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Intervista al giornalista Maurizio Blondet
Marcello Pamio - www.disinformazione.it

Maurizio Blondet: giornalista de l'Avvenire, autore di numerosi libri, tra cui: "I nuovi barbari. Gli Skinheads parlano", "Cronache dell'anticristo (1666-1999)", "L'uccellosauro ed altri animali. La catastrofe del darwinismo", "11 settembre: colpo di stato in USA" e "Chi comanda in America", editi da Effedieffe.

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D: Dopo aver letto i suoi due ultimi libri-denuncia: "11 settembre: colpo di stato in USA" e "Chi comanda in America", mi sono chiesto se la loro pubblicazione fosse stata causa di pressioni e/o intimidazioni. E' così?
Glielo chiedo perché, dopo aver messo in Rete alcuni articoli sulle tematiche anche da lei trattate, siamo stati bersaglio di e-mail molto minacciose!

R: Lasciamo perdere questo argomento!!! Ci sono molti modi di emarginare un giornalista senza attaccarlo direttamente, ma passandogli "sopra".

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D: Parlare di "causa palestinese", è sempre molto difficile; al varco infatti ci sono potenti organizzazioni che, tra premiazioni a base di Menorah e banchetti in onore di personaggi politici compiacenti, sono pronte a denunciare chiunque per antisemitismo. Ma il gioco, forse in questo caso, vale la candela, anche perché il focolaio mediorientale interessa l'intero mondo. 
Attraverso gli occhi di un cristiano, quale potrebbe essere la "ricetta", se ne esiste una ovviamente, per risolvere una volta per tutte il problema Palestina e Israele? Avrebbe qualche utilità rinchiudere in isolamento e nella stessa cella, Sharon e Arafat? Scherzi a parte, non è che queste due "figure" antitetiche, rappresentano invece le pedine fondamentali di un oscuro e mortale gioco il cui fine ultimo è la "non-pace"?

R: Ci sono qui due questioni da considerare. La prima: Israele si considera oggi un'entità "religiosa" e biblica; il fondamentalismo ebraico è ormai maggioritario, e non è meno pericoloso del fondamentalismo islamico. In questa visione "biblica", la Palestina è terra "sacra" in ogni suo centimetro quadrato; è stata data da YHVH agli ebrei, e non può essere ceduta nemmeno in parte. Quanto ai palestinesi, la "lezione" politica della Bibbia impone di sterminarli, come gli antichi Amaleciti. E' vietato integrarli, ancor meno associarli (come facevano i Romani. Gli ebrei sono, in questo senso, "il contrario" di Roma).
Ma la seconda questione, più fondamentale, è: Israele desidera davvero la pace? Che cosa sarebbe Israele con la pace? E' uno stato artificiale, composto da gente che ha spesso due o tre cittadinanze. Una volta cessato il pericolo, gli israeliani in "vacanza religiosa" tornerebbero in gran parte ai loro paesi di nascita. Calerebbe il flusso delle donazioni della Diaspora, che invece crescono più cresce il pericolo per Israele; calerebbero gli aiuti USA, miliardi di dollari annui che "fanno la differenza" sul livello di vita israeliano e palestinese. Voglio dire: ridotti ai loro mezzi, su quella terra, gli israeliani dovrebbero vivere al livello dei Palestinesi o poco più. Ne hanno davvero voglia?
C'è dunque un motivo profondo per cui gli israeliani hanno scelto Sharon: lui mette Israele in pericolo per salvarla continuamente. E' un fenomeno freudiano. Del resto, la psicanalisi l'hanno inventata loro.
Ancora più nel profondo, c'è l'idea che se Israele si mette in pericolo, provoca YHWH ad accorrere nel suo aiuto. Molti oggi sono convinti che i tempi messianici sono qui, e quindi non c'è bisogno di cedere territori o fare compromessi, dato che la vittoria politica sarà del popolo eletto, Messia di se stesso. In questo messianismo c'è molto di americano (protestante): i due messianismi, che aspirano entrambi ad accelerare la fine della storia, si influenzano a vicenda.   

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D: «Tutte le associazioni massoniche devono alla Cabala ebraica i propri simboli e i propri segreti». Non sono parole mie, ma del «Sovrano Pontefice della Frammassoneria», Albert Pike. Se «l’anti-papa» - riconosciuto e accettato da tutte le Logge mondiali - avesse ragione, si può affermare che dietro le «libere muratorie», occidentali tutte, si nasconde una oscura e unica mano: quella del misticismo ebraico? E se sì, quali potrebbe essere la conseguenza di un simile "monopolio"?

R: Il discorso sulla Massoneria è troppo complesso per affrontarlo qui. Una cosa va capita bene: l'organizzazione consiste di cerchie sempre più "interne", in cui vengono cooptati, per selezione, i membri delle cerchie esteriori. Un massone di Loggia o un rotariano può restare per sempre nella cerchia esterna, senza mai essere chiamato e neppure sospettare che il suo vicino di loggia è stato elevato a una cerchia più alta e chiusa. La selezione ovviamente viene presentata come iniziazione a "più alte verità". Ovviamente la Cabala è la struttura centrale di questa gnosi (come del resto di ogni gnosi), che sul piano politico giustifica mentalità oligarchiche: gli "illuminati" hanno diritto di comandare sui "carnali". Il tutto su sfondo immoralista: Ordo ab Chao.  

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D: Negli ultimi anni, assistiamo impotenti ed esterrefatti, al discredito mediatico del cristianesimo in ogni sua forma: preti e alti prelati accusati e poi arrestati per pedofilia, eminenze grigie corrotte, scandali all’interno del vaticano, ecc.
Tutto questo è il segnale della perdita deleteria di ogni valore cristiano, oltreché umano, da parte della chiesa, o invece è la manifestazione della volontà, più volte enunciata e scritta dai «venerabili maestri», di porre fine a tutte le più importanti religioni?

R: E' comprovato che in Usa la campagna sui preti pedofili è stata innescata da avvocati ebrei, a caccia di ex-bambini "violentati" cui "svegliano la memoria", e che convincono con la prospettiva di indennizzi miliardari. D'altra parte la Chiesa americana è da sempre assai "debole" sul piano spirituale. Non ha mai avuto martiri. E' attivista, e fa' coincidere il bene con le buone azioni caritative.   

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D: In «Chi comanda in America» lei espone in maniera esemplare e senza lasciare spazio a dubbi, quali sono i gruppi elitari che effettivamente controllano le politiche internazionali dell’amministrazione più militarizzata del mondo. Una cosa però mi sfugge di queste politiche, indiscutibilmente guerrafondaie e imperialiste, e cioè, esse mirano esclusivamente al controllo economico-energetico globale, oppure vi è qualche altro sottile intendimento? Tipo il messianismo biblico?

R:  Ricordi che per il protestantesimo "biblico" (e per l'ebraismo)  il successo economico e politico è segno di dilezione divina. Soldi e "fede", in questa mentalità, sono una cosa sola, e si legittimano l'uno con l'altro. Il primo Rockefeller era un pio divoratore della Torah. Oggi in Usa sono tre le forze egemoni: il complesso militare-industriale, il potere petrolifero, la lobby ebraica. Una volta che questi tre poteri sono coalizzati - come avviene adesso per la prima volta - non c'è altro potere che possa contrastarne l'azione. Nella società americana, non esiste altro.   

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D: Oggi a livello mondiale è in atto lo scontro tra il «Bene» e il «Male». Il «Bene», per modo di dire, è rappresentato dall’Amministrazione statunitense e da tutti quei governi-burattini, Italia compresa, che ne condividono gli ideali; il «Male», per esclusione, è formato da tutti gli altri governi, «incoscienti» e «irresponsabili». Lei da cristiano afferma che la Vittoria non sarà di chi si sente invincibile (oggi). Le chiedo, allora, come secondo lei sarà questo scontro finale e soprattutto quali i passaggi prossimo venturi che dovremo assistere e affrontare.
La prego, ci tiri su il morale!        

R: L'enorme destabilizzazione e disordine che gli Usa hanno messo in moto dopo l'11 settembre è l'inizio della fine per il capitalismo "americano" - cioè finanziario, globale e ultraliberista. Quando tutto sarà finito (a prezzo di enormi devastazioni) vedremo la fine del capitalismo ideologico, come abbiamo visto la fine del comunismo: per le sue contraddizioni interne, perché la sua "teoria", se applicata rigorosamente, rende impossibile la vita umana. Il capitalismo "americano"  è un'ideologia, come il leninismo. Favorisce la massima retribuzione per chi investe capitale, e la minima retribuzione per il lavoro. Per questo le produzioni si spostano in Cina, ad esempio: il lavoro là costa poco e lascia più profitti al capitale. Risultato: il capitale "super-efficiente" produce quantità crescenti di merci, che però non possono essere comprate perché il potere d'acquisto dei salariati diminuisce. Il capitale non fa più profitti. Il capitalismo giunge così al suo limite teorico, la sua aporia fondamentale. Si autodistrugge dopo averci distrutto.

 
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