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La
piccola Haiti: un esempio del potere globale difeso dai Caschi blu
di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
- 30 gennaio 2007
Autrice del libro: "DITTATURE: LA STORIA
OCCULTA"
Ad Haiti, dopo lo sterminio degli indigeni Arawak e Taino
ad opera dei conquistadores francesi e
spagnoli, gli abitanti erano soprattutto ex schiavi. Il 1°
gennaio del 1804 si sollevarono contro l'oppressore, riuscendo a
prendere il potere. Haiti sarà il primo paese indipendente dell'America
Latina. Salì al potere il generale Jean-Jacques Dessalines, un
ex schiavo nato in Guinea, che giurerà di morire piuttosto che tornare
a vivere sotto il dominio francese. Nel 1806 verrà assassinato dagli
spagnoli. Seguirono una serie di tragici eventi, che resero assai
difficile mantenere l'indipendenza dell'isola. Haiti, che aveva dato un
esempio di libertà, pagherà duramente per questo.
A partire dal 1910, gli Usa manifestarono il desiderio di
condurre una "missione civilizzatrice" ad Haiti, che divenne
un protettorato americano. L'occupazione vera e propria iniziò nel
1915, e continuò attraverso governi corrotti e crudeli.
Le bellissime spiagge, i magici fondali corallini e la gente ricca di
umanità e di tradizioni incantevoli, stridono con l'inferno in cui ad
oggi il paese è costretto a vivere.
Ancora oggi gli Usa intervengono nelle questioni politiche
ed economiche di Haiti, e hanno distrutto ogni possibilità di vera
indipendenza del paese. Nel febbraio del 2004, gruppi di paramilitari,
che già avevano compiuto crimini orribili nel paese, fecero l'ennesimo
colpo di Stato contro governo in carica. Questi gruppi criminali erano
stati addestrati dagli Usa, e avevano attuato anche il colpo di Stato
del 1991, instaurando successivamente una terribile dittatura militare
(1991-1994). Uno squadrone della morte, creato da Emmanuel Constant,
fu conosciuto con l'acronimo F.R.A.P.H., e massacrò almeno 3000
haitiani. Constant confessò alla Tv americana Cbs che era al soldo della Cia.
Nel 1991 venne insediato dagli Usa il governo sanguinario
di Raoul Cédras. Quest'ultimo attuò così tanti e terribili
crimini da imbarazzare persino gli Usa, che decisero di chiedere ad
Aristide di ritornare al governo. Washington subordinava il ritorno di
Aristide allo svolgimento del programma economico del Fmi e della Bm.
Aristide cedette, ritornò e approvò i progetti del Fmi e della Bm. Ma
il popolo non lo riconobbe più come suo legittimo rappresentante e
venne isolato. Il popolo haitiano sapeva che trasformare il monopolio di
Stato in un’oligarchia privata avrebbe accresciuto le ricchezze
dell’élite di Haiti e privato i poveri dell’accesso alla ricchezza
nazionale.
Gli Usa cercarono in molti modi di far cadere il governo di
Aristide ormai screditato, per imporre un altro regime, fino al colpo di
Stato del 2004.
La nuova dittatura fece altre vittime: molte persone vennero uccise o
arrestate senza alcuna accusa. Anche diversi deputati, senatori,
sacerdoti e semplici cittadini vennero arrestati solo perché sospettati
di essere "sostenitori di Aristide".
Negli ultimi anni, diverse persone sono morte misteriosamente, come ad
esempio il generale Urano Teixeira da Matta Bacellar e il
giornalista Jean Dominique.
Ad Haiti le violazioni dei diritti umani sono ad oggi
gravissime, e la popolazione versa in condizioni economiche disastrose.
I media non si occupano dei fatti gravissimi che accadono in questo
paese, come non si occupano di fatti analoghi che accadono in altri
paesi del Terzo Mondo. La popolazione haitiana non accetta la dittatura,
e avvengono scontri, in cui intervengono, contro i civili, anche le
truppe dell'Onu. Alcuni haitiani, lo scorso anno, manifestarono per le
strade protestando contro possibili governi fantocci degli Usa. Il
popolo di Haiti protestava anche contro le privatizzazioni, che
avrebbero condannato alla miseria e alla morte molti cittadini.
Nuove elezioni sono state organizzate il 7 febbraio del
2006, e per l'occasione l'American Airlines e l'Air Canada sospesero
tutti i voli per Port au Prince, impedendo agli osservatori
internazionali (e ai giornalisti) di presenziare alle operazioni di
voto. I sondaggi avevano favorito l'ex presidente Rene Preval,
del partito Lespwa, "
Per due anni le elezioni erano state ripetutamente
rinviate, anche perché il popolo di Haiti, in seguito alle sofferenze
subite, è diventato completamente immune dai metodi di controllo
politico di Washington, e chiede una vera libertà, non un controllo
attraverso governi deboli o fantocci. Come afferma Elitane Atelis,
membro del Fanm des Martyrs Ayibobo Brav (donne vittime della
violenza militare): "Ogni piccolo haitiano sa a che gioco sta
giocando Bush'’.[1]
Per questo il paese è ad oggi militarmente occupato dai Caschi blu
dell'Onu e da truppe mercenarie al soldo degli Usa.
Soltanto il 12% degli aventi diritto si è recato alle
urne, e i pochi sostenitori del suffragio erano timorosi della
possibilità di brogli elettorali. Questi timori si sono rivelati
fondati quando dopo il voto furono trovate migliaia di schede elettorali
(tutte a favore di Preval) in una discarica pubblica nella zona nord di
Port au Prince.
Il 16 febbraio 2006 Preval è stato dichiarato nuovo presidente di Haiti
con il 51.15%. I media di diversi paesi hanno denunciato pressioni degli
Usa per un secondo turno elettorale, noncuranti che ciò avrebbe
ulteriormente gettato il paese nel caos.
Oggi il governo Preval, anche se volesse governare in modo
democratico, si troverebbe ad essere notevolmente indebolito e
controllato dal potere militare della cosiddetta Missione di
Stabilizzazione delle Nazioni Unite a Haiti,
Haiti è fra i paesi più poveri del mondo. Il lunghissimo retaggio di
lotte per la libertà e l'autodeterminazione ha reso il paese un campo
insanguinato e uno dei primi casi di guerra fra popoli e Caschi blu
dell'Onu. Gli uomini della Minustah combattono contro gruppi di civili,
che li vedono nella loro vera "missione": riportare Haiti
sotto il completo dominio americano. I Caschi blu, insieme alla polizia
haitiana, stanno commettendo ogni sorta di crimine: stupri, uccisioni
mirate e massacri di civili. Nei mesi precedenti alle elezioni la
situazione diventò ancora più tragica. Loris de Filippi, un infermiere
che lavora per Medici senza Frontiere ad Haiti racconta:
Come probabilmente si sarà appreso anche all’estero, la situazione
qui in Haiti è diventata particolarmente tragica. C’è stato un
notevole aumento delle violenze e soprattutto dei casi di feriti di arma
da fuoco negli ultimi mesi. Abbiamo quotidianamente a che fare con
persone che giungono in ospedale con gravi lesioni di questo tipo. Ma la
situazione è andata peggiorando nei mesi di novembre, dicembre e
gennaio. A novembre 2005 abbiamo avuto 34 casi di feriti da arma da
fuoco, a dicembre ben 80 e a gennaio sono stati 103. E le previsioni non
sono sicuramente rosee.[2]
Dopo le elezioni ripresero i combattimenti fra i gruppi di
resistenza e le truppe dell'Onu, come spiega de Filippi:
Fare rapporti sui diversi traumi che curiamo è molto difficile. Citè
Soleil è praticamente circondata dagli uomini del contingente giordano
che fanno parte della Minustah. E fra loro e gli uomini fedeli all’ex
presidente Aristide, che vivono all’interno del quartiere, c’è un
confronto armato quasi quotidiano. Stabilire poi di chi siano i
proiettili che feriscono la gente è impossibile.[3]
La resistenza haitiana viene definita come "un gruppo
di ribelli fedeli ad Aristide". Ma in realtà le autorità
americane sanno che non si tratta soltanto di gruppi isolati che
vorrebbero il ritorno di Aristide, ma della quasi totalità della
popolazione che chiede l'autodeterminazione (anche senza Aristide). Per
questo hanno completamente militarizzato il paese. I combattimenti fra
resistenza delle bidonville, sostenuta dalla maggior parte della
popolazione, e truppe della Minustah sono andati avanti anche dopo le
elezioni, e ancora perdurano.
Il governo di Renè Preval sta ricevendo molto denaro dalla comunità
internazionale. I dollari ricevuti non vengono utilizzati per aiutare la
popolazione ma in gran parte vengono intascati dai funzionari.
Senza un vero potere di governo, con le "truppe
globali" pronte a violentare e ad uccidere, la popolazione di Haiti
vive come in un incubo senza fine. Alcuni tentano la fuga negli Stati
Uniti. Nel maggio del 2006, arrivò sulle coste della Florida una
carretta del mare carica di 46 haitiani, che le autorità statunitensi
costrinsero al rimpatrio.
Il paese è stato inondato di armi, come spiega il console Onorario Alessandra
de Matteis:
Il vero problema di questo paese, però, sono le armi. Ce ne sono
tante, anzi troppe. Vi sono armi ovunque, una quantità spropositata per
questo piccolo paese. Fino a quando il governo, qualunque esso sia, di
qualunque tendenza politica, non deciderà di passare ad un’azione
forte di disarmo, la violenza sarà una costante della vita haitiana...
Più si armano le bande, anche quelle legate alla politica, più si arma
il privato cittadino per difendere le proprie cose e la propria vita. Chi
possiede una fabbrica o un negozio si arma per difendere la
sua attività.[4]
Sono state create squadre della morte, che pattugliano
giorno e notte le povere bidonville. Strani uomini armati di kalasnikov
terrorizzano la popolazione. I poliziotti, armati fino ai denti, fanno
capire chi comanda. Il governo Preval non ha mai preso il controllo del
paese. Nessuna istituzione funziona, e il paese è stato portato
completamente allo sbando. La popolazione rifiuta la militarizzazione
massiccia dei Caschi blu dell'Onu e delle truppe al soldo degli Usa. Nel
novembre del 2006, parecchi haitiani, studenti, disoccupati e semplici
cittadini, hanno preso a sassate alcuni soldati della Minustah. Alla
fine dello scorso anno, migliaia di persone hanno manifestato a Port au
Prince urlando “Questa non è casa vostra” e “Onu via da Haiti”.
I Caschi blu, in diverse occasioni, hanno sparato contro la popolazione
che protestava, uccidendo e ferendo centinaia di persone inermi. Il
potere militare della Minustah è stato imposto nel 2004, per garantire
il controllo del paese alle autorità Usa. In questi due anni hanno
ucciso centinaia di civili, e 14 soldati dell'Onu sono stati uccisi.
Nell'atmosfera surreale, lo scorso anno (3 dicembre 2006) gli Usa hanno
persino organizzato le elezioni amministrative. Hanno creato altre
violenze e altro caos, e reso la situazione incomprensibile. Le truppe
di polizia e dell'Onu hanno presidiato le urne, puntualmente disertate
dalla popolazione. Altro denaro è stato dato alle autorità haitiane,
che, come al solito, è stato intascato da funzionari compiacenti.
Mentre il paese continua a sprofondare nella miseria, ed è costretto a
pagare quasi due milioni di dollari al mese per estinguere le somme che
sono state intascate dai dittatori e dai funzionari corrotti.
Sia la polizia haitiana che i soldati dell'Onu hanno
praticamente l'impunità, e possono quindi uccidere chiunque senza dover
pagare per i crimini. In questi ultimi giorni, altri civili haitiani
sono stati uccisi dalla Minustah, che oggi comprende 7200 uomini di 35
diverse nazioni diverse.
Il 24 gennaio 2007 è stato ucciso il fotografo freelance, Jean-Remy
Badio. L'evento ha peggiorato la già grave situazione dei media
haitiani, che non forniscono notizie sul numero delle vittime civili né
sulla vera situazione del paese. Attualmente si hanno notizie generiche
su azioni della Minustah, che sta penetrando nelle bidonville con i
carri armati. Ma non viene riferito il numero dei morti.
Una statua è stata posta nella Place des Heroes de l’Independence di
Port au Prince, raffigura un Schiavo che soffia dentro una conchiglia.
Lo Schiavo Ignoto che iniziò duecento anni fa la lotta per la libertà
e l'indipendenza. Una lotta costata tanto sangue e mai finita.