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Dissertazioni intorno alla figura di Gesù Cristo (parte II)
D.ssa Laura Scafati -  www.popobawa.it

Quello che sappiamo con sicurezza è che il processo dal principio alla fine si svolse all'interno del Pretorio poiché i sommi sacerdoti – per evitare ogni scalpore- preferirono tale sede; sede  approvata dallo stesso Pilato onde evitare tumulti di massa.
Pilato segue delle decisioni già scritte; Pilato tentenna in alcune occasioni; Pilato si adegua…….ma chi era in realtà questo personaggio? La sua immagine delineata dai Vangeli corrisponde o meno a quella fornitaci dalla tradizione non biblica?
Dal punto di vista storico, sappiamo che la Giudea, un territorio piccolo, di recente acquisizione, faceva parte di quel terzo gruppo delle province imperiali, che non veniva amministrato da ex consoli o pretori, provenienti dal ceto dei senatori, bensì da “ praefecti” provenienti dal ceto dei cavalieri.
Un'iscrizione trovata nel 1961 a Cesarea,  conferma l'ipotesi che Pilato fosse con certezza un prefetto.
In Giudea, dove ogni politica aveva profonde valenze religiose, il rapporto tra prefetto e popolazione era molto difficile.
Nel caso di Ponzio Pilato, riporto un esempio per far comprendere la sua difficoltà a governare e ad imporsi con energia: egli intendeva costruire un'acquedotto ma i sacerdoti, che amministravano le casse del Tempio, si rifiutarono di versare una parte del denaro per questa opera pubblica!( BII, 175 - 77; AIXVIII,60 - 62).
La svolta nel processo a Gesù ci fa comprendere che dovette, ancora per una volta, capitolare davanti ad una coalizione fra aristocrazia sacerdotale e popolo.
Per onore della cronaca, si deve comunque dire che Pilato amministrò tale processo con molta correttezza e questo ci rimanda al dialogo fra lo stesso prefetto e Gesù: Pilato apre l'accusa chiedendo" sei tu il re dei Giudei?" l'Imputato risponde:" Tu lo dici!"
Questa risposta stringata è ambigua; può essere, infatti, una perifrasi di un succinto " Si" oppure lasciare aperta la risposta " Sei tu a formulare ipotesi sulla mia presunta regalità non io"
Anche i Vangeli concordano sul fatto che Pilato avrebbe volentieri liberato Gesù; rispondendo, infatti, alla reiterata domanda del giudice, l'imputato avrebbe solo dovuto smentire l'accusa, tanto evidentemente falsa, di essere il re dei Giudei.
Ma Gesù non andò incontro a Pilato, mantenne il suo silenzio e così facendo si rese colpevole di " contumacia; un delitto per il quale la flagellazione sarebbe stata la pena meno severa ed era solo questa la pena che il prefetto voleva infliggerGli!
Gesù, tuttavia, si giocò la clemenza del Giudice poiché tacque malgrado la flagellazione, mentre i soldati di Pilato lo schernivano come " re dei giudei"!


Il silenzio di Gesù è il nocciolo autentico del processo!
Perché abbia taciuto con tanta ostinazione, potrebbe essere spiegato dal fatto che come Messia doveva rappresentare un severo leader, militare e liberatore; pronto a far valere i propri diritto con la forza e nel caso fosse stato necessario, a ricorrere anche alla violenza.
Quanto impersonava e tutto quello in cui  credeva Gli  impediva di chiedere la grazia di fronte ai nemici che lo stavano condannando.
Egli era un combattente e gli stessi Vangeli ci offrono una base solida per la conferma di tale immagine.
Ripercorrendo la Storia di quel preciso momento non è difficile trovare  alcuni fatti di estremo interesse:
la Giudea, pochi anni dopo la morte di Erode, venne annessa all'Impero romano come provincia procuratoria, la sua capitale era Cesarea.
Ben presto venne ordinato un censimento per la riscossione delle tasse ed il Sommo Sacerdote ebreo dell'epoca diede il suo assenso e sollecitò la popolazione a collaborare.
Immediatamente, esplose una fiera resistenza nazionalistica, diretta da un profeta della Galilea: costui è noto alla storia come Giuda il Galileo, o Giuda di Camala.
Giuda creò un movimento ed i suoi membri divennero noti come " Zeloti", che tradotto voleva dire" Zelanti nelle buone imprese".
Negli anni, durante i quali operarono la loro resistenza, vennero, però, spesso indicati come Lestai ( briganti) o Sicari ( termine derivato da " sica" un piccolo pugnale a lama curva prediletto dagli Zeloti per gli omicidi politici).
La loro posizione era piuttosto netta: Roma era il nemico; nessun ebreo doveva pagare i tributi a Roma; nessun ebreo doveva accettare come signore l'Imperatore romano, l'unico signore era Dio, che aveva conferito ad Israele un diritto di nascita unico e aveva stretto un patto con Davide e Salomone.
Secondo gli Zeloti il dovere patriottico e religioso di ogni ebreo era lottare perché si tornasse a questo diritto di nascita, a questo patto, perché sul trono di Israele riprendesse posto un legittimo re.
In nome di questi fini, ogni mezzo era lecito: Flavio Giuseppe nella sua opera -precedentemente citata -" Antichità giudaiche" dice espressamente"……essi non tengono inoltre in minimo conto la morte di alcun tipo, né piangono le morti di parenti e amici, né simili paure possono spingerli a chiamare Signore un qualunque uomo…."
Se Gesù aveva tra i propri seguaci figure come Giuda il Sicario ed altri Zeloti, è improbabile che questi seguaci fossero placidi e pacifici; al contrario, parrebbero coinvolti nel tipo di attività militari e politiche dalle quali, Gesù, stando alla tradizione si sarebbe distaccato.
Joseph Zias del Dipartimento alle Antichità d'Israele ed Eliezer Sekeles della facoltà di Medicina dell'Università ebraica nell'opera " The Crucified Man from Giv'at ha - Mivtar" affermano" …..quali che fossero i rapporti di Gesù con gli Zeloti, i romani lo hanno senz'altro crocefisso in quanto rivoluzionario".
E' indiscutibile, infatti, che i romani percepissero Gesù come figura militare e politica e che lo abbiano trattato come tale.
La crocifissione era una pena riservata alle trasgressioni alla legge romana;  Roma non si sarebbe presa il disturbo di crocefiggere un uomo che predicava  un messaggio puramente spirituale,  un messaggio di pace.
Inoltre, è bene ricordare che i due uomini che sarebbero stati crocefissi con Lui vengono descritti come " Lestai", Zeloti e non sono criminali comuni, ma rivoluzionari politici , ovvero, combattenti per la libertà.


Gesù stesso, nel Vangelo secondo Luca 22: 36, ordina, a tutti i suoi seguaci che non possedevano ancora una spada, di comperarsene una, anche a costo di vendere il mantello. Quando Gesù viene arrestato nel Getsemani, per lo meno uno sei suoi seguaci porta la spada e la usa per tagliare un orecchio al servo del Sommo Sacerdote;  nel quarto Vangelo, l'uomo armato di spada viene identificato come Simone Pietro.
Nel  trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme a dorso di un asino, circondato da una folla che sventolava rami di palma, Egli inscena senza timori uno spettacolo pubblico; uno spettacolo per il quale sapeva benissimo di poter essere stigmatizzato oppure essere riconosciuto per quello che diceva di essere.
Un atto di piena sfida a Roma, un atto di deliberata militante provocazione.
Che l'ingresso di Gesù a Gerusalemme fosse intriso di implicazioni politiche diviene evidente pochi giorni dopo, quando entra nel Tempio ed accusa la popolazione di averlo trasformato in una " spelonca di ladroni" ( Marco 11: 17).
Non si può credere che si sia trattato di un evento di poco conto o che si sia svolto senza ricorso alla violenza: Egli arriva a rovesciare i tavoli dei cambiavalute!  Si presume che ciò abbia provocato un vero e proprio tumulto.
Qui, nuovamente, adotta una tattica di scontro aperto, segue una rotta di deliberata sfida all'autorità costituita.
In questi ultimi due episodi, i Vangeli probabilmente giungono più vicino a mostrarci un vero ritratto del Gesù storico.
Il processo, non sempre preciso, di traduzione dei Vangeli è servito a nascondere informazioni storiche di estrema importanza; sappiamo bene, infatti, che una sola parola può trasmettere quantità significative di retroterra storico e se il senso anche di una sola parola viene alterato, le rivelazioni che essa offre andranno perdute.


Andiamo avanti per gradi e domandiamoci: chi erano esattamente i seguaci di Gesù?; Chi erano gli uomini che al Suo ingresso a Gerusalemme lo acclamarono come il Messia?; Chi, fra la popolazione della Terra Santa dell'epoca, aveva interesse a veder riuscire la sua impresa?
Storicamente parlando, sappiamo che Gesù ottenne sostegno da persone di classi sociali estremamente diverse: estremisti politici; poveri contadini; ricche donne i cui mariti occupavano posizioni ufficiali nella politica stessa di Gerusalemme; commercianti e tanti altri ancora.
E’ necessario sottolineare  che la Terra Santa, in quel preciso momento storico, pullulava letteralmente di religioni, sette e culti diversi: fra questi i Sadducei e i Farisei sono familiari, se non altro di nome, alla tradizione cristiana.
I Sadducei rappresentavano la casta sacerdotale ed occupavano molte delle posizioni civili ed amministrative più importanti all'interno del territorio stesso; seppero adattarsi molto bene all'occupazione romana e per questo i loro nemici stessi li apprezzavano come collaboratori.
I Farisei consideravano invece la Religione molto più flessibile, più soggetta a crescita, modifiche e sviluppi, non incarnata in maniera così esclusivista dal Tempio e dai sui riti.
La posizione di queste due caste di fronte alla figura di Gesù può essere così tradotta: i Sadducei, che avevano legato i loro interessi a Roma e godevano di prerogative uniche nel Tempio, dovevano reagire a Gesù esattamente come risulta dai Vangeli; ma i Farisei dovevano fornirgli alcuni dei suoi più fedeli e ferventi seguaci e sarebbero stati tra i primi a considerarlo il Messia.
La terza suddivisione principale del Giudaismo dell'epoca era quella degli Esseni, di questa casta conosciamo ben poco anche se con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto per la prima volta è diventato disponibile un " corpus" di materiale esseno, che permette agli storici di poterli valutare sul loro terreno.


Desidero, a proposito, aprire una parentesi per dire che gli Esseni appartengono alla storia, ma spesso la loro dimensione mistica fortemente intessuta di cultura e religione giudaica ha dato spazio ad illazioni suggestive e ricostruzioni prive di rigore filologico, che hanno condotto alla formazione di fantasiosi luoghi comuni
Infatti, stando alla maggioranza delle fonti canoniche coeve, gli Esseni non esistevano, anche se Filone d'Alessandria vi si riferisce già nel " Quod omnis probus liber sit"; Plinio il vecchio ne accenna nella " Historia Naturalis"; mentre Flavio Giuseppe li ricorda più volte nelle " Antichità giudaiche", nella " Guerra Giudaica" e nella " Vita".
Per onor di cronaca, occorre anche aggiungere che, attualmente, la tesi tendente a collegare Cristo agli Esseni appare in gran parte ridimensionata.
Infatti, malgrado che l'ipotesi di Gesù come esponente di detta setta abbia ottenuto ampia eco dopo il ritrovamento dei Manoscritti di Qumran. tuttavia, all'indagine critica e storica effettuata nel corso degli anni, la stessa tesi non ha retto.
La prima cosa che appare evidente è che gli Esseni , sia nello stile di vita come negli insegnamenti religiosi, erano più rigorosi dei Sadducei e Farisei; avevano, inoltre, un orientamento mistico ben preciso in comune con le varie Scuole misteriche prevalenti nell'area mediterranea dell'epoca.
Riflettevano influenze sia egiziane sia greche ed avevano vari punti in comune con i seguaci di Pitagora.
Inoltre, gli Esseni erano esperti di quelli che oggi si chiamano " studi esoterici", come l'astrologia, la cartomanzia, la numerologia e le varie discipline che in seguito si sono organizzate nella Cabala.
Flavio Giuseppe nella " Guerra Giudaica II.VIII" dice di loro:" Alcuni si ingegnano a prevedere le cose che saranno, con la lettura dei sacri libri e l'uso di diversi tipi di purificazione, e la continua familiarità con i discorsi dei profeti…."
Nonostante le recenti scoperte, gli Esseni vengono ancora considerati alla luce di quattro antichi preconcetti: si ritiene che risiedessero esclusivamente in comunità isolate del deserto, di tipo monastico; si ritiene che fossero pochissimi di numero; si ritiene che praticassero il celibato; si ritiene che fossero non violenti, che aderissero ad un pacifismo di impronta mistica.
Dopo la scoperta dei rotoli del Mar Morto, le ricerche hanno stabilito che tutte queste convinzioni sugli Esseni sono errate.
Questo popolo, infatti, oltre a risiedere nel deserto abitava anche centri urbani, dove possedeva case non solo per i residenti ma anche per i confratelli giunti da lontano e per altri pellegrini.
L'idea che tutti gli Esseni praticassero il celibato deriva da Flavio Giuseppe, il quale, comunque, si contraddice quando nella sua opera " Della Guerra Giudaica, II:VIII" afferma che alcuni di loro erano sposati.
Inoltre, è bene ricordare che nei Rotoli del Mar Morto, si riscontrano norme vigenti per i membri della setta sposati con figli e nel vicino cimitero nei pressi di Qumran, sono state, anche, rinvenute sepolture di donne e bambini.
Per quanto concerne poi la presunta scelta per la non violenza attuata dagli Esseni, questa è smentita da prove significative.
Dopo il sacco di Gerusalemme, infatti, da parte dei Romani nel 70 d.C. la resistenza organizzata di Israele venne sistematicamente estirpata, con l'eccezione della fortezza di Masada, sul Mar Morto.
Generalmente si ritiene che i difensori di Masada fossero Zeloti, Flavio Giuseppe che era presente li indica come Sicari, che avevano un orientamento religioso prettamente esseno.
Oltre ai Sadducei, Farisei ed Esseni, il giudaismo - ai tempi di Gesù - comprendeva molti altri gruppi e sette più piccoli e meno noti.
Due gruppi in particolare hanno cominciato a ricorrere con frequenza sempre maggiore negli studi biblici degli ultimi anni.
Il primo è noto come setta " dei Figli di Zodak" o Zadochiti; l'altra importante setta è denominata " partito dei Nazareni" e ne erano membri gli immediati seguaci di Gesù.
L'esistenza di molte pseudo sette ha provocato notevole confusione ed incertezza fra gli studiosi della Bibbia, ed il caso creato fra le varie teorie ha oscurato, senza dubbio, una chiara percezione dell'attività militare e politica di Gesù.
Il Dottor Robert Eisenman, ha pubblicato nel 1983 un libro: " Maccabees. Zodokites, Cristians and Qumran", che riesce in parte a fare luce su tale materia così intrigata e costituisce a tutt'oggi uno dei più importanti studi sull'argomento.
L'autore in questione, infatti, lavorando su materiali originali e mettendo in discussione l'affidabilità di vari commentatori, identifica i vari nomi con i quali i membri della comunità di Qumran alludevano a sé stessi.
Tale analisi porta Eisenman a concludere che : i Figli di Zodak, gli Uomini di Melchizedek, gli Ebionim, gli Esseni ed i Nazzareni sono la stessa identica cosa e il loro obiettivo primario sembra essere quello della legittimazione dinastica del Sommo Sacerdote.
Nel Vecchio Testamento, il Sommo Sacerdote tanto di Davide come di Salomone si chiama Zodok e per tradizione questo è il titolo strettamente legato all'idea di messia, all'unto, al legittimo re.
Più specificatamente è collegato al messia davidico.
I Nazareni, quindi non sono un partito separato ma semmai il nucleo; l'equivalente di uno Stato Maggiore, un Comitato, un Gabinetto.
A tale proposito, passiamo ora ad osservare più da vicino questo Gruppo ed il processo tramite il quale le circostanze, la storia e San Paolo hanno cospirato per precipitarlo nell'oblio.
Dunque, come precedentemente scritto, i Vangeli sono opere, poetiche e devozionali, più che cronache e trattano di un periodo precedente la loro composizione, forse di sessanta o settanta anni.
A parte i Vangeli stessi, il libro più importante del Nuovo Testamento è quello degli Atti degli Apostoli, che rappresentano il tentativo di tracciare un resoconto storico.

L'autore degli Atti si identifica con il nome di Luca ed il suo racconto si concentra soprattutto sulla figura di Paolo, che lui conosceva a livello personale;  sempre da Luca veniamo a sapere  il contenuto della missione e conversione dello stesso Paolo ed apprendiamo molte cose in merito al partito di Nazareno; vale quindi la pena di proporre per sommi capi il retroterra storico coperto dalla narrazione di questi Scritti.


Sappiamo che la data della crocifissione è ancora molto incerta. Il Nuovo Testamento dice solo che l'evento si è verificato dopo l'esecuzione di Giovanni Battista che - a sua volta - non è databile con esattezza;  tuttavia è possibile che sia stata provocata dalla sua critica alle nozze tra Erode ed Erodiade ( si vedono Matteo e Marco) dopo il 28 d.C. non più tardi del 35 d.C.; in base a questo evento, molti storici datano la Crocifissione, tra il 30 ed il 36 e proprio in quest'ultimo periodo ci fu una sollevazione in Samaria, guidata da un messia samaritano, che fu brillantemente soffocata e tutti i ribelli, compreso il leader, vennero sterminati.
A quel tempo, forse un anno e mezzo dopo la morte di Gesù, i Nazareni dovevano già essere numerosi ed onnipresenti, perché Paolo, che agiva in nome della casta sacerdotale sadducea ed era fornito di mandati rilasciati dal Sommo Sacerdote, si propone di stanarli fino a Damasco.
La Siria non faceva parte di Israele, le autorità giudaiche potevano rivendicare la propria giurisdizione sulla Siria sita a nord solo previa approvazione dell'Amministrazione romana e se Roma ha accettato questa "caccia alle streghe" significa che Roma stessa si sentiva minacciata.
E' chiaro, pertanto, che il partito nazareno di Gerusalemme veniva considerato sovversivo dai romani come dalla gerarchia sadducea ufficiale e tale pericolosità fece sì che nel 44 d.C.: prima Pietro e Giovanni e poi di seguito gli altri membri vennero arrestati, fustigati e ricevettero l'ingiunzione di non pronunciare in nessun modo il nome di Gesù.
Nello stesso anno, il discepolo conosciuto come Giacomo, fu arrestato e decapitato secondo l'uso di esecuzione romana.
E' su questo turbolento sfondo che va inquadrata la figura di Paolo, descritta negli Atti.
Dunque, egli entra in scena un anno circa dopo la crocifissione di Gesù Cristo; si chiama Saulo di Tarso, fanatico sadduceo e strumento in mano dei Sadducei, partecipa attivamente agli attacchi contro il partito nazareno a Gerusalemme.
Paolo è molto esplicito ed ammette francamente di aver perseguitato le sue " vittime" fino alla morte.
Ben presto, accompagnato da una banda di uomini armati " fino ai denti" parte per Damasco al fine di scovare i ribelli nazareni e sterminarli.
Lungo la strada subisce qualcosa di traumatico: " una luce dal cielo lo avrebbe fatto cadere da cavallo" e una voce, senza origine discernibile, gli avrebbe chiesto:" Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?"
Egli chiede alla voce di identificarsi e la stessa risponde:" Io sono Gesù il Nazareno e tu mi perseguiti!"
Quando Paolo torna in sé scopre di essere stato colpito da cecità momentanea! A Damasco, un nazareno gli restituirà la vista perduta.
E da quel momento in poi, sarà fervidamente fanatico nella promulgazione del pensiero nazareno quanto lo era stato prima nel cercare di sopprimerlo.
Attorno al 39 d.C., torna a Gerusalemme, dove - stando agli Atti - viene ufficialmente ammesso nel partito nazareno.
Da Tarso, Paolo prosegue il suo viaggio missionario, che durerà quattordici anni e lo porterà in tutto il mondo.
Ci si aspetterebbe che tanta abnegazione gli guadagnasse l'approvazione della gerarchia nazarena di Gerusalemme! Al contrario, riesce a guadagnargli solo scontento poiché i nazareni ritengono che Paolo stia predicando qualcosa di molto diverso da ciò che loro stessi hanno sanzionato.


In termini di chilometri percorsi ed energie spese nei suoi viaggi missionari, l'impresa di Paolo è stupenda!
Pertanto, è un po' difficile comprendere i motivi, che hanno creato le frizioni con i Nazareni di Gerusalemme; si può solo ipotizzare che egli abbia fatto qualcosa che Gesù non avrebbe approvato.
Paolo stesso, nella seconda Lettera ai Corinzi, 11: 3 -4, dice esplicitamente che gli emissari nazareni stanno promulgando un altro Gesù, diverso da quello che predica lui stesso.
L'inconciliabilità tra Gesù e Paolo solleva domande di considerevole rilevanza per il mondo contemporaneo e molti studiosi stanno ancora studiando tale " situazione".
Molti, comunque, sono d'accordo nel rilevare che è da Paolo e da lui solo, che comincia ad emergere una nuova religione, che si fonde con il pensiero greco - romano, con le tradizioni pagane, con elementi di svariate scuole mistiche.
Una volta che il culto di Paolo iniziò a cristallizzarsi come una religione a sé, invece che come una forma di giudaismo, dettò certe priorità che non esistevano ai tempi di Gesù e che lo stesso avrebbe sicuramente deplorato.
Per diffondersi nel mondo romanizzato, il Cristianesimo si modificò e nel farlo riscrisse le circostanze storiche nel quale era nato.
Gesù stesso doveva essere separato dal suo contesto storico, essere trasformato in figura non politica: un messia spirituale, un inviato dell'altro mondo che non voleva affatto sfidare Cesare.
Quindi tutte le tracce dell'attività politica di Gesù vennero smorzate, diluite o censurate.

Un vero peccato!

 
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