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Spenti per colpa di Rete4
intervista a Francesco Di Stefano

Salvate il soldato Fede, grida Berlusconi. Nessuno ne parla, ma Rete4 va in onda dal 1999 sulle frequenze che spettano a Europa7. La «tv degli invisibili», la chiama il diessino Giulietti, che ieri con una delegazione di Articolo21 è andato negli studi di Via di Tor Cervara, ventimila metri quadrati attrezzati, ma inerti. Francesco Di Stefano, titolare di Europa7, aspetta da anni fra un ricorso e l’altro. È furibondo.

Nessuno dice «salvate Europa7».
«Nessuno lo ha mai detto, purtroppo. Ma nel 99 noi abbiamo vinto e Rete4 ha perso. Ci hanno costretto a fare un ricorso insieme all’Adusbef alla Corte Costituzionale e la sentenza, ineludibile, stabilisce che entro il 31 dicembre Rete4 si deve spegnere e noi ripartiamo. Hanno messo le istituzioni sotto i piedi ma Ciampi non poteva che rispettare il dettato costituzionale della sentenza».

La sua tv è pronta per partire?
«Ci sono questi otto studi, la library sempre aggiornata, ma siamo fermi dal luglio ‘99».

Quanti dipendenti ha adesso?
«Una trentina, prima era una syndacation con un centinaio di persone. Abbiamo dovuto chiudere la sede di Milano e una a Roma».

Che ne è stato dei dipendenti?
«Piano piano abbiamo dovuto licenziarli».

Ora Berlusconi vuole salvare i mille dipendenti di Rete4...
«È un ignobile ricatto sull’occupazione, soltanto “pro domo sua”. Rete4 non ha dipendenti, sono di Rti e Videotime, in tutto 3500, ma che lavorano quasi tutti per ogni struttura editoriale di Mediaset: per Canale5, Rete4, Italia1, Jumpy e le altre. Ci sono 40, 50 giornalisti, tutti precari, che potrebbero venire licenziati, ma Mediaset può riassorbirli. E anche noi, ripartendo, saremmo pronti ad assumerli».

Da Fede a Di Stefano?
«Certo, ma non solo 50, a regime assumiamo 700 persone. La concorrenza crea posti di lavoro e pluralismo, il monopolio no. Li crea anche per i censurati...».

Assumerà Santoro e Sabina?
«Anche i censurati e le strutture che hanno attorno, sono posti di lavoro. Sì, Santoro, Sabina Guzzanti e gli altri. E poi fare un decreto per i posti di lavoro è pericoloso. Il governo dovrebbe fare un decreto per tutti i disoccupati, se se la sente. Sono proprio dei dilettanti. Vuol dire che i dipendenti Mediaset, pur essendo pochissimi, sono particolari?».

Cosa fa se passa il decreto e Rete4 non va sul satellite?
«Non pensiamo che si possa fare. Stando a quello che ha scritto Ciampi è possibile solo un decreto di attuazione, non un nuovo termine: se dice entro il 31 gennaio 2004 Rete4 spegne, va anche bene. Si può accettare una transizione, loro spengono piano piano per non far traumatizzare i telespettatori, e noi cominciamo a trasmettere».

Se accendesse la sua tv oggi, come si vedrebbe?
«Una televisione generalista, con film, telefilm, cartoons, intrattenimento. Un po’ più moderna e stimolante, perché la mancanza di concorrenza ha fatto addormentare la tv. E sull’informazione ci sarebbe una vera rivoluzione: molto approfondimento, ma dalla parte del cittadino e non dei partiti».

Vuole ingaggiare Santoro?
«Certo i migliori stanno fuori, adesso. Il problema per noi è dare voce a tutti, destra, centro e sinistra, ma l’occhio va anche agli ascolti, quindi agli interessi dei cittadini».

Ha pensato a una novità?
«Far vedere in Italia l’informazione degli altri paesi europei. Ci sarà una compenetrazione, collegamenti con servizi esteri. Non dico di più sennò mi copiano...».

È vero che Tarak Ben Ammar sta cercando di trasmettere in chiaro?
«Sembra che stia cercando di far diventare PrimaTv e EuropaTv delle reti free, con il benestare e un’autorizzazione di Gasparri. È illegale, se avverrà ci opporremo con un ricorso. E poi sembra che Sky abbia voluto vendere solo a loro, agli altri hanno detto: non trattiamo con voi. Insomma, sembra proprio che ci sia un gestore solo...».

 
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