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Un’inchiesta della procura di Bolzano rischia di creare qualche
problema alla corazzata e ai suoi uomini più in vista. Un vorticoso
giro di fondi neri ha già portato alle dimissioni del vertice tedesco
di Siemens per l’acquisto della nostra Italtel. Entriamo fra i segreti
di Goldman, da sempre in feeling con l’establishment ulivista. E diamo
un’occhiata ad una Cupola di nome Bilderberg…
La
sera andavamo alla Goldman…
Andrea
Cinquegrani – Tratto da “
Sito ufficiale http://www.lavocedellacampania.it
«Ma Siete Proprio
sicuri che sia solo l'Unipol all'origine della guerra tra Vincenzo Visco
e le fiamme gialle di Milano?
Potrebbe esserci
qualcos'altro. Forse delle indagini molto delicate che puntano in alto,
molto in alto».
E' una voce che corre fra i corridoi del palazzo di giustizia, sempre più
al centro di veleni e polemiche. «Quindici
anni fa - osserva una toga - partiva
la stagione di Mani pulite, ora ci ritroviamo con un livello di
corruzione ancora più invasivo, perché come dice Davigo le tecniche si
sono modemizzate. E i partiti sono sempre più lontani dai bisogni reali
del paese». E pensare che la procura "rossa" oggi si
ritrova quasi a "rimpiangere" il Berlusconi che non oppone il
segreto di stato sul caso Abu Omar...
Passiamo ad alcune indagini "bollenti", a delle
possibili "piste". Una su tutte. 19 febbraio 2007. I militari
della Guardia di Finanza perquisiscono gli uffici milanesi della maxi
banca d'affari Goldman Sachs, sempre più alla ribalta delle cronache
economico-finanziarie sul fronte "salvataggi" e
"privatizzazioni". Fra le varie carte sequestrate, spuntano
due documenti: un misterioso file "M Tononi / memo - Prodi
02.doc”; e una lettera inviata nel 1993 dalla sede Goldman Sachs
di Francoforte alla Siemens, a proposito di "un buon
affare" sull'Italtel. A rivelare la circostanza - nel
fragoroso silenzio di quasi tutti i media nostrani - è un giornalista
del Daily Telgraph, Ambrose Evans Pritchard, il quale punta i
riflettori su un'inchiesta della procura di Bolzano, gemella di svariate
altre indagini in mezza Europa e che hanno portato, mesi fa, alle
clamorose dimissioni del numero uno di Siemens, Heinrich Von Pierer,
fidato consigliere economico del cancelliere Angela Merkel (una sorta di
Angelo Rovati in salsa tedesca). Giovane assistente di Romani
Prodi durante le presidenze Iri, Massimo Tononi (l'M Tononi
del file) è oggi sottosegretario all'economia, in prima fila nella
redazione del contestatissimo piano Rovati per il riassetto Telecom,
nel pedigree la poltrona di super manager di Goldman Sachs nello
strategico settore "fusioni e acquisizioni imprese".
BOLZANO
INDAGA
I magistrati di Bolzano indagano per concussione,
corruzione e riciclaggio sulla vendita nel '94 di uno dei gioielli di
casa Iri nel settore delle telecomunicazioni, Italtel, passato
alla tedesca Siemens che batté la concorrenza della francese Alcatel.
A favorire l'operazione (con un advisor del calibro di Goldman Sachs),
una montagna da ben 400 milioni di euro, fra tangenti e fondi neri, a
cominciare dai lo miliardi di vecchie lire transitati dai conti correnti
di Siemens a quelli dell'ex vertice di Italtel Giuseppe Parrella,
originario di Benevento e trapiantato a Bolzano, finito in galera. Fra
l'altro, su un conto corrente di Innsbruck intestato a Siemens Ag, tra
il '94 e il '99 sarebbero stati movimentati 140 milioni di marchi, 80
milioni degli attuali euro (senza contare le triangolazioni con altre
banche e paesi, via Londra e via Tokio in particolare). Nella massa
"nera" spuntano anche i lo milioni di marchi bonificati a
luglio '97 dai conti Siemens di Innsbruck verso quelli di Goldman Sachs:
all'appello, però, manca una qualsiasi fattura o pezza d'appoggio,
visto che Goldman era l'advisor...
«Possiamo escludere
che nella nostra indagine sia coinvolto il presidente del consiglio
Prodi», buttano acqua sul fuoco sia il procuratore capo Cuno
Tarfusser che il pm Guido Rispoli, titolare delle indagine Eppure
gli inquirenti - commenta Pritchard - «stanno
esaminando i compensi erogati all'attuale premier da Gold-man Sachs.
Mister Prodi ha ricevuto 1,4 milioni di sterline tra il 1990 e il 1993
(ai tempi della presidenza Iri, ndr) attraverso
una società di Bologna chiamata "Analisi e Studi Economici",
di cui è titolare insieme a sua moglie. Le segretaria della ditta ha
poi detto al Daily Telegraph che molto di quel denaro veniva da Goldman
Sachs». Il giornalista inglese fornisce ragguagli circa il
contenuto della missiva sequestrata a Milano dalle fiamme gialle: «la
lettera diceva: la "conoscenza dell'Iri e del suo management da
parte della Goldman Sachs "può essere di estrema importanza in una
trattativa. Da marzo 1990 il nostro primo consulente in Italia è il
professor Romano Prodi"». Il quale precisa - «è
stato nel libro paga Goldman Sachs dal 1990 al 1993, e poi di nuovo nel
1997, dopo la sua prima prova come premier».
Quasi 150 anni di vita e di affari nel carniere (venne
fondata nel
L’aperitivo giusto per passare quindi al settore
industriale, dove Goldman punta subito in alto: ovvero ad alcune
prestigiose sigle del nostro gotha imprenditoriale, come Pirelli Cavi di Marco
Tronchetti Provera e Management
& Capitali, il fondo creato da Carlo
De Benedetti (e nel quale stava per fare il suo ingresso addirittura
il cavalier Silvio Berlusconi,
operazione poi rinviata a "tempi migliori”. Un curriculum che
s'ingrossa mese dopo mese, anno dopo anno, business dopo business. Fra
le chicche, il ruolo di "advisor" nelle compravendite di Antonveneta e BNL,
passate rispettivamente sotto il controllo della olandese Abn Ambro e della francese Paribas,
dopo le note vicissitudini. A quell'epoca, il numero uno di Goldman
Sachs in Italia era Mario Draghi,
entrato in pompa magna nello staff di vertice del colosso (addirittura
vicepresidente del gruppo) appena lasciata la poltrona di direttore
generale del Tesoro (e responsabile delle privatizzazioni...): portata a
termine la “mission", Draghi potrà tranquillamente fare il suo
ingresso trionfale al vertice di Bankitalia, dopo la bufera che aveva
travolto l'ex governatore Antonio Fazio.
Negli ultimi mesi, non c'è praticamente operazione
finanziaria da novanta che non veda far capolino l'ombra lunga di
Goldman Sachs. Scende in pista per risollevare la disastrata Alitalia, corre in soccorso di Italease,
insieme al gruppo Caltagirone
cerca di mettere le mani sui fondi immobiliari di Pirelli Reul Estate targati Berenice
e Tecla. «Ormai è la regina incontrastata del mercato finanziario europeo -
osserva un operatore milanese - e
l'Italia è diventata la prima terra di conquista. A prezzi ottimi,
senza troppa concorrenza e, soprattutto, con un consenso che più
unanime non si può». «E
adesso lo sarà ancora di più, con la fresca nomina dell'alter ego di
Berlusconi, Gianni Letta, a numero uno di Goldman per l'Italia e membro del suo
prestigioso international advisory board, la poltrona che Prodi aveva
occupato una quindicina d'anni dopo aver lasciato la presidenza Iri.
Quindi adesso Goldman è perfettamente trasversale, va bene a tutti».
Nel pantheon del colosso Usa, dunque, non ci sono solo i prodiani di
stretta osservanza come Tononi
e Carlo Costamagna (in rampa
di lancio per le poltronissime di Eni
o Enel del dopo Paolo Scaroni e Fulvio Conti),
come il governatore Draghi o l'ex commissario Ue Mario Monti (un altro che piace ai due Poli), ma ora entrano a pieno
titolo i portabandiera del Cavaliere.
DA
GOLD A BILD
Stesso copione sol palcoscenico - opportunamente
"coperto" - di Bilderberg,
la supercupola internazionale degli affari in vita dal 1954 e che ai
suoi summit annuali vede riunirsi il gotha della finanza internazionale,
con accorsato codazzo di industriali, politici, giornalisti (pochi e con
le consegne del silenzio mediatico). il meeting di quest'anno si è
svolto dal 31 maggio al 3 giugno al Klassic Hotel di Silviri, a una
quarantina di chilometri da Istambul. Tre anni fa era stata la volta di
Stresa, nella incantevole cornice del lago Maggiore, ancor prima a
Sintra, in Portogallo (in quella occasione il governo di quel paese
venne lautamente finanziato dal gruppo allo scopo di allestire «un
servizio militare compreso di elicotteri per garantire la privacy e la
sicurezza dei partecipanti»).
Al centro dei lavori, quest'anno, il grande business
dell'energia e, soprattutto, riflettori puntati su petrolio e riserve di
gas. Ma anche su grosse aree geografiche. In testa, ovviamente, il
problema-Iraq: come dividerlo in tre o quattro nazioni. A ruota l'Iran:
i tempi dell'invasione e chi vi prenderà parte. Sullo sfondo, l'altro
grande nemico,
Ecco cosa scrive un regista dissidente turco, Timucin
Leflef, che da anni vive in Irlanda: «Se
al summit partecipano gente come Kissinger,
Wolfowitz e Rumsfeld e
altri guerrafondai del loro calibro, è naturale che venga affrontato il
tema di una nuova guerra, che porta profitti per l'industria bellica.
Sarà l'Iran il prossimo scenario? E forse finirà per essere proprio
«L’unico giornalista turco - continua il regista - invitato quest'anno è Cegiz Candar, del Turkish Referans Newspaper, che in un articolo ha parlato della sua colazione di lavoro, lo scorso 3 aprile a Washington, col suo amico intimo Wolfowitz. Sono letteralmente sbigottito dell'assoluta mancanza di dibattito, in Tuchia, circa l'incontro dei Bilderberg nel nostro paese. Non ne ha scritto alcun giornale. Sono ancora più offeso, come cittadino, per il fatto che il nostro governo ha permesso un simile incontro, per di più segreto, sul nostro territorio. Se il gruppo Bilderberg non ha niente da nascondere, dovrebbe dare libero accesso alle discussioni o quantomeno consentire delle trascrizioni perché i cittadini siano informati. Invece niente. Il più totale silenzio».
Sottolineano alcuni giornalisti investigativi della Bbc:
«Si tratta di una delle associazioni più controverse dei nostri tempi,
da alcuni accusata di decidere i destini del mondo a porte chiuse.
Nessuna parola di quanto viene detto nel corso degli incontri è mai
trapelata». E poi il reporter di un quotidiano di Bristol, Tony Gosling: «Secondo alcune indiscrezioni che ho raccolto, il
primo luogo nel quale si è parlato di invasione dell'Iraq da parte
degli Usa, ben prima che ciò accadesse, è stato nel meeting 2002 dei
Bilderberg». Secondo lo studioso di ordini e associazioni
paramassoniche Giorgio Bongiovanni, «Bilderberg
rappresenta uno dei più potenti gruppi di facciata degli Illuminati,
costituito per contribuire alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale e
di un Governo Mondiale entro il 2012. Sembra che le decisioni più
importanti a livello politico, sociale, economico-finanziario per il
mondo occidentale vengano in qualche modo ratificate dai Bflderberg».
Il Gruppo nasce nel 1952 ma viene ufficializzato due anni
più tardi, a giugno '54, quando un ristretto manipolo di vip dell'epoca
si riunisce all'hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Due i grandi
promotori dell'iniziativa: sua maestà il principe Bernardo
de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, in prima linea fino a
quando non verrà travolto dallo scandalo Lockheed;
e Joseph Retinger,
faccendiere polacco al centro di una fittissima trama di rapporti
finanziari internazionali. I primi incontri si svolgono esclusivamente
in paesi europei, solo dall'inizio degli anni '60 anche negli Usa. Al
summit di Stresa, sul totale di 126 partecipanti, 33 sono statunitensi;
a ruota il nostro Paese (con 16), seguono distanziate Gran Bretagna (9),
Germania (8) e poi alla spicciolata tutte le altre nazioni, una trentina
in tutto.
VIP
IN BILD
Ecco alcuni nomi delle nostre delegazioni. Della pattuglia
presente a Stresa facevano parte Rodolfo
De Benedetti, Franco Bernabè,
Mario Draghi, Gabriele Galateri, Mario
Monti, Tommaso Padoa Schioppa,
Corrado Passera, Paolo Scaroni, Domenico
Siniscalco, Giulio Tremonti,
Marco Tronchetti Provera. «Guarda
caso - commenta qualcuno in Borsa - c'erano
tutti gli ultimi ministri dell'Economia, sia del Polo che dell'Unione».
Nel corso degli anni precedenti, folto anche il parterre politico, con
alcuni esponenti della prima repubblica (Gianni
De Michelis, Giorgio
Ma vediamo i pezzi da novanta che si sono radunati al sole di Istanbul. Josè
Barroso, presidente della Commissione europea, Carl
Bildt, ex premier svedese, Henri
de Castries, presidente di Axa, George
David, al vertice di Coca Cola, John
Elkan, vice presidente Fiat, Timothy
Geithner, numero uno della Federal Reserve Bank di New York, Jaap Hoop de Scheffer, segretario generale Nato, Vernon
Jordan, direttore generale di Lazard Freres, Henry
Kissinger, presidente della Kissinger Associates, Bernard
Kouchner ministro degli esteri francese, Ed Kronenburg, direttore del quartier generale Nato, William
Luti, del National Security Council statunitense, Frank
McKerma, ambasciatore Usa e membro del gruppo Carlyle, Mario Monti, presidente della Bocconi, Craig Mundie della Microsoft Corporation, Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell'economia, Richard
Perle, dell'American Enterprise Institute far Public Policy Research,
David Rockefeller (non ha
bisogno - anche per gli organizzatori - di qualifiche), Matias
Inciarte, vice presidente del Grupo Santander bank, Dennis
Ross, responsabile del Washington Institute far Near East Policy (la
politica del vicino Est), Otto
Schily, ex ministro tedesco degli Affari interni, Jurgen
Scrempp, ex presidente della tedesca Daimler Chrysler, Peter Suterland, presidente di Goldman Sachs International, Jean
Claude Trichet, della Banca Centrale Europea, James Wolfensohn, inviato
speciale (del governo USA) per il “disimpegno di Gaza” (Gaza
Disengagement)