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Russi e
cinesi denunciano: esperimenti per condizionare il tempo
di
Mirko Molteni - tratto da "La Padania" 15 e 16 giugno 2003
«La tecnologia è come un paio di scarpe magiche ai piedi di una bambola meccanica dell’umanità. Dopo che la molla è stata caricata dagli interessi commerciali, la gente può solamente danzare, volteggiando vorticosamente al ritmo che le scarpe stesse hanno stabilito». Queste efficaci parole sono tratte dal libro: «Guerra senza limiti», scritto da due colonnelli dell’aeronautica Cinese, Qiao Liang e Wang Xiansui. Nel testo i due militari cinesi esaminano l’impatto delle nuove tecnologie sul pensiero strategico, sul terrorismo e su tutto ciò che concerne la guerra in questo XXI secolo. Essi accennano due volte alla possibilità che un Paese possa scatenare artificialmente le forze della Natura, usandole come «armi non tradizionali» per mettere in ginocchio il nemico. Per esempio sconvolgendo il clima e il regime delle piogge. Tutto ciò sembra fantascienza, ma Qiao e Wang hanno forse ragione nell’includere la «guerra ecologica» tra le 24 forme di conflitto da essi elencate.
Ebbene
il 15 gennaio 2003, il sito della «Prava» ha ospitato un inquietante articolo,
scritto dal deputato ucraino Yuri Solomatin, in cui si esprime preoccupazione
per gli esperimenti condotti dagli americani in Alaska, dove dal 1994 si sta
portando avanti il programma HAARP, High Frequency Active Auroral Research
Program, cioè «programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza». In
pratica, una selva di enormi antenne eretta nel bel mezzo della foresta boreale
nordamericana. Solomatin ha voluto richiamare l’attenzione dell’Ucraina su
un problema già sollevato dai Russi. Quelle antenne sono forse il
prototipo di un’arma «geofisica» americana, capace di condizionare il clima
di continenti alterando con microonde la temperatura o l’umidità? Il deputato
ucraino dà credito al sospetto che i disastri naturali intensificatisi
ultimamente siano da imputare ai sempre più assidui test del sistema HAARP.
Anche in Germania, le inondazioni dello scorso anno sono sembrate a qualcuno
troppo disastrose. Così due giornalisti tedeschi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf,
hanno vagheggiato in un loro articolo, pubblicato sul numero 120 del bimestrale
«Raum und Zeif», che i cicloni e gli allagamenti che hanno piegato l’Europa
Centrale possano essere legati all’HAARP. La Russia aveva dato l’allarme
quasi un anno fa. Come riporta l’agenzia Interfax dell’8 agosto 2002, ben 90
parlamentari della Duma di Mosca avevano firmato un appello indirizzato
all’ONU in cui si chiedeva la messa al bando di questi esperimenti
elettromagnetici. Un mese più tardi erano saliti a 220 i deputati russi a
favore dell’appello. D’altronde vi era stato un rapporto della Duma che
accusava esplicitamente l’America. Parole schiette e scomode: «Sotto il
programma HAARP, gli USA stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che
possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il
significato di questo salto qualitativo è comparabile al passaggio dall’arma
bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari».
Il
sito ufficiale www.haarp.alaska.edu
ci presenta un’innocente stazione scientifica dove gli scienziati sondano via
radio quelle regioni dell’alta atmosfera preannuncianti lo spazio esterno, cioè
la ionosfera e la magnetosfera. I titoli dei paragrafi esplicativi del sito sono
peraltro scritti a mo’ di domande («Cos’è HAARP?», «Perché è coinvolto
il Dipartimento della Difesa?», ecc.) Nel paragrafo titolato «HAARP è unico?»,
ci si affretta a precisare che anche altre nazioni studiano la ionosfera, come
la stessa Russia o i Paesi europei (più il Giappone) del consorzio EISCAT,
anche se le loro apparecchiature, site a Tromsoe in Norvegia, sono dei radar «incoerenti».
Ma veniamo ai dettagli. Presso Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del
Principe Guglielmo, un terreno di proprietà del Dipartimento della Difesa USA
fu scelto il 18 ottobre 1993 da funzionari dell’Air Force e a partire
dall’anno seguente venne disseminato di piloni d’alluminio alti 22 metri, il
cui numero è cresciuto di anno in anno fino ad arrivare a 180. Ognuno di questi
piloni porta doppie antenne a dipoli incrociati, una coppia per la «banda bassa»
da 2.8 a 7 MegaHerz e l’altra per la «banda alta» da 7 fino 10 MegaHerz.
Tali antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di
350Km, grazie alla loro grande potenza. A pieno regime, l’impianto richiede
3.6 MegaWatt (la potenza di 100 automobili), assicurati da 6 generatori azionati
da altrettanti motori diesel da 3600 cavalli l’uno. Scopo ufficiale di queste
installazioni è studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni. Come
si sa, questo strato è composto da materia rarefatta allo stato di plasma, cioè
di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere verso terra le
onde hertziane, in particolare nelle ore notturne. E’ per questo, ad esempio,
che di notte ci è possibile ascoltare alla radio le stazioni AM di molti Paesi
stranieri, dato che la riflessione ionosferica permette ai segnali di scavalcare
la curvatura terrestre.
Secondo
lo stesso principio è plausibile che le irradiazioni delle antenne HAARP
possano rimbalzare fino a colpire gli strati bassi dell’atmosfera sopra un
Paese distante migliaia di chilometri. Ed interferire quindi con i fenomeni
meteorologici. Certamente si tratta di mere ipotesi. Comunque, un uso militare
dell’HAARP è ammesso dalla Federazione Scienziati Americani. Un uso,
tuttavia, non distruttivo, ma solo di ricognizione. Modulando i segnali in
frequenze bassissime, cioè onde ELF o VLF, si potrebbe «vedere ciò che
succede nel sottosuolo, individuando bunker, silos di missili, e altre
installazioni sotterranee di Stati avversi. Al di là di ciò, la «guerra
ecologica» appare terribilmente possibile da oltre vent’anni. Già nel 1976
l’Enciclopedia Militare Sovietica ventilava il rischio che gli Stati Uniti,
per via elettromagnetica o per via astronautica, potessero modificare il clima
dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono sopra l’URSS. L’Unione Sovietica
si accordò così con gli USA perché fosse proibito l’uso dei cambiamenti
climatici ambientali. A livello ONU, ciò fu ribadito con la convenzione ENMOD (Environmental
Medifications), entrata in vigore il 5 ottobre 1978. Ma
pochi anni dopo, negli Stati Uniti, lo scienziato considerato il padre
dell’HAARP ideava un sistema volto apertamente a controllare i fenomeni meteo.
L’11 agosto 1897 il dott. Bernard Eastlund brevettava con numero di «patente»
4,686,605 il suo «Metodo e apparato per l’alterazione di una regione
dell’atmosfera, della ionosfera o della magnetosfera».
Si dice che Eastlund,
fisico del MIT si sia ispirato ai lavori del grande genio Nikola Tesla
(1856-1943), lo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884. A Tesla
dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione dell’elettricità,
soprattutto la corrente alternata trifase (mentre Edison era rimasto arroccato
sulla corrente continua). Inoltre aveva tentato di sviluppare un sistema di
trasmissione dell’energia via etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché
un apparecchio per ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle
oscillazioni naturali del campo elettrico terrestre. Quando Tesla morì, l’8
gennaio 1943, gli agenti dell’FBI diedero la caccia a tutti i suoi progetti,
su cui si favoleggiò a lungo. D’altra parte lo stesso Tesla aveva parlato
persino di raggi della morte, efficaci fino a 320 km di distanza.
Non
sappiamo esattamente quanto vi sia di Tesla nei progetti del dott. Eastlund e
nell’HAARP. Fatto sta che negli anni Novanta Eastlund fondò una sua
compagnia, la Eastlund Scientific Enterprise, che fra le attività menzionate
sul suo sito web comprende tanto la partecipazione al programma HAARP, quanto
l’esplicita ricerca nel campo delle modificazioni meteorologiche. Che dire?
Ritornando al libro di Qiao Liang e Wang Xiansui, c’è da rabbrividire alle
loro frasi: «Utilizzando metodi che provocano terremoti e modificando le
precipitazioni piovose, la temperatura e la composizione atmosferica, il livello
del mare e le caratteristiche della luce solare, si danneggia l’ambiente
fisico della terra o si crea un’ecologia locale alternativa. Forse, presto, un
effetto El Nino creato dall’uomo diverrà una superarma nelle mani di alcune
nazioni e/o organizzazioni non-statali».