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Quello
che realmente è successo in Senato il 21 febbraio
di Antonella
Randazzo per www.disinformazione.it
– 26 febbraio 2007
I giornalisti allarmati annunciavano: "caduto il
governo Prodi sulla politica estera!" I due senatori di sinistra
che avevano votato contro la mozione del governo venivano chiamati nei
Tg "senatori ribelli", come se chi segue la propria coscienza
lo fa per una capricciosa ribellione.
La domanda è: come fa un governo ad andare in crisi su una politica che
è praticamente uguale in entrambi gli schieramenti?
La politica è ormai diventata una questione di dettagli e pretesti. I
due schieramenti si scontrano non per questioni reali, legate a valori o
a principi, ma per sgomitare, pestare piedi e sopraffare.
Perché è stata creata questa crisi di governo?
Che il sistema avesse un bisogno urgente di dirottare l'attenzione dei
cittadini era cosa ovvia, dopo la manifestazione di Vicenza, da cui è
emerso in modo assai chiaro il pensiero degli italiani sulla guerra e
sul militarismo. La politica estera era diventata l'argomento scottante,
a cui si doveva collegare un colpo di scena o un evento che avesse
l'effetto di gettare sabbia negli occhi o di rimettere in sesto le
vecchie logiche scardinate dalla manifestazione di Vicenza. Si doveva,
cioè, riportare l'attenzione sulla "stabilità di governo" o
sul "dovere di sostegno di tutta la coalizione di
maggioranza".
Lo scopo principale della crisi era dunque di creare altri
problemi di cui discutere, altre questioni. In effetti, l'attenzione è
stata dirottata.
Ma in realtà la questione è rimasta invariata: i nostri governi a chi
obbediscono?
La politica estera della maggioranza, esposta da D'Alema il 21 febbraio
al Senato, era un intruglio di retorica e di menzogne. Pressoché
analoga a quella del centrodestra.
La premessa è che la politica di governo e la volontà del paese,
specie sulla questione della base di Vicenza, risultavano due cose
contrapposte. La legge sull'ampliamento della base Nato a Vicenza era
stata approvata il 31 gennaio, con 152 voti a favore e 146 voti contro
(4 astenuti). L'ordine del giorno sull'ampliamento della base militare
di Vicenza era stato proposto da Roberto Calderoli, ma anche il
documento presentato dalla maggioranza era stato approvato.
Erano rimaste inascoltate le critiche dei senatori Rame,
Grassi e Bulgarelli, che facevano notare come si stesse calpestando la
promessa fatta ai cittadini di "contenimento della proliferazione
degli armamenti, sulle servitù militari e (la decisione) prescinde
dalle esigenze espresse dalle popolazioni interessate, la cui
mobilitazione è un'affermazione concreta della sovranità popolare...
nonché l'esigenza di riconsiderare su un piano di reciproco rispetto il
regime giuridico cui sono sottoposti i dipendenti delle basi".[1]
Massimo D'Alema, in qualità di Ministro degli Esteri, il 21 febbraio,
ha presentato la politica estera del Governo al Senato, sapendo di
doversi arrampicare sugli specchi per esprimere i valori tradizionali
della sinistra e al contempo sostenere una politica di bellicismo.
L'impresa non era facile, e la destra aveva già fatto conto di
approfittare della difficoltà per farsi spazio, come se la loro
politica fosse amata dai cittadini italiani più di quella di D'Alema.
D'Alema ha parlato di una politica "ispirata al
rifiuto della guerra ed al perseguimento della soluzione pacifica delle
controversie internazionali attraverso un impegno costante ed una
presenza attiva e credibile". Ha sostenuto di aver "operato
per scongiurare lo scenario di una guerra di civiltà, per rilanciare i
tradizionali rapporti di amicizia con il mondo arabo, per favorire
l’avvio di un processo di pace tra israeliani e palestinesi, in
particolare assumendo responsabilità di primo piano nella soluzione del
conflitto in Libano e negli sforzi per la formazione di un Governo
unitario palestinese."[2]
D'Alema abbraccia completamente il punto di vista americano
dello "scontro di civiltà", e come le autorità Usa ritiene
che mandare truppe equivalga a portare la pace.
Il senatore Grassi rivela le menzogne di D'Alema: (sono state prese)
"alcune gravi decisioni (l'autorizzazione all'allargamento della
base americana a Vicenza, la mancata definizione di una exit strategy
dall'Afghanistan e l'incremento della spesa per armamenti) che violano
palesemente gli impegni assunti con gli elettori. Si tratta di scelte
che non possono certo configurare una politica di pace".[3]
La proposta di risoluzione della senatrice Finocchiaro, che approvava la
politica di D'Alema, è stata respinta con 158 voti a favore (era
richiesta una maggioranza di 160 voti), 136 i contrari e 24 astensioni.
Mentre la proposta di risoluzione di Andreotti per la
liberazione dei militari israeliani rapiti in Libano e a Gaza, è stata
approvata con 315 voti a favore, 1 contrario e un astenuto. Alla Rai,
dalle 12,15, c'è stata la trasmissione televisiva in diretta della
replica del Ministro e delle dichiazioni di voto.
La risoluzione di Andreotti diceva:
Premesso che: una delegazione di familiari dei militari israeliani
Gilad Shalit, rapito lungo la parte israeliana del confine con
Si trattava di un fatto utilizzato in modo strumentale o
imposto dall'esterno, dato che esistono migliaia di prigionieri
innocenti nelle carceri israeliane e americane ma nessun politico
italiano ha mai presentato risoluzioni a questo proposito. Il
successo della risoluzione sostenuta dalla destra, che i media non
spiegavano bene, creava ulteriore confusione.
Creare scompiglio doveva servire anche a far apparire che nel nostro
sistema c'è un'opposizione, e che quindi c'è la libertà di decidere
in un modo piuttosto che in un altro. Ma non è così.
Quasi tutti i nostri politici sono manovrati per svolgere la politica
voluta dall'élite di potere. Tale élite è costituita da un gruppo di
persone che conducono una politica di guerra, di dominio dei
popoli e di saccheggio delle risorse, e vogliono continuare a fare
questa politica senza essere intralciati dall'opinione pubblica italiana
o di qualsiasi altro popolo. Per far questo si valgono di tutti i mezzi
possibili. Mentre nei paesi del Terzo Mondo utilizzano le guerre e i
massacri, nei paesi dell'area ricca utilizzano soprattutto mezzi di tipo
manipolatorio dell'attenzione e dell'opinione. La bocciatura della
politica estera del governo non è stata causata da una vera opposizione
a quella politica, ma da altre logiche.
D'Alema ha recitato la sua parte di "pacifista"
che manda truppe che saranno comandate dall'aggressore.
Anche Dini ha detto di appoggiare "gli impegni per la difesa dei
diritti umani e per la promozione della democrazia". E sottolineava
che "il sostegno al presidente afghano Karzai assume il significato
di una battaglia di civiltà".[5]
Senza dire però che Hamid Karzai è un ex agente della Cia, e che gira
protetto da 42 guardie del corpo americane. Egli non è per nulla
interessato ai diritti umani della sua gente. Basti pensare che quando,
nel maggio del 2005, il New York
Times, denunciò la
morte di due prigionieri nel carcere afghano di Bagram, avvenuta nel
Malgrado non siamo ancora in grado di fornire al pubblico il numero
esatto di detenuti, sequestrati da agenti delle forze speciali del
Pentagono e della Cia, in vari paesi dell'Africa e del Medio oriente,
circa 1500 detenuti o ghost detainees (prigionieri fantasma) sono finiti
nelle carceri afghane di Khost, Hailipu Kohat, Haripu. Vengono
sottoposti ad ogni tecnica di tortura immaginabile. Nessuno ha modo di
avvicinarsi a queste prigioni, che non hanno identità. Sono semplici
cittadini considerati dagli americani sospetti di terrorismo, ma senza
prove. Ad Haripur e Kohat, prigioni dalle condizioni di detenzione
inumane, abbiamo lo stesso numero di detenuti (540) di Guantanamo. (...)
Alcuni già detenuti o cittadini sospettati di terrorismo pur senza
implicazioni giudiziarie a loro carico, vengono prelevati e trasportati
da aerei commerciali a contratto del Pentagono per questa «nuova
industria di sequestro internazionale» dall'Egitto, Canada, Bosnia e
Medio oriente alla base aerea militare di Bagram, in Afghanistan. Quest'ultima
rappresenta il centro di smistamento e raccolta del carico dei nuovi
prigionieri.
In queste carceri i prigionieri spesso vengono torturati
fino alla morte.
I nostri politici stanno sostenendo un'élite che semina morte, terrore
e distruzione, e cercano di propagandare un'immagine opposta della realtà.
Il 21 febbraio, la destra recitava la parte dell'avversario che faceva
sentire le sue ragioni. Ma si trattava di una lotta interna al sistema
stesso, e mancavano le ragioni contrapposte. Una falsa lotta per
confermare le medesime strategie di potere.
Il senatore Francesco Cossiga votava contro e definiva il pacifismo dei
manifestanti di Vicenza un "ingenuo velleitarismo", mettendo
in evidenza, pur non essendo un campione di coerenza, i paradossi del
governo:
Voto contro soprattutto, perché la politica estera del Governo Prodi
è una politica estera confusa, equivoca, contraddittoria e
pasticciona... nel quale le nostre unità militari, contrariamente a
quanto lei ha affermato, mi creda, signor Ministro, sono poste almeno,
fino ad ora sotto il controllo operativo non nazionale, ma del comando
locale della Nato, comando che spetta a rotazione ai Paesi che
partecipano alla missione militare, e che spero che il Governo quando
spetterà all'Italia, per pudore e decenza, declinerà, come ha già
fatto
Per D'Alema la politica estera del governo era amata dagli
italiani: "la politica estera era una delle poche cose che avevano
funzionato. Una delle poche cose che piacevano alla gente, come
dimostrano anche i sondaggi”.[8]
Non si sa a quale sondaggi alluda.
I nostri governi sottostanno al più forte, e i due schieramenti mettono
su un teatrino manovrato dall'élite economico-finanziaria, che
all'occorrenza ci distrae e ci illude in vari modi di essere in una
democrazia. Ciò che accade in Parlamento somiglia sempre più ad uno
spettacolo surreale, in cui quello che si dice è il contrario della
realtà. Nel concreto rimane una classe politica sempre più ossequiosa
verso i forti e sempre più priva di legami con la vera realtà del
paese.
Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos
Edizioni, 2006);
[1]
http://www.senato.it/notizie/8766/131996/131997/133006/133095/gennotizianew.htm
[2]
http://www.senato.it/lavori/21415/97272/97273/134907/sintesiseduta.htm
[3]
http://www.senato.it/notizie/8766/131996/131997/133006/133095/gennotizianew.htm
[4]
http://www.senato.it/lavori/21415/97272/97273/134907/sintesiseduta.htm
[5]
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=15&id=253523
[6]
Il manifesto, 9 maggio
2005.
[7]
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=15&id=253523
Allegato B.
[8]
http://murrus.wordpress.com/2007/02/
[9]