Piante
medicinali usate come agenti immunostimolanti
Sono numerose le
piante, originarie un po' di tutte le parti del mondo che hanno attività
immunostimolante. Nella tabella 1 vengono riportate quelle più
importanti e più studiate in questo campo. L'Astragalo, le Echinacce,
Il Ginseng, l'Eleuterococco, la Withania e la Schisandra rivestono una
particolare importanza nella medicina tradizionale e sono quelle più
studiate dal punto di vista clinico, farmacologico e tossicologico. Per
questo motivo verranno prese in rassegna alcune di queste come esempi di
piante ad azione immunostimolante.
Tab.1
Piante medicinali sulle quali sono stati eseguiti studi di
immunostimolazione
Aloe vera
|
Hedyotis diffusa |
Astragalus
membranaceus |
Ligustrum lucidum |
Azadirachta indica |
Lycium barbarum |
Baptisia tinctoria |
Ocimum sanctum |
Brionia dioica |
Panax ginseng |
Bupleurum chinense |
Phytolacca americana |
Cetraria
islandica
|
Polygonatum
multiflorum |
Chamomilla recutita |
Polyporus umbellata |
Codonopsis pilosula |
Rehmannia glutinosa |
Echinacea angustifolia |
Schisandra chinensis |
Echinacea pallida |
Tabebuia barbata |
Echinacea
purpurea
|
Tinospora cordifolia |
Eleuterococcus
senticosus |
Tremellia fuciformis |
Emblica officinalis |
Ulva lactuca |
Eupatorium cannabinum |
Uncaria tomentosa |
Ganoderma lucidum |
Zingiber officinale |
Grifiola frondosa |
Withania somnifera |
Gynostemma
pentqphyllum |
|
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Astragalo
(Huang qi)
La droga
dell'Astragalo è rappresentata dalla radice di Astragalus membranaceus
(Fisch) Bge. e Astragalus membranaceus var. mongholicus (Bge). La
Famacopea della Repubblica Popolare Cinese Engl. ed. 1992, riporta come
officinali soltanto queste due specie, mentre nel "Chinese Herbal
Medicine, Materia Medica" Ed. 1986 sono nominati anche:
- Astragalus
chrysopterus Bunge
- Astragalus floridus Benth.
§
- Astragalus tongolensis Ulbr.
L'Astragalo è una
pianta erbacea perenne impiegato da sempre nella Medicina Tradizionale
Cinese come tonico e rafforzante dell'energia vitale. La prima citazione
viene riportata nel testo cinese di materia medica Shen Nong Ben Cao
Jing redatto intorno al 120 A.C.
La droga è costituita dalla radice disseccata che si presenta di forma
cilindrica, generalmente senza diramazioni, della lunghezza di 30-90 cm
e del diametro di 1-3,5 cm. La corteccia è giallo-bruna, con
scanalature longitudinali irregolari e formazioni lenticolari
orizzontali. Il tessuto legnoso è duro e di difficile rottura. In
sezione trasversale la corteccia appare giallo-biancastra.
La droga emana un odore debole. Il gusto è debolmente dolce e
leggermente somigliante al fagiolo quando la si mastica.
In commercio la radice di Astragalo può essere sofisticata con
Hedysarum polybotrys, Hedysarum mongholicum e Hedysarum vicioides.
I composti
biologicamente attivi contenuti nella radice sono:
- Saponine
triterpeniche: Astragalosidi I-VIII, acetil-astragaloside 1,
soyasaponina 1, (Acetil-) astragalosidi I-VI, Astragaloside VII neutro L'Astragaloside VIII e la saponina I
sono acidi (acido
glucuronico)
- Flavonoidi:
Isoflavoni (calicosina, formononetina) Isoflavani (isomucronulatol)
Pterocarpani (9-methoxyl-nissolin)
- Polisaccaridi:
Astragalani I, II, III,(alfa-1-4-gluc.:MW36.300, Astraglucani 1,2,3 (alfa-1-4-, alfa-1-6-gluc.)
Astraeterosaccaridi 1,2 (galacturon./ Glucuron. Acid, rha, gluc,
ara) AMem-P (galacturon.acid,
ara, gala, rha) Amine biogene: Betaina, colina, acido y- amino -butirrico
(GABA)
- Amine piogene:
Betaina, colina, acido gamma-amino-butirrico (GABA)
La pianta è inoltre
nota per la sua proprietà di accumulare selenio soprattutto nella forma
di Se-metil-selenocisteina.
Farmacologia
Effetti farmacologici
dell'Astragalo:
- Immunostimolatorio
(attivazione del RES, induzione dell' (alfa- e gamma -interferone,
aumento dell'attività delle cellule T-helper e dell'attività
chemiotattica dei macrofagi, inibizione della transcriptasi inversa dei
retrovirus e della DNA polimerasi).
- Adattogeno
- Antinfiammatorio
- Epatoprotettore
- Cardiotonico
- Aumenta la motilità spermatica
Studi eseguiti sia
in vitro che in vivo hanno confermato l'efficacia dell'Astragalo nella
stimolazione del sistema immunitario. Dai dati ottenuti in vitro è
stato possibile evidenziare che i polisaccaridi isolati dalla pianta,
alla concentrazione di 10 mg/ml, sono in grado di aumentare l'indice di
blastizzazione in colture miste di linfociti e la granulopessia dei
macrofagi o dei polimorfonucleati.
Inoltre utilizzando la tecnica nota come local Xenogenic graft-versus-host
reaction come test per la funzionalità delle cellule T, gli studiosi
hanno scoperto che quelle cellule mononucleari, derivate da pazienti
neoplastici, che erano state preincubate con una frazione di
polisaccaridi dell'Astragalus membranaceus avevano un significativo
incremento dell'attività immunitaria e inoltre ripristinavano la
funzionalità delle cellule T depresse nei pazienti neoplastici. Lo
stesso tipo di azione immunostimolante è stata evidenziata in vivo su
ratti trattati con ciclofosfamide (potente farmaco ad attività
citostatica che produce immunodepressione) cui era stata somministrata
la stessa frazione di polisaccaridi estratti dall'Astragalo.
Dagli studi condotti in vivo sono stati evidenziati l'attivazione del
sistema reticolo endoteliale, l'induzione del alfa- e gamma-interferone,
aumento dell'attività delle cellule T-helper e della chemiotassi dei
macrofagi, oltre che l'inibizione della transcriptasi inversa dei
retrovirus e della DNA polimerasi.
In conclusione i polisaccaridi dell'Astragalo mostrano una notevole
attività immunostimolante nei confronti sia del sistema umorale che di
quello cellulo-mediato.
La somministrazione orale di un estratto acquoso di Astragalo eseguita
su 1000 soggetti è stata in grado di diminuire l'incidenza e ridurre il
decorso delle comuni malattie da raffreddamento. In questi soggetti in
effetti, dopo due mesi di somministrazione orale dell'estratto si è
riscontrato un incremento dei livelli di IgA e IgG.
La radice di Astragalo ha numerose altre attività oltre a quella
immunostimolante: ha effetto cardiotonico inotropo positivo,
epatoprotettivo, antibatterico, adattogeno e antinfiammatorio. Inoltre
è in grado di aumentare la funzionalità adreno-corticalica e quindi di
innalzare la soglia della resistenza ai fattori di stress.
I preparati di Astragalo vengono utilizzati in clinica nel trattamento
delle epatiti croniche infatti le saponine in essi contenute provocano
l'innalzamento dei livelli sierici di cAMP e promuovono la sintesi del
DNA nelle cellule epatiche in rigenerazione, stimolando inoltre la
rigenerazione degli epatociti.
Tossicità:
La pianta viene
ottimamente tollerata.
- Per dosi orali di
100g di droga/Kg di un estratto acquoso concentrato di Astragalo,
somministrati a ratti per 2 giorni, non sono stati evidenziati effetti
tossici.
- La DL(50) di 40g/Kg è stata valutata per iniezione intraperitoneale
dell'estratto acquoso concentrato nei ratti.
- La droga non mostra effetti mutageni.
Controindicazioni:
Non sono conosciute.
Avvertenze:
Non si conoscono
particolari avvertenze da considerare quando si utilizzino prodotti a
base di Astragalo. In via del tutto precauzionale non è raccomandata la
somministrazione in gravidanza o durante l'allattamento perché non ci
sono dati disponibili riguardanti gli effetti teratogenici degli
estratti di Astragalo, o la secrezione dei suoi componenti nel latte
materno e tanto meno gli effetti sul neonato.
Interazione con
farmaci:
Non ci sono
informazioni a riguardo.
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Le
Echinacee
Con il termine
“Echinacea” vengono indicate varie specie di piante endemiche del
Nord America. L’Echinacea appartiene alla famiglia delle Compositae,
la nomenclatura e la delimitazione di questo genere con la
differenziazione tra le varie specie è molto difficile e complessa.
Nella corrente classificazione del genere Echinacea, utilizzata anche
nel «National List of Scientific Plant Name”, e basata su uno studio
comparativo morfologico e anatomico di Mec Gregor (1968), sono segnalate
nove specie più due varietà. In terapia vengono però utilizzate
esclusivamente le specie E. purpurea, E. angustifolia e E.
pallida.
Le piante del genere Echinacea sono per lo più perenni, con
infiorescenze a capolino, generalmente solitario e fiori ligulati per lo
più sterili. I fiori presentano al centro una brattea rigida e
acuminata dalla quale deriva il nome la cui radice greca “echinos”
significa riccio. I fiori ligulati nelle sfumature dal rosa al porpora,
fanno dell’Echinacea anche una bellissima pianta ornamentale. I frutti
sono acheni quadrangolari.
L’Echinacea è originaria del Nord America, dove è assai diffusa
nelle Great Plains tra le Appalachian Mountains a est e le Rocky
Mountains a ovest. Questa pianta è certamente una delle più conosciute
ed utilizzate nella medicina popolare ed empirica.
L’Echinacea fu un medicamento fondamentale per gli indiani. Venivano
usate soprattutto le radici, dell’E. angustifolia ed E.
pallida, due specie botanicamente molto simili tra loro, che possono
confondersi facilmente. Essi applicavano impiastri di radici a tutti i
tipi di ferite, morsi e punture di insetti, e morsi di serpenti.
L’Echinacea serviva inoltre per la preparazione di collutori per il
mal di denti e gengive doloranti, e infusi per raffreddore, vaiolo,
morbillo, parotite epidemica e artrite.
Ben presto anche i coloni bianchi vennero a conoscenza delle proprietà
terapeutiche di questa pianta, ma il suo impiego rimase circoscritto
all’ambito della medicina popolare fino al 1870 quando un fornitore di
specialità medicinali, il dott. H.C.F. Meyer la usò come ingrediente
nel suo rimedio “Mayer’s Blood Purifier”. Questo preparato fu
presentato come una sorta di panacea efficace nel trattamento di
intossicazioni del sangue, del morso del serpente a sonagli e di tutta
una serie di altre malattie. L’Echinacea conosce in questo periodo il
momento di massima diffusione in America anche se ufficialmente solo nel
1916 viene ammessa nel “National Formulary of the United States”,
che riconosceva come officinali indistintamente sia le radici di E.
angustifolia che quelle di Echinacea pallida.
L’uso terapeutico dell’Echinacea successivamente arrivò anche in
Europa, in particolare in Germania, qui venne ulteriormente ampliato
tanto che questa droga venne usata anche nel trattamento dei reumatismi,
delle ulcere, delle malattie oculari e anche nel trattamento della
sifilide. Negli anni ‘30 l’Echinacea angustifolia compare tra
i medicinali omeopatici, anche come antitumorale sottoforma di Tintura
Madre ottenuta dalla pianta intera fiorita. Con l’avvento degli
antibiotici, dato che veniva utilizzata soprattutto come antibatterico,
cadde in disuso. Il ritorno al naturale e soprattutto le nuove
conoscenze sulla funzionalità del sistema immunitario hanno rivalutato
enormemente questa pianta indicata come potente immunostimolante. In
Germania sono in commercio oltre 250 specialità medicinali a base di
Echinacea ed esistono migliaia di prodotti erboristici in tutta Europa,
mentre negli USA solamente nel 1997 sono stati spesi 365 milioni di
dollari per prodotti a base di Echinacea.
Nelle Echinacee sono contenuti numerosi composti chimici, caratterizzati
da polarità estremamente diverse e, in qualche caso, distribuiti in
maniera diversa tra le tre specie medicinali. Considerando la struttura
chimica è possibile suddividere questi composti nelle seguenti classi:
glicoproteine, polisaccaridi, flavonoidi, derivati degli acidi ferulico
e caffeico (echinacoside, acido cicorico, acido clorogenico e
isoclorogenico), alcammidi e polieni.
Negli ultimi 50 anni sono state
riscontrate adulterazioni e sofisticazioni delle radici di Echinacea con
quelle di Parthenium integrifolium, tanto che gli esteri
cinnamici dell’echinadiolo, dell’epossiechinadiolo, dell’echinaxantolo
e del diidrossinardolo inizialmente descritti come costituenti delle
Echinacee sono in effetti da attribuire al Parthenium integrifolium.
I risultati di numerosi studi farmacologici hanno dimostrato che le
varie preparazioni ottenibili dalle parti aeree e dalle radici delle
piante medicinali appartenenti al genere Echinacea hanno la capacità di
stimolare l’attività del sistema immunitario, potenziando le funzioni
delle cellule natural killer e la citotossicità
anticorpi‑dipendente delle cellule mononucleari del sangue
periferico. Come avviene spesso nel caso delle sostanze vegetali, i
costituenti chimici responsabili di tale attività farmacologica sono
molteplici: principalmente i polisaccaridi, le glicoproteine, l’acido
cicorico e le alcammidi.
- Effetti
farmacologici dell’Echinacea
- Effetto immunostimolante
(stimolazione della fagocitosi dei granulociti periferici, attivazione
dei macrofagi, induzione della liberazione di interleukina da parte
degli stessi macrofagi, aumentando l’azione dei linfociti T e B)
- Attività antivirale
- Attività batteriostatica
e fungistatica
- Attività antinfiammatoria
- Cicatrizzante
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Echinacea
pallida
Echinacea pallida (Nutt.)
Nutt.
Originaria
dell'America del Nord viene coltivata in Germania, Croazia, Italia,
Paesi Bassi e Svizzera. La droga è rappresentata dalla radice i cui
componenti principali sono:
- Chetoalcheni e chetoalchini e
derivati idrossilati che differenziano gli estratti di E. pallida da
quelli di E. angustifolía, da cui essi sono assenti.
- Olio essenziale dallo
0,2 al 2%
- Derivati poliacetilenici
- Derivati dell'acido
caffeico tra i quali l'echinacoside
(fino a11%), la cinarina è assente.
- Glicoproteine
- Polisaccaridi
La radice dell' E. pallida non contiene alcammidi a
differenza della radice della E. angustifolia.
Indicazioni
- Basse difese
immunitarie
- Prevenzione e trattamento delle comuni sindromi influenzali
- Trattamento di altre infezioni del tratto respiratorio
- Trattamento delle prostatiti, uretriti
- In ambito ginecologico trattamento delle metriti ed annessiti
- Forme poliartritiche
- Trattamento di ulcere, ferite infette, ustioni, afte e dermatiti
Indicazioni:
Le indicazioni dei preparati ottenuti dalle radici dell'Echinacea
pallida sono le stesse di quelle dell'E. angustifolia.
Le principali
indicazioni cliniche riguardano, per via interna, l'impiego nella
profilassi e nel trattamento delle malattie da raffreddamento,
soprattutto laddove si è manifestata la tendenza alla cronicizzazione e
alle recidive. Possono essere inoltre utilizzati convenientemente in
soggetti che presentano un sistema immunitario poco efficiente.
L'estratto secco di E. pallida a una concentrazione dello 0.01%
in vitro è stato in grado di aumentare del 23% il tasso di fagocitosi
dei granulociti umani. Questa attività è stata confermata anche in
vitro tramite il "carbon clearance test". Il tasso di
eliminazione delle particelle di carbone era aumentato di 2,2 volte.
Uno studio clinico monocentrico contro placebo eseguito su 160 soggetti,
utilizzando una tintura idroalcolica (1:5), pari a 900mg di radice al
giorno ha evidenziato un rapido miglioramento della sintomatologia nella
sindrome influenzale.
Ulteriori studi hanno messo in evidenza che in caso di infezioni
batteriche la durata della malattia può essere ridotta a 9,8 giorni
anziché 13 e nel caso di infezione virale a 9,1 giorni da 12,9. il
miglioramento della sintomatologia è sempre stato netto.
Sulla base di studi in vivo, in vitro e clinici, la Commissione E del
Ministero della Sanità tedesco ha inserito la radice di E. pallida nelle
monografie positive con l'indicazione “terapia di supporto durante le
infezioni virali di tipo influenzale".
Dosaggio:
Negli adulti 900mg/die
di droga o delle sue preparazioni equivalenti per un trattamento non
eccedente le 8 settimane.
Nei bambini il dosaggio deve essere valutato in base al peso e all'età.
Controindicazioni:
In base a
considerazioni di ordine generale la droga non andrebbe impiegata nelle
malattie sistemiche progressive come tubercolosi, leucosi, collagenosi,
sclerosi multipla, AIDS, infezioni da HIV, patologie autoimmuni e
durante la terapia immunosoppressiva.
Non è raccomandata la
somministrazione in gravidanza o durante l'allattamento perché non sono
disponibili dati riguardanti gli effetti teratogeni della droga.
Tossicità:
Le Echinacee sono
in genere ben tollerate, tanto che vengono classificate in Classe 1 come
categoria di sicurezza della "American Herbal Products
Association" (Sicura se utilizzata nel modo appropriato). Sono
disponibili dati tossicologici riferiti a diverse frazioni
polisaccaridiche isolate da E. purpurea, per le quali sia in
vitro che in vivo non sono state riscontrate né attività tossiche né
mutagene.
Tratto da "Immunostimolazione e
piante medicinali" Fausto Mearelli e Marinella Pescari,
edizioni Planta Medica |