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L'ombra della massoneria sulle presidenziali francesi
28 aprile 2002 - Achille Lega www.affaritaliani.it  

La sconfitta della sinistra ufficiale (socialisti e comunisti) e la modesta prova elettorale di Chirac, al primo turno delle presidenziali, hanno messo a nudo spaccature e faide all’interno di poteri “dietro le quinte” tradizionalmente forti in Francia, poteri di cui però si parla poco da noi.
Certo, la storia misteriosa e complessa di questo drammatico round resta ancora tutta da ricostruire. Già emergono, tuttavia, i profili di un primo regolamento di conti avvenuto fra le potenti “obbedienze” massoniche francesi e al loro interno. Vittima personale il premier socialista Lionel Jospin, che non risulta essere un “fratello” ma deve aver pagato - in termini di mancato appoggio alle urne - il prezzo di uno scontro letale fra i “pupilli” del presidente imperiale Francois Mitterrand. Divisi fra coloro, come lo stesso Jospin, che ne hanno preso le distanze post-mortem, con una buona dose di cinismo, e altri che invece hanno finito per pagare con condanne penali grandi operazioni di cui erano al corrente il capo dello Stato e, naturalmente, i seguaci di allora. Il ventaglio di questi mitterrandiani rimasti fedeli, o che hanno abiurato, comprende molti “figli della Vedova”, come si definiscono i liberi muratori. È il caso da manuale dell’ex ministro degli Esteri Roland Dumas, socialista e fiduciario dello
scomparso presidente, che si è visto condannare nel 2001 a sei mesi di carcere (più due anni, sospesi) con l’accusa di aver “tratto vantaggio” personale dai fondi neri destinati alla sua amica Christine Deviers-Joncuor dal gigante petrolifero Elf-Aquitaine, all’epoca ente pubblico (l’Eni francese), in cambio di decisioni favorevoli del governo. Nell’affaire, davvero “di Stato”, sono rimasti coinvolti due capi socialisti dell’Elf, Loik Le Floch-Prigent e Alfred Sirven. Dumas appartiene alla lunga teoria di ministri appartenenti a logge massoniche sotto Mitterrand. Sin dall’inizio figuravano con lui negli elenchi “segreti” (cfr. Patrice Burnat e Christiane de Villeneuve, “Le Francs-macons des années Mitterrand”, Grasset 1994) Jack Lang, Charles Hernu (Difesa, poi scopertosi spia dell’est), Henri Emmanuelli, Pierre Joxe, Paul Quilés, Yvette Roudy e altri. I massoni francesi, oltre centomila e in costante crescita, politicamente stanno anche al centro e a destra, ma l’obbedienza prevalentemente socialista e radicale è il Grande Oriente di Francia (GO), di cui ora è gran maestro Alain Bauer, 39 anni, iscritto al Ps e alla loggia da quando ne aveva 18 (L’Express,
4.10.2001). Apolitica ma tendente a sinistra è la Grande Loggia di Francia (GLF), numero due quanto a “iniziati”. D’orientamento conservatore e non antireligioso è la Grande Loggia Nazionale Francese (GLNF), l’unica “regolare”, e cioè riconosciuta dalla “casa madre” britannica. Si tratta sin qui di logge riservate agli uomini. Aperta anche alle donne è invece la “Droit humain”, e soltanto femminile la GLFF. Il Grande Oriente è in particolare erede della tradizione laicista che vide trionfare durante la Terza Repubblica le scelte politico-sociali - “repubblicane”- dei massoni al
governo in dura contrapposizione, soprattutto sulla scuola privata, con la Chiesa cattolica. È storia antica, troppo facilmente etichettata come alternativa fra il progresso e l’oscurantismo. Morto Mitterrand - non massone che si è servito per la sua politica “nazionale” anche dei “fratelli”- un forte collante legato al potere è venuto meno. E le circostanze della condanna di Roland Dumas, capro espiatorio di un sistema ben noto a socialisti di prima fila, platealmente abbandonato dai suoi “fratelli” di partito trasmigrati col premier, hanno aperto la strada fra i massoni ad una “vendetta” anti-Jospin nel segreto dell’urna. In altre parole, un regolamento di conti che in parte spiega la disfatta di un politico il quale, come del resto tanti altri rimasti invece al riparo, deve al presidente scomparso le sue fortune. Dumas infatti non era e non è uomo qualunque, conosce molti segreti e ha largo seguito. Riflessi negativi di questo conflitto sotterraneo pro e contro il premier non possono esser mancati nell’immenso e potente apparato pubblico del più “étatiste” (statalista) dei Paesi non comunisti, apparato dove i “fratelli” sono spesso egemoni. C’è quindi del “marcio in Danimarca”, per dirla con Shakespeare, e questo forse spiega il protratto silenzio di Jospin-vittima sul voto contro Le Pen nel secondo turno del 5 maggio. Ma la guerra fra aderenti a confessioni massoniche - fra l’altro sempre più spesso coinvolte, con loro uomini, negli scandali economici, gli “affaires” - tocca anche l’area vicina al centro-destra. La politica nazionale, elezioni comprese, è inquinata da questi conflitti senza eguali in altri Paesi che pure registrano, come l’ Italia, forti influenze massoniche. Lo stesso Chirac, cattolico dichiarato, apparterrebbe ad una loggia svizzera molto elitaria, la Grande Loge Alpina, secondo Ghislaine Ottenheimer (L’Express, 19.4.2001) che è autrice con Renaud Lecadre del libro-inchiesta “Le Frères invisibles”, Editore Albin Michel, 2001. Vero o falso che sia, anche il presidente conta amici e nemici nelle onnipresenti logge (solo de Gaulle era regalmente autonomo) e non è detto che lo stesso Le Pen non conti ora qualche simpatia fra i massoni nelle sue roccheforti elettorali. Anzi, ci sono segnali che la sua imprevista pesca trasversale ha raggiunto anche loro, sotto la forma di
punizione della classe politica dominante. Forse è per questo che, rompendo il silenzio ufficiale sin qui mantenuto, nove obbedienze riunite, dal giugno 2001, nella “Massoneria francese” hanno invitato i “fratelli ” e le “sorelle” (Le Monde, 24. 4. 2002) a votare il 5 maggio per “il solo candidato repubblicano”, cioè Chirac, opponendosi così al Fronte Nazionale, al suo candidato Le Pen e “alle sue idee xenofobe ed estremiste”.

 
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