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L’attacco israeliano contro
la Freedom Flotilla
fa parte di una strategia militare più ampia
Di Michel Chossudovsky - Global Research
Tratto da www.comedonchisciotte.org
Il criminale
di guerra e primo ministro Netanyahu, che ha ordinato l’assalto contro
la flotta internazionale diretta a Gaza, era in visita ufficiale in
Canada al momento dell’attacco israeliano.
L’assalto costituisce un atto di pirateria che viola la legge
marittima della Convenzione delle Nazioni Unite.
L’azione di Netanyahu, che ha provocato 9 morti e circa 60 feriti,
costituisce un atto criminale commesso in acque internazionali (BBC
News - “Deaths as Israeli forces storm Gaza aid ship”).
Netanyahu – che crudele ironia! – si era recentemente impegnato a
trovare la pace con la Palestina: “Vogliamo agire in fretta e con
dialoghi diretti perché il problema che abbiamo con i palestinesi può
essere risolto pacificamente e solo se ci sediamo assieme a un
tavolo”.
Diverse personalità di rilievo e collaboratori di Global Research erano
su quelle navi.
L’assalto del 31 Maggio è la continuazione dell’Operazione
Piombo Fuso iniziata a fine Dicembre 2008. L’obiettivo è quello
di confermare lo status di Gaza come prigione urbana.
L’Operazione Piombo Fuso faceva parte di un’operazione
militare più ampia avviata all’inizio del governo di Ariel Sharon.
Con l’operazione Vendetta Giustificata di Sharon si iniziarono
a utilizzare aerei da combattimento F-16 per bombardare le città
palestinesi. L’assalto alla Freedom Flotilla fa parte del progetto di
trasformare Gaza in un campo di concentramento urbano.
Operazione Giusta Vendetta fu presentata nel 2001 al governo di
Ariel Sharon dal Capo di Stato Maggiore dell’IDF (Israeli Defense
Forces), sotto il titolo “La Distruzione dell’Autorità Palestinese
e il Disarmo di Tutte le Forze Armate”. L’operazione era anche
conosciuta come Piano Dagan, dal nome del generale (in pensione)
Meir Dagan, attualmente a capo del Mossad, l’agenzia di intelligence
israeliana (vedi Ellis
Shulman, “Operation Justified Vengeance, A Secret to Destroy the
Palestinian Authority”, Global Research, 2002).
Meir Dagan, in coordinamento con le sue controparti negli Stati Uniti,
è stato messo a capo di varie operazioni di intelligence militari. Vale
la pena notare che Meir Dagan era stretto collaboratore da giovane
colonnello dell’allora ministro della difesa Ariel Sharon nei
bombardamenti sugli insediamenti a Beirut nel 1982.
L’invasione di terra di Gaza nel 2009, per molti aspetti, ricorda
l’operazione militare condotta da Sharon nel 1982. Non vi è alcun
dubbio che Dagan, come capo dell’intelligence israeliana, ha preso
parte nella decisione dell’assalto alla Freedom Flotilla.
Decisione presa dopo aver consultato gli Stati Uniti? Il 26
Maggio l’esercito israeliano (IDF) confermava che avrebbe affrontato
la Freedom Flotilla in acque internazionali, inoltre avvertiva che ci
sarebbero potuti essere dei terroristi a bordo delle navi:
“Per prepararsi militarmente, la marina ha condotto un’esercitazione
consistente in intercettazione di navi e arresto di passeggeri.
Il comandante della Marina militare, generale Eliezer Marom ha affermato
che la Marina militare avrebbe preso misure per proteggere le vite dei
soldati e assicurare che non ci fossero terroristi o bombe a bordo delle
navi.
Marom dice di aver istruito gli uomini ad agire con tatto e a evitare
provocazioni, inoltre ha aggiunto che l’IDF non aveva intenzione di
far del male alle centinaia di passeggeri delle navi.” (“Israel's
Military Command Says Will Stop Flotilla, but Transfer Supplies to
Gaza”)
Vale la pena
notare che prima di questo annuncio, l’IDF aveva lanciato una campagna
di public relations, descrivendo quello della Flotilla come un
“atto provocatorio”:
“Il colonnello Moshe Levi, comandante del distretto di Gaza e
responsabile per l’ufficio di coordinamento per gli affari umanitari
aveva indetto una conferenza stampa dove affermava che non c’è alcuna
mancanza di cibo e di provviste nella Striscia”.
“Il viaggio programmato della Flotilla è un atto provocatorio e non
necessario data la attuale situazione a Gaza, che è stabile e
positiva”, ha affermato, aggiungendo che Israele permette l’ingresso
di molti prodotti nella Striscia, tranne quelli che potrebbero essere
usati da Hamas per promuovere attività terroristiche”. (ibid)
Washington era pienamente consapevole della natura e delle probabili
conseguenze dell’operazione dell’IDF in acque internazionali,
inclusa l’uccisione di civili. Ci sono indicazioni che questa
decisione è stata concertata con Washington.
Il ruolo di Rahm Emmanuel
Il Capo dello Staff della Casa Bianca di Obama Rahm Emmanuel era in
Israele la settimana prima dell’inizio del raid sulla Freedom Flotilla.
Sebbene in visita privata, Rahm Emmanuel ha incontrato il primo ministro
Netanyahu per discussioni di alto profilo il 26 Maggio. Rahm Emmanuel ha
incontrato anche Shimon Peres il 27 Maggio. La Casa Bianca ha descritto
l’incontro del 26 Maggio come “una discussione informale su una
serie di temi riguardanti le relazioni bilaterali Stati Uniti-Israele”.
Un’agenda militare più ampia
Ormai dovrebbe essere chiaro che il raid sulla Flotilla ha coinciso
anche con esercitazioni di guerra congiunte di Nato e Israele
indirizzate contro l’Iran. Secondo il Sunday Times “tre sottomarini
israeliani di fabbricazione tedesca, armati di missili nucleari cruise
sono dispiegati nel Golfo vicino alla costa iraniana” (“Israel
Deploys Three Nuclear Cruise Missile-Armed Subs Along Iranian Coastline”)
. L’articolo presenta implicitamente Israele come la vittima piuttosto
che come l’artefice della minaccia militare:
“Il centro
affaristico e di difesa di Israele rimane la città più minacciata al
mondo” sostiene un esperto. “Il numero di missili indirizzati verso
Tel Aviv supera quello verso qualunque altra città”, ha continuato.
“Il primo sottomarino è stato inviato in risposta ai timori
israeliani che i missili balistici sviluppati da Iran, Siria e
Hezbollah, organizzazione politica e militare del Libano, potessero
colpire siti Israeliani, basi aeree e missilistiche incluse.
I sottomarini della Flotilla 7 – Dolphin, Tekuma e Leviathan –
avevano visitato il Golfo prima. Ma la decisione ora è stata presa per
assicurare la presenza continua di almeno una delle navi.
Il comandante della flotta, identificato solo come Colonnello O, ha
detto a un quotidiano israeliano: 'Siamo un gruppo d’assalto
sottomarino. Operiamo in profondità e lontano, molto lontano, dai
nostri confini'. ...Il dispiegamento è designato per agire come
deterrente, acquisire informazioni e potenzialmente far sbarcare agenti
del Mossad. 'Siamo una base solida per raccogliere informazioni
delicate, dal momento che possiamo rimanere in un posto per parecchio
tempo' ha rivelato un ufficiale della flotta.
I sottomarini potrebbero essere utilizzati se l’Iran dovesse
continuare il suo programma per produrre l’atomica. 'La gittata di
1,500 Km dei missili dei sottomarini può raggiungere qualunque
obiettivo in Iran' ha affermato un ufficiale della Marina.
Apparentemente in risposta all’attività israeliana, un ammiraglio
iraniano ha detto: 'Chiunque intenda commettere atti malvagi nel Golfo
persico riceverà una potente risposta da parte nostra'.
L’urgente bisogno di Israele di dissuadere l’alleanza
Iran-Siria-Hezbollah è stato dimostrato il mese scorso.
Ehud Barak, il ministro ella Difesa, pare abbia mostrato al presidente
Barack Obama immagini satellitari riservate di un convoglio di missili
balistici che usciva dalla Siria diretto verso il Libano, per Hezbollah.
Mentre questi schieramenti si muovevano in fondo al Golfo persico,
Israele era anche coinvolta in esercitazioni nel Mediterraneo.
L’esercitazione – nome in codice MINOAS 2010- era stata condotta in
una base aerea nella baia di Souda, a Creta.
Inoltre, subito dopo la decisione adottata contro le armi nucleari
israeliane scaturita dagli auspici del Trattato di Non Proliferazione
Nucleare, la Casa Bianca non solo ha ribadito il proprio supporto a
Israele ma anche al potenziale del suo arsenale nucleare. Il rapporto
stilato il giorno prima del raid sulla flotta evidenzia “il potenziale
strategico e deterrente di Israele, che prevede anche il lancio di un
attacco nucleare preventivo sull’Iran”:
“Un’alta fonte politica a Gerusalemme ha rivelato sabato scorso che
Israele ha ricevuto garanzie dal presidente Barack Obama sul fatto che
gli Stati Uniti sosterranno e miglioreranno il potenziale strategico e
deterrente di Israele.
Secondo la fonte, Obama ha fornito a Netanyahu garanzie inequivocabili
che includono un sostanziale sviluppo nei rapporti Stati Uniti-Israele”.
Obama ha promesso che nessuna decisione presa durante la recente
conferenza per la revisione e il rafforzamento del Trattato di Non
Proliferazione Nucleare, siglato 40 anni fa, “potrà mai danneggiare
gli interessi vitali di Israele” ha confermato la fonte. (”Obama
promised to bolster Israel's strategic capabilities, Jerusalem officials
say” - Haaretz Daily Newspaper).
La presenza
del Capo dello Staff di Obama a Tel Aviv ha indubbiamente avuto un ruolo
fondamentale nella tempistica del rapporto del 30 maggio così come
nell’attacco alla Freedom Flotilla. L’amministrazione Obama ha dato
luce verde al fatale raid in acque internazionali.
L’uccisione di civili disarmati era parte delle consegne del commando
navale israeliano. Faceva parte integrale dell’Operazione Giusta
Vendetta di Dagan, che presenta Israele come vittima piuttosto che
come colpevole e usa le morti dei civili “di entrambe le parti” per
giustificare un processo di escalation militare.
L’azione dell’IDF ha prodotto un’ondata di indignazione in tutto
il Medio Oriente. Produrrà indubbiamente anche una risposta da parte
della resistenza palestinese, inclusi possibili attacchi suicidi in
Israele, che poi potrebbero essere usati da Israele come pretesto e
giustificazione per avviare una più vasta operazione militare.
L’Iran viene descritto dagli articoli dei media occidentali come
solidale con Hamas e la Freedom Flotilla indicata come supportata da una
tacita alleanza tra Hamas e l’Iran. La realtà viene capovolta.
Israele è la vittima. Per dirla con Benjamin Netanyahu: “I nostri
soldati hanno dovuto difendersi per salvare la propria vita”. Sempre
Netanyahu in una conferenza stampa ad Ottawa:
“I soldati sono saliti a bordo per cercare razzi, missili o esplosivi
diretti a Gaza per essere usati in attacchi contro Israele. Sono stati
presi d’assalto con mazze, picchiati, accoltellati, sono stati
segnalati anche spari e i nostri soldati si sono dovuti difendere,
difendere le loro vite altrimenti sarebbero stati uccisi” ha affermato
lunedì scorso durante una visita al Primo Ministro Stephen Harper.
Ha inoltre aggiunto: “Deplorevolmente nello scontro almeno 10 persone
sono morte. Siamo rammaricati per queste perdite. Siamo rammaricati per
tutta la violenza che si è verificata. Voglio augurare ai feriti un
pronto recupero, inclusi quattro uomini nostri” (Citato
dal Toronto Star, 31 Maggio 2010).
Intanto un
portavoce della Casa Bianca ha confermato che gli Stati Uniti “si
rammaricano per la perdita di vite e i feriti.” Ma l’azione di
Israele non è stata condannata dall’amministrazione Obama:
“l’amministrazione in questo momento sta cercando di capire le
circostanze intorno a questa tragedia”. (The
Associated Press: Obama administration concerned about Gaza incident.)
Titolo originale: ""Operation Justified Vengeance":
Israeli Strike on Freedom Flotilla to Gaza is Part of a Broader Military
Agenda"
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI