Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
- Pagina
interviste
- Pagina economia
- Libro sul crollo economico del
2006/2007
Intervista
controcorrente ad un economista
A
cura di Pieraldo Frattini tratto da www.demetrainvestimenti.com
Sono
poche le voci oggi che sanno riconoscere i problemi che si stanno
profilando all’orizzonte e che non hanno niente da perdere, perché
non succubi del potere dominante, dal lanciare un grido di allarme
riguardo alla situazione economica mondiale, legata al destino di quella
statunitense. Questa è
quella di un economista* che parlò del crollo del Nasdaq mesi prima che
avvenisse. Anticipò il collasso delle Tigri Asiatiche nel 1998 e avvisò
di inganni nei conti societari molto prima dell’affare Enron.
Data la rilevante serie di accurate anticipazioni, sempre contrarie a
quelle degli economisti in linea col governo, penso che la seguente
intervista con lui debba essere letta in modo attento.
D: Nel 1997
lei avvisò della presenza di potenziali gravi problemi per le
economie “dei miracoli” (e molto indebitate) del lontano oriente.
Cosa lo portò a lanciare l’allarme?
R: Il loro boom
(espansione) era indotto dall’eccessiva disponibilità di credito. Si
indebitarono molto per produrre più del necessario.
D: Sempre la solita storia…
R: Si, banconote in rapido
aumento, crescita del credito disponibile e i tipici sintomi delle
economie surriscaldate: inflazione, speculazione ed eccessi finanziari
D: Nel 1998 disse: “ L’economia
americana rallenterà bruscamente”. Cosa vide?
R: Gli utili societari
stavano vacillando, la aziende favorivano l’uso di alchimie
finanziarie, la speculazione più sfrenata e l’uso improprio dei
derivati. I risparmi e la formazione del capitale erano molto bassi.
D: Poi anticipò lo scoppio della
bolla tecnologica ed il crollo del mercato. Come fece?
R: Nella storia le grandi
follie speculative sono legate alle innovazioni che generano una grande
euforia popolare. E’ accaduto anche con internet e con esso si ebbe il
sempre presente eccesso di credito disponibile.
D: Alla fine del 2000 era diffusa la
convinzione che l’economia USA fosse destinata ad un “atterraggio
morbido”. Quali erano le sue idee allora?
R: Scrissi che gli eccessi
di credito presenti a fine anni ’90, così come i disequilibri
economici e finanziari, erano molto maggiori di quelli dei primi anni
’80 e perfino di quelli degli anni ’20.
C’era solo bisogno di guardare all’enorme deficit commerciale ed al
tasso dei risparmi prossimo allo zero.
D: Fu questa la peggiore bolla del
credito della storia?
R: Assolutamente si.
D: Cosa disse dell’immediata
ripresa che allora tutti anticipavano?
R: Scrissi che
sarebbe stata una gran sorpresa la velocità dell’indebolimento
dell’economia americana.
D: Come mai?
R: I profitti stavano
crollando, le aziende erano molto indebitate e riducevano le loro spese
e i loro investimenti. C’erano ovunque seri problemi.
D: Eccoci ad oggi. L’economia
americana entrerà in recessione di nuovo?
R. Si, una profonda
debolezza dell’economia statunitense è il grande shock che scuoterà
il mondo. La discesa del dollaro diverrà un incubo.
D:Come può esserne così certo? La
maggior parte degli economisti vede la ripresa?
R: Sono sbalordito dal
basso livello del pensiero economico attuale. Processi economici
accettati da tutte le scuole di pensiero per più di duecento anni sono
sconosciuti, scartati o capovolti. Il fatto è che esistono problemi
strutturali che escludono la possibilità di una crescita sostenibile.
D: Quali sono?
R: Il declino dei profitti,
il crollo record dei risparmi e degli investimenti, un indebitamento ed
una spesa dei consumatori senza precedenti, un enorme deficit
commerciale e livelli record di debito dovunque.
D:Come mai nessun economista parla
come lei?
R: Economisti, politici e
la gente comune vogliono negare la gravità della situazione economica e
finanziaria.
D: Perché?
R: Il problema principale
è una mancanza di comprensione e la fiducia cieca nell’onnipotenza
della Federal Riserve.
D:La Fed ha abbassato drasticamente
i tassi. Nel passato ha funzionato…
R: Questa recessione è
molto diversa da tutte quelle accadute nel dopoguerra. Non è stata
causata dal rialzo dei tassi, ma da un insostenibile eccesso di spese
che si è lasciato alle spalle un sistema finanziario indebolito.
D: Dice che i tassi bassi non
funzioneranno?
R: Per la prima volta dal
dopoguerra l’economia USA ed il mercato sono scesi nonostante la più
aggressiva riduzione dei tassi e la maggior creazione di credito di
sempre. Le forze che deprimono oggi l’economia sono radicalmente
diverse da quelle che hanno prodotto le passate recessioni.
D: In che modo?
R: La riduzione dei
profitti è la causa maggiore.
D: La Fed ha ridotto i tassi per
stimolare la spesa. La gente se ne sta avvantaggiando, non è vero?
R: Giusto. L’America sta
affrontando la recessione aggiungendo eccessi di spesa.
D: Non possono i consumatori con le
loro spese tenere a galla l’economia?
R: La fiducia dei
consumatori sta venendo meno.Nessuno vuole crederlo, forse perché non
ci sono altre soluzioni.
D: Non sono in aumento i guadagni
dei consumatori?
R: No, è molto che non
salgono e molta della loro crescita è venuta dalla riduzione delle
tasse.
D: Per cui la spesa dei consumatori
potrebbe fermarsi?
R: Si, specialmente se essi
devono aumentare i loro risparmi.
D: Perché?
R:Ogni aumento dei risparmi
rallenta la crescita economica ed i profitti societari. Finora i
consumatori hanno posticipato il giorno del giudizio indebitandosi
ancora di più. Molto di questo debito non potrà essere ripagato.
D:Come lei dice, i consumatori hanno
fede nelle autorità monetarie. Ecco perché continuano a spendere.
R: Questa fede è
stupefacente. Va oltre i fatti. E’ basata sulla capacità della Fed di
creare banconote senza limite, sul prestito e la conseguente spesa
sconsiderata dei consumatori.
Nessuno pare capisca gli enormi eccessi da ambo le parti e come essi
siano responsabili della prossima catastrofe economica.
D: Concordo con lei. La gente non
riconosce le avvisaglie del brutto tempo.
R: E’ ora che lo
facciano. Il mondo non ha mai sperimentato una tale distruzione di
capitali in borsa, così come i profitti e le spese per investimento
delle società non sono mai calate così tanto dalla depressione degli
anni ’30. Inoltre non c’è nulla all’orizzonte che presagisca
qualche miglioramento.
D: Perché la spesa per investimenti
è così importante?
R: Perché essa crea la
domanda, l’occupazione, i profitti ed anche porta a ripagare i debiti.
Ricordi sempre che la formazione di capitale è strategica per la
prosperità generale.
D: Cosa sta provocando la riduzione
dei profitti che prosciuga la spesa per gli investimenti?
R: Una causa sono le
riduzioni dei costi fatte dalle società i quali sortiscono l’effetto
desiderato opposto sui profitti, cioè li riducono. La spesa per
investimenti è la sorgente degli utili, non la spesa dei consumatori.
La riduzione della spesa degli investimenti riduce i profitti. Profitti
maggiori non vengono dalla riduzione generale dei costi. Inoltre le
società si sono molto indebitate e le spese degli interessi sui
prestiti rappresentano oggi il 100% dei profitti, contro il 23% del
1997.
D: I soldi presi in prestito non
sono stati forse destinati agli investimenti per dare utili?
R: Molto pochi hanno preso
quella direzione. La maggior parte è stata spesa per acquisizioni di
altre società, fusioni, e riacquisto di azioni proprie, non aggiungendo
niente alla capacità produttiva.
D: Questi soldi presi in prestito
non hanno aiutato a fare profitti?
R: No, mentre i profitti
calavano le società hanno devastato i loro conti.
D: Cos’altro ha ridotto gli utili?
R. Il più importante freno
è stato il deficit commerciale USA il quale è volato in quattro anni
da 100 a 500 milioni di dollari l’anno. Ciò ha diretto le spese dei
consumatori dai beni prodotti in patria a quelli esteri, deprimendo i
guadagni delle società americane ed aiutando quelli delle imprese
estere.
D: Cosa implica il declino dei
profitti per il mercato?
R: Le azioni americane sono
molto sopravvalutate. La peggiore parte della discesa dei mercati deve
ancora accadere e porterà con sé la totale distruzione del benessere
finanziario creato dalla bolla economica degli anni ’90.
D: Alcuni anni fa si parlava di una
nuova era, di una crescita senza fine. Cosa è andato storto?
R: Il nuovo capitalismo USA
non ha funzionato. I manager erano focalizzati sul creare valore per gli
azionisti attraverso il riacquisto delle azioni, riduzione dei costi,
fusioni e acquisizioni; si comportarono come se avessero tutto da
guadagnare nel breve termine e nulla da perdere nel lungo periodo.
Questa strategie ha portato i prezzi azionari a valori assurdamente
elevati mentre gli effetti sull’economia sono stati distruttivi.
D: Perché?
R: Queste strategie non
portano profitti, non creano nuove imprese. Il benessere è causato
dalla nascita di nuove società, non dagli aumenti di produttività.
E’ solo la spesa per investimenti e non la spesa dei consumatori che
porta alla crescita economica.
Le società hanno usato i soldi per l’ingegneria finanziaria, e per
speculare in derivati piuttosto di adoperarli per costruire nuove
industrie. Inoltre hanno falsificato i bilanci e lo continuano a fare.
La maggior parte dei profitti delle società dell’alta tecnologia
derivarono da enormi guadagni sui mercati azionari.
L’importanza delle nuove tecnologie per creare benessere è stata
molto sovrastimata.
D: Cosa può provocare la presenza
di enormi livelli di debito?
R: Le società hanno un
maggior difficoltà ad accedere a nuovo credito e rischiano il
fallimento.
D: Cosa ne pensi del basso tasso di
risparmi?
R: Essi sono la condizione
indispensabile per la crescita economica. Sono stati sperperati per
pagare le spese che i consumatori non potevano permettersi dal solo loro
stipendio.
D: Come mai per la maggior parte
degli economisti i risparmi così bassi non sono un problema?
R: C’è un rifiuto
generale nell’affrontare la realtà.
D: Cosa succede ai paesi con un
basso tasso di risparmi?
R: Essi hanno pochi
investimenti, paghe limitate e profitti magri.
D: Gli economisti del governo e la
Fed dicono che non bisogna risparmiare, ma che bisogna
spendere.
R: Non penso si possa
cambiare un vizio in virtù.
D: Perché no?
R: Il credito crea capacità
di spesa dal nulla. Il credito da solo non può sostenere a lungo la
crescita economica. Il debito deve essere ripagato. Quando la maggior
parte del debito è usata per scopi non produttivi come i consumi e la
speculazione, si arriva ad una grave crisi. Il sistema finanziario USA
è in precarie condizioni. E’ una casa di carte basata sull’eccesso
di credito e sulla speculazione. Bisogna prepararsi per una recessione
severa e protratta proporzionale agli eccessi record accumulati nella
precedente fase di espansione.
L’eccesso di credito e i bassi tassi di interesse hanno solo
posticipato l’inevitabile crisi.
La Fed e le altre banche centrali non possono porvi rimedio. Il destino
dell’economia americana e della sua valuta, il dollaro, è segnato.
* L’economista vuole rimanere anonimo, ed è stato capo economista di una delle maggior banche europee