|
Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
Poca
fiducia e tante fiduciarie
di Marco Liguori -
17/2/2006
Tratto da www.indiscreto.it
Il loro importo è pari a 5,51 milioni a fronte di un
valore netto contabile complessivo di 7,93 milioni ed è in crescita
rispetto ai 2,78 milioni dell’esercizio precedente. In esso spiccano
le minusvalenze per le risoluzioni dei contratti di Christian Vieri
(617mila euro) e Giorgios Karagounis (314mila). Ancor più elevate
quelle relative alle cessioni di Andy Van Der Meyde all’Everton (1,57
milioni) e Edgar Davids al Tottenham (2,6 milioni). L’Inter, al
contrario di molte altre società di calcio che seguono i criteri
civilistici di redazione del bilancio, non inserisce le minusvalenze da
cessione calciatori negli oneri straordinari del conto economico, ma
alla voce “costi della produzione”. Analogo discorso per le
plusvalenze, inserite nella voce “valore della produzione” invece
che nei “proventi straordinari”. Fino alla fine dello scorso giugno
l’Inter ha ottenuto plusvalenze per oltre 14 milioni, in calo rispetto
ai 22 milioni del 2003/04. Sono stati 4 i calciatori inseriti in questa
voce: da Fabio Cannavaro l’Inter ha ottenuto 9,6 milioni, da Mohamed
Kallon 4,3 milioni e da Nicola Ventola 119mila euro. Singolare la
plusvalenza ottenuta da Youssouf Kone, ceduto al Fc Vittoria, pari alla
“ricca” cifra di un euro.
Ma un’altra “perla” del bilancio della società presieduta da Giacinto Facchetti è quella riguardante le partecipazioni in due imprese controllate, l’Inter Futura srl e lo Spezia Calcio 1906 srl. Nella prima, l’Inter deteneva al 30 giugno scorso il 100%, mentre per la società spezzina la quota era del 98,67%. Stando a quanto dichiarato nel documento contabile, «il saldo pari a 2 euro rappresenta il valore di acquisto o di sottoscrizione della quota della Inter Futura srl e della quota dello Spezia Calcio 1906 srl al netto delle svalutazioni effettuate nell’esercizio». Dunque per ciascuna il valore è stato abbattuto a un euro. Un deciso salto all’indietro rispetto all’esercizio concluso al 30 giugno 2004, quando il 100% di Inter Futura valeva 10.329 euro. Ancora più pesante è stato il “taglio” per lo Spezia: infatti, l’anno prima l’Inter possedeva soltanto il 30% della società ligure che valeva ben 2,55 milioni.
Ma quali sono i motivi di una così drastica svalutazione
di entrambe le partecipazioni? E’ sempre il bilancio dell’Inter a
spiegarne i motivi. «Avendo entrambe le partecipazioni di controllo»,
si legge nel documento, «un patrimonio netto negativo alla data del 30
giugno 2005 si è ritenuto di svalutare completamente il valore di
carico, mantenendo il valore simbolico pari a 1 euro per ciascuna
partecipazione». Dunque, sia lo Spezia che l’Inter Futura si sono
ritrovate nella stessa identica situazione di fine esercizio della loro
controllante, con il patrimonio netto negativo e nella situazione
prevista dall’art. 2447 del codice civile, ossia di dover essere
ricapitalizzate. Il consiglio di amministrazione nerazzurro ha
provveduto «ad accantonare nella voce “fondi rischi e oneri” la
quota, pari a euro 1.700 migliaia per
Tale perdita è stata provocata, si legge nella relazione
sulla gestione, «da un aumento dei costi del personale e da un mancato
incremento dei ricavi, quest’ultimo dovuto principalmente
all’abbandono del progetto Thailandia» a causa del maremoto del
dicembre 2004. Lo Spezia Calcio aveva ottenuto una perdita di esercizio
per 7,35 milioni, un patrimonio netto negativo per 1,34 milioni a fronte
di un capitale sociale pari a 2 milioni. Particolare curioso: lo Spezia
aveva concluso il bilancio per l’anno 2003/04 con una perdita di poco
più di 2 milioni e un patrimonio netto positivo per 199mila euro.
Nonostante ciò, si legge nel bilancio chiuso al 30 giugno di due anni
fa, il cda dell’Inter «non ha proceduto ad alcuna svalutazione della
partecipazione, iscritta a bilancio a 2.550 migliaia, non ritenendo tali
perdite di natura durevole sulla base del valore della società stessa,
tenuto conto del valore del marchio, del bacino di utenza e del parco
giocatori». Le speranze della società nerazzurra si sono infrante
nell’esercizio successivo, quando a causa delle perdite elevate ha
dovuto “retrocedere” completamente il valore della quota detenuta
nella società ligure.
Nell’ultimo bilancio approvato si notano anche due altre
partecipazioni di consistenza economica limitata, per complessivi
105mila euro: si tratta del 5% nell’Olimpia Basket srl (meglio
conosciuta come Armani Jeans), di appena 60mila euro. Di valore più
limitato è quella detenuta nel Consorzio Acquedotto
Le trattative sono condotte con l’imprenditore calabrese
(ma residente a Reggio Emilia) Giuseppe Ruggieri, amministratore unico
della Italcantieri spa (posseduta in passato da Silvio Berlusconi) ed ex
proprietario e ex presidente della Sanremese, con interessi di tipo
edilizio in Liguria. L’Italcantieri, stando all’ultima visura
disponibile presso
La società milanese è posseduta al 95,6% dalla Matutia
Holding, srl con sede a Stradella (Pavia) con 100mila euro di capitale:
anche qui, Ruggieri compare come amministratore unico. A sua volta,
E’ l’ennesimo mistero dell’italica pedata. Insomma,
nel caso dello Spezia siamo davanti a una catena di controllo che
termina con una fiduciaria. Con il “velo” posto da quest’ultima si
aggira il divieto imposto all’articolo 16 bis delle Noif, ossia «non
sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al
medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti
alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato
Interregionale». La norma è molto restrittiva, al punto da chiarire
che «un soggetto ha una posizione di controllo di una società o
associazione sportiva quando allo stesso, ai suoi parenti o affini entro
il quarto grado sono riconducibili, anche indirettamente, la maggioranza
dei voti di organi decisionali ovvero un’influenza dominante in
ragione di partecipazioni particolarmente qualificate o di particolari
vincoli contrattuali». In altre parole, se per pura ipotesi dietro alla
Fiduciaria Emiliana, posta a capo della catena di controllo dello
Spezia, si nascondesse Massimo Moratti, socio di riferimento dell’Inter
che ha venduto il pacchetto di controllo del club ligure, ciò sarebbe
vietato dalle Noif. Analogo caso sarebbe se dietro alla fiduciaria si
nascondesse
Il regime del Codice di giustizia sportiva contempla
sanzioni a carico delle società (previsto all’art. 13) e dei loro
dirigenti e soci. Per i club si va dalla minima “pena”
dell’ammonizione, sino all’esclusione dal campionato di competenza,
con conseguente retrocessione alla serie inferiore: nel caso della
conquista del titolo di campione d’Italia, può essere revocato. Il
Codice prevede anche per i club «la non ammissione o esclusione dalla
partecipazione a determinate manifestazioni». Per i dirigenti e gli
azionisti, l’articolo 14 del Codice prevede la sanzione lieve
dell’ammonizione, sino ad arrivare all’inibizione temporanea o la
squalifica a tempo determinato sino a un massimo di cinque anni. Nei
casi più gravi è stata prevista «nei confronti del dirigente, socio
di associazione o tesserato, la preclusione alla permanenza in qualsiasi
rango o categoria della Figc». Le “punizioni” ci sono e sono anche
severe. Tuttavia sembrano moltiplicarsi i casi di mascheramento dietro
fiduciarie dei padroni del calcio: ma alla Covisoc, deputata ai
controlli di rito, e in Figc lo sanno? Non sarebbe il caso di aggiornare
l’articolo 16 bis delle Noif?
Marco Liguori