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Invidiosi?
di Carlo Bertani – 4 dicembre 2007
La
notizia – una novità annunciata – che il partito del Presidente
russo Vladimir Putin ha conquistato il 64% dei voti, e quindi la
maggioranza assoluta alla Duma, ha squassato le cancellerie europee,
come se non se lo aspettassero da tempo. O sono degli sciocchi, oppure
– qualificandosi come “diplomatici” – possono da domani cambiare
mestiere.
Pare quasi – da una sponda all’altra dell’Atlantico – che se
delle elezioni non finiscono sul filo di lana, con un pugno di voti
(quelli non sono mai comprati, chiaro?) a fare la differenza, oppure con
interminabili strascichi sulla correttezza del voto, non siano elezioni
democratiche. Da quali pulpiti vengono le prediche!
Alle ultime elezioni politiche italiane, tutti gridarono ai brogli, ma furono considerate pienamente democratiche: peccato che, nei cassonetti dei rifiuti della capitale, furono ritrovati scatoloni di schede. «Tutto normale, tutto sotto controllo» affermarono subito le autorità preposte, che nemmeno spiegarono come mai – a notte fonda – il ministro dell’Interno (Pisanu) di un governo dimissionario si recò a casa del Presidente del Consiglio. Era in programma una partita a scopone scientifico? A rubamazzetto? No, perché sia Berlusconi e sia Pisanu non fornirono nessuna spiegazione: e le “stranezze” dei comuni dov’erano sparite centinaia di schede bianche?
Saltiamo
di là dell’Atlantico, e sollazziamoci dalle risate: laggiù,
utilizzarono per votare nel 2004 le macchinette della Diebold, il cui
software fu curato da un certo Jeff Dean – pregiudicato per 23 capi
d’accusa legati al furto – e nelle cui mani fu lasciata la macchina
elettorale che – come quattro anni prima in Florida – “lavorò”
per il Presidente, invalidando d’autorità almeno 200.000 voti in
Ohio, lo stato di Michael Moore.
Un
fatto casuale? No; negli stessi anni, gli USA gestivano le
elezioni-farsa in Iraq, distribuendo i certificati elettorali insieme
alle tessere annonarie per l’acquisto del pane: c’è altro di cui
meravigliarsi?
Sì, perché furono invalidate anche 100.000 schede in Alaska e, quando
i Democratici chiesero conto di quelle invalidazioni – ossia di poter
prendere visione del sistema elettronico che aveva condotto a quelle
scelte – fu loro risposto che non era possibile, giacché si trattava
di una questione di “sicurezza nazionale”. Niet.
Possibile
che le nostre classi politiche non si siano ancora rese conto che, a
fronte della loro inconsistenza,
Intendiamoci: ci sarà corruzione anche in Russia, non è certo tutto
oro quello che luccica, ma gli atti politici non sono fumo e sogni, e li
possiamo verificare.
Appena eletto, Vladimir Putin si ritrovò un paese a pezzi: nessuno
avrebbe giocato mezzo centesimo sull’ex colonnello del KGB, di soli 47
anni, un pivello!
Il “pivello”, per prima cosa, fece un lungo tour – fra il 2001 ed
il 2002 – nelle capitali dove sapeva d’essere ancora ascoltato:
Tripoli, Damasco, Hanoi, Pechino…ossia, le vecchie alleanze
dell’URSS.
Aveva
pochissimo da offrire, ma lo offrì: 12 caccia Sukhoi-27 non cambiano
certo la faccia del pianeta, ma il Vietnam li ricevette. Non si fece
impressionare dagli ayatollah iraniani, e procurò loro avioniche
derivate dal Mig-29. Quel poco che aveva.
Nella sua smisurata insipienza,
George Bush non si rese conto che ogni dollaro d’aumento del greggio
corrispondeva ad un parallelo incremento di prezzo del gas siberiano:
fece spallucce e continuò a mangiare noccioline.
Fu a Mosca, però, che avvenne la mossa vincente: a fronte della scelta
di privatizzazione del sistema energetico – propugnata da Eltsin –
Putin compì un’inversione a 180 gradi, ripartendo dal concetto che la
proprietà mineraria è dello Stato.
Potremo
giudicare poco ortodossi i metodi usati – come se in Occidente
s’usasse sempre il tappeto rosso – ma oggi Gazprom è il secondo
colosso economico mondiale, dietro solo a Microsoft (fino a quando?).
Già nel 2003, Putin reinvestiva il 50% del surplus derivante dagli
introiti energetici nell’industria aerospaziale: oggi,
Risultato: l’economia va meglio, al punto che Putin ha creato un
“fondo di compensazione”, vale a dire una “cassa” da riempire
nei periodi di vacche grasse, per non dover soffrire in caso di vacche
magre. Lo facevano già nell’Antico Egitto.
Il
tenore di vita della popolazione è migliorato, l’industria ha
commesse e produce alta tecnologia, il sistema energetico produrrà
utili per molti decenni, e non saranno pochi oligarchi a goderne i
frutti, bensì lo Stato e la popolazione.
Si potrà criticare questo strano connubio fra ortodossia clericale e
vecchi metodi da falce e martello, però in Russia ha condotto ad un
miglioramento generalizzato delle condizioni di vita e, soprattutto,
alla consapevolezza che alla guida della nazione c’è qualcuno che lo
sa fare. Come Presidente? Come Primo Ministro? Dal punto di vista
costituzionale, Putin non ha infranto assolutamente nulla.
Come
risponde l’Europa? Ah, la risposta c’è stata, siate sicuri!
Da Tirana, Romano Prodi – un
po’ premier italiano, un po’ ex Presidente europeo – ha risposto
per le rime: vogliamo l’Albania nell’UE e nella NATO!
Bene – viene da dire – aggiungiamo anche l’Albania alla Bulgaria
ed alla Romania – paesi che non erano e non sono pronti per gli
standard europei – continuiamo ad estendere la “cittadinanza
romana” fino ai confini dell’impero. Fin quando, avremo una guardia
pretoriana composta da soli Ostrogoti, che si mangeranno anche
l’ultimo imperatore. Serbia e Croazia no: noi vogliamo l’Albania per
fare uno “sgarro” ai russi. I quali, se vorranno, ci faranno passare
i sorci verdi in Kosovo e ci chiuderanno (un pochino, tanto per farci
soffrire un po’…) il rubinetto del gas.
I
metodi di Putin sono veramente esecrabili – parola dei nostri politici
– che nella stessa giornata hanno assistito alla condanna a due anni e
quattro mesi di reclusione, per bancarotta fraudolenta mediante falso in
bilancio, di Donatella Pasquali Zingone, moglie del “fustigatore di
costumi” Lamberto Dini. Ovviamente, la signora non vedrà mai le
patrie galere: ci ha già pensato l’indulto di Mastella.
Oppure vogliamo chiedere com’è finita la vicenda di Previti? Con il
medesimo indulto.
Forse, i tantissimi “fregati” dai bond Parmalat, da quelli
argentini, fino ai milioni di cassintegrati e disoccupati, che
generazioni di boiardi di regime che hanno sciacallato l’Italia hanno
creato in questi anni, non si farebbero problemi se – un Putin locale
– ne mandasse qualcuno al fresco. Anzi, notizia fresca di giornata: ci
sarà anche la “rottamazione” in Finanziaria, tanto per non
scontentare Lucherino da Montezemolo. La tradizione, anzitutto.
Se
Hanno creato holding, catalizzato la produzione locale con ampi e
generalizzati “conti energia”, mandato avanti il piccolo e micro
idroelettrico, l’eolico, il solare termodinamico…insomma, hanno
fatto qualcosa?
No, criticano Putin. Poco democratico: ci dispiace, venga a
“ripetizione” da noi.
Da Mosca, un “marameo” lungo
Carlo Bertani articoli@carlobertani.it www.carlobertani.it http://carlobertani.blogspot.com/