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(note tecniche su un ordinario massacro redatte da Antonio Camuso)
Il riscatto di un
esercito attraverso un mare di sangue innocente.
La battaglia di Gaza,
scritta da tempo con analoghe
dimostrazioni di inutile forza e ferocia, quando sarà terminata, i
giornali guerrafondai la titoleranno come quella in cui l’esercito
israeliano ha avuto il suo riscatto (dopo la mancata vittoria di due
anni fa contro Hezbollah, in Libano).
Manovre da manuali di guerra urbana
A Gaza, oggi si
svolgono manovre da manuali di guerra urbana , già viste a Fallujha e
affinate nella battaglia di annientamento che l’esercito libanese
(appoggiato logisticamente da israeliani, americani, Germania e paesi
arabi moderati) condusse contro alcune centinaia di miliziani di un
gruppo armato arabo-palestinese Fatah al-islam, asserragliati l’estate
del 2007 nel campo profughi palestinese di Nahr el bared.
Allora, i consiglieri
americani reduci da Fallujha, furono determinanti nel condurre alla
vittoria l’appena rinato LAF, l’esercito libanese, contro il piccolo
e agguerrito gruppo guerrigliero che si era insediato nel campo
profughi, sotto protezione ONU, alla periferia di Tripoli.
Un'operazione che
dopo un inutile assedio, durato alcuni mesi, nel giro di pochi giorni
portò allo sterminio dell’intero gruppo guerrigliero e di parte delle
loro famiglie, donne e bambini compresi. Di questi ultimi, solo una
sessantina furono graziati da una tregua umanitaria prima dell’ultimo
assalto contro gli irriducibili del gruppo.
Alla fine, dei circa
500 guerriglieri, la metà furono ammazzati, schiacciati direttamente
sotto il cemento delle case e fortini dove resistevano,
e fatti saltare impietosamente dai soldati libanesi con
l’artiglieria, gli attacchi aerei, navali o sotto i cingoli dei carri.
Solo un piccolo gruppo riuscì a rompere l’accerchiamento ma inseguito
da gruppi palestinesi concorrenti e milizie falangiste fu anch’esso
sterminato (vedi http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/nahr-al-bared.htm)
Sotto il silenzio
assordante dell’ONU (che era di fatto il proprietario del campo
profughi) e sotto la cui protezione erano i 30.000 abitanti, di esso
alla fine della battaglia non c’era un edificio lasciato indenne e
30.000 disgraziati furono deportati presso gli altri campi profughi
palestinesi, senza avere la possibilità di riprendere le loro cose.
Anche in quel caso la
divisione tra i palestinesi, l’ostilità dei paesi arabi contro i
gruppi islamici radicali e la paura che nei loro paesi si diffonda il
radicalismo, fece sì che nessuno muovesse un dito per fermare questo
ennesimo crimine mascherato da grande vittoria contro il “terrorismo
internazionale”
Guerra da manuale
Nella battaglia di
annientamento di Gaza nulla è stato lasciato al caso:
1) Fase
informativa come ammesso dai vertici militari israeliani è durata mesi
con l’utilizzo di mezzi altamente tecnologici appoggiati dalle
informazioni di spie israeliane infiltrate
che vivono da anni sotto falsa identità e palestinesi ostili ad
Hamas e pronti a rendere la
pariglia dopo la cocente sconfitta politica subita da Fatah
2) Fase
addestrativa: utilizzando le tecniche moderne
di guerra urbana sono state riprodotti ambienti urbani simili a
quelli di Gaza in località segrete e lì addestrati i commandos e le
truppe che in queste ore si stanno facendo tanto “onore” (ricordiamo
che anche l’esercito italiano da anni per le operazioni all’estero
ha delle apposite aree addestrative in cui vengono riprodotti gli
ambienti in cui i nostri militari inviati all’estero andranno ad
operare ed ultimamente anche grazie a software particolari,
l’addestramento per il combattimento urbano, per l’Esercito Italiano
ha fatto passi da gigante).
3) Fase
logistica: i mezzi per l’attacco sono stati scelti con cura, il meglio
dei carri armati, blindati, cannoni, aerei, elicotteri e velivoli robot.
Una fiera dell’orrore che alla fine di questo massacro produrrà
meglio di qualunque Army-Expo ricche commesse alle industrie
armiere israeliane, americane ed occidentali.
4) Fase
aerea: anch’essa, secondo copione, ha selezionato all’inizio
i bersagli grossi, infrastrutture civili e militari in maniera tale da
gettare nel caos sia l’apparato militare di Hamas e degli altri gruppi
di resistenza palestinese, dall’altro ha colpito la stessa popolazione
civile che nel panico diminuisce le capacità di essere un valido
sostegno logistico e psicologico alla resistenza armata. Nella seconda
fase quella di terra, l’appoggio aereo è diretto a spianare ogni
ostacolo all’avanzata dei tank
5) Guerra
psicologica e guerra terroristica: l’attacco alle famiglie dei
dirigenti politici e militari di Hamas e della resistenza palestinese e
la produzione di un alto numero di feriti tra i civili è un
moltiplicatore di forza il cui uso da parte degli israeliani è quasi
d’obbligo. Anche in questo caso portare
al collasso le strutture mediche del
campo di battaglia è un mezzo illecito ma che i generali massacratori
di tutto il mondo sanno quanto sia importante attuarlo.
6) Fase attacco
di terra: dopo la sigillatura della sacca ogni battaglia di
annientamento vuole che essa venga spezzettata in sacche più piccole ma
che una volta divise non si ricompongano più E una fase necessaria per
dividere il sistema logistico e
di comando e controllo dell’avversario: ridurre le sue capacità di
riorganizzarsi, di rifornirsi dai nascondigli principali di armi e
rifornimenti, creare quindi il panico.
7) Fase di
logoramento. Questa fase sperimentata su Fallujia e su Nahr el Bared
vuole che si proceda molto lentamente nella distruzione dei
capisaldi di resistenza. In questa fase i mezzi corazzati israeliani,
quelli che in altre guerre sono stati capaci di fare centinaia di
chilometri in poche ore e sbaragliare in sei giorni quattro eserciti
arabi potentemente armati, invece si tramutano in lentissimi bulldozer
che a colpi di artiglieria e di fosforo bianco e sotto la copertura dei
bombardamenti aerei, spianano ogni edificio, ogni casamatta, ogni
bunker. Ogni cunicolo sotterraneo va bonificato facendolo saltare in
aria, seppellendo vivi civili o armati che vi abbiano
trovato rifugio.
Ormai nel
combattimento urbano questa è l’attuale “tendenza” ed è la
soluzione preferita insegnata nelle alte scuole di alta strategia che si
preparano per analoghi scenari di guerra urbana. Sarà la tecnica che
verrà usata fra non molti decenni nelle sterminate periferie delle
megalopoli del post-crisi
globale. Dal Cairo alle banlieu parigine, da Atene ai sobborghi di
Napoli.
Spianare… demolire…, non cascare nell’errore che fecero i russi a
Grozny che si addentrarono tra le macerie di una città bombardata
cadendo vittime della resistenza cecena. Non affrettarsi quindi e
bonificare metro per metro poi,
con apposite squadre di killer professionisti,
tutte le macerie, eliminando ogni miliziano rimasto isolato o
ferito. Nessuna possibilità di attacchi alle spalle deve essere
lasciata al caso! La guerra contro gli Hezbollah lo ha insegnato e
l’esercito israeliano ne ha tratto una lezione duratura.
8) Fase SENZA
PIETA’: ridotti in sacche sempre più piccole e costretti al convivere
in mezzo a bambini e donne insanguinati e piangenti, il morale dei
guerriglieri, salvo pochi casi, andrà in frantumi e la voglia di
arrendersi in molti prevarrà. Per gli altri, salvo un miracoloso
intervento diplomatico internazionale dell’ultima ora, non resterà
altro che una difesa da suicidio di massa, lo stesso che abbiamo
assistito a Nahr el Bared nel 2007.
Poche note invece si
possono fare sulle capacità militari nel campo palestinese.
A) l’assoluta
mancanza di capacità nel contrasto aereo anche a bassa quota, ovvero
antiarea convenzionale o uso di missili spalleggiabili di nuova
generazione capaci di non essere neutralizzati dalle contromisure ECM e
infrarosso è uno dei motivi principali dello spadroneggiamento
israeliano su Gaza.
B) L’uso
“politico” di qualche missile buono solo per i fuochi d’artificio
di fine d’anno rappresenta non un punto di forza bensì di estrema
debolezza di Hamas. Grave in
particolare l’incapacità del gruppo islamico, nella fase “attacco
di terra“, di decidere di cambiare bersaglio e di dirigere il lancio
dei razzi contro le concentrazioni di truppe israeliani e contro i
parchi di artiglieria e non contro obbiettivi civili come le colonie.
Questa ostinazione è,
non solo suicidio politico, ma denota una totale ignoranza nell’uso
della cosiddetta artiglieria missilistica. Questi ed altri errori di
carattere politico e militare saranno
messi sul piatto della bilancia quando alla fine di questo massacro il
movimento di Hamas dovrà render conto a tutto il popolo palestinese ed
Israele alla coscienza del mondo intero.
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
www.pugliantagonista/osservatorio.htm
Brindisi 6 gennaio
2009