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Come è
stato provocato il grande esodo
Tratto
da: «Il vero volto dell’immigrazione» di Giuli Valli, editrice
Civiltà
Non è certo
impresa da poco provocare una migrazione di popoli così imponente come
quella cui stiamo assistendo.
La
manovra necessaria è stata certamente lunga e complessa e va molto al
di là della propaganda svolta da prezzolati o comunque sordidamente
interessati arruolatori, come l’uomo mascherato di cui abbiamo parlato
al capitolo I di questa seconda parte, e
anche delle inutili complicità dei centri di propaganda e dei governi
dei paesi di provenienza, che debbono essersi attivamente impegnati a
creare tra quelle genti la falsa immagine dell’Eldorado italico.
D’altronde
è evidente che esodi di queste proporzioni non possono avvenire senza
il consenso dei paesi di origine. Tale consenso, peraltro, è scontato
in partenza; è noto invero, o almeno dovrebbe esserlo, quanto
penetrante sia l’influenza massonica su tutti i governi del globo,
resa visibile dalla stella a cinque punte, simbolo della setta, che
compare sulle bandiere o sui sigilli di moltissimi paesi di ogni razza e
continente, dalla bandiera degli USA, a quella dell’URSS, a quella
cinese, al sigillo di Stato italiano. Infatti, sul già citato articolo
dell’Alto Adige del 10 agosto 1989, si legge che l’immigrazione in
atto non è spontanea, ma che si tratta «di una cosa accettata dal
nostro governo al tavolo delle grandi decisioni internazionali»,
decisioni cui, evidentemente, hanno partecipato sia i paesi di partenza
che quelli di destinazione. L’articolo prosegue dicendo che: «si
calcola che, nei prossimi anni, 20-40 milioni di africani verranno in
Europa e i Governi centrali, su direttive dell’ONU, hanno affidato a
Italia, Spagna e Grecia il peso maggiore». Con tanti saluti
all’evento storico spontaneo e ineluttabile che i nostri politici
vorrebbero farci credere!
Comunque, tornando al nostro ragionamento, né arruolatori, né moderni
mezzi di propaganda, né complicità governative, nei controlli
all’espatrio e all’ingresso sarebbero sufficienti a spiegare un
fenomeno così imponente. Infatti, individui saldamente e
tradizionalmente radicati nei loro gruppi tribali e nei loro clan
familiari, legati ai secolari schemi e ritmi di vita dei loro villaggi,
sono assolutamente refrattari ai richiami di remote e problematiche fate
morgane.
Per mettere in moto una simile fiumana sono, dunque, stati necessari due
momenti: il primo, ha comportato la creazione, in patria, di posti di
lavoro nell’industria e nella pubblica amministrazione, sorti per
iniziativa di stati burocratici e centralizzati di tipo europeo moderno,
per l’innanzi del tutto ignoti agli altri popoli della terra, che
hanno portato alla nascita di centri urbani, popolati da individui senza
più alcuna coesione perché oramai avulsi dal loro contesto
tradizionale, a somiglianza del disfatto mondo occidentale dove la
Rivoluzione è all’opera orami da secoli.
Dopo di che, si è ricorsi a una stretta creditizia ed economica, che ha
scaraventato nella categoria dei disoccupati quel ceto operaio e
impiegatizio ormai sradicato e semi-occidentalizzato, nel senso
deteriore del termine.
Il principale strumento di questa tanto lungimirante quanto cinica e
perversa manovra è un organismo finanziario che opera in intima
collaborazione con l’ONU: il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Questo istituto, dopo aver concesso ai paesi del cosiddetto «Terzo
Mondo» presi di mira, al fine di incoraggiare l’urbanizzazione e la
occidentalizzazione, rilevanti crediti, cui classi politiche afflitte da
frenesia modernizzatrice e da megalomania, e inoltre voraci, corrotte e
sperperatrici – secondo le migliori tradizioni di quella benemerita
categoria – fanno largo e sconsiderato ricorso, indebitando i loro
paesi fino al collo, a un certo momento, tira i cordoni della borsa
aumentando gli interessi. A questo punto, per far fronte ai propri
impegni, il paese debitore è costretto alle più rigide economie che il
FMI rigorosamente impone: drastica riduzione delle importazioni per
diminuire la spesa, e pareggiare la bilancia dei pagamenti; radicale
taglio delle spese e dei programmi di sviluppo pubblici; svalutazione
monetaria per esportare a prezzi più bassi possibili battendo la
concorrenza. Ne conseguono il crollo dell’occupazione pubblica e
privata e la svalutazione delle retribuzioni.
Si tratta, insomma, di un’operazione di strozzinaggio su scala
internazionale, perché la svalutazione, riducendo il valore della
moneta, produce una parallela moltiplicazione degli interessi, in un
circolo vizioso.
Ha così origine, per effetto della disoccupazione, una occulta tratta
di sventurati senza arte né parte, schegge vaganti staccate dai tronchi
delle strutture sociali tradizionali, sensibili a qualunque suggestione,
disponibili per ogni proposta. Abbattuta l’economia, infatti, entrano
in scena i reclutatori e l’esodo comincia. E’ una «tratta»
manovrata dall’Alta Finanza che si svolge su scala planetaria e
stritola individui e popoli con spietata determinazione.
Gli
stessi giornali dell’establishment partitocratrico.