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Guerre
e Pace
Luciana Vita
Siamo preoccupati: ci lasciamo attraversare amareggiati e indifferenti dalla retorica di prammatica: ben sapendo che parlare in termini di guerra e di vittorie riferendoci al terrorismo è come mettere benzina sul fuoco. Dinanzi a una volontà di uccidere uccidendosi non ci sono misure preventive, semmai leggi restrittive che consentono controlli al setaccio e trasformano la nostra vita in un continuo stato d’assedio.
Ma non era proprio questo che si stava preparando nel grande stadio? Lo scatenamento dell’ inevitabile scontro tra civiltà con la partecipazione di tutti? Da quanto tempo sono all’opera gli allenatori? E il pubblico è pronto a sputare sull’avversario, fino a che la superiorità delle armi o la tenacia dell’odio daranno ragione di tale conflitto?
Non
solo non abbiamo portato pace, come dicevamo di voler fare, ma ci
siamo fatti prendere la mano da nostro figlio Stati Uniti, (che freme,
scalpita, si incazza, non vuole stare alle regole), e siamo disposti a
credere nella cattiveria del mondo o nella bontà dei nostri sistemi
economici.
Chi sono i terroristi? E noi chi siamo? Cosa
vogliamo? Abbiamo qualche responsabilità in ciò che ci accade? Perché
restiamo invischiati nelle logiche di guerra? Ma non volevamo la
pace?
Noi, eterni spettatori dei grandi giochi, ignari e compartecipi, appiattiti dietro le nostre paure o imprigionati nei numeri delle statistiche, siamo stanchi di essere manipolati attraverso i nostri buoni sentimenti. Siamo cresciuti, ci siamo fatti Europa; molti di noi vogliono uscire da questo pazzo gioco. Sentiamo il peso della nostra Storia, dei tanti dolori subiti o dati. Non dimentichiamo di essere stati portatori di guerre di religione, di aver ucciso i talenti migliori sui roghi del nostro pregiudizio, di aver scatenato rivoluzioni, di aver scoperto la guerra di classe, di aver intrapreso feroci guerre coloniali, di aver scatenato guerre mondiali e pulizie etniche, di aver prodotto la mostruosità del nazismo.
Siamo
cresciuti e i giochi ci stanno stretti.
Non
crediamo più alle verità unilaterali, ma alla sordità tra le parti.
Non
crediamo più nelle guerre giuste e temiamo quelle che si producono
perché sono un evidente fatto di inciviltà.
Come possiamo credere che il mondo sia sempre diviso in squadre contrapposte?
Conosciamo
i giochi truccati, le alleanze dietro le quinte, il
dopping, il gioco delle tre carte e mille altri inganni per far
apparire ciò che non è.
(C’è
qualcuno ad esempio che potrebbe
spiegarci come mai si riesca a speculare in borsa
sugli attentati che le lancette dell’orologio assegnano al futuro?)
Ci possiamo solo chiedere, al di là delle vane parole, quale forza misteriosa spinga degli esseri umani, mossi dalle proprie “giuste” cause a diventare strumenti di sì fatti giochi… prestando il proprio corpo, cedendo in pegno i sentimenti e rinunciando ai propri pensieri per aderire a progetti che negano la vita. Per trattare i propri simili come sagome informi, come pedine da sistemare o obiettivi da far saltare.
Come
difendersi dal nostro delirare?
C’è una possibilità di
riportare la calma? Un po’ d’ordine, un equilibrio?
E’ possibile uscire dall’illusione che l’altro sia inferiore o superiore a noi? Che sia diverso e perciò non degno di altrettanta considerazione?
E’ possibile andare oltre le tante illusorie differenze? E’ possibile amare la giustezza e ridimensionare le spinte dell’ego?
E’
possibile ascoltare il dolore?
E’ possibile riconoscere i propri errori, le proprie responsabilità e avere l’umiltà di correggersi?
E’ possibile intraprendere la via della saggezza anziché della furia reattiva?
Dove
sono tutti gli uomini di buona volontà, di tutte le religioni? E gli
amanti della libertà e della pace? Stanno forse litigando
su chi ha cominciato per
primo? A distribuirsi colpe e insulti?
Un
mondo di pace ci attende e mille intelligenze sono pronte a fiorire
all’insegna
di una nuova civiltà.
Luciana
Vita