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Handicap
e abuso
di Romeo Laura
L’abuso
sessuale su bambini portatori di handicap è un argomento di cui si
parla poco e su cui si scrive ancor meno. La difficoltà a reperire
informazioni su questo argomento mi ha fatto ben sperare, mi ero illusa
che il fenomeno fosse quasi inesistente. All’interno di una rivista
interdisciplinare “Maltrattamento e abuso all’infanzia” edita
da FrancoAngeli
ho trovato e letto un focus
monotematico su “Handicap e abuso”. Le informazioni contenute nei
tre articoli danno una prospettiva del fenomeno che purtroppo è alla
lunga maggiore di qualsiasi previsione. Cercherò di fare un
analisi
del fenomeno per meglio conoscerlo e quindi combatterlo.
Solo negli ultimi 15 anni si parla, si studia e si affronta clinicamente
il fenomeno dell’abuso ai danni di bambini portatori di
handicap. Le principali ricerche/intervento sono
state condotte negli Stati Uniti, quindi i dati in nostro possesso si
riferiscono alla popolazione statunitense.
Per contestualizzare
l’ampiezza e le dimensioni di questo problema vi darò alcuni dati
emersi dalle principali ricerche:
- Il risultato di una ricerca condotta su un campione di 445
soggetti affetti da ritardo mentale ci dice
che l’incidenza del maltrattamento è dell’ 11.5% contro 1.5%
del gruppo di controllo costituito da bambini senza handicap.
- Uno studio compiuto dal “National
Incidence
and Prevalence
of Child
Maltreatment”
ha evidenziato che 35.5
bambini
disabili su 1000 hanno subito almeno un esperienza di
maltrattamento contro i 21.3 su 1000 dei bambini senza
handicap.
- Secondo gli studi di Crosse
i minori
disabili sono 1.7 volte più a rischio di essere abusati rispetto
a quelli senza disabilità.
- Il tasso di
abuso fra
la popolazione dei soggetti portatori di disabilità
è da 4 a 10 volte maggiore che nella popolazione di bambini senza
handicap, secondo quanto afferma Baladerian.
Da
questi dati emerge chiaramente che i bambini portatori di disabilità,
fisica o psichica che sia, sono più vulnerabili e soggetti a subire
abusi. Attraverso gli studi condotti negli stati uniti siamo
in grado anche di conoscere le caratteristiche del fenomeno.
Genere
sessuale dell’abusato
Le ricerche hanno evidenziato che i ragazzi
con
handicap subiscono maggiori abusi fisici e trascuratezza (65%) rispetto
alle ragazze (35%); mentre le ragazze subiscono maggiori abusi
sessuali.
E’ stato confrontato un campione di soggetti con disabilità
con un campione di soggetti normali. E’ stato rilevato che nei
soggetti senza handicap la differenza nella variabile “genere
sessuale” non è significativa
mentre nei
soggetti con disabilità,
tale differenza risulta significativa.
Livello
di disabilità
Una
ricerca condotta su un campione di soggetti affetti da disabilità
con livello di gravità differenti ha messo
in evidenza
come i livelli inferiori di gravità dell’handicap erano maggiormente
associati all’esperienza del maltrattamento rispetto ai livelli più
gravi di disabilità.
Età
dell’esperienza di abuso
I risultati delle ricerche dimostrano che i portatori di disabilità
vengono
abusati ad un età superiore rispetto a bambini senza handicap. Anche la
scoperta dell’abuso viene
realizzata in un arco di tempo maggiore dal fatto accaduto rispetto ai
non disabili.
Caratteristiche
dei genitori abusanti
Prendiamo in esame i casi
dove
l’abuso è avvenuto all’interno di un contesto familiare per
conoscerne le caratteristiche:
Lo
stress della madre è correlato con il potenziale rischio
I
genitori non sempre sono in grado di individuare le cause della
disabilità
del figlio, le ricerche condotto sull’argomento hanno dimostrato come
le madri abusanti tendano maggiormente a responsabilizzare
il figlio per la disabilità;
L’alto
rischio
di
abuso del
figlio disabile da parte della madre è associato alle seguenti
caratteristiche: basso livello nelle abilità cognitive e sintomi di
depressione.
Diagnosi
Come si può facilmente immaginare è particolarmente difficile effettuare
una diagnosi di abuso sessuale su minori portatori di handicap. Gli
studiosi americani suggeriscono durante la fase diagnostica di prendere
in considerazione sia il punto di vista dell’abusato che del contesto
educativo , valutando il profilo psico-sociale
della famiglia.
Prevenzione
Alla luce di quanto è
emerso da
questi studi riteniamo che la prevenzione possa essere uno strumento
utile per arginare e combattere un fenomeno che ha dimensioni
maggiori delle aspettative iniziali.
Gli studiosi suggeriscono tra gli strumenti di prevenzione: una corretta
educazione sessuale, il training
sui diritti personali, interventi per aumentare l’autostima e
sviluppare una realistica visione dell’amicizia. Interventi che
andrebbero rivolti al bambino portatore di handicap e alla sua famiglia.
Il
Panorama Italiano
In Italia mancano informazioni precise e dati epidemiologicamente
certi quindi per dare dei riferimenti ci riferiamo
all’unica analisi in nostro possesso, quella effettuata a cura del Prof.
Enrico Molinari1, pubblicata su Maltrattamento e abuso
all’infanzia”. Il Prof.
Molinari
ha effettuato
un analisi di tutti gli articoli del corriere della sera usciti dal 1987
al 1997 che parlassero di violenza contro i portatori di disabilità.
Grazie all’analisi di questi articoli abbiamo alcuni dati che si
riferiscono alla situazione italiana.
Vi
elenchiamo i dati emersi
Il
maltrattamento fisico
I responsabili dei reati sono i familiari per il 44%, seguiti dal
personale degli istituti (33%) e dagli estranei (22%).
Le vittime
sono maggiormente portatori
di disabilità
psichica (56%), seguiti da chi ha una disabilità
multipla (17%) ed infine 11% ha una handicap fisico. (per
il 17% dei casi la disabilità
non è specificata).
Molto interessante il confronto che è stato fatto tra tipo di violenza
e responsabile del reato.
TIPO
DI VIOLENZA |
FAMILIARI |
PERSONALE
DI ISTITUTO |
ESTRANEI |
TRASCURATEZZA |
83% |
17% |
0% |
MALTRATTAMENTO
FISICO |
29% |
57% |
14% |
ABUSO
SESSUALE |
0% |
40% |
60% |
Leggendo
la tabella riscontriamo che la famiglia è responsabile del 83% dei casi
di trascuratezza; il personale di
istituto
è il maggior responsabile del maltrattamento fisico (57%); mentre gli
estranei si macchiano dell’orribile violenza dell’abuso sessuale per
il 60% dei casi, contro il 40% del personale di istituto.
Interviste
Dopo
aver preso visione delle ricerche effettuate negli stati uniti che ci
mostrano dei dati allarmanti
siamo stupiti e preoccupati che in Italia non siano state condotte
ricerche che permettano di conoscere le dimensioni reali del problema.
Ci auguriamo ovviamente che la situazione nel nostro paese sia meno preoccupante
ma
l’assenza di ricerche non ci tranquillizza.
Per ampliare le nostre conoscenze abbiamo effettuato
alcune interviste rivolte ad esperti che si occupano di bambini,
handicap e abuso.
Di seguito vi proponiamo le interviste.
Nella
prima intervista ci siamo rivolti a
Francesca
del Villano, sostituto procuratore del tribunale di Pescara e al dott.
Giuseppe Orfanelli, psicologo e psicoterapeuta, giudice onorario del
tribunale per i minorenni dell’Aquila.
Il terzo
esperto che abbiamo intervistato è stata la Dott.ssa
Lorita Tinelli
Psicologa
ad indirizzo Clinico e di Comunita’
Grafologa ed esperta in Criminologia Giudiziaria e in mediazione
familiare.
Intervista
alla Dott.sa Francesca del Villano e al Dott. Giuseppe Orfanelli
1. L’handicap della vittima rende più
difficile la dimostrazione dell’avvenuto abuso durante un processo o
un’indagine giudiziaria?
E’
necessario premettere che la risposta è limitata ai casi di handicap
psichico, poiché nell’ipotesi di handicap soltanto fisico non emergono
sostanziali differenze rispetto ai casi ordinari. Al contrario, qualora
la vittima minore presenta un deficit di carattere psichico consistente
in disturbi della personalità e/o deficit intellettivo certamente le
modalità di
approccio
sono più difficoltose, sia nell’ambito della mera comunicazione
verbale che nella validation
dell’eventuale abuso subito. Per “validation”
si
intende
l’accertamento tecnico dei riscontri obiettivi dell’abuso riferito.
2.
Ha riscontrato delle differenze di approccio
da parte degli organi della magistratura nei casi di abuso perpetrato
nei confronti di bambini con handicap?
No,
perché l’attenzione degli organi inquirenti è sempre massima in caso
di
abuso
sui minori.
3.
Ha riscontrato delle differenze o delle caratteristiche specifiche del
bambino con handicap abusato, durante un’indagine o un processo? E
nei suoi genitori?
In
riferimento alla specifica esperienza del dott. Orfanelli, sia su un
disturbo di personalità sia su un deficit intellettivo, in entrambi i
casi si è verificata un’aggravante dello status psichico in atto nei
minori abusati.
4.
Si parla poco di abuso di minori con
handicap, secondo lei quali sono le reali dimensioni del problema? E
quali le sue caratteristiche?
Si
tratta indubbiamente di casi rari ed isolati, in contesti
familiari di particolare degrado, in cui possono essere coinvolti anche
appartenenti allo stesso nucleo familiare; non possiamo realisticamente
ipotizzare le dimensioni del fenomeno, perché rare sono le denunce come
sporadico l’approfondimento in letteratura
Intervista
alla Dott.sa Lorita Tinelli
1.
In base alla sua esperienza con bambini disabili abusati, ha constatato qual'è
l'atteggiamento mentale dei
genitori in circostanza di abuso?
L'abuso,
sia esso fisico o psicologico è un qualcosa di estremamente
complesso da comprendere e accettare da parte di chiunque lo viva. Nel
caso specifico l'atteggiamento prevalente da me riscontrato, a seguito
di violenze sui minori disabili agite con certezza, tra i genitori è
stato quello di non accettazione e quindi spesso di
occultamento
dell'esperienza stessa. I genitori provano un senso di vergogna e di
colpa per non essere riusciti a difendere il
proprio figlio
da una simile esperienza e questo fa sì che tendano a non riconoscere
l'esperienza stessa. Di contro un altro atteggiamento emergente è
quello di strumentalizzazione
del proprio figlio, enfatizzando l'esperienza vissuta, anche se di
minima entità, al fine di riconoscimenti del danno dal punto di vista
economico.
2.
Come reagiscono i bambini disabili che hanno subito abuso? Ha
riscontrato differenze di genere o rispetto a bambini senza disabilità?
Dipende
sempre dal tipo di disabilità.
Se si tratta di una disabilità
psichica molto grave, il minore a volte tende a considerare l'esperienza
della violenza come fosse
un “gioco”. Interpreta le “attenzioni” ricevute, come segnali di
una particolare relazione sentimentale tra se e il suo carnefice. E
per questo non racconta l'esperienza in termini drammatici. E' anche per
questo motivo che i disabili psichici gravi diventano
oggetto
privilegiato di scherno e di violenza da parte di singoli o gruppi. I
genitori se ne
accorgono
sempre per caso e solo in un secondo tempo di quello che sta accadendo
al proprio figlio. Se la disabilità
è fisica e il minore ha la lucidità per comprendere il tipo di
esperienza
che ha vissuto, la sua reazione è simile al normodotato:
disagio,
vergogna, timore di raccontare, sensi di colpa ...
3.
Qual'è la posizione della società in
presenza di questo tipo di abuso?
Molto
difficile interpretare il pensiero dell'intera società. Anche qui vi
sono diverse tendenza: c'è chi rimane inorridito e considera l'abuso
del disabile di pari entità rispetto a quello del normodotato,
c'è invece chi pone delle differenze dovute ai suoi pregiudizi inerenti
i
disabili.
4.
Si parla molto poco di abusi perpetrati nei
confronti dei disabili, secondo la sua esperienza, qual'è
la reale dimensione del problema?
Non
esistono delle stime a riguardo. Nella maggior parte dei casi la
denuncia dipende dall'atteggiamento degli adulti che vivono con il
minore disabile abusato. Di sicuro molto spesso il minore disabile viene
sottoposto a violenza, sia
verbale, psicologica o fisica, molto più del normodotato.
Spesso si comincia con l'ingresso a scuola laddove la maggioranza dei
normodotati
tende
ad isolare il diverso, malgrado tutti i progetti scolastici dedicati
all'integrazione. Iniziano così le prime esperienze di bullismo,
sino ad arrivare a violenze molto
più
gravi che il soggetto più debole non riesce a fronteggiare.
CONCLUSIONI
Concludendo
possiamo ritenere
che
l’abuso su bambini portatori d’handicap,
fisico o psichico che sia, è (allo
stato attuale) maggiore che nei bambini normodotati.
Le approfondite ricerche condotte negli stati uniti, illustrano un
panorama allarmante,
in alcuni casi mostrano che l’incidenza dell’abuso rivolto a bambini
con handicap è 10 volte superiore che per i bambini non affetti da disabilità.
Questo è facilmente spiegabile in quanto i bambini con disabilità
sono spesso più vulnerabili, soprattutto
quando si
tratta di una disabilità
psichica.
In Italia non disponiamo
di
ricerche approfondite, ma dall’unica ricerca condotta e attraverso le
interviste effettuate
ad alcuni professionisti ci sembra di riscontrare una tendenza
abbastanza simile a quella statunitense forse un po’ meno allarmante,
perché circoscritta a situazioni familiari particolarmente difficili.
Riteniamo però, altrettanto probabile, che molte situazione non
vengano denunciate o non emergano, risulta quindi impossibile fare una
stima realistica della situazione.
Pensiamo
che le soluzioni possibili per arginare ed evitare questi drammi siano
una corretta educazione sessuale, il training
sui diritti personali, interventi per aumentare l’autostima e
sviluppare una realistica visione dell’amicizia da applicare sia al
minore che alla sua famiglia.
Considerando che in alcuni casi le reazioni all’abuso sono le stesse
che per i bambini normodotati:
disagio, vergogna, timore di raccontare, sensi di colpa, ci permettiamo
di suggerire, come mezzo per riconoscere l’abuso e quindi proteggere i
bambini un attenzione particolare in caso i bambini manifestino dei
bruschi cambiamenti di umore e atteggiamenti diversi rispetto al solito.
Inoltre, riteniamo importante il ruolo delle insegnanti e degli
educatori che lavorano a stretto contatto con bambini portatori d’handicap.
Con il loro impegno e attraverso i progetti di integrazione tentano di
arginare e correggere atteggiamenti di esclusione e bullismo
che i bambini stessi rivolgono ai loro coetanei portatori d’handicap,
attraverso una corretta educazione alla socializzazione, insegnando loro
la cultura delle differenze, siano esse fisiche, psichiche che sociali.
LEGGENDA
Maltrattamento
fisico: comprende
tutte le forme di trauma non casuale inflitto al bambino sia da chi si
dovrebbe prendere cura di lui che dagli estranei, da conoscenti e
familiari.
Abuso
sessuale: coinvolgimento
di minori in attività sessuali. Questo tipo di
abuso può
comprendere carezze e toccamenti a sfondo sessuale, esibizioni o
rapporti sessuali da parte di estranei, conoscenti o membri della
famiglia del bambino.
Trascuratezza:
mancanza
di una supervisione adeguata o della soddisfazione dei bisogni
fondamentali
del bambino come cibo, abiti, riparo, igiene, cure mediche ed educazione
da parte di chi si dovrebbe prendere cura di lui.
Romeo
Laura per Aquilone blu onlus
Mariangela
Berretti
http://www.aquiloneblu.org