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La
fiaba: immagini di realtà interiori
Maddalena Lena per www.disinformazione.it -
31 gennaio 2007
Nel libro che a breve termine verrà pubblicato
“La fiaba: un mondo di verità
raccontate in immagini”, mi sono impegnata ad approfondire vari
temi inerenti le fiabe: la loro provenienza, i loro contenuti di verità
e saggezza, la ricerca di un metodo per poter coglierne i nascosti
significati, il modo di raccontarle, quali fiabe scegliere per i
bambini, la comprensione del loro linguaggio segreto, l’aiuto pratico
che le fiabe possono dare all’uomo moderno e così via.
Mi sono addentrata in questo magico ed
affascinante mondo da quando, in qualità di euritmista, sono stata
chiamata a presentare fiabe in spettacoli per bambini.
Da quel momento mi sono posta il problema di una maggiore comprensione
della fiaba, scoprendo in essa profondità insospettate.
Nell’Euritmia, arte nata in seno
all’Antroposofia di Rudolf Steiner, ogni gesto rivela non solo i
contenuti di suoni udibili ed espressi nella Parola o nella Musica, ma
deve poter rendere visibili e comprensibili anche tutta la gamma dei
sentimenti dei vari personaggi, perfino le loro più recondite
intenzioni, siano esseri fisici o di natura spirituale.
Ritengo perciò che rendere
euritmicamente il mondo delle fiabe sia uno tra i più difficili compiti
assegnati ad una euritmista per la pluralità dei significati celati in
ogni fiaba, e per la complessità delle immagini che li rappresentano.
Poiché ho avuto il piacere di lavorare con Maestre di scuola materna,
penso che le persone maggiormente qualificate per il racconto delle
fiabe siano proprio loro, specialmente le Maestre di quelle Scuole
Waldorf - conosciute in Italia come “Scuole steineriane” -
dove la fiaba è quotidiana esperienza.
Conscia di questo aspetto, voglio portare comunque il mio modesto
contributo e la mia esperienza, partendo da un’angolazione conoscitiva
differente e quindi complementare.
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* *
Al giorno d’oggi quando qualcuno desidera non
essere preso in giro o non vuole gli si raccontino bugie,
esprime tutto ciò con la frase: “Non raccontarmi fiabe!”.
Da questa espressione si può desumere quanto l’uomo moderno si sia
allontanato dal mondo della fiaba mentre invece proprio il mondo delle
fiabe contiene le verità più nascoste, da sempre occultate e però
continuamente, ostinatamente ricercate dall’uomo.
Le Fiabe parlano infatti di evoluzione già compiuta o ancora da
compiere. Esse sono un presagio di lavoro verso una elevazione
spirituale che l’uomo deve compiere su di sé e cioè un superamento
del proprio ego, chiamato anche Io inferiore, ma sono anche al contempo
un richiamo, un ricordo delle lotte che egli ha già compiuto in tempi
remoti.
Alle tre domande che assillano l’Umanità “Da
dove veniamo, chi siamo e dove andiamo“ proprio il mondo delle fiabe può
dare risposta giacché esse contengono quella grande Saggezza Cosmica di
cui l’essere umano fa parte. Essa ha riservato, nel suo disegno
macrocosmico, uno speciale compito per l’Umanità: quello di poter
conquistare Libertà e Amore.
Le fiabe sono un dono artistico proveniente, come tutto ciò che
concerne la vera Arte, dal Mondo dello Spirito, da quella Patria celeste
dalla quale l’uomo stesso proviene. Il loro messaggio è occulto solo
nella forma: la fiaba infatti parla per immagini,
simboli, indica la ricerca
degli immortali archetipi a
cui l’essere umano deve sempre riferirsi per poter evolvere.
Accogliere il profondo significato della fiaba
significa accostarsi ad essa con animo aperto, pieno di fantasia, una
qualità che oggi sembra essere dimenticata o addirittura perduta per
l’uomo moderno troppo preso da un intelletto freddo, pratico,
scientifico.
L’essere umano si è inaridito quando non ha più accolto quella
Saggezza Cosmica, mediatrice di conoscenza e autocoscienza,
scordandosi di essere composto non solo di materia ma anche di
Anima, di Spirito.
Uno dei compiti delle fiabe è quello di stimolare le nostre tre forze
animiche - il pensare, il sentire, il volere - affinché facciano
risorgere in noi il ricordo della nostra realtà spirituale, affinché
si possano riscoprire verità che giacciono dimenticate nell’inconscio
umano.
Molti archetipi collettivi - che a differenza
delle immagini esistono per forza propria, non sono cioè creati
dall’essere umano come ad esempio l’essenza del Bene, del Cielo,
dell’albero, dell’essere umano stesso - sono contenuti in esse. Essi
sono parte di molte conquiste interiori già raggiunte dall’Umanità,
ricordate e rappresentate a mezzo di immagini simili in tutti i popoli
pur essendo lontani per tempo e spazio.
Passioni e istinti selvaggi di tempi lontani e primitivi di una Umanità
ancora bambina sono infatti rappresentati sotto forma di possenti
immagini di orchi, giganti, draghi fiammeggianti aventi caratteristiche
quasi uguali.
Re saggi che comandano imprese e azioni
all’apparenza impossibili non solo a principi e principesse ma anche a
semplici e pavidi garzoni o a umili mugnaie, sono immagini di un saggio
Io superiore che spinge alla coraggiosa conquista della propria
evoluzione.
Così anche i diversi e mirabolanti paesaggi fatti di boschi
lussureggianti o di ghiacci, di terre sconosciute per cui si devono
consumare tante scarpe, o di strani mondi lunari, di castelli bui e
tenebrosi dove il tempo si è fermato pietrificando ogni essere, in
realtà parlano di un pensare divenuto freddo, arido oppure di
sentimenti spenti. Sono
immagini di paesaggi diversi ma che hanno in comune un’anima umana
dove non risplende più il sole della fantasia, dell’amore per sé e
per gli altri.
Gli animali, delle specie più diverse, parlano
nelle fiabe e ricordano tempi dove ancora esisteva
una totale fusione dell’essere umano con la natura e nulla vi
è di stupefacente se nelle fiabe anche gli alberi, i ruscelli, le pozze
d’acqua parlano. In queste ultime ci si può scivolare dentro non solo
senza bagnarsi ma entrando
addirittura in altri mondi dove, se alcune prove vengono ben superate si
può uscire ricchi e felici, con monete d’oro che escono ad ogni
parola o, altrimenti, con terribili bestie ripugnanti fuoriuscenti dalla
bocca.
La fiaba vive in immagini talvolta belle e
sognanti come quando parla di Fate dai capelli d’oro o di magici
castelli che ogni notte diventano più grandi, più belli, o ancora
di tavolini e tappeti che elargiscono a comando
ogni bene, ogni ricchezza. Altre volte esse sono invece crude e
violenti come quando vi sono teste mozzate, ossa seminate, morti
orribili di streghe dentro botti piene di chiodi e così via.
Nella fiaba, per mezzo di tali immagini, il cui vero significato deve
essere riconosciuto per poterlo accettare, vive quello che ogni destino
umano porta con sé: la giustizia che porta il premio o il castigo per
le azioni commesse, quello che filosofi,
religioni, poeti e scrittori hanno chiamato di volta in volta non solo
destino ma anche karma, causa, effetto, fato.
L’adulto che legge una fiaba pur usando un
pensiero raziocinante, a volte non regge a certe immagini, a certi
racconti e preferirebbe cambiare il finale o addolcire certe punizioni.
Come si vede la fiaba non lascia indifferenti ma riesce ad avvincere
ogni persona, riesce a coinvolgerla proprio perché vive nell’anima
umana, ne fa parte integrante e perciò la tocca nel profondo, nei
sentimenti.
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* *
Una grande incomprensione la relega, al giorno
d’oggi, al mondo
dell’infanzia poiché il mondo raziocinante dell’adulto scambia la
fantasia, di cui sono ricchi bambini e fiabe, con la fantasticheria
e non dà più nessuna importanza a questo necessario, vitale aspetto
umano.
Una approfondita conoscenza rivela invece che non è affatto così, ma
questa analisi, questa scoperta della profonda saggezza contenuta nella
fiaba, si può basare solamente su una altrettanto profonda e vera
conoscenza della realtà dell’esistenza del Mondo dello Spirito e di
una conoscenza altrettanto completa della complessa natura dell’essere
umano quale ad esempio viene data dall’Antroposofia di Rudolf Steiner.
Le fiabe quindi non sono solo nutrimento per la
fantasia dei bambini, sono
anche cibo necessario per l’animo dell’adulto.
Esse vanno sì raccontate ai bambini, ma con l’avvertenza di usare una
certa cautela giacché occorre imparare a conoscere tempi, e modalità,
quali siano adatte all’età, al suo momento evolutivo giacché esso
ripercorre tutta l’evoluzione già percorsa da un’Umanità non
ancora capace di un pensiero razionale come quella attuale.
E’ compito dell’adulto saper riconoscere i vari profondi significati
educativi e tener conto del rapporto esistente tra la fiaba scelta ed il
momento evolutivo che il bambino sta ripercorrendo individualmente
“Cappuccetto rosso”, “La bella
addormentata“ e fiabe consimili ad esempio non vanno raccontate a
bimbi piccini al di sotto dei tre, quattro anni giacché il profondo
esoterico significato di evoluzione dell’Io e della sua vittoria sulle
parti costitutive inferiori dell’essere umano in esse contenuto, non
appartiene ancora alla maturità dei bimbi di quella età, proprio come
non apparteneva ad un’Umanità primitiva.
Occorre, in altre parole, che l’adulto
prima di rivolgersi al bambino accetti l’essere della fiaba, ne
comprenda il significato e
sappia rapportarlo al momento evolutivo del bambino stesso.
Si può comprendere allora perché, ad esempio,
solo circa verso i nove anni il
bambino richieda racconti di miti e leggende di eroi con insistenza,
anche se non li disdegna in altri momenti. L’Io del bambino inizia a
nove anni circa a volersi sempre più manifestare e affermare nel mondo
esterno; perciò è opportuno offrirgli a quell’età l’esempio di
eroi capaci di inserirsi con forza e vigore nella realtà terrestre.
Prima di allora occorrono invece fiabe dove, proprio come farebbe una
levatrice, il bambino viene
condotto gradualmente dal Mondo
spirituale da cui proviene alla conoscenza della realtà terrestre,
dei compiti, delle difficoltà da superare in questo
mondo.
Condurre gradualmente significa che il bambino,
circa fino ai 2 anni, ha principalmente bisogno dei suoni del
linguaggio, di vocali e consonanti e quindi non di fiabe vere e proprie
ma di filastrocche, ninne nanne, tiritere, poesiole ritmiche e rimate, o
anche semplici raccontini inventati su persone, animali, su cose di uso
quotidiano che fanno cioè parte della vita del bambino.
Il bambino, all’incirca fino ai tre, talvolta
fino ai quattro anni, gradisce delle fiabe abbastanza semplici, capaci
di sdrammatizzare, di scherzare su varie situazioni come ad esempio
“La pappa dolce” ,“ll principe ranocchio” ,“ Occhietto, due
occhietti, tre occhietti” e così via.
Solo dai cinque agli otto anni circa, il bimbo
può recepire fiabe che comprendano elementi di moralità conquistata,
di giustizia, di lotte vere, di conquiste e di contrasti.
Per dare solo qualche esempio possono essere raccontate fiabe come:
“Cappuccetto rosso“, “Pollicino“, “I tre capelli d’oro del
diavolo“, “Il soldatino di piombo“ e così via.
Tra le varie fiabe sono consigliabili sempre quelle classiche dei
fratelli Grimm, Andersen, Perrault,
ecc.
Queste naturalmente sono solo indicazioni generali giacché le fiabe
vanno comunque sempre scelte tenendo conto non solo dell’età ma della
sensibilità individuale del bambino, del suo temperamento o, in certi
casi, delle situazioni difficili che sta vivendo per malattia o
difficoltà familiari e così via.
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Non bisogna lasciarsi ingannare dalla capacità
di apprendimento o di espressione del bambino. Sono modi di
comportamento o di parlare ricevuti da esempi di adulti che erroneamente
stimolano le grandi capacità di imitazione e le sue ancora intatte
riserve di forze vitali.
Conoscendo la vera natura del bambino, che prevede gravosi impegni di
crescita intellettuale nel tempo, l’adulto non lo forzerà impiegando
anzitempo le sue capacità intellettive, come invece un certo tipo di
moderna educazione tenderebbe a fare ed invece lo proteggerà,
risparmiando, preservandone le forze.
La mia esperienza mi ha portato a porre molta
attenzione nel scegliere fiabe
e racconti popolari o dialettali poiché molte volte sono manipolati da
aggiunte arbitrarie e possono risultare troppo crudi, troppo forti per
l’animo del bambino.
Vi è ancora un’osservazione importante da suggerire all’adulto che
vuole scegliere una fiaba con oculatezza. Egli non deve avere timore di
certe immagini che possono sembrare al suo giudizio razionale un po’
forti; il conoscere che, ad esempio,
teste mozzate sono in realtà immagini di cattivi pensieri vinti,
nell’adulto creerà una tale interiore disposizione d’animo di modo
che la sua conoscenza proteggerà il bambino ed il racconto non lo
turberà.
La fiaba per l’anima, che per sua natura vive
nei contrasti, deve essere come un benefico massaggio: la paura, il male
non devono essere evitati giacché fanno parte della vita. La fiaba
insegna che esistono ma che possono essere vinti.
La tensione provata deve potersi sciogliere e trasformare sapendo
suscitare sentimenti di giustizia, di amore per il Vero, il Bello, il
Bene.
Il ripetere più volte una stessa fiaba, che esige sempre un’atmosfera
tranquilla e serena, è molto importante perché, grazie alla
ripetizione, la forza stessa della fiaba entrerà gradualmente a far
parte del mondo interiore del bambino che così potrà comprenderla
appieno, senza dover ricorrere a inopportune spiegazioni intellettuali.
Un altro aspetto che ritengo sia molto
importante sottolineare è il sapere che sempre
deve essere la viva voce umana, non una qualsiasi voce registrata sia
pure di validi attori, a raccontare fiabe al bambino, giacché la fiaba
non solo è un nutrimento spirituale per l’anima, ma fa parte
dell’educazione, quella vera, quella che ottiene risultati positivi e
validi nel tempo e che può passare solamente da essere umano ad essere
umano.
Solo un essere umano vivente possiede infatti dei sentimenti e poiché
sono i sentimenti che
educano, le fiabe vanno raccontate da esseri umani, non da un’
inanimato apparecchio.
Una qualsiasi macchina, un qualsiasi mezzo
artificiale, sia esso meccanico od elettrico, sia
registratore, televisione, computer od altro ancora non può
educare perché privo di sentimenti. Inoltre immagini e voci uscenti
meccanicamente sempre uguali in qualsiasi situazione, per qualsiasi
bambino non può andare incontro alle individuali esigenze, alle
differenti personalità e sensibilità infantili.
Questi attrezzi non possono né
recepire né dosare, al momento del racconto, le sfumature anemiche. lo
stupore, la sorpresa, i timori in una parola le diverse emozioni
suscitate in un bambino quando la
fiaba ne tocca l’anima.
Il raccontare fiabe crea un
più forte, caldo, intenso rapporto quando, accesa una piccola candela
prima dell’addormentarsi del bimbo, l’adulto racconta ed il bimbo a
bocca aperta ascolta, riuscendo molte volte a rafforzare legami che
divengono più affettuosi.
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Lo studio delle fiabe, da parte dell’adulto,
porta anche ad una attenta osservazione non solo dei significati, dei
simboli, delle immagini usate, ma anche
al saper cogliere dando la più giusta importanza a ripetizioni,
numeri, paesaggi, tipo di personaggi, colori e ad altri elementi ancora
che molte volte si dimostrano incredibilmente utili per la comprensione
di situazioni o persone nella vita pratica.
Ad esempio, per quanto riguarda tutto il mondo delle immagini, sia
quelle visive che quelle
uditive, suscitate cioè dalla parola, si può accedere con uno sguardo
molto più attento ai vari logo,
ai vari messaggi pubblicitari; in una parola a tutto quello che si nascondo dietro il
mondo dell’immagine nel quale siamo immersi come uomini del tempo
presente.
Si possono scoprire menzogne e artifici
evitando così di essere facilmente condizionati e ci si può anche
difendere dai vari messaggi
subliminali da cui si è circondati, anch’essi visivi o acustici,
senza più subirne il fascino che il più delle volte condiziona
pesantemente la libertà delle nostre scelte.
Se l’essere umano, adulto o bambino, potesse avere un giusto
nutrimento animico, se la sua anima non fosse così affamata di Realtà
Spirituali che le fiabe offrono celandole sotto il velo delle immagini,
l’uomo d’oggi, sia esso adulto o bambino, non cadrebbe
così facilmente nelle reti di certe moderne sirene ammaliatrici.
Anche esse si servono in tutti i modi di immagini però con ben altri
scopi che quelli di dirigere di pensieri, sentimenti, azioni
verso un’elevazione spirituale ma, al contrario, con lo scopo di
asservirli per comandare l’essere umano.
L’attuale periodo storico viene chiamato, non
a caso, civiltà dell’immagine
che però, di solito, sa dare all’anima solo un cibo apparente che non
solo non lo nutre ma che, molto spesso, si rivela ingannevole, tossico,
velenoso.
Impariamo ad accettare dalle fiabe quelle immagini che fanno intuire
l’esistenza di un Mondo dello Spirito che è solo velato
e che aiutano gli adulti a pensare
anche con il cuore, per poter agire rettamente come molto spesso
riescono a fare i bambini, quelli veri quelli che ricevono, ancora,
nutrimento dalle fiabe.