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Inceneritore sotto attacco: “Il progetto è carente”
Articolo di POLIS QUOTIDIANO (Parma) - pubblicato il 04/05/2008
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I problemi dell'inceneritore parmigiano? «Stanno tutti nel progetto di Enìa, troppo carente». 
Questa volta l'affondo non arriva da un ambientalista sfegatato che dice sempre "no", ma da Michele Trancossi, l'ingegnere nominato dal Comune di Colorno all'interno della Conferenza dei Servizi che dovrà autorizzare l'impianto. 

Una denuncia sottolineata nelle 32 pagine presentate dal Comune della Bassa per chiedere chiarimenti alla multiutility e nei documenti analoghi redatti dai tecnici delle amministrazioni di Torrile, Sorbolo e Mezzani, che dovranno fare i conti con il controverso camino a nord di Parma. «Il progetto di Enìa - rincara la dose l'ingegnere - non contiene la documentazione idonea all'approvazione della Via (Valutazione di impatto ambientale ndr), che stabilisce il limite delle emissioni e la quantità di rifiuti da bruciare, e dell'Aia (Autorizzazione integrata ambientale ndr), che dà il via libera alla costruzione dell'impianto». Un mancato approfondimento che genera un «paradosso procedurale - aggiunge Trancossi - sottolineato dalla stessa Arpa: le due autorizzazioni dovrebbero essere congiunte ma stando alle richieste di integrazione presentate a Enìa dalla Conferenza dei servizi, è possibile che il progetto debba essere modificato con il rischio di dover ricominciare da capo l'intero procedimento. Faccio un esempio banale: se per abbattere la concentrazione di inquinanti si decidesse di portare l'altezza del "camino da 70 a 100 metri , un cittadino che abita più lontano dall'impianto, che fino ad oggi non ha avuto nulla da ridire, avrebbe tutto il diritto di poter presentare un'osservazione». 

Ma non è soltanto una questione di metodo. «Nel progetto manca una valutazione ambientale sulla ricaduta al suolo dei 13 inquinanti generati da un inceneritore - afferma il tecnico. Enìa ne prende in considerazione soltanto tre: il monossido di carbonio (CO), l'ossido si azoto (NOx) e le polveri sottili (Pm10). Non sono stati considerati la diossina e i metalli pesanti, inquinanti cancerogeni». Una lacuna «clamorosa», sostiene Trancossi, alla quale si aggiunge una nebulosa previsione sulla quantità di rifiuti che si prevede di bruciare: «Sono stati forniti dati non documentati che prevedono di mandare in fumo 130mila tonnellate all'anno, 65mila di rifiuti speciali. Una quota, quest'ultima, che rappresenta il 30% delle 200mila prodotte nell'intera regione. 

E non credo che Parma ne faccia più di Modena o Bologna» . Numeri tutti da chiarire insomma, così come dovranno essere indicate anche le eventuali ricadute economiche dell'inceneritore sulla tariffa rifiuti. «Nella documentazione non se ne parla - spiega l'ingegnere - così come non c'è alcun vincolo preciso sulla quantità di immondizia che finirà nell'inceneritore e sulla sua natura (quanta carta, quanta plastica etc.)». Mancano inoltre le valutazioni ambientali complessive. «Il calore dell'inceneritore servirà anche la rete del teleriscaldamento, ma nei momenti di maggior richiesta di acqua calda dovranno entrare in funzione anche le centrali. 

Enìa, però, non ha presentato alcun dato su questo scenario e ha inoltre previsto che tutte le utenze saranno collegate al teleriscaldamento, anche se sappiamo bene che numerose famiglie continueranno ad utilizzare caldaie autonome». E non è stato previsto nemmeno l'inquinamento che verrà complessivamente prodotto dall'impianto di smaltimento e dal traffico automobilistico. «Non sono contrario all'inceneritore - sottolinea il tecnico -, ma non lo considero come la soluzione di tutti i problemi. Credo che la questione dei rifiuti andrebbe affrontata con diverse tipologie di impianti, anche a freddo». Ma al di là della filosofia, l'inceneritore proposto da Enìa presenta ancora troppi lati oscuri. E se lo dicono i tecnici...

 
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