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Chi
e cosa di cela dietro l'immigrazione
Di
Giuli Valli, da: «Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura contro
l’Europa», 1993
Un primo consistente indizio per
sapere dove andassero cercati i meno occulti promotori di questo grandioso
fenomeno ci fu offerto da un articolo apparso sul quotidiano «Alto Adige» del
10 agosto 1989, dal titolo: «Ondata di immigrati africani». Vi si riferiva
l’intervista col presidente degli ambulanti trentini aderenti alla «Confesercenti»,
il quale, tra l’altro, dichiarava: «si calcola che nei prossimi anni, 30-40
milioni di africani verranno in Europa, e i governi centrali, su direttive
dell’ONU, (il corsivo è nostro), hanno affidato a Italia, Spagna e Grecia
il peso maggiore.
Sembra che l’Italia, nella spartizione internazionale, debba farsi carico
dell’immigrazione senegalese, e si stima in 5 milioni la dimensione numerica:
quasi una persona ogni dieci italiani»
Dunque l’ONU veniva indicata come la centrale da cui è partito l’ordine che
è alle origini di questa vicenda e le si attribuiva un preciso programma che
non potrà non incidere in maniera sconvolgente sul prossimo avvenire del popolo
italiano, i cui destini, al di là dell’amena tavoletta della sovranità
popolare, evidentemente sono in mano di lontani e sconosciuti padroni.
Successive ricerche confermano che la pista era quella giusta: l’Italia,
con la legge 10 aprile 1981 n.158, ha ratificato la convenzione n.143 del 1975
della Organizzazione Internazionale del Lavoro (uno degli organi dell’ONU),
recante il titolo: «sulle migrazioni in condizioni abusive e sulla
promozione della parità di opportunità e di trattamento dei lavoratori
migranti». Da qui si vede che già almeno dall’ormai remoto 1975 si
venivano addensando sul capo degli ignari italiani fosche nubi foriere di
tempesta. In obbedienza a quei patti, il Governo nazionale proponeva e il
Parlamento approvava la legge 30.XII.1986 n.943 che sin da allora garantiva
(art.1) «a tutti i lavoratori extracomunitari parità di trattamento e piena
eguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani», nonché il
godimento “dei servizi sociali e sanitari” e il diritto “al mantenimento
dell’identità culturale, alla scuola e alla disponibilità
dell’abitazione”. E all’art.2 prevedeva, proprio come riferito dal citato
articolo dell’”Alto Adige”, “accordi bilaterali e multilaterali previsti
dalla convenzione dell’OIL n.143 del 24 giugno 1975…per disciplinare i
flussi migratori»
Si aprivano, insomma, fin da
allora – in nome di una convenzione dell’OIL, e cioè di un istituto
specializzato dell’ONU, le porte dell’immigrazione, nonostante che ancora,
malgrado le statistiche del CENSIS, il fenomeno non fosse neppur lontanamente
così evidente, come è diventato oggi. E, in realtà, l’Italia non era
affatto allora, così come non lo è a tutt’oggi, un paese che possa
ragionevolmente attirare un consistente flusso immigratorio: di modesta
estensione, montagnosa, povera d’acqua e di materie prime, densamente
popolata, con grave penuria di alloggi già per i suoi abitanti, grazie anche a
mille pastoie burocratiche che ostacolano le nuove costruzioni e persino il
restauro di quelle già esistenti, con ancora molti suoi figli emigrati
all’estero e una lieve disoccupazione e sotto-occupazione interna, con servizi
pubblici e sanitari largamente e spesso drammaticamente inefficienti, e
insufficienti anche per la sola sua popolazione, davvero non si vede come potrà
fronteggiare i mille problemi posti dalla valanga extracomunitaria.
Invero, come si è visto e si
ribadisce, per uno straniero senza arte né parte, le principali offerte di
lavoro provengono dalla malavita organizzata, sempre bisognosa di manovalanza a
buon mercato, e dall’ambiente dello sfruttamento della prostituzione, a meno
di non volersi accontentare di un lavoro nero senza garanzie, della mendicità o
di un misero commercio ambulante che, dalla mendicità vera e propria ben poco
si distingue. Ma è facile capire come anche queste vie siano anch’esse facile
anticamera al delitto!
Cosa, dunque, era necessario fare per mettere in moto verso l’Italia
l’immensa ondata di spiantati che la sta sommergendo? Occorreva una duplice
disinformazione: una internazionale, volta ad ingannare gente ignorante o,
comunque, non al corrente della nostra realtà sociale, presentando, con
capillare propaganda, l’immensa menzogna di un’Italia simile a un nuovo
Eldorado, un vero e proprio paese di Bengodi; e una all’interno dell’Italia
stessa, tendente a fare apparire come un frutto ineluttabile della storia quello
che, invece, è l’effetto della cinica e meditata orchestrazione.
A tal fine, con ammirevole improntitudine, si osa parlare di imprescindibili
esigenze di mano d’opera nel nostro mercato e di carenza delle nostre forze
lavorative, ma su ciò rimandiamo al lettore a quanto si è già detto al
capitolo VIII della prima parte di questo studio.
(…)
In tutto questo piano, la parte dell’ONU è primaria ed evidente.
Infatti, la legge Martelli esordisce (art.1 comma 1) presentandosi come emanata
in attuazione della convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951, che fu appunto
promossa dall’ONU, e prosegue riconoscendo a un ufficio della stessa ONU –
l’ACNUR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – importanti
poteri di ingerenza sulla immigrazione extraeuropea in Italia.
Che poi si tratti di un piano su scala soprannazionale, preciso e programmato,
lo si ricava anche dal fatto che da più parti si specificano i numeri e i tempi
dell’invasione, così come abbiamo visto fare sulle colonne dell’«Alto
Adige» del 10 agosto 1989. Ad esempio anche su un articolo de «Il Giornale»
del 9 novembre 1989, intitolato: «L’Italia deve affrontare la mina vagante
degli immigrati di colore», si legge che, entro 20 anni, gli immigrati
dovrebbero essere 5 o 6 milioni. Ci si domanda come sarebbe possibile formulare
previsioni del genere se si trattasse di un fenomeno spontaneo, imprevisto e
imprevedibile, e non di un piano controllato, studiato a tavolino.
Similmente il Cardinale Carlo Maria Martini, dando prova di sorprendenti carismi
profetici, intervenendo nel corso di una mattinata di «studio e riflessione»
sul tema: «Per una società dell’accoglienza verso un’Europa multirazziale»,
tenuta in preparazione della IX giornata della solidarietà, proclama nella sua
diocesi, preconizza, a quanto riferisce Daniela Bozzoli sulle colonne di «Avvenire»,
che il fenomeno toccherà la sua punta massima nei prossimi vent’anni.
(…)
Dal
libro: «Il vero volto dell’immigrazione: la grande congiura contro
l’Europa», Editrice Civiltà, 1993
Nel 2050 ci saranno 230 milioni di
migranti.
E' il dato che emerge dal Rapporto 2003 dell’Organizzazione
internazionale per le migrazioni.
I migranti regolari nel mondo sono 175 milioni, un 3 per
cento della popolazione mondiale. Di questi 56 milioni vivono in Europa,
49,7 in Asia e 40,8 in America del nord, le zone del mondo con il più
alto numero di persone immigrate solo nel 2000.
Fonte: "Il
Nuovo", 1 luglio 2003