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Intervista
in esclusiva a Maurizio Blondet
Marcello Pamio -
www.disinformazione.it
- 30
giugno 2004
Domanda:
Gentile dott. Blondet, manca pochissimo alla data simbolica del 30
giugno (nonostante il passaggio delle consegne ufficiali sia avvenuto
ieri). Ovviamente nessuno con un minimo di materia grigia pensa che dal
1° luglio le cose in Iraq si calmeranno e la pace regnerà sovrana.
Secondo lei cosa succederà invece nei prossimi mesi in Medio Oriente?
Assisteremo all'inasprimento di leggi marziali da un parte e alla
conseguente crescita della violenza dall'altra?
Blondet:
Non è certo a cosa miri la politica dell'Amministrazione Bush. Ed è più
che possibile che la creazione di un'area di instabilità permanente
nell'area petrolifera sia proprio quel che desiderano i poteri forti che
la teleguidano. Basta pensare questo: col petrolio a 40 o 70 dollari al
barile, l'America ci perde, ma Dick Cheney e le petrolifere di cui è il
rappresentante ci guadagnano; diventano convenienti giacimenti prima
anti-economici, ecc… Ora si è sparsa la voce che solo il 20% delle
riserve petrolifere dell'Irak siano attualmente sfruttate: è persino
possibile che tutta la faccenda sia stata scatenata per «frenare» la
produzione globale.
D: E su Saddam che mi
dice? Secondo la Pravda (agenzia russa), la moglie del dittatore, andata a trovare il
marito in carcere, non lo ha riconosciuto; denunciando addirittura che
si trattasse di un sosia, uno dei tanti che il dittatore aveva. E'
possibile una cosa simile? E se venisse giudicato (Saddam vero
ovviamente) da un tribunale internazionale non potrebbe dire delle cose
molto compromettenti nei confronti degli Stati Uniti?
D: E questo
Al-Zarkawi da dove salta fuori? Non è che si tratta per caso della
creazione (usuale da parte degli States) del sostituto di Osama?
D'altronde non è successo così anche per Saddam e lo stesso Osama: creati e
finanziati dalla CIA poi divenuti magicamente i nemici più
temuti? Per la politica del Bene contro il Male è necessario avere
sempre un Male da combattere, o no?
Blondet:
Un docente universitario Canadese, Michail Chossudowsky, s'è preso la
briga di raccogliere tutte le notizie mediatiche su Zarkawi: risulta che
il superterrorista è stato segnalato negli stessi giorni in Paesi e
luoghi diversi, e accusato di una quantità di attentati contemporanei.
Il mito di Al-Zarkawi fa parte della strategia della tensione per fini
interni. Quel che si sa di lui è quel che si sa di Al-Qaeda: un tempo i
combattenti islamici finanziati dalla Cia per colpire i sovietici in
Afghanistan, poi rimasti disoccupati e manipolati per la nuova fase
storica: «guerra mondiale al terrorismo». E' possibile che Bin Laden e
Zarkawi siano tuttora attori consapevoli di un disegno, a cui loro
potrebbe essere stato promesso un posto al sole: per esempio lo
sceiccato sulla Mecca, in un'Arabia smembrata fra area «sacra» ed area
petrolifera (da tramutare in «democrazia»).
D: Passiamo ora
all'Arabia Saudita perché in queste settimane si sono avuti moltissimi
attentati e/o rapimenti di stranieri. Lei nel suo ottimo libro «Osama
bin Mossad», afferma che il miliardario saudita punta a prendere il
potere in Arabia detronizzando la famiglia Saud e istituendo un nuovo
califfato. Qualcuno ipotizza che Osama sia morto e mantenuto per così
dire «ibernato», per essere «scongelato» poco prima delle elezione
in America. Supponendo che sia vivo, secondo lei come potrebbe
realizzare questo piano incredibile, tenendo conto dell'importanza
dell'Arabia per gli Stati Uniti?
Blondet:
Il piano per l'Arabia prevede appunto la destabilizzazione
permanente, che costituisce una scusa permanente per l'occupazione
americana. Voglio aggiungere una cosa: attentati «islamici» o «comunisti» si
sono prodotti negli ultimi giorni in Turchia. Ciò, da quando Ankara
ha richiamato il suo ambasciatore in Israele, per protesta contro il
fatto che Israele sta impiantando proprie basi nel Kurdistan iracheno.
La frizione di Turchia e Israele è un fatto nuovo, suscettibili di
sviluppi interessanti.
D: E' azzardato
ipotizzare che l'intervento degli americani in Iraq (voluto non certo
per abbattere la dittatura dell'ex agente Saddam) sia stato fatto
invece per ridisegnare la cartina mediorientale, mettendo fine o
integrando quei regimi pericolosi per il potere dell'Impero? Regimi come
quelli in Egitto, Iran, e soprattutto in Arabia!
Blondet:
Uno dei motivi essenziali per l'intervento Usa in Irak era di liquidare
una volta per tutte un vero avversario d'Israele, in grado, nel prossimo
futuro, di colpire davvero lo Stato «eletto». In questo senso,
l'occupazione è già un successo. Il punto è che, dati i suoi introiti
petroliferi e la sua relativa modernità tecnica, l'Irak può tornare a
un buon livello di sviluppo entro pochi anni, se lasciato tranquillo.
Ecco perché non deve essere lasciato sviluppare, ma retrocesso, a forza
di violenze «spontanee», all'età della pietra. Del resto se
l'Iraq fosse in pace, che scusa ci sarebbe per mantenervi 160 mila
soldati Usa?
D: Siamo a pochi
mesi dalle elezioni statunitensi: a «scontrarsi» questa volta vi sono
due «fratelli» della «Skull and Bones» di Yale. Nonostante Kerry sia
un candidato democratico ho letto qualcosa su di lui che mi ha
preoccupato un pochettino: il suo rapporto con Israele e soprattutto con
la politica sionista del governo. Mi preoccupa perché
ritengo la questione israelo-palestinese una delle cose più importanti
da sistemare per il bene non solo del Medio Oriente ma del mondo intero!
Fintantoché non risolveremo quel focolaio le cose non potranno
migliorare. Lei che mi dice in proposito?
Blondet:
Kerry farà le stesse cose di Bush, ma in modo meno irritante per la
comunità internazionale. Bush ha portato gli Usa ad un tale isolamento,
che contro l'ultima risoluzione di condanna di Israele all'Onu,
Washington ha votato contro, insieme ad Israele, all'arcipelago di Palau
e alle Isole Marshall (nemmeno Londra e Roma si sono affiancate). Per il
resto, Kerry ha già dichiarato che non forzerà mai Israele a
processi di pace. E' Israele che comanda sugli Usa!
D: La politica di
Sharon nei confronti dei palestinesi è stata molto criticata, da un
ministro israeliano. Amnesty international accusa Israele di «crimini
di guerra» (e le frange estreme palestinesi per «crimini contro
l’umanità»), il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
adottato un'ennesima risoluzione, e il governo spagnolo ha condannato le
violenze accadute a Rafah (con oltre 50 morti palestinesi). Gli Stati
Uniti in tutto questo fanno orecchie da mercante: ma quanto potere ha
Israele per poter fare praticamente ciò che vuole? Non penso che
c'entrino le oltre 200 testate atomiche puntate sulle principali città
europee. O sbaglio?
Blondet:
Ralph Nader ha detto che tutti, nel Congresso come alla Casa Bianca,
sono fantocci di Israele. C'è stata una selezione. Chi non è un
fantoccio, non viene eletto. Per i particolari del comando
israeliano sugli Usa, rimando al mio libro «Chi comanda in America».
D: Il suo ultimo
libro è «La strage dei genetisti». Il titolo m'incuriosisce
moltissimo e non vedo l'ora di leggerlo. Immagino che tratti della
sparizione o del «suicidio» di numerosi scienziati in giro per il
mondo. Può, in anteprima per i lettori del sito, anticipare
qualcosina su questo suo lavoro?
Blondet:
Oltre al dottor Kelly, stranamente «suicida» dopo aver soffiato alla
BBC che Blair voleva rapporti più «pepati» sulle armi di massa
di Saddam, ci sono stati almeno 24 omicidi di scienziati, biologi e
genetisti, coinvolti nella fabbricazione di armi biologiche. E' in corso
una guerra segreta, in cui certi Stati competono per competenze
rarissime: e quando non riescono a convincere uno scienziato a
lavorare per loro, lo uccidono per non lasciarlo al nemico.
*Maurizio
Blondet, editorialista del quotidiano Avvenire e autore di numerosi
libri su politica, gruppi di potere, terrorismo, massoneria, ecc.
I titoli disponibili nella nostra libreria sono: "Chi
comanda in America", "11
settembre: colpo di stato in USA", "Osama
bin Mossad", e "La strage dei genetisti" (in arrivo)