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Il Tempo
Tratto dal libro: «Astrologia perduta», Arktos editore

Il significato che oggi attribuiamo al tempo è assai labile e legato a valori prettamente quantitativi e matematicamente misurabili in rapporto a certi movimenti dei corpi celesti: così, la durata della rotazione della terra intorno al sole è l’anno astronomico, il movimento conico dell’asse terrestre determina l’anno precessionale, ecc.
Posto unicamente in relazione a questi ritmi uniformi il tempo ha assunto un valore di cifra e misura, soltanto strumentale al compimento delle nostre attività quotidiane e alle datazioni degli avvenimenti, e ci è apparso unidimensionale, continuo e scorrente con regolarità.
Ben diversa è la concezione tradizionale del tempo. In origine il tempo è concepito come una REALTA’ dotata di intrinseche qualità archetipali, come un ente in se stesso compiuto e «saturo di destino» (Guénon) che si manifesta e agisce metastoricamente, e cioè prima e oltre l’uomo, secondo un dinamismo circolare, lo stesso dei corpi celesti che nelle azzurre regioni del cielo, nello spazio sferico più perfetto e intriso di sacro del nostro mondo sensibile, orbitano sempre nello stesso senso, sempre con lo stesso passo, sempre nel rispetto delle rigide regole matematiche e geometriche stabilite all’inizio della Creazione, estrinsecando in tal guisa, come grandiosi simboli naturali perennemente in azione, le virtù di ciò che al sommo grado è dotato dei caratteri degli enti perfetti. Il tempo dunque ha un ANDAMENTO CICLICO, perché nell’universo tutto si compie secondo il moto circolare: e come i corpi celesti orbitando tornano alle loro prime positure, così il tempo nel suo insieme si RINNOVERA’ allorché il GRANDE ANNO si sarà compiuto.

Soffermiamoci sul concetto di QUALITA’ DEL TEMPO. Nella coscienze di tutti il tempo è legato agli avvenimenti che vi si svolgono, «tanto che non si possono assolutamente considerare come realmente equivalenti due durate quantitativamente uguali, ma sature di avvenimenti del tutto diversi», dice Guénon (1). E’ opportuno chiedersi allora se non vi siano nella determinazione degli avvenimenti cause connaturate al tempo stesso.
A questa domanda l’astrologia può dare delle risposte. Ad esempio la DOTTRINA DELLE ERE ASTROLOGICHE postula che esiste un nesso tra la storia e lo zodiaco, in guisa che tutto ciò che l’umanità nel suo insieme esprime e gli avvenimenti che si succedono su scala planetaria in epoche astronomicamente definite hanno una corrispondenza analogica con la costellazione in cui cade l’equinozio di primavera (2). Vi è dunque un vero e proprio «tempo dell’Ariete» cui segue il «tempo dei Pesci» e poi il «tempo dell’Acquario», e cos’ via.
Cause metastoriche, annunziate dai simboli del cielo sembrano così presiedere allo sviluppo della realtà diveniente, e il tempo rivela la sua struttura ciclica e la sua essenza qualitativa, perché circolare e qualitativamente determinato è lo Zodiaco che lo consustanzia. Per questa ragione al ricomparire di una costellazione l’umanità ritorna a conformarsi all’immagine zodiacale ora riapparsa, sia pure secondo il grado di civiltà, di conoscenza e cultura raggiunti (una specie di continuo ritorno a ciò che è stato, in una prospettiva attinente a ciò che si è «nic et nunc»).

L’esegesi storica in chiave astrologica in proposito mostra che allorquando l’equinozio è caduto sul mistico segno dei Pesci, grosso modo dal tempo di Erode alla Rivoluzione Francese, il crisma di questo segno si è impresso in Cielo e in Terra: il Cristianesimo con sul messia «sacrificato» e coi suoi martiri che si riconoscono nel segno dei «Pesci» (segno cui l’astrologia attribuisce anche il significato del sacrificio personale), con gli apostoli definiti «pescatori di anime», con la «Vergine Immacolata», nello Zodiaco l’unica figura femminile, la Vergine, si riflette nel segno opposto, quello appunto dei Pesci, e ne completa il significato). Ancora, sotto la costellazione dei Pesci è l’ora dell’Islam, della «Guerra Santa» e delle crociate: i viaggi «oltre mare» delle milizie crociate e saracene sono bensì espressi dal Saggitario, segno del canone religioso, della cavalleria e delle missioni da compiere «lontano» (ad immagine del centauro che tende l’arco), ma questo segno, posto al quadrato (-90°) dell’asse Pesci-Vergine, come il suo opposto, i Gemelli, pure concorre alla determinazione metastorica dell’era in esame (3)
L’era dei Pesci dunque chiama in esame il simbolismo dell’intera serie dei «Segni mobili», e agli archetipi di questi segni ben si correlano i momenti più significativi della storia occidentale: il feudalesimo, la cavalleria, gli ordini monastici, mistici e guerrieri, l’alchimia, la copiatura dei manoscritti (e poi la stampa), infine gli scismi, Lutero, La Riforma e la Controriforma, l’Inquisizione, ecc.

Col Rinascimento affiorano nelle opere dei grandi sognatori le ultime immagini dell’utopia piscina: Botticelli sublima l’ideale apollineo della bellezza nella sensualissima Venere nascente dalle acque, sospesa sulla conchiglia mossa dagli Zefiri; Leonardo, uomo dei Pesci, progetta macchine che precorrono i tempi, e dipinge immagini sfumate di una realtà senza tempo, Colombo solca l’oceano (grande attributo del simbolo pescino); Cervantes dà vita a Don Chisciotte, lo sbilenco cavaliere errante: quale personaggio, meglio del cavaliere della Mancha può apparentarsi ai Pesci (saggia follia o «nomadismo psichico»), al Saggitario e ai Gemelli (l’errare in groppa ad una cavaliera in difesa di ideali) e infine, alla Vergine (il celibato del cavaliere)?.
Quando l’equinozio si è spostato nella costellazione dell’Acquario, l’Illuminismo, le rivoluzioni americana e francese e i risorgimenti nazionali hanno dato ingresso alla nuova era dei segni «fissi» (Acquario, Leone, Toro e Scorpione). E’ l’ora della trionfante società umana. E’ l’epoca in cui per la prima volta l’uomo, voltandosi alla RAGIONE e alla SCIENZA, valenze acquariane  per definizione, osa contestare il Sacro e le istituzioni spirituali e temporali basate su tale fondamento, affermando che il destino dell’individuo si deciderà su questa terra e non in cielo.

D’ora in poi la più grande virtù sarà il nostro rispetto della persona e la più grande felicità consisterà nel riscatto di ognuno dai condizionamenti dogmatici, ma anche economici, politici e morali, attraverso il progresso umano e sociale, superato il giogo millenario delle autorità e della «Tradizione», la rivalutazione dell’uomo e la promozione delle condizioni umane ispireranno ogni ordinamento giuridico e ogni sistema di governo. Dall’opposizione all’Acquario, la costellazione del Leone – il cuore del grande uomo cosmico – contrapporrà ai «Lumi della Ragione» il Romanticismo e i suoi fermenti di passione. Dall’asse perpendicolare, il Toro, il più laborioso, produttivo e realista segno dello zodiaco  presiederà allo sviluppo della civiltà industriale e alla venuta degli annunziatori del nuovo dio-uomo: Darwin e la teoria evolutiva, Marx e il mito del lavoro, Freud ed il pansessualismo (4)
Sotto la costellazione dello Scorpione, simbolo del sesso e della morte, abbiamo assistito al crollo della «Grande promessa», al fiorire dello Spiritualismo e al dilagare della pornografia e del terrorismo. I cupi messaggi dell’energia dell’atomo (Plutone/Scorpione), l’inquinamento su vasta scala e la diffusione di droghe e sostanze tossiche, corollari di veleni e di morte, sembrano caratterizzare i tempi più recenti (5).

Viene spontanea a questo punto una domanda: diremmo che il 1848 è l’anno di «tutte le rivoluzioni» e il 1968 l’anno della «contestazione giovanile», senza quegli imperativi metastorici che abbiamo definito «qualità del tempo»?
Lasciando l’argomento delle ere astrologiche converrà toccare, sia pure per cenni, la dottrina tradizionale dei CICLI COSMICI, capisaldi della Tradizione.
E’ noto che questa dottrina si basa sull’idea di un tempo ciclico diviso in fasi qualitativamente distinte e di durata variabile, nella successione delle quali si attua il progressivo oscuramento del mondo e la graduale corruzione dell’umanità che, da un originario aureo stadio di solarità (sacralità), scade progressivamente di livello fino al suo limite inferiore. Ogni cultura del mondo antico ha distinto con propri simboli le varie fasi di questo ciclo involutivo.
Nell’area greco-romana, secondo l’insegnamento di Esiodo, le età sono state contrassegnate da un simbolismo metallico: oro, argento, bronzo, ferro.
Esiodo ha però situato a cavallo delle età del bronzo e del ferro una quinta fase, quella degli EROI, in cui si sarebbe attuato un tentativo (per altro inutile) di restaurazione dello stato primordiale. Cinque cicli solari corrispondenti agli elementi e a una fase eroica si ritrovano pure nella cultura azteca.
L’India espresse la dottrina ciclica nella forma dei quattro yuga e adottò il simbolo del TORO ad immagine del DHARMA: ad ogni successiva età vien meno uno dei quattro piedi dell’animale che, così, si destabilizza in modo crescente col venir meno della legge tradizionale.
Nella tradizione iranica le quattro età sono quelle dell’oro, dell’argento, dell’acciaio e della «mescolanza di ferro». La cultura ebraica più antica assimila ai «quattro regni» succedutisi nel tempo le parti di una statua splendente che ha testa d’oro, petto e braccia d’argento, cosce di rame e piedi di ferro e argilla.

continua…

 
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