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La sfida degli
OGM
Di
Maurizio Blondet - tratto da "Avvenire" del 2 giugno 2003
Interrogativi
che coinvolgono contadini, multinazionali e consumatori
Alimenti transgenici: risorsa o minaccia?
Scade la moratoria europea sui cibi biotech Riparte la querelle Usa-Ue In gioco
gli interessi delle rispettive agricolture. E i destini del Sud del mondo
Di Maurizio Blondet
La moratoria
europea all'autorizzazione dei cibi transgenici, in vigore da cinque anni, sta
per scadere. Le lobbies contrapposte affilano le armi, e anche il vertice dei G8
in corso a Evian ripropone la divaricazione euro-americana. Da tempo, premuto
dagli agricoltori del Midwest, suoi elettori, George Bush ha aperto la campagna
con due mosse. Ha accusato l'Europa di "affamare il Terzo Mondo" con
la sua ostinazione al «no» sui transgenici, e ha fatto appello legale
all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) accusando la UE di violare le
regole della concorrenza. «L'Europa ha creato una barriera al commercio
pretestuosa», ha dichiarato Robert Zoellick, l'Us Trade Representative (il
ministro americano competente): «Gli stessi studi scientifici europei ci danno
ragione». Vero. La Royal Society, l'accademia delle scienze britannica, ha
dichiarato ai primi di maggio che nessuna differenza di rischio è stata notata
tra nutrirsi di cibi Ogm e di cibi "naturali". Ma due settimane dopo,
la stessa Royal Society ha avvertito il suo governo che i seminati Ogm, "se
saranno introdotti nel Regno Unito, richiederanno anni di monitoraggio per
vederne gli effetti sull'ambiente a lungo termine".
Difficile capire, per il pubblico. «I rischi esistono e sono segnalati nelle
riviste scientifiche,», dice Enzo Caprioli, medico e biologo, autore di
articoli contro gli Ogm: «per esempio nell'89 in Usa ci sono stati 37 decessi
per un integratore alimentare, il triptofano, prodotto da batteri geneticamente
modificati. Si formava un metabolita secondario tossico, del tutto imprevisto. E
abbiamo già visto danni "imprevisti", addirittura estinzioni di
specie, per pratiche più innocue, come l'ibridazione o l'immissione di specie
esotiche».
Ma forse anche questo è allarmismo. L'avvertimento della Royal Society non
mette l'accento sui rischi, ma sulla mancanza di regole. «Avevamo avvisato il
governo cinque anni fa di mettere a punto un metodo di controllo», dice Patrick
Bateson, della Society: «Non ha fatto nulla».
E' qui il punto, spiega Dario Frisio, docente di economia agraria all'università
Statale di Milano. «L'Europa avrebbe potuto e dovuto varare, in questi cinque
anni, regolamentazioni anche restrittive sugli Ogm, sulla loro
"rintracciabilità"; sull' etichettatura. Non ha fatto niente. La
stessa moratoria non è stata un atto normativo, ma la decisione di non
procedere ad atti normativi».
Perciò Pascal Lamy, commissario europeo al commercio ma soprattutto francese,
nega perfino che una moratoria esista. Difatti, non ha nemmeno una scadenza
precisa.
Ma questo rende debole la posizione europea in una causa davanti al Wto. Tony
van der Haegen, l'eurocrate competente, conferma: «La nostra posizione è
insostenibile. In una causa, perderemo».
Ricordiamolo: nel 2001 le coltivazioni geneticamente modificate nel mondo erano
53 milioni di ettari, quattro volte la superficie agricola italiana. Il 66% di
questa superficie è in Usa, il 25% nel Terzo Mondo. Metà della soia prodotta
sul pianeta è transgenica.
Il bando agli Ogm dell'Europa, massimo importatore di cibo del globo, fa perdere
ai coltivatori americani 300 milioni di dollari l'anno.
"La moratoria è illegale", ha concluso Margot Wallstrom, la
commissaria europea all'Ambiente. Che vuole autorizzare gli Ogm senza aspettare
che la direttiva di regolamentazione sia approvata dagli stati membri. Cedimento
alle lobbies? Tuttavia, la Competitive Enterprise Institute (l'organo di
coordinamento delle lobbies agricole in Usa) non è ottimista. "La
moratoria cadrà il prossimo autunno o al peggio nel 2005", si legge nel
suo bollettino, "ma resta l'ostilità dei consumatori europei. Sì che gli
stati membri possono ignorare le regolamentazioni a nostro favore varate dalla
UE".
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