importante da numerosi analisti, è la necessità di
difendere il valore del dollaro. L'Iraq è stato colpito anche perché
Saddam Hussein aveva iniziato a vendere petrolio accettando l'euro al
posto del dollaro. Quando le autorità americane occuparono l'Iraq,
immediatamente cambiarono i conti iracheni dall'euro in dollari e
imposero a tutti di comprare il petrolio con i dollari.
Da alcuni anni, le autorità iraniane stanno progettando la
creazione di una Borsa petrolifera iraniana, che utilizzerebbe l'euro
anziché il dollaro, e questo rappresenta una vera minaccia per
l'economia statunitense. Nella Borsa iraniana si potrà comprare o
vendere petrolio e gas, come avviene nell'International Petroleum
Exchange (Ipe) di Londra o nella Mercantile Exchange di New York (Nymex).
Le due borse petrolifere attuali sono entrambe controllate dalle autorità
americane, e la creazione di una terza borsa creerebbe competizione e
ridimensionerebbe il potere che oggi ha Washington sul prezzo del
petrolio. Il predominio americano verrebbe spezzato e il dollaro
perderebbe l'egemonia. I paesi europei risparmierebbero sul prezzo del
petrolio, e potrebbero rafforzarsi economicamente ed essere più
indipendenti da Washington. Anche
Se dovesse essere creato un commercio di petro-euro molti
investitori ritirerebbero i loro investimenti dal mercato americano e
opterebbero per gli investimenti in euro, e ciò farebbe crollare
l'intero sistema basato sul dollaro. Il sistema monetario è una
convenzione, e come tale si basa sul valore attribuito alla valuta, che
deriva anche da assunti di tipo psicologico e sociologico. Negli ultimi
anni il prestigio degli Usa si è abbassato notevolmente, e le autorità
americane stanno quasi esclusivamente utilizzando la forza bellica per
imporre il loro assetto. Ciò influisce sulla decisione delle nazioni di
mantenere il sistema basato sul dollaro, e negli ultimi anni molte
autorità vorrebbero cambiare tale sistema. La brutalità americana
contro l'Iraq è servita come deterrente per tutti i paesi desiderosi di
adottare altre valute, e le minacce all'Iran hanno lo stesso scopo.
L'utilizzo dell'euro è apprezzato dalla Russia poiché i
suoi scambi commerciali avvengono soprattutto in Europa, e trova
d'accordo anche
Secondo l'economista Krassimir Petrov, la borsa petrolifera iraniana
rappresenta un gravissimo pericolo per Washington:
Da un punto di vista puramente economico se la borsa iraniana avrà
successo verrà presto preferita dalle maggiori forze economiche
mondiali accelerando l’abbandono del dollaro. La caduta del dollaro
aumenterà in modo drammatico l’inflazione americana facendo salire
verso l’alto gli interessi americani a lungo termine. A questo punto
L’Iran estrae 4,1 milioni di barili di petrolio al
giorno, e ne esporta 2,5. Dagli anni Novanta, si è avvicinato a molti
paesi occidentali e asiatici, per concludere contratti vantaggiosi di
vendita del petrolio. Per contrastare ciò, il Congresso americano, nel
1996, approvò l'Iran-Libya Sanctions Act (Ilsa), una legge che
permetteva di sanzionare ogni paese che avrebbe investito oltre 20
milioni di dollari l'anno nell'acquisto di petrolio iraniano o libico.
La legge suscitò talmente clamore in Europa che il governo americano
non la applicò.
L'élite americana ha imposto l'embargo contro l'Iran per impedire che
vengano fornite tecnologie per raffinare il petrolio (per poterlo
utilizzare per il paese stesso), e per questo il governo iraniano ha
bisogno del nucleare civile. In Iran la benzina costa soltanto otto
centesimi di euro al litro, e questo non potrà durare a lungo se gli
americani impediranno la raffinazione del petrolio e strangoleranno
economicamente il paese con altri embarghi.
La propaganda occidentale contro l'Iran sta diventando sempre più invadente e massiccia. Il presidente iraniano Ahmadinejad viene descritto dai media occidentali come un invasato nemico giurato dell'Occidente. Per risultare convincenti, i comunicati di Ahmadinejad vengono alterati e alle immagini vengono aggiunti improbabili cartelloni in inglese che incitano alla guerra. Si è diffusa la falsa notizia che Ahmadinejad avrebbe minacciato di distruggere Israele, mentre invece egli ha semplicemente denunciato la situazione criminale che l'élite israeliana, con l'appoggio degli anglo-americani, ha stabilito in Medio Oriente.
La frase "Israele deve essere cancellato dalla carta
geografica", attribuita al presidente iraniano, ha circolato nei
media occidentali, ma è una frase costruita ad effetto, per convincere
gli occidentali che l'Iran è nemico di Israele e dell'Occidente. In
realtà Ahmadinejad non ha mai pronunciato quella frase, e non ha mai
minacciato alcuno Stato. Egli ha parlato soltanto contro il sionismo,
cioè quel movimento politico che a partire dagli anni Venti del secolo
scorso ha provocato lo sterminio del popolo palestinese e numerosi altri
crimini contro ebrei e palestinesi. La traduzione errata della frase di
Ahmadinejad "Imam ghoft een rezhim-e ishghalgar-e qods bayad
az safheh-ye ruzgar mahv shavad"[4],
ha dato ad intendere che l'Iran volesse fare guerra a Israele, mentre
stava soltanto denunciando i crimini dell'élite israeliana. Crimini,
peraltro, denunciati dagli anni Trenta e Quaranta da illustri
intellettuali ebrei, come Hannah Arendt e Albert Einstein.[5]
La perifrasi "rezhim-e ishghalgar-e qods"
significa "il regime che domina Israele", è chiaro il
riferimento all'élite di regime e non al paese. Il presidente iraniano
non ha mai parlato di "carta geografica" o di "cancellare
Israele", come scrissero i giornali occidentali. Egli ha criticato
la politica di aggressione del regime israeliano, e ha auspicato un
cambio di governo e non certo la guerra contro un paese militarmente
assai più potente.
Un altro modo utilizzato dalle autorità occidentali per criminalizzare
il presidente iraniano è quello di imputargli la negazione
dell'Olocausto.
Secondo i media occidentali, il presidente Ahmadinejad, nel
dicembre del 2006, si sarebbe interessato a "verificare se l'Olocausto realmente abbia avuto luogo durante
Altri metodi menzogneri criminalizzano l'Iran, per indurci ad accettare
l'aggressione che gli anglo-americani stanno progettando da tempo.
La propaganda proviene anche direttamente dalle autorità
americane ed europee. Ad esempio, George W. Bush, in un suo discorso,
nel marzo del 2006, disse di dover proteggere Israele contro la
"minaccia iraniana" e che "la minaccia rappresentata
dall’Iran è, evidentemente, costituita dal suo obiettivo dichiarato
di distruggere il nostro stretto alleato, Israele".[7]
Le autorità americane utilizzano la frase tradotta male per
giustificare l'aggressione. L’ex Consigliere del Presidente Richard
Clarke ha dichiarato che "il
Presidente dell’Iran ha detto più volte che vuole cancellare Israele
dalla faccia della terra".
Anche il Segretario di Stato alla Difesa Robert Gates, disse che
Israele "non aveva mai
minacciato nessuno di annientamento, mentre l’Iran minacciava
apertamente di spazzare via Israele dalla cartina".[8]
Questi personaggi non tengono conto di ciò che le autorità iraniane dichiarano per smentire la propaganda criminalizzante. Ad esempio, l’Ayatollah Khamenei, dichiarò: "Noi non abbiamo nessun problema col (resto del) mondo. Noi non rappresentiamo in alcun modo una minaccia per il resto del mondo, e il mondo lo sa bene. Noi non scateneremo mai una guerra. Non abbiamo la minima intenzione di entrare in guerra con nessuno Stato, qualunque esso sia".[9]
Contro l'Iran si stanno utilizzando gli stessi metodi già
utilizzati per giustificare l'aggressione all'Iraq: il paese viene
additato come pericoloso per il mondo e le sue autorità vengono
accusate di "terrorismo" e di essere tiranniche. Ciò permette
di far apparire l'aggressione come necessaria per "liberare"
oppure, come si diceva per l'Iraq, per "portare la
democrazia". Importanti notizie vengono omesse, come, ad esempio,
la preparazione dei missili in Israele e il finanziamento di bande
terroriste per indebolire il governo iraniano e per destabilizzare il
paese. Da tempo gli Usa appoggiano e finanziano il gruppo dei "Mujaheddin
del popolo", che cerca di destabilizzare il governo compiendo
attentati dinamitardi.
I giornali inglesi, addirittura, cercano di impaurire i
cittadini facendo intendere che l'Iran potrebbe colpire il paese con
attentati terroristici. Ad esempio, scriveva il Sunday
Times del 6 Agosto 2006: (Una fonte vicina all'MI5 ha detto che)
"C'è una grande preoccupazione a proposito di cellule dormienti
Iraniane presenti in questo paese. I servizi di intelligence stanno
prendendo questa minaccia molto sul serio". I media occidentali
hanno parlato anche di un presunto traffico illegale di
materiali radioattivi (barre di uranio sparite dal Congo) da
parte dell'Iran, proprio come era accaduto anche per l'Iraq, che era
stato accusato di avere acquistato uranio in Niger per presunti piani
nucleari.
Secondo la scrittrice iraniana
Farian Sabahi, la propaganda può essere efficace perché i paesi
occidentali conoscono poco
Mentre l'opinione pubblica viene condizionata a considerare
nemico l'Iran, gli anglo-americani e le autorità israeliane preparano
l'attacco. Anche l'incremento del potenziale bellico a Vicenza è dovuto
alla preparazione per l'attacco all'Iran.
Dal mese di marzo sono aumentate le forze armate americane situate nei
pressi del confine iraniano. Il Generale Leonid Ivashov, vice presidente
dell'Accademia di Scienze Geopolitiche, ha reso noto che il Pentagono
sta preparando un attacco aereo contro le infrastrutture militari
dell'Iran, e ha posizionato nel Golfo una portaerei con 3200 soldati e
80 velivoli, fra questi, bombardieri F/A-18 Hornet e Superhornet, otto
navi d'appoggio e quattro sottomarini nucleari. I sottomarini nucleari
sono stati portati nel Golfo già nel dicembre 2006.
Lo studioso Michel Chossudovsky spiega che già dal maggio 2003 venne
messo a punto il piano "Tirannt", che prevedeva
"importanti operazioni di combattimento" contro l'Iran.[11]
L'attacco potrebbe richiedere l'uso di armi nucleari:
L'uso di armi tattiche nucleari, che ora fanno parte dell'arsenale per
lo scenario di guerra in Medio Oriente, non è esplicitamente
contemplato, almeno durante la prima parte del Blitzkrieg americano.
Tuttavia il fatto che armi nucleari vengano ammesse come una possibile
scelta nello scenario di guerra convenzionale è indicativo del fatto
che il loro uso è parte integrale dei piani militari. Nel novembre 2004
Il Comando Strategico americano ha condotto un'esercitazione su larga
scala di un "piano di attacco globale" chiamato "Fulmine
Globale". Parte di questo era una simulazione di attacco usando sia
armi convenzionali che armi nucleari contro un nemico
"immaginario" (l'Iran). A seguito di "Fulmine
Globale" il Comando Strategico degli Stati Uniti ha dichiarato un
avanzato stato di preparazione... L'uso di armi tattiche nucleari è
contemplato in CONPLAN 8022 accanto alle armi convenzionali, come parte
della dottrina della guerra preventiva dell'amministrazione Bush. Nel
maggio 2004 fu emessa
Dal 21 al 24 Gennaio 2007 si è svolta la conferenza di Herzliya, in cui sono state messe alla luce le strategie contro l'Iran. Herzliya è una università privata che si occupa di problemi politici e ha legami con i servizi segreti israeliani. Annualmente, dal 2000, organizza una conferenza per trattare la "sicurezza di Israele". A queste conferenze partecipano anche i neo conservatori statunitensi, che condividono appieno le strategie belliche dell'élite israeliana. In una di queste conferenze, Benjamin Netanyahu spiegò alcune strategie contro l’Iran:
Diffondere nei media l’idea che l’Iran, sulla scia del Reich
nazista, si appresta a distruggere gli ebrei. Poi far giudicare il
Presidente Ahmadinejad da un tribunale internazionale per istigazione al
genocidio ( principio della giustizia preventiva ).
Convincere gli stati occidentali ad adottare unilateralmente delle
sanzioni economiche contro l’Iran per mettere la sua economia in
ginocchio senza passare per il Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Attaccare con precisione per infliggere danni critici alle basi
nucleari, con efficacia e rapidità. I bombardieri B2 e i missili da
crociera possono farlo. Dovrà farlo Israele se è chiaro che c’è una
minaccia alla sua esistenza. Israele dovrà farlo ed il Presidente (Bush)
vi si aggiungerà.[13]
Secondo questi piani, l'Iran deve essere indebolito
economicamente prima dell'attacco, attraverso diverse strategie, come si
fece anche nel caso dell'Iraq. Il Dipartimento del Tesoro americano e
altri istituti, stanno condizionando governi, banche e imprese a
interrompere rapporti finanziari o economici con l'Iran, per isolare il
paese.
Le autorità americane denunciano che i governi europei (Germania,
Italia, Francia, Spagna e Austria), nel 2005, hanno dato all'Iran
prestiti per 18 miliardi di dollari. Ciò è avvenuto perché negli
ultimi dieci anni l'Iran è diventato un importante partner commerciale
per l'Europa, vendendo il suo petrolio in cambio di macchinari,
equipaggiamento industriale e altri prodotti europei. Washington vuole
spezzare questi legami commerciali, anche per impedire che l'Iran
stipuli contratti di vendita del petrolio assai convenienti, come è già
avvenuto. Nel 1999, le autorità iraniane firmarono accordi con l'Eni e
con
Le autorità americane vorrebbero sanzionare coloro che
investono oltre 40 milioni di dollari per l'acquisto del petrolio
iraniano. L'Iran basa la sua ricchezza per il 90% sulle esportazioni di
petrolio, e impedirle o limitarle significa distruggerlo
economicamente.
Da molti anni gli Usa cercano di indebolire l'Iran anche attraverso
sanzioni. Nel novembre del 1979 si ebbero le prime sanzioni unilaterali,
seguite da quelle del 1987, 1995 e 2000, che vietavano l'importazione di
beni iraniani e ogni investimento Usa. Nonostante le sanzioni, l'Iran ha
comunque stabilito rapporti commerciali e ha attratto investimenti da
parte di molti paesi europei e asiatici. Oggi, data l'ostilità degli
Usa e dell'Europa, l'Iran si sta avvicinando alla Cina, che ignorando le
pressioni americane sta concludendo affari con Teheran. Nel 2005
Nelle acque di Shatt El Arab, il 23 marzo scorso, sono
stati arrestati 15 soldati britannici, e i media occidentali si sono
scatenati per rendere il fatto quanto più possibile criminalizzante
verso l'Iran. Ad esempio, il giornale inglese Sunday
Times, senza spiegare perché i soldati della Corona fossero
sconfinati nelle acque iraniane, assunse il punto di vista delle autorità
anglo-americane e parlò di una presunta vendetta degli iraniani per le
sanzioni contro il nucleare proposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Il ministero degli Esteri iraniano ha affermato che i marinai britannici
sono entrati illegalmente nelle acque territoriali iraniane, e il
governo li accusa di spionaggio. La
gerarchia militare britannica nega che i marinai si trovassero nelle
acque iraniane e sostiene che erano nelle acque territoriali irachene.
Lo stesso giorno dell'arresto dei marinai, l'ambasciatore britannico
alle Nazioni Unite, Emyr Jones Parry, annunciava nuove sanzioni contro
l'Iran.
Dato che la preparazione per l'aggressione all'Iran va
avanti già da diverso tempo, non è del tutto improbabile che i 15
militari stessero controllando i possibili preparativi di guerra
iraniani. Per capire se e come l'Iran si sta preparando alla guerra, è
stato prelevato segretamente il generale iraniano Ali Reza Asgari, che
con molta probabilità ha dovuto subire torture in una delle carceri
create dalla Cia, affinché rivelasse informazioni sulle strategie e
sulle potenzialità belliche iraniane. I media occidentali non si sono
occupati granché della scomparsa del generale iraniano. Soltanto
qualche giornale inglese, come il Sunday
Times, ha dato un resoconto (senza citare le fonti) di una presunta
fuga di Asgari dal paese: "Il 7 Febbraio, 4 giorni dopo il suo
arrivo a Damasco ed assicuratosi che la propria famiglia fosse al
sicuro, Asgari ha preso un volo per Istanbul. Gli è stato dato un nuovo
passaporto ed ha lasciato
Occorre ricordare che il tratto di Shatt El Arab non è mai
stato diviso in maniera formale (con un trattato) e il centro del fiume
costituirebbe il confine fra Iraq e Iran. Tale imprecisione venne
utilizzata anche da Saddam Hussein, nel 1980, per scatenare la
guerra.
I media occidentali danno per scontato che le autorità britanniche
stiano dicendo la verità, dimenticando le numerose menzogne dette dal
governo Blair ai tempi della questione irachena. L'operazione di Shatt
El Arab potrebbe essere una messa in scena organizzata dalle autorità
anglo-americane per provocare l'Iran.
Un attacco
all'Iran permetterebbe agli Usa di alzare il prezzo del petrolio, e di
mostrare al mondo intero chi comanda. Servirebbe anche a rendere più
deboli i paesi che resistono ai diktat di Washington, come
Nelle guerre contro i popoli, l'élite anglo-americana non
si aspetta di "vincere" nel senso tradizionale del termine,
perché colpendo paesi più deboli ciò risulta ovvio, ma vuole portare
devastazione, appropriandosi delle risorse e creando una situazione di
caos, che impedirà alla resistenza di unire il paese nella lotta.
Dopo l'occupazione, i media parlerebbero di "crisi iraniana",
ad indicare la guerra civile, che sarà progettata dai servizi segreti,
utilizzando bande di terroristi e creando insicurezza, disperazione e
morte. Lo scenario che gli Usa vorrebbero realizzare è simile a quello
iracheno e afghano, con livelli di disoccupazione e di povertà
altissimi, con privazione dell'acqua e della corrente elettrica e con la
pratica di ogni crimine contro la popolazione. In tal modo, l'élite
oggi dominante, vorrebbe rendere l'orgoglioso popolo iraniano sottomesso
al sistema del capitalismo selvaggio.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
Se vuoi lasciare un commento agli articoli o ai libri di Antonella
Randazzo vai a http://antonellarandazzo.blogspot.com/
Note:
[1]
http://www.counterpunch.org/leupp02172007.html
[2]
http://www.counterpunch.org/leupp02172007.html
[3]
http://www.dissidentvoice.org/Jan06/Whitney24.htm
[4]
Arash Norouzi, http://www.globalresearch.ca
[5]
New York
Times , 4 dicembre 1948.
[6]
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=45629
[7]
Arash Norouzi, http://www.globalresearch.ca
[8]
http://www.globalresearch.ca/
[9]
Arash Norouzi, http://www.globalresearch.ca
[10]
Il nuovo Riformista, 12
Settembre 2006.
[11]
William Arkin, Washington
Post, 16 aprile 2006.
[12]
www.globalresearch.ca/articles/CHO112C.html
[13]
"Mobilizzazione contro l’Iran", Réseau
Voltaire, 17 Novembre 2006.