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Castelli
vara il Grande Fratello made in Italy:
le e-mail conservate per due anni e mezzo
di s.b.
Un
paragone, per capire: è come se gli uffici postali dovessero
fotocopiare - e tenere in magazzino - le lettere, le cartoline, i
biglietti di auguri che gli italiani spediscono in due anni e mezzo.
Un'idea assurda. Ma anche grave. Gravissima. Visto che fino a ieri
c’erano precise norme a tutela della privacy. Appunto, fino a ieri.
L'ultimo consiglio dei ministri dell'anno, invece, nelle more del
decreto salva-Fede, ha anche varato una norma per la quale i magistrati
potranno chiedere i tabulati con l’elenco di chi ha utilizzato la rete
negli ultimi trenta mesi.
L’elenco dei loro nomi e dei loro messaggi. Il termine sarà
addirittura di 60 mesi per i reati più gravi. Ma la richiesta dei
magistrati per essere esaudita ha bisogno di un passaggio: che comunque
le società che gestiscono il traffico Internet conservino i dati. Tutti
i dati.
La cosa è praticamente impossibile. L'associazione
dei provider (se la rete è una grande autostrada virtuale i provider
sono i "caselli" autostradali, il punto dal quale si entra),
l'Aipp, dicevamo, ha calcolato che in Italia ci sono 24 milioni di
utenti e ammesso pure che ricevano una sola e-mail al giorno, per
ottemperare al decreto del governo, sarebbe necessario avere un archivio
composto da 80 milioni di Cd-rom. Che è più o meno il numero di Cd Rom
venduti in Europa. Un decreto, insomma, varato, molto probabilmente da
chi non ha mai avuto a che fare con la rete, varato da
"incompetenti", come dicono i provider.
Ma
fin qui siamo sul versante tecnico. La cosa più grave è un'altra. E'
sul versante politico, è la violazione di tutte le norme di tutela
della privacy. Lo dice esplicitamente il Garante. Anzi lo dice
collegialmente il garante che, come si sa, è un organismo composto da
quattro persone: Stefano Rodotà, che ne è il Presidente, Giuseppe
Santaniello, Gaetano Rasi e Mauro Paissan. I quattro insieme - cosa che
è avvenuta raramente - hanno firmato un documento. Per dire che «la
nuova disciplina sui dati relativi e alle utilizzazioni di Internet può
entrare in conflitto con le norme costituzionali sulla libertà e
segretezza delle comunicazioni». Il Garante dice di più: si aspetta «un
attento esame del decreto da parte del Parlamento». Si aspetta,
insomma, che i deputati riportino nella Costituzione una norma che
palesemente la viola. Inutile aggiungere, invece, che il ministro
Castelli, leghista, ha definito queste norme "equilibrate, concrete
e fattive". Lui,il ministro,si spinge fino a dire che questo
decreto servirà a «battere» il terrorismo. Cosa che i precedenti
governi non hanno mai fatto con successo.