|
Tratto
da Movisol - www.movisol.org/znews178.htm
- 28 settembre 2006
25 settembre 2006 – Esperti militari di Washington
hanno riconosciuto la validità dell'analisi di Lyndon LaRouche secondo cui Bush
e Cheney si ripromettono un
attacco contro l'Iran a tempi ravvicinati, “senza preavviso”, come
ha detto lo statista democratico, senza consultare il Congresso, le
Nazioni Uniti e gli “alleati” degli USA. Lo scenario più probabile,
ha spiegato LaRouche, è un ordine di Bush di attaccare l'Iran dalla
base aerea di Offutt nel Nebraska.
L'allarme è stato lanciato da diversi ambienti contrari
alla politica imperiale:
- Il colonnello in congedo dell'Air Force Sam Gardiner
ha scritto un articolo per «The
Century Foundation» in cui spiega che elementi dell'amministrazione
Bush non tengono conto delle preoccupazioni espresse dagli ufficiali in
servizio ma sono sempre più propensi a ordinare gli attacchi aerei,
miranti non solo ai siti del programma nucleare iraniano, ma a colpire
lo stesso governo per “decapitare” il regime. L'analisi di 25 pagine
di Gardiner è intitolata “La fine della 'estate della diplomazia'.”
- Un lungo articolo pubblicato il 21 settembre da The
Nation, intitolato “Segnali di guerra”, riferisce: “The
Nation è venuto a sapere che
l'amministrazione Bush e il Pentagono hanno emesso ordini per la
costituzione di 'gruppo d'assalto' di navi ... che si diriga verso il
Golfo Persico, sulle coste occidentali dell'Iran”. Al gruppo
apparterrebbero la portaerei Eisenhower e una scorta di sottomarini. The
Nation cita Gardiner e diversi altri ufficiali militari e
dell'intelligence, tra cui il noto ex analista della CIA Ray McGovern,
che hanno confermato l'estrema gravità della situazione.
- Sull'American
Conservative, l'ex funzionario CIA Phil Giraldi ha
riferito i moniti provenienti da diversi militari in servizio e da parte
di politici preoccupati per la fretta con la quale
- Il colonnello dell'Air Force Karen Kwiatkowski
spiega in un articolo su LewRockwell.com
che l'invasione dell'Iran “non
è soltanto già pianificata, ma è già in corso”. “Prove,
piani e documenti mostrano che l'invasione dell'Iran, usando l'Iraq, il
Golfo Persico, il Pakistan,
- Lo scrittore iraniano Abbas Bakhtiar, professore
universitario in Norvegia, ha pubblicato due analisi sul pericolo di un
attacco USA in Iran. La prima è un articolo apparso il 28 agosto su “Scoop
Independent News”, la seconda è un'analisi di 80 pagine
intitolata “U.S. vs Iran: Hybrid War”.
Secondo Bakhtiar, l'Iran risponderà all'aggressione con
l'impiego di forze regolari e irregolari (da qui il termine guerra
ibrida). Dopo aver ampiamente descritto le forze di cui dispone
l'Iran, (350 mila regolari, 100 mila della guardia repubblicana, 100
mila volontari. Inoltre: 350 mila riservisti dell'esercito e 300 mila
riservisti dei volontari. 45-60 mila poliziotti. Ma secondo alcune stime
i volontari potrebbero salire, con le riserve, fino ad alcuni milioni).
Bakhtiar cita rapporti della sicurezza saudita secondo cui l'Iran
disporrebbe di elementi piazzati ad alto livello nei ministeri ed in
altre istituzioni irachene. Di conseguenza l'Iran potrebbe scatenare la
guerra asimmetrica in Iraq, colpendo in profondità le forze
anglo-americane ivi stanziate e le loro linee di rifornimento.
Bakhtiar spiega inoltre che le forze iraniane hanno la
capacità di bloccare lo stretto di Hormutz, in maniera tale da
costringere gli USA ad occupare la regione meridionale dell'Iran e le
trenta isole, con un impiego incredibile di forze navali per liquidare
le numerose piccole imbarcazioni della guardia repubblicana. Sullo
stretto di Hormuz grava inoltre un'ipoteca cinese: nel caso di blocco
americano dello stretto,
Bakhtiar illustra approfonditamente la strategia della guerra ibrida
alla quale l'Iran si starebbe preparando dal 1980, anche studiando le
esperienze USA in Afghanistan e Iraq. “Le recenti manovre militari
iraniane mostrano come, se attaccato, il paese potrebbe schierare uno
dei più imponenti eserciti irregolari che si sia mai visto…”
L'Iran probabilmente risponderà alle incursioni aeree USA
con spedizioni della Guardia Rivoluzionaria a combattere le truppe
americane sia in Iraq che in Afghanistan. A quel punto agli USA non
resterebbe che l'opzione di invadere l'Iran, ma il grosso delle sue
truppe sarebbe già inchiodato a combattere contro le truppe irregolari
nei due paesi confinanti. Allora resterebbe solo l'opzione nucleare.
L'Iran, di contro ha anche l'opzione delle armi chimiche e biologiche,
scrive Bakhtiar. Inoltre, se l'Iran attacca Israele, quest'ultimo si
rivolgerebbe contro
Lo studio è una utile esposizione, molto dettagliata, su
come si sviluppa la guerra irregolare che LaRouche ha denunciato come il
pericolo maggiore derivante da un attacco dei neocon contro l'Iran.
Non sorprende come un'accelerazione di questa politica folle sia
avvenuta proprio nel momento in cui il presidente iraniano Mohamoud
Ahmadinejad ha fatto diverse offerte a favore della pace nel corso della
visita negli USA ed alle Nazioni Unite
Le
audizioni dei democratici al Senato
Intanto sono iniziate il 25 settembre le audizioni del Senate
Democratic Policy Committee sulla condotta della guerra in Iraq. La
seduta è stata presieduta dal capogruppo Harry Reid e dai sen. Durbin,
Dorgan e Shumer. La controparte repubblicana, vivamente invitata a
partecipare, ha preferito disertare la seduta.
La lista di tutto quello che è andato per storto nella guerra in Iraq
è stata presentata da Reid e sono stati poi ascoltati tre alti
ufficiali in congedo. Tutti e tre hanno auspicato un avvicendamento ai
vertici del Pentagono ma al tempo stesso hanno anche deprecato la
latitanza del Congresso e degli stessi democratici nel contrastare la
guerra.
Il colonnello dei Marines Thomas X. Hammes, autore
di un libro molto apprezzato sulla guerra irregolare, ha ricordato ai
senatori che la banda composta da Bush, Cheney e Rumsfeld non ha
“preso il potere”, piuttosto, “il potere è stato loro ceduto”
da parte dei parlamentari democratici quando nel 2002 decisero di non
indire il dibattito sull'Iraq prima del voto. Dopo quelle elezioni fu
troppo tardi, anche perché il dispiegamento militare era entrato in una
fase avanzata.
Il general maggiore dell'esercito Paul Eaton ha dovuto rispondere
al sen. Schumer sulla riluttanza degli ufficiali in servizio di parlare
senza riserve sulla situazione reale in Iraq. Gli ha ricordato che il
Congresso ha l'autorità di convocare a deporre, e di obbligare gli
ufficiali a dire tutta la verità, a prescindere da chi è al governo.
Se il Congresso lo facesse, gli ufficiali sarebbero finalmente liberi di
ignorare le pressioni di Rumsfeld, ha detto Eaton.
Il general maggiore John Batiste, uno degli
ufficiali in congedo più critico nei confronti di Rumsfeld, ha spiegato
che occorre smetterla di “ipotecare il nostro futuro al tasso di 1,5
miliardi a settimana e di sostenere il nostro grande esercito e i
Marines con finanziamenti straordinari”.