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Fusione
fredda: lo stato dell’arte a dicembre 2010
Roy Virgilio - 27 dicembre 2010
Se
nell’opinione comune la parola Fusione fredda evoca un senso di
occasione mancata, di bufala scientifica e di ricerca di un’abbondanza
energetica di cui l’umanità non è degna, nel mondo reale il fenomeno
così definito è invece molto vicino a una sua realizzazione pratica,
quasi pronto a entrare nella case delle persone per offrire energia a
basso costo, pulita e diffusa.
La
fusione fredda esiste?
Non
è un’illusione, e la prima mossa per avvicinarsi alla realtà
nucleare della fusione fredda è quella di inquadrarla con un nome più
consono: “Reazioni nucleari a bassa energia”.
La natura nucleare del fenomeno è stata dimostrata scientificamente per
la prima volta in Italia nel 2002 presso L’ENEA sotto la guida di
Carlo Rubbia. La verifica è affidata a un gruppo di ricercatori fra cui
il Prof. Emilio Del Giudice e Antonella De Ninno. Si doveva dimostrare
l’eventuale produzione di Elio-4 ed effettuare la possibile
correlazione con gli eccessi di calore rilevati. Ritrovare Elio-4,
impronta della fusione nucleare, avrebbe significato fugare ogni dubbio
sulla natura nucleare del fenomeno.
Alla fine dell’anno, il gruppo dell'ENEA arriva a produrre il Rapporto
RT/2002/41/FUS un documento che conferma
la reale natura nucleare della fusione fredda.
A questa verifica ne seguono altre indipendenti negli anni successivi e
varie nazioni, tra cui gli USA e il Giappone, confermano questo
fondamentale dato.
Per tanto la Fusione Fredda è una realtà scientifica seppur non
completamente accettata dal mondo accademico e dalla comunità
scientifica.
Ma
come funziona?
Giuliano
Preparata è stato il fisico teorico italiano a cui si deve una delle
spiegazioni teoriche più consistenti sulla fusione fredda. Tale
spiegazione rientra nel quadro di una teoria innovativa e potente,
l’Elettrodinamica Quantistica Coerente (CQED), branca della Teoria
Quantistica dei Campi, ed ha permesso di ottenere le prime soluzioni
matematiche predittive della fusione fredda, consentendo la replicabilità
del fenomeno e portando quindi la fusione fredda nel campo della piena
scientificità.
In particolare è riuscito a rispondere ai due punti che racchiudono il
cuore del problema.
Infatti,
per poter dimostrare che una reazione nucleare è avvenuta bisogna,
secondo la teoria vigente, spiegare due cose:
1)
Come si fanno ad avvicinare due nuclei così tanto da farli fondere con
le sole energie in gioco;
2) In ogni tipo di fusione nucleare vi è emissione di neutroni. Se la
fusione avviene, perché non si riscontra emissione neutronica? Che fine
fanno i neutroni?
Oggi
è possibile rispondere con compiutezza ad entrambe le domande.
I nuclei (che sono costituiti da protoni, dotati di cariche elettriche
positive) possono fondere tra loro grazie all’attrazione della forza
nucleare che è circa un milione di volte più intensa della repulsione
elettrostatica (forze elettriche), ma che agisce su distanze molto
minori (dell'ordine delle dimensioni del nucleo atomico). Quindi per
fondere, i due nuclei interagenti devono arrivare in intimo contatto fra
loro riuscendo a superare la repulsione elettrostatica data dalla carica
di segno uguale, che normalmente li mantiene a distanza.
Nel
caso della fusione calda si cerca di superare questa repulsione con la
forza bruta, ovvero fornendo
tanta di quella energia che gli atomi scontrandosi sempre più
velocemente e potentemente tra loro (aumento dell’energia cinetica)
riescono a un certo punto a superare la repulsione elettrica portando i
nuclei così vicini che la forza nucleare forte prevale e consente la
fusione dei nuclei. Ma si può riuscire a superare la barriera
elettrostatica senza necessitare di tutta questa energia e violenza?
Sembra
proprio di si ma solo a condizione di essere nella materia condensata e
non nel vuoto e a condizione di raggiungere alte soglie di densità
della materia.
Nel metallo del catodo (palladio o nikel in primis) gli elettroni sono
liberi di muoversi. In determinate condizioni avviene che si creino
delle nuvole elettroniche che creano delle regioni di spazio a carica
Pertanto, in queste condizioni non c’è bisogno di fornire moltissima
energia e innalzare le temperature per superare la barriera
elettrostatica dei nuclei, ma si utilizza uno stratagemma che va ad
abbassare la repulsione della barriera consentendo un più facile
superamento della stessa. Si realizza una specie di catalizzatore
nucleare.
Le
nuvole elettroniche si creano a loro volta per “Coerenza
Elettrodinamica”. In poche e semplici parole, abbiamo coerenza in un
insieme di componenti quando tutti i componenti stessi operano
all’unisono. Questo insieme spaziale di elementi (nel nostro caso,
atomi) che lavorano all’unisono è detto “Dominio di Coerenza”. In
un dominio coerente non vi sono quindi spostamenti e urti casuali tra i
diversi membri, bensì questi agiscono coordinatamente. Una metafora che
dà un’idea del concetto può essere quella di un corpo di ballo.
Mentre in una folla qualunque (un sistema non coerente) le persone si
muovono in direzioni casuali e dove
Tornando
nel nostro catodo metallico, gli elettroni del metallo, muovendosi
coerentemente, formano delle grosse unità mesoscopiche che, operando
all’unisono, consentono un’interazione mirata con i nuclei di
Che
risultati concreti si sono ottenuti negli esperimenti di Fusione fredda?
Durante
gli anni sono stati sviluppati diversi esperimenti e configurazioni
sperimentali che hanno ottenuto discreti successi.
I principali sono i seguenti:
1)
1995
Cella a sfere di plastica ricoperte da sottilissimi strati di nikel e
palladio a cura di James Patterson in Texas (USA) presso la CETI inc.
Si trattava di una cella composta da
un cilindro di 10 cm di altezza per 2,5 di diametro al cui interno sono
inserite un migliaio di sferette di plastica di 1 mm di diametro
ricoperte da strati sottilissimi di nichel e palladio. Queste formano il
catodo della cella elettrolitica. L’anodo è costituito da titanio e
l’elettrolita è a base di acqua normale con disciolto del solfato di
litio (Li2SO4).
Con questa cella Patterson ha realizzato nel 1995 una dimostrazione
pubblica ove con una alimentazione elettrica variabile tra 0,1 e 1,5
Watt ha ottenuto in uscita una potenza termica variabile tra 450 e 1.300
watt!
2)
2008 Cella a Gas di
Deuterio in pressione (senza elettrolita liquido) in una matrice
speciale di ossido di zirconio e palladio del gruppo del Prof. Arata –
Università di Osaka, Giappone.
In un esperimento pubblico la cella, senza alimentazione, ha fornito
circa 30 watt con una quantità di soli 7 grammi di matrice metallica.
Inoltre confermata la presenza di elio a firma della reazione nucleare.
3)
2008-2009 Cella a
deuterio gassoso e matrice metallica di palladio nano strutturato del
Gruppo Celani – INFN di Frascati
I risultati raggiunti dal gruppo di Celani sono positivi (si ritrovano
gli eccessi energetici), ripetibili e, soprattutto, superano il limite
di densità energetica di pochi watt per grammo di palladio ottenuto dal
Prof. Arata. I valori, con questa configurazione, si attestano
stabilmente a oltre 400W/g di palladio e con durate di funzionamento di
alcuni giorni.
4)
2010 Cella a idrogeno
gassoso e matrice metallica di nikel nano strutturato del Prof.
Francesco Piantelli – Università di Siena.
La cella, coperta da 2 brevetti, ha superato con successo un periodo di
test di oltre 10 mesi dove ha continuato a funzionare costantemente.
alimentata una cella con una potenza elettrica di 29 Watt. I risultati
sono stati molto promettenti in quanto l’energia fornita in uscita è
stata mediamente di 35 Watt con punte di 70 W. Oltre all’eccesso
energetico, nel lungo periodo di test sono stati rilevati diversi
fenomeni che indicano l’avvenimento di reazioni nucleari quali
emissione di raggi γ, emissione di neutroni, emissione di
particelle cariche e il ritrovamento, al termine degli esperimenti, di
altri elementi oltre al nichel di partenza sulle superfici dei campioni
utilizzati.**
Cosa manca per un prodotto
commerciale?
La domanda a questo punto si fa pressante:
perché non abbiamo ancora in commercio apparati che funzionano
sfruttando il fenomeno della fusione nucleare a bassa energia se le
teorie esistono e gli esperimenti positivi anche?
Ho individuato 3 principali antagonisti all’arrivo della fusione
fredda:
Punto 1: L’accettazione accademica
Non esistendo ancora una teoria
universalmente accettata, ne deriva che tale argomento non viene
considerato quando vengono assegnati i fondi economici o vengono decisi
i piani di studio e ricerca. Per tanto questo filone, non ricevendo
soldi, non viene sviluppato come invece dovrebbe.
Punto 2: Il controllo delle attuali
lobby dell’energia
Il mondo petrolifero, i big del nucleare a
fissione e tutto il mondo legato a gas e carbone: giganti economici e
politici che vedono in qualsiasi nuova fonte di energia un pericolo per
il loro status quo e qualcosa che potrebbe minare il loro controllo
assoluto sul mondo dell’energia e diminuire gli enormi guadagni che
oggi possono permettersi senza alcuna possibile concorrenza.
Punto 3: Il potere militare
Per quanto sembri strano, come tante
tecnologie che hanno rivoluzionato in qualche modo la nostra vita
civile, anche la fusione fredda deriva dal mondo militare.
Come per la fissione nucleare, il GPS, internet, i cellulari, anche la
fusione fredda ha avuto i suoi albori e i primi utilizzi con lo scopo di
uccidere e distruggere. La natura umana è davvero ambigua e di
difficile
Comprendendo che questa tecnologia è in mano e quindi sotto il
controllo militare, di fatto deve rimanere quanto più è possibile una
realtà segreta e inutilizzata. Depistaggi, disinformazione, minacce e
anche assassini sono stati perpetrati senza troppi scrupoli per
mantenere certe informazioni quanto più riservate ed inaccessibili è
stato possibile.
Ma allora quando arriverà un generatore a fusione fredda?
“Se la fusione fredda fosse una
tecnologia valida ci farebbero gli scaldabagni! Perché non ne esiste
neppure uno? Semplice, perché è una bufala!”
Questa è una delle classiche frasi di chi
non crede nella realtà della fusione fredda e non ci crederà, in buona
o cattiva fede, finché non avrà davanti agli occhi un apparato che
funziona inconfutabilmente col nuovo fenomeno.
Ebbene, non dovrà attendere molto. E con lui, tutti noi.
Infatti il fenomeno ha, nonostante tutto,
raggiunto una maturità tale che si può finalmente pensare di poter
creare un co-generatore affidabile e commercializzabile nel giro di
pochi anni. Le mie non sono mere ipotesi o speranze ma sono il frutto
delle conoscenze di alcune realtà che si accingono, finalmente, a
realizzare un
Infatti, grazie
principalmente al lavoro del Prof. Piantelli e a finanziamenti privati,
è in fase di realizzazione un primo prototipo pre-industrale. Il
prototipo è studiato per avere una potenza di circa 40 kW termici e 7
kW elettrici ed è previsto un tempo variabile per la realizzazione che
potrà oscillare da uno a due anni in base alle difficoltà che si
riscontreranno durante la costruzione.
E’ la prima volta che un tale apparato viene prodotto, per tanto, per
quanto sulla carta sia tutto pronto, non è davvero possibile prevedere
con certezza come il fenomeno e il prototipo stesso risponderà a queste
Una volta costruito il prototipo funzionante si tratterà di realizzare
un secondo prototipo concretizzando anche tutto l’apparato industriale
per la sua produzione su larga scala e la successiva vendita a terzi.
Per
Questo sia per distribuire più equamente gli utili e sia per evitare
che qualche manager disonesto blocchi o sfrutti in maniera insensata
questa enorme opportunità.
Nel libro trovate tutti gli estremi per prenotare la partecipazione a
questo azionariato e contribuire concretamente e fattivamente
all’avvento sul mercato del primo generatore a fusione fredda.
Termino l’articolo ricordando però che
la fusione fredda è solo uno strumento nelle nostre mani. Un
potente strumento che può essere utilizzato per il bene comune o per
autodistruggersi. Sta solo a noi la decisione di come utilizzare questo
potere.
Vi lascio a rifletter con una famosa frase
di Stan Lee: “da un
grande potere derivano grandi responsabilità”. Saremo capaci di gestire questa energia?
Roy Virgilio
Tratto dal libro “Fusione fredda cos’è e come funziona” di Roy
Virgilio edito da Lulu.com e acquistabile dal sito dell’autore su www.progettomeg.it/vetrina.htm
o su www.lulu.com
*
Una descrizione più accurata e completa è disponibile nell’e-book
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