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Se
giri la chiavetta paghi, altrimenti…paghi lo stesso!
di Carlo Bertani
Leggevo,
nei giorni scorsi, che “Mister Prezzi” (ma se le inventano proprio
tutte…) ha convocato l’ANIA – l’associazione che riunisce le
compagnie d’assicurazione – per tirare loro le orecchie. Prezzi
sempre troppo alti. Se dovessero tirargliele per davvero, ne uscirebbero
come tanti ciuchi.
La seconda cosa che mi è saltata in mente è una questione che riguarda
le unità di misura. Come si misura la distanza? Metri, oppure
chilometri. Il tempo? Secondi, oppure ore, mesi ed anni.
Mi sono quindi chiesto cos’è un’autovettura. Risposta: un bene
destinato a percorrere spazi.
Come si paga il premio (non ho mai compreso perché una “coltellata”
come l’assicurazione dobbiamo chiamarla “premio”, non capisco…)
assicurativo per una vettura? In anni, o mesi. Strana incongruenza, che
un bene per il quale si misura tutto in Km percorsi – i tagliandi di
garanzia, i cambi dell’olio, i pneumatici, le distanze da percorrere,
ecc – sia valutato mediante il tempo dalle assicurazioni.
Altra
deduzione: la possibilità che una vettura provochi incidenti, deriva
dal tempo che trascorre in strada?
Se la tengo parcheggiata regolarmente sotto casa per un anno intero
(ammesso di non sospendere l’assicurazione), quale probabilità ha di
causare un incidente? Zero. Potrà subire un incidente, ma in quel caso
la responsabilità sarà d’altri.
Senza estremizzare il concetto, hanno la stessa probabilità di causare
incidenti, due automobilisti che percorrono rispettivamente 10.000 e
In parte c’è la compensazione della clausola “bonus
malus”, ma – in definitiva – chi percorre
Gli
assicuratori sono bravi ad eludere il problema, affermando che gli
automobilisti che percorrono pochi chilometri l’anno sono quelli meno
avvezzi alla guida. Oppure che, a percorrere pochi chilometri, sono i
giovani, i quali sono inesperti e causano più incidenti.
Sono argomentazioni fatue: nessuno può affermare che chi guida poco sia
meno preparato alla guida di chi fa
Senza fornire approfondite analisi sulla casistica degli incidenti
stradali, sostenere queste tesi è un vacuo pour parler: rimane il fatto
– inoppugnabile – che più si guida e maggiori sono le probabilità
d’incorrere in un incidente.
Alcune
compagnie hanno iniziato a fornire un servizio di assicurazione a
percorrenza ma, se proverete ad inserire i vostri dati, scoprirete che
sarà conveniente solo per percorrenze inferiori ai
Questa differenza di
Ci sono poi coloro che percorrono più strada, ma in quei casi – molto
spesso – l’automobile è un mezzo di lavoro, che deve essere
considerata un costo vivo e rientrate quindi nel novero delle spese per
l’attività svolta.
Perché
all’automobile si applicano due distinti sistemi di valutazione, ossia
chilometri per l’usura e la manutenzione del veicolo, e tempo per
bollo ed assicurazione? Anche le revisioni, cicliche ogni due anni dopo
i primi 4 anni di vita dell’auto, non hanno molto senso. Potremmo
avere automobili che, al fatidico quarto anno di vita, sono ancora
pressoché nuove, mentre altre potrebbero avere “sulla schiena”
Dal punto di vista della sicurezza, notiamo che le attuali norme non
prevedono controlli calcolati sulla percorrenza e, un’auto che ha
percorso
Se fosse possibile pagare soltanto i chilometri percorsi (e senza le
solite truffe mascherate, come l’installazione del GPS, quando
basterebbe un comune contatore collegato alla rete GSM) ciascuno di noi
potrebbe scegliere più consapevolmente se usare l’auto. Della serie:
vado al bar in bici, e non spendo proprio nulla. Oppure: ma sì, prendo
l’auto, tanto bollo e assicurazione li pago lo stesso…
Tutto
ciò, apre degli scenari interessanti sotto il profilo del risparmio
energetico.
Nonostante l’ostracismo delle grandi case automobilistiche, stanno per
arrivare vetture di piccolissima cilindrata, spartane, parche nei
consumi e nel prezzo. Ne è un esempio la piccola TATA “Nano”, di
soli 623 cm3, che raggiunge una velocità massima di
La
caratteristica precipua di queste auto era (e torna ad essere) quella di
dimezzare i consumi, che si aggirano intorno ai
Se la “Nano” è una vettura per 4-5 persone, un’auto per due sole
persone, con una cilindrata intorno ai 300-400 cm3 ed una
velocità massima inferiore ai
Cosa impedisce di viaggiare su simili auto, per risparmiare intere
superpetroliere di benzina? Le assicurazioni.
La “Nano” costa, in India, 1.700 euro. Sì, avete capito bene: da
noi non si compra manco uno scooter.
Sarà pure un’auto spartana ma, per recarsi al lavoro oppure al
supermercato, basta ed avanza. Quando non serve? Quando dobbiamo
compiere medie e lunghe percorrenze, per le quali è senz’altro meglio
avere una media cilindrata.
Una
media cilindrata è una scatola di metallo che pesa circa
Quel tipo di auto è stata progettata per viaggiare comodamente in
autostrada in cinque persone più
Dal punto di vista energetico, sarebbe conveniente circolare sulle brevi
tratte (urbane ed extraurbane) con automobili come la “Nano”:
oltretutto, costando poco, sarebbero alla portata di quasi tutte le
tasche.
C’è
però un problema: se desiderate mantenere entrambe le vetture, dovrete
pagare due assicurazioni (e due bolli).
Ora, immaginando di pagare 600 euro d’assicurazione per la media
cilindrata e 300 per la piccola, il vostro risparmio sul carburante va a
farsi benedire. C’è però un particolare che viene taciuto: nessuno
che io conosca riesce a guidare due automobili contemporaneamente.
Se, invece di pagare l’assicurazione basandosi sul tempo – cosa
assai curiosa, visto che l’auto è un bene destinato a spostarsi nello
spazio – misurassimo il “premio” assicurativo in base alla
percorrenza?
In fin dei conti, sarebbe come la ricarica di un qualsiasi cellulare:
pago per
Frodi?
Impensabile, poiché basterebbe un semplice contatore piombato (modello
gas o acqua, ma di modestissime dimensioni) ed una pena severa per chi
si scordasse di “ricaricare” l’assicurazione oppure, peggio,
tentasse di manomettere il congegno. Sei mesi di vera ed irrevocabile
sospensione della patente sarebbero un ottimo deterrente. Un apparecchio
elettronico potrebbe inviare un segnale acustico quando il “credito”
sta per esaurirsi, ed un parallelo segnale sulla rete GSM alla compagnia
assicuratrice.
A quel punto, potremmo usare l’auto a bassissimo consumo per gli usi
comuni, e riservare l’altra per le lunghe percorrenze: ad esempio,
Non
è questa la sede per parlare del mercato dell’automobile, bensì per
chiederci se ha senso pagare la stessa copertura assicurativa se si
percorrono tratte diverse. Un concetto, limpido come l’acqua.
Nel caso indicato, invece, l’auto ferma non costerebbe nulla (se anche
per il bollo si usasse identico metodo) e si pagherebbe solo il
“consumo di sicurezza”, ovvero quando si circola.
Sulla questione del bollo auto, dobbiamo ricordare che fu introdotto
come corrispettivo per la manutenzione della rete viaria: in quel
contesto, aveva un senso. Difatti, se l’auto non circolava e sostava
in un luogo privato, non s’era obbligati a pagarlo. Poi venne la
“riforma”, che lo trasformò in una “tassa sul possesso”: un
retaggio medievale!
Riflettiamo che l’Occidente
capitalista ha una ben strana idea dell’economia: liberismo sfrenato
nei confronti dei lavoratori – prendi quel che ti do e stai zitto, per
il tempo che mi servirai e basta, altrimenti vattene – e gabelle
“sul possesso” di stampo medievale. Tassa sul possesso dell’auto,
della moto, della barca, persino del televisore.
Ci
sono, però, delle eccezioni: la tassa “sul lusso”, voluta dalla
Regione Sardegna sugli immobili d’altissimo valore, è stata
recentemente ritenuta incostituzionale, mentre nessuno ci spiega perché
dobbiamo pagare una tassa per avere in casa un televisore. Perché, se
chiederete di non pagare più il canone, è sul possesso fisico
dell’apparecchio che verterà la discussione, sorvolando sul fatto che
potreste voler ricevere solo Tele Andalusia.
Di questo passo, una tassa sullo schiaccianoci o sul frullino sarebbe
identica cosa, perché un televisore è un bene mobile non registrato.
Le ville di lusso, invece – beni immobili registrati – non
rientrano: parola della Corte Costituzionale.
A fronte di una vera economia liberale – pago per quel che consumo –
in Italia si preferisce tornare alla gabella, di destra e di sinistra,
al “fiorino” per passare sotto le mura del castello.
Non
meravigliamoci allora se soluzioni praticabili per il risparmio
energetico non trovano orecchie che ascoltano: se potessero,
tasserebbero anche le lampadine, senza preoccuparsi se sono a basso
consumo.
Tornando alle nostre auto, si potrà
obiettare che nelle aree urbane più automobili aumenterebbe la
congestione del traffico, soprattutto la scarsità di parcheggi:
verissimo, ma le aree urbane possono risolvere i problemi di traffico
solo con efficienti e rapidi servizi pubblici, dal metrò al taxi
collettivo.
C’è però l’Italia dei “10.000 campanili”, dove non ci sono
problemi di parcheggio, mentre i mezzi pubblici sono così scarsi e
scadenti che obbligano ad usare l’auto: anche molte medie cittadine
possono avere situazioni simili.
Qual è l’intoppo?
Molto
semplice: su quel parco di auto ferme che osserviamo ogni giorno, la
assicurazioni ci campano allegramente. Non a caso, eminenti dirigenti
politici (come il senatore a vita Merzagora e le Generali) sono stati al
vertice dei gruppi assicurativi: il conflitto d’interessi, non è nato
ieri.
Mi rendo conto che la situazione è più complessa (il computo degli
incidenti viene effettuato sull’intero parco auto, ecc) però, sapere
che si paga soltanto se si circola, sarebbe un buon impulso di
“consapevolezza” nell’uso dell’automobile.
In altre parole, sarebbe un intervento non solo economico ed ambientale
(risparmio di carburante), ma un piccolo passo verso la decrescita,
perché indurrebbe una riflessione cosciente: appena giro la chiavetta,
spendo, altrimenti, nulla.
Invece,
la pubblicità ci bombarda con i SUV, le automobili più assurde che
possano esistere: inutili, costose e divoratrici di risorse.
Abito in luoghi dove nevica tanto, sull’Appennino ligure-piemontese,
eppure – in tanti anni – non ho mai avvertito l’esigenza d’avere
un SUV per le intemperie: due gomme antineve, bastano ed avanzano.
Possiamo comprendere chi deve svolgere un servizio di pubblica utilità
(i medici, ad esempio), ma le ASL forniscono, al massimo, una Panda 4x4!
Cos’è, allora, che non rende possibile il risparmio energetico?
Sono i 3 miliardi di euro che lo Stato incasserà, a breve, dai
dividendi delle azioni ENI ed ENEL in suo possesso: una situazione nella
quale è lo Stato stesso che finisce per essere in un plateale conflitto
d’interessi quando, da un lato, propugna il risparmio energetico
mentre, dall’altro, sarebbe la sua rovina.
C’è
da stupirsi, allora, se non possiamo “ricaricare” l’assicurazione
come un cellulare?
Assicurazioni, dividendi delle industrie energetiche, fabbricanti
d’auto e quant’altro, concorrono tutti insieme all’erezione del
mitico PIL, il sancta sanctorum di una civiltà che ha perso il senso della realtà.
Un lingam elettronico,
indicato soltanto dai numeri che scorrono sui monitor.
Oggi costruisco un fabbricato – e il PIL cresce – domani lo
demolisco – e si sommano al PIL i costi di demolizione – infine, si
dovrà bonificare il sito e si spenderanno altri soldi per ripristinare
il prato primigenio.
Risultato pratico: nulla. Risultato per i PILiferi? 3 volte PIL.
Non
stupiamoci se simili provvedimenti non rientrano nelle campagne
elettorali dei “venditori di coscette” (vedi il mio articolo
“Coscette e mezzadri”), perché questo sarebbe vero liberalismo,
ossia libertà per il consumatore di scegliere. Viaggio poco? Pago solo
il consumo. Viaggio molto? Scelgo la tariffa “flat”, ossia
l’assicurazione tradizionale. Ci sarebbe un mondo di situazioni simili
da riformare, ma in senso liberale: a favore dei più, e non dei pochi.
E, allora, vai “Mister Prezzi”! La risposta – a coloro che ci
vogliono ammansire con nuove “liberalizzazioni” e fantasmagoriche
promesse – può essere soltanto il classico “Vota Antonio
P.S.
Non sarebbe male, per le prossime elezioni, lanciare una campagna per il
“Vota Antonio”. Tanto per far capire loro il bassissimo indice di
gradimento che hanno raggiunto.
Carlo
Bertani articoli@carlobertani.it
www.carlobertani.it
http://carlobertani.blogspot.com/
Carlo
Bertani, autore dei libri:
- "Al
Qaeda: chi è, da dove viene e dove
và"
- "Europa svegliati, prima che
l'Impero americano ci schiacci"
- "Ladri di organi"