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Guerre e Pace
Luciana Vita

    Gli attentati di Londra sono accaduti da pochi giorni, insieme ad altri qui e là per l’Europa a cui fanno da sottofondo gli attentati quotidiani nei luoghi caldi del conflitto.

Siamo preoccupati: ci lasciamo attraversare amareggiati e indifferenti dalla retorica di prammatica: ben sapendo  che  parlare  in  termini di guerra e di vittorie riferendoci al terrorismo è come mettere benzina sul fuoco. Dinanzi a una volontà di uccidere uccidendosi  non ci sono misure preventive, semmai leggi restrittive che consentono  controlli  al setaccio e trasformano la nostra vita in un continuo stato d’assedio.

    Ma non era proprio questo che si stava preparando nel grande stadio? Lo  scatenamento dell’ inevitabile  scontro tra civiltà con la partecipazione di tutti? Da quanto tempo sono all’opera gli allenatori? E il pubblico è pronto a sputare sull’avversario, fino a che la superiorità delle armi o la tenacia dell’odio daranno ragione di tale conflitto?

 

Non solo non abbiamo portato pace, come dicevamo di voler fare, ma ci siamo fatti prendere la mano da nostro figlio Stati Uniti, (che freme, scalpita, si incazza, non vuole stare alle regole), e siamo disposti a credere nella cattiveria del mondo o nella bontà dei nostri sistemi economici.
    Chi sono i terroristi? E noi chi siamo? Cosa vogliamo? Abbiamo qualche responsabilità in ciò che ci accade? Perché restiamo invischiati nelle logiche di guerra? Ma non volevamo la pace? 

Noi, eterni spettatori dei grandi giochi, ignari e compartecipi, appiattiti dietro le nostre paure o imprigionati nei numeri  delle statistiche, siamo stanchi di essere manipolati attraverso i nostri buoni sentimenti. Siamo cresciuti, ci siamo fatti Europa; molti di noi vogliono uscire da questo pazzo gioco.  Sentiamo il peso della nostra Storia, dei tanti dolori subiti o dati. Non dimentichiamo di essere stati portatori  di guerre di religione, di aver ucciso i talenti migliori sui roghi del nostro pregiudizio, di aver scatenato  rivoluzioni, di aver scoperto la guerra di classe, di aver intrapreso feroci  guerre coloniali,   di aver scatenato guerre mondiali e pulizie etniche, di aver prodotto la mostruosità del nazismo.

 

    Siamo cresciuti e i giochi ci stanno stretti.

Non crediamo più alle verità unilaterali, ma alla sordità tra le parti.

Non crediamo più nelle guerre giuste e temiamo quelle che si producono perché sono un evidente fatto di inciviltà.

 

    Come possiamo credere che il mondo sia sempre diviso in squadre contrapposte? 

    Conosciamo i giochi truccati, le alleanze dietro le quinte,  il dopping, il gioco delle tre carte e mille altri inganni per far apparire ciò che non è.

(C’è qualcuno ad esempio che potrebbe  spiegarci come mai si riesca a speculare in  borsa sugli attentati che le lancette dell’orologio assegnano al futuro?)

    Ci possiamo solo chiedere, al di là delle vane parole, quale forza misteriosa spinga degli esseri umani, mossi dalle proprie  giuste”  cause a diventare strumenti di sì fatti giochi… prestando il proprio corpo, cedendo in pegno i sentimenti e rinunciando ai propri pensieri per aderire a progetti che negano la vita. Per trattare i propri simili come sagome informi, come pedine da sistemare o obiettivi da far saltare.

 

Come difendersi dal nostro delirare?
C’è una possibilità di riportare la calma? Un po’ d’ordine, un equilibrio?

E’ possibile uscire dall’illusione che l’altro sia inferiore o superiore a noi? Che sia diverso  e perciò non  degno di altrettanta considerazione?

E’ possibile andare oltre le tante illusorie differenze? E’ possibile amare la giustezza e ridimensionare le spinte dell’ego?

E’ possibile ascoltare il dolore?

E’ possibile riconoscere i propri errori, le proprie responsabilità e avere l’umiltà di correggersi?

E’ possibile intraprendere la via della saggezza anziché della furia reattiva?

Dove sono tutti gli uomini di buona volontà, di tutte le religioni? E gli amanti della libertà e della pace? Stanno forse  litigando  su chi ha cominciato per primo? A distribuirsi colpe e insulti?

 

Un mondo di pace ci attende e mille intelligenze sono pronte a fiorire

all’insegna di una nuova civiltà.

Luciana Vita

 


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