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Iran:
minaccia di ritorsioni commerciali all’Europa
Fonte AKI, AdnKronos International
- 11 agosto 2006
www.adnki.com/index_2Level_Italiano.php?cat=Economia&loid=8.0.328655776&par=0
Per difendere Teheran da eventuali sanzioni dell'Onu, nel
caso fossero ignorate le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, la
propaganda del regime iraniano sventola l'arma delle ritorsioni
commerciali. E' quanto emerge da un documento riservato che circola da
qualche giorno negli ambienti governativi di Teheran e di cui
AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL è entrata in possesso nel quale si
analizzano le attuali relazioni economiche, commerciali e finanziarie
della Repubblica Islamica con i suoi maggiori partner occidentali. Il
documento in 11 pagine, prende spunto dagli ultimi dati in possesso
della Bank Markazi, l'equivalente iraniana della Banca d'Italia, per
chiedersi «chi ha il coraggio di
boicottare
Nell'analisi, una miniera di dati e cifre, si fa notare che
le eventuali sanzioni economiche contro
Le relazioni tra
C'è poi l' “arma del petrolio”.
Attualmente 40
compagnie petrolifere, tra cui tre società italiane, importano ogni
giorno 2,5 milioni di barili di greggio.
Il Giappone con 541.000 barili importati giornalmente, nel caso l'Iran
decidesse di bloccare le esportazioni, sarebbe il paese più
colpito.
Anche
Gli esperti consigliano al governo di Mahmoud Ahmadinejad
di andare avanti con il piano nucleare e non cedere alle pressioni
internazionali «in quanto
l'Occidente nel suo insieme non può fare a meno di mantenere rapporti
commerciali ed economici con
«Le eventuali pressioni
anglo-americane - si legge ancora - porterebbero a una spaccatura molto profonda tra i paesi occidentali».
Hossein Shariatmadari, direttore di Kayhan, l'influente quotidiano
conservatore della Repubblica Islamica, condivide le conclusioni di
questo documento. «Già qualche
capo di governo europeo - ha affermato in un'intervista - ha
chiamato Teheran, nei giorni immediatamente successivi all'approvazione
della risoluzione 1696 del Consiglio di Sicurezza, per dire che non
avrebbero mai accettato una nuova risoluzione con sanzioni economiche».
«Noi - aggiunge
Shariatmadari - abbiamo il mondo
in pugno e non abbiamo nessuna fretta per dialogare o negoziare con
nessuno». «La nostra
politica è quella di proseguire con i nostri piani nucleari, di
continuare ad arricchire l'uranio e produrre acqua pesante, e attendiamo
che l'Occidente accetti questa situazione di fatto», avverte il
direttore di Kayhan, personaggio molto vicino all'ayatollah Seyyed Ali
Khamenei, Guida Suprema della Repubblica Islamica. «La risoluzione 1696 approvata dal Consiglio di Sicurezza - fa notare
Shariatmadari - è un bluff, in
quanto non ci sarà un secondo documento per mettere in atto le minacce
contenute in questa risoluzione». «Paesi
come Italia e Cina - conclude - avrebbero
delle serie difficoltà a sopravvivere economicamente ad una rottura
delle relazioni economiche con