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Indignazione concreta
Ing. Rodolfo Roselli
intervento su Radio Gamma 5 del 2.11.2011
Sui mezzi di stampa, ben disciplinati verso il potere, è stata condotta una violenta campagna di denigrazione verso coloro che, protestando contro l'attuale politica, venivano incasellati nella categoria degli antipolitici. E su questo tema ho già espresso il mio pensiero. L'antipolitica metteva sul banco degli imputati quei poveri politici incolpevoli, e la colpa non era chiaramente loro, ma di tutti noi che li avevamo eletti e fino ad oggi tollerati. Dunque degli innocenti perseguitati da tutti, colpa di tutti ,quindi colpa di nessuno, dunque il reato non esiste. Una sequenza logica usata da sempre e sempre ben redditizia.
Ma se vogliamo imboccare la strada della logica, allora non si capisce perché tutti questi insoddisfatti non abbiano cambiato le loro scelte, mandando a casa coloro che non stimano. Non sarebbe la cosa più facile invece di persistere nel mugugno? Ma qualche cittadino, dall'anima candida, potrebbe dire, "ma io non li ho mai scelti, non li ho mai conosciuti, in quelle posizioni ci sono andati da soli o chiamati da qualche amico, mai sono stato consultato, quindi non solo non è colpa mia, ma è nel mio diritto dichiararmi insoddisfatto e scontento". Del resto il "faccio tutto io" è stato un dogma, e si sono viste le conseguenze. Il ragionamento sarebbe corretto se la politica si basasse sulla scelta democratica, ma non è così, perché la politica italiana è basata sulla scelta per chiamata individuale. Una moderna simonia. Nessuna mente illuminata ha capito che chiamarla antipolitica o con altro nome non cambia la sostanza che è un diffuso scontento della gente ,e infatti oggi lo stesso scontento ha cambiato nome e si chiama indignazione.
Quale sarà il prossimo nominativo ? Ma non importa il nome perché resta la sostanza che sfugge ad ogni tentativo di mascheramento e, se chi ci governa avesse un minimo d'intelligenza, non si preoccuperebbe degli effetti, ma agirebbe sulle cause di tutto questo. Gli indignati spagnoli hanno indotto a fare nuove elezioni e quindi potete immaginare quali brividi sono corsi per la schiena degli analoghi personaggi nostrani, e per questo sono stati costretti a demolire anche "questi indignati" paragonandoli agli antipolitici, dimenticando le ragioni e le cause concrete di questo dissenso. E le ragioni alla base del disastro economico del mondo sono molto concrete, tanto concrete da giustificare un profondo ripensamento dell'attuale sistema finanziario delle banche. L'indignazione è rivolta verso le banche colpevoli dei loro provvedimenti errati che hanno provocato la crisi economica, e che oggi costringono gli stati ad usare soldi pubblici per mantenersi a galla.
Il pretesto apparente è sempre il solito, il crollo delle banche metterebbe in pericolo i risparmi dei correntisti , ma non tanto perché usando il loro denaro sono state fatte le speculazioni sbagliate, ma perché una legge ,che definisce la riserva frazionata delle banche, le obbliga a garantire i loro prestiti e le loro speculazioni con un fondo di garanzia irrisorio ,sotto forma di contanti o di attività facilmente liquidabili. Questo modo di operare, anche se con modalità e forme diverse, è applicato da tutte le banche mondiali. E' infatti questa la causa principale del disastro attuale ed ha un nome ben definito, è chiamata riserva frazionaria che in Europa, secondo l'articolo 4 del regolamento 1745/2003 della BCE, è pari al 2% e può essere conteggiata , salvo eccezioni, su tutti i depositi bancari. Questo vuol dire che se un privato deposita in banca 100 euro, 98 euro vengono gestiti dalle banche centrali (es. Banca d'Italia) e i restanti 2 euro restano nelle casse delle banche per garantire che ogni banca sia solvibile rispetto alle altre banche quando effettuano prestiti, speculazioni etc. tra loro. Da notare che questo non serve per garantire i conti correnti privati, perché questi sono garantiti dalla riserva statutaria, decisa volontariamente dalla banca o da leggi locali. Già questo è molto strano, perché mentre un qualsiasi privato per garantire il prestito richiesto deve disporre di risorse pari a non meno del doppio di quanto richiesto, le banche per garantire il debito tra loro si accontentano solo del 2% della somma impegnata. In passato questa riserva frazionaria non era così bassa ma era di circa il 15%, e quindi una garanzia un po' più solida, ma questo è durato fino alla fine del 1997.
Dopo tale anno, la gestione politica del bilancio dello stato divenne così disastrosa da richiedere alla Banca d'Italia di acquistare ancor di più BOT e CCT e allora questa richiese alle banche un ulteriore trasferimento del 13% dei depositi dei correntisti per questo scopo,naturalmente all'insaputa e senza il permesso di coloro che avevano depositato i loro soldi in banca. Quindi lo stato sperperatore, non solo cercava di succhiare soldi con le tasse crescenti, ma metteva le mani sui soldi reali dei correntisti per costringere la Banca d'Italia ad acquistare i titoli del debito pubblico. In cambio di questo le Banche ottennero l'autorizzazione di prestare 100 Euro pur avendone solo 2 in cassa. Quindi con i nostri 100 Euro reali, la Banca Centrale ha potuto acquistare 98 Euro di Titoli di Stato e la Banca Locale con i restanti 2 euro ha potuto prestare 100 Euro al tasso (per esempio) del 10% ai privati scambiando con altre banche queste operazioni finanziarie che, con una garanzia ridicola, diventano ovviamente ad altissimo rischio. Tutto il sistema bancario in questo modo si regge ora su una continua compensazione di fondi, ma assomiglia ad un castello di carte che sta in piedi quasi per scommessa. E la ragione è molto semplice, perché tali prestiti sono fatti con soldi inesistenti, mentre invece noi versiamo alla "nostra" Banca Locale soldi reali in quanto frutto nel nostro lavoro, ossia ore di vita impiegate per determinare un reddito mensile (il nostro stipendio). Questo vuol dire, ripeto, che una banca può arrivare a prestare 50 volte la liquidità obbligatoria che non deve toccare, cioè ad esempio ogni 100 euro depositati dai correntisti,deve tenerne 2 in attività liquide e prestare i restanti 98 euro che non ha.
Questo meccanismo, anche se nato anticamente come strumento individuale dei gioiellieri, inserito nel sistema bancario, crea una reazione a catena che diviene un moltiplicatore monetario. Infatti una banca che presta i 98 euro ad un privato, ma questi li spende, cioè prima o poi vanno a finire in un'altra banca come deposito, la banca che li riceve ne deve trattenere 2 ma ne può prestare a sua volta altri 98 e così via e quindi il meccanismo si propaga fino a quando non ci sono nuovi prestiti e nuovi relativi depositi. Tutto questo crea una espansione fittizia del credito nel sistema delle banche che però corrisponde solo ad una piccola parte reale depositata presso le banche e di conseguenza il controvalore della moneta circolante risulta solo in minima parte formato da beni materiali e tangibili, da ricchezza reale, ed è in gran parte fatto di altro debito. Il credito al consumo è ad esempio una forma di crescita della moneta circolante priva di un controvalore in beni reali, la banca non richiede nessuna ipoteca o garanzia per la gestione di una carta di debito. L'analisi matematica dell'espansione del credito in questo modo dimostra che se la riserva è pari al 2%, la banca o il sistema bancario, possono prestare fino al 4900 % del capitale che effettivamente detiene in denaro liquido. Tutto questo spiega l'origine della crisi economica, perché finché i debiti sono stati regolarmente pagati, tutto funziona, ma se non vengono pagati le banche non possiedono il contante a garanzia necessario, perché la riserva frazionata è insufficiente.
La crisi finanziaria è nata dal fatto che l'enorme volume del denaro fittizio creato con questo sistema diabolico, ha spinto le banche, per aumentare gli interessi da incassare sui debiti accordati, come è avvenuto negli Stati Uniti,ad accordare anche a chi non aveva sufficienti garanzie per pagarli, e questo è stato l'errore del sistema bancario che, con debiti insoluti, si trovato senza denaro reale nelle casse. A questo punto doveva essere applicato il vecchio principio, "chi rompe, paga " cioè le banche avrebbero dovuto vendere i loro patrimoni o ricapitalizzare ogni azienda, emettendo nuove azioni, ma questo sarebbe stato possibile per importi e casi limitati, ma per il volume da sanare nessun investitore sensato avrebbe aderito all'aumento di capitale, e allora i soldi che mancavano sono stati richiesti agli stati, cioè ai cittadini, che non erano stati responsabili di tutto questo. La richiesta delle banche di per sé non è stata insensata, perché avendo gli stati utilizzato i depositi dei depositanti per comperare i titoli di stato, era lo stato che doveva restituire questi soldi alle banche ,per metterle in condizione di operare.
Ma a questo punto gli stati quei soldi li avevano già dissipati ,e allora hanno usato sia i tributi ,sia i soldi destinati al funzionamento dei servizi dei cittadini per risanare le banche, quindi gli stati hanno pagato le banche aumentando le tasse, riducendo gli investimenti produttivi, riducendo le spese per i servizi sociali e per erogare le pensioni. I politici a capo dei vari esecutivi degli stati hanno compiuto la più colossale truffa o rapina a danno dei loro cittadini perché , prima hanno chiesto ai privati di acquistare i titoli di stato per sanare i loro debiti, poi non bastando, di nascosto, hanno messo le mani sui loro depositi bancari per lo stesso fine, quindi non bastando ancora hanno preteso dai cittadini altri soldi sottoforma di tasse, di servizi negati, di pensioni ridotte, e altri trucchi e infine, anche a chi non aveva denaro, hanno tolto anche il lavoro, l'istruzione, le cure mediche, etc. E quindi non mi pare manchino reali e concreti motivi per essere per lo meno profondamente indignati, se non furiosi. Tutto questo ha messo in crisi il livello di vita di tutti con disoccupazione, aziende e capitali che fuggivano, e drastico abbassamento del tenore di vita di tutti e aumento della evasione, per salvare il salvabile.
Ma perché le banche non hanno potuto impegnare i loro patrimoni ? Perché il loro patrimonio, accumulato nel tempo, (immobili, partecipazioni azionarie etc.) in Italia, non è controllato dall'azienda bancaria ma dalle fondazioni, che ne sono azioniste. Le fondazioni bancarie, con un artifizio giuridico solo italiano, e creato da Giuliano Amato e perfezionato da Carlo Azelio Ciampi, fin dal 1990, con la legge 218, hanno ereditato il patrimonio secolare delle Casse di Risparmio, che ai valori odierni vale in Borsa circa 16 miliardi di euro, attraverso una mutazione che ha trasformato, quelli che erano sportelli bancari, in azionisti stabili delle tre più grandi banche nazionali, Unicredit, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena, cioè sono proprietarie e condizionano il patrimonio di queste banche. I signori che sono a capo di queste fondazioni, sono loro ,che intoccabili e potentissimi condizionano la stabilità del sistema bancario, e detengono questo potere forte da decine di anni. Sono in effetti dei soci padroni e nei loro consigli di amministrazione siedono rappresentanti politici degli enti locali, delle università, della chiesa cattolica e amministrano grandi quantità di denaro finanziando soggettivamente ospedali, ricerche mediche etc. e per queste ragioni possono detenere legami fortissimi che condizionano tutto il loro territorio.
Questo mostro giuridico non ha ucciso nessuno, anzi ha dato da vivere a molti perché ha finanziato iniziative artistiche e nei beni culturali , tuttavia,ad esempio, nel 2008 il totale degli investimenti in queste aree è stato solo del 29,3 % degli utili conseguiti, mentre del restante non se ne conosce l'uso, che comunque è soggettivo, e quando vi sono nei CdA esponenti politici,le perplessità non mancano. Queste fondazioni vivono dei dividendi bancari delle aziende e, sottoscrivendo aumenti di capitale, sia il valore delle azioni, sia i dividenti sarebbero diminuiti molto e quindi ,se l'aumento di capitale può essere a carico di altri , cioè allo stato o ai cittadini, tanto meglio. Anzi con tale sistema, quando le aziende saranno risanate, avranno importi di azioni e dividendi crescenti, che andranno a loro e non a quegli imbecilli dei cittadini che con le tasse hanno salvato le loro banche. E' noto che le fondazioni bancarie sono soggette ad una disciplina alquanto differenziata rispetto alle fondazioni ordinarie, tanto sul piano civilistico che su quello fiscale, ora contenuta principalmente nel D.lgs. 17 maggio 1999, n. 153.
Alcuni aspetti di tale disciplina hanno sollevato molti dubbi di legalità. La giurisprudenza ha infatti precisato che le norme del codice civile sulle fondazioni ordinarie si applicano alle fondazioni bancarie solo in via residuale, ossia in mancanza di disposizioni specifiche, e solo in quanto compatibili. Quindi tutto da discutere ! Comunque anche il loro organo di controllo è nominato dalla stessa fondazione e, in attesa di una riforma organica sulla vigilanza delle fondazioni, è attribuita al Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, ora Ministero dell'economia e delle finanze, quindi proprio un organo, di quell'esecutivo politico e quindi pubblico ,causa di quanto sopra esposto. Le fondazioni bancarie hanno un controllo ferreo sulle banche di riferimento, se si pensa ad esempio che la Fondazione Monte dei Paschi possiede una quota azionaria del 55,48 % della Banca Monte dei Paschi, la genovese fondazione Carige controlla il 43 % della banca.
Dunque questi patrimoni per varie ragioni divengono assolutamente intoccabili. E' anche per questa ragione, sia economica che soprattutto di opportunità politiche, che lo stato ha dovuto aiutare le banche con i soldi dei cittadini, facendo sprofondare il paese in una crisi economica. L'indignazione dunque è più che giustificata e questa è la condanna morale che precede il giudizio della legge,e questa condanna è tempestiva e completa. Non sempre le leggi sono giuste, non sempre sono efficaci, non sempre sono accettabili, basta pensare alle leggi razziali, o alla legge sul delitto d'onore, per comprenderne il perché. Ma l'indignazione è il consenso popolare negativo che, anche se può essere emotivo, è aderente allo scenario e arriva al momento giusto. L'indignazione del singolo conta poco, ma se diviene una manifestazione corale, allora non può essere sottovalutata, quando si arriva a questo punto, si è persa la fiducia nella politica di oggi, e in tutti quegli strumenti creati su misura per sostenerla, e soprattutto non si ha più fiducia nella competenza delle persone che governano. Se l'indignazione, e sua sorella l'antipolitica, possono servire è allora urgente e giusto che vadano a casa tutti quelli che ne sono stati la causa, e lascino fare a questi indignati di ripristinare il consenso e tutti gli strumenti conseguenti. Ma se invece costoro insistono nel restare avvinghiati ai loro immeritati posti di potere, allora saranno, solo loro, la causa dell'indignazione che crescendo, non si sa dove potrà portare. Quel che da tempo i politici hanno compiuto è gravissimo, perché non dimostra incompetenza o ignoranza, qualunque cretino avrebbe compreso che si era su una strada sbagliata, ma poiché cretini non sono, l'unica conclusione è che si è operato in mala fede, e lascio a voi indignati il relativo giudizio.
PRIMO INCONTRO CON IL POPOLO SOVRANO
E’
in fase organizzativa il primo INCONTRO CON IL POPOLO SOVRANO,
organizzato dall’Unione per la Sovranità Popolare al quale sono
invitati a partecipare tutti gli iscritti, i loro amici e famigliari.
L’incontro avrà luogo circa alla metà del mese di Ottobre in una
località da definire, e collocata comunque nei pressi di Padova,
Ferrara o Verona. La scelta definitiva dipenderà dal numero di adesioni
che da oggi potranno essere inviate o via e-mail a CHALLENGER@CHALLENGER.IT
oppure via SMS al seguente numero telefonico 3423334827,
e quindi a seconda del numero dei partecipanti potremo comunicare tutti
i dettagli.
L’incontro sarà di tipo conviviale, con relativa colazione, e sarà
in linea di massima articolato come segue :
1–
Breve presentazione del programma del dr. Luigi Vitali
2 – Intervanto del Presidente USP dr. Maurizio Anselmo
3 -
Intervento del Segretario Nazionale USP ing. Rodolfo
Roselli
4 -
Libero dibattito con tutti i partecipanti per i necessari
approfondimenti,proposte e decisioni