FEGATO: il
generatore delle forze umane
Marcello Pamio - 4 ottobre 2015
- tratto da Effervescienza inserto di Biolcalenda
Il fegato è l’organo più
grosso del corpo umano e ha svariate funzioni una più importante dell’altra, ma
se dovessimo sintetizzare il suo ruolo principale dovremo restringere il campo
all’assimilazione, alla depurazione e all’immagazzinamento dell’energia.
Tutto quello che viene assorbito dall’intestino tenue passa nel fegato dove
subisce l’ultima trasformazione prima di entrare nella circolazione sanguigna,
cioè prima di entrare nella nostra sfera più intima (il sangue appunto), prima
di diventare “noi stessi”. E’ quindi l’organo di passaggio che umanizza
il cibo trasformando il mondo esterno, con le sue forze e le sue forme, in noi
stessi.
Prima di arrivare al fegato la sostanza non è ancora “nostra”, ma lo diventerà
dopo tale passaggio.
Il fegato, oltre a
trasformare il cibo in “io”, neutralizza tutto quello che è indesiderabile per
poi eliminarlo (detossificazione) tramite la bile. Dall’altra parte, quello che
non viene usato nell’immediato viene immagazzinato per un uso futuro, come
riserva di energia.
Oltre a tutto questo il fegato neutralizza sia le tossine di origine esterna,
cioè quelle provenienti dagli alimenti, sia quelle di origine interna, cioè
quelle provenienti dal corpo stesso (catabolismo).
Infine il fegato produce numerosi enzimi, sali e globuline (anticorpi) oltreché
ormoni.
E’ responsabile della
“consistenza” del sangue, della sua composizione e anche del suo colore.
Il suo ruolo si materializza nel ricevimento di una duplice alimentazione
sanguigna: una proveniente dalla vena epatica che lo nutre di ossigeno e l’altra
dalla vena porta che convoglia in esso le sostanze che escono dall’intestino
tenue.
Dal punto di vista fisico
il fegato è un organo del ricambio (come reni, intestino...) ma la sua
caratteristica particolare è di essere totalmente permeato di liquido quindi di
forze vitali o eteriche. Ed è proprio per questo motivo che il fegato è l’organo
per eccellenza del rapporto diretto con il corpo eterico, e pertanto la sua
salute dipende dalla salute del corpo eterico stesso.
Essendo completamente intriso nel liquido ha la possibilità unica nel suo genere
di rigenerarsi: un pezzetto di fegato è in grado infatti di ricrescere e questo
è dovuto alle pure forze vitali, le quali hanno una intrinseca capacità
rigenerativa.
Questa potenzialità
rigenerativa deve però essere tenuta nel corretto equilibrio, altrimenti
potrebbe sfociare in un processo tumorale. Le forze astrali nel fegato evitano
che s’ingrossi o diminuisca eccessivamente. E’ bene sapere che le forze eteriche
hanno sempre la tendenza a crescere verso l’esterno e la loro crescita è tenuta
sotto controllo dalle forze astrali.
L’azione dell’Io la troviamo come sempre nel calore. Il fegato deve essere
sempre mantenuto al caldo.
Se la zona epatica dovesse raffreddarsi per un qualsiasi motivo l’organo
potrebbe indurirsi, e se s’indurisce significa che è devitalizzato, ha perso
forze vitali. A questo punto comincerebbe a non essere più attivo dal punto di
vista rigenerativo…
Viceversa bisogna fare attenzione a che non si riscaldi troppo: l’alcool per
esempio è una bomba di calore per il fegato e ne provoca l’infiammazione e la
degenerazione.
Essendo l’organo con un diretto rapporto con le forze eteriche, è deputato alla distribuzione dell’elemento liquido, per cui quando una persona si gonfia c’è una cattiva distribuzione dei liquidi pertanto il fegato è squilibrato.
L’astrale in rapporto
al fegato.
Quando le forze
astrali non permeano correttamente il fegato si possono generare problemi
psichici come la depressione.
Se per un qualsiasi motivo il fegato non riuscisse più ad avere una corretta
funzionalità, le forze astrali non riuscendo a permearlo completamente, si
“solleverebbero” salendo e invadendo il polo della coscienza (la zona alta
dell’organismo: la testa).
La funzione e il movimento del corpo astrale è una lemniscata, un otto o
infinito che entra ed esce a livello mediano. Esce, prende il mondo
esterno, entra dentro per essere elaborato e poi esce di nuovo.
Questo processo è un giusto rapporto col mondo esterno.
Se però il corpo astrale
non riesce a mettersi a disposizione delle forze astrali che vanno verso
l’esterno e neppure di quelle che devono permeare il fegato a causa di una sua
funzionalità corrotta, rimangono “sospese” facendo sì che non riusciremo ad
avere un corretto rapporto con il mondo esterno.
La malattia dell’anima è quando si perde il mondo esterno o il mondo
esterno si perde in noi. Questa situazione si chiama depressione! Cos’è la
depressione se non la perdita del rapporto col mondo esterno?
Secondo la Medicina
Tradizionale Cinese
L’energia nel
corpo umano circola in un ciclo circadiano seguendo uno schema ben preciso.
In questo ciclo, l’orario di massima attività del fegato va dalle 1 alle 3 di
mattina. Si tratta della fase in cui l’energia yang sta crescendo ma bisogna
stare attenti a non sprecarla. Molto importante è quello che mangiamo prima di
andare a dormire. Quando ci si sveglia, oppure non si riesce ad addormentarsi in
questo orario, può essere causato dalla rabbia o dalla frustrazione latenti che
stanno mettendo sotto pressione il fegato mentre cerca di disintossicare da
queste emozioni.
Secondo la Metamedicina
Il fegato è il
serbatoio dell’energia accumulata sotto forma di glicogeno che poi si
trasformerà in glucosio. Questa energia ci permette di realizzare i nostri
desideri.
Il trattato base della medicina cinese tradizionale, il Su-wen, attribuisce al
fegato il sapore amaro e il colore verde. E’ il “generatore delle forze”,
il “generale che elabora i piani”. Ecco perché nell’antica Cina si
mangiava il fegato dei nemici per appropriarsi del loro coraggio.
La parola fegato deriva da ficatum che in latino significa fico,
esattamente il frutto con cui s’ingrassava purtroppo il fegato d’oca. Il fico
però è il simbolo della fecondità e dell’abbondanza; quando l’abbondanza viene a
mancare si manifestano frustrazioni di ogni genere. Non a caso è nel fegato che
avviene la trasmutazione del desiderio materialista in aspirazione spirituale
con il risultato dell’Illuminazione, di una nuova saggezza circa le decisioni da
prendere. Sotto quale albero il Buddha ricevette l’illuminazione, se non il
fico?
La radice ebraica di
fegato invece è kavèd il cui senso è “peso”, “fardello” che per
estensione significa “essere di peso”, essere importante. In questo senso il
fegato è considerato il più nobile degli organi.
Se non siamo in grado di prendere decisioni o se accettiamo cose indigeste per
mancanza di coraggio, il fegato è l’organo interessato. Essendo questo l’organo
del ricambio ed essendo la volontà in rapporto al ricambio, un problema di
fegato comunque influisce sempre sulla volontà!
Tutto quello che nella nostra vita ci è difficile digerire, collegato
alla collera, può generare problemi epatici. Il fegato è il focolaio della
collera repressa.
Il fegato inoltre è un
organo sensibile all’immagine che abbiamo di noi stessi o che di noi diamo agli
altri. Il fegato può essere leso quando l’immagine che abbiamo di noi viene
messa in discussione.
Le epatiti per esempio ci mettono di fronte alle nostre contraddizioni in
quanto riguardano contemporaneamente l’immagine che abbiamo di noi stessi e il
nostro desiderio di possedere.
Anche il cancro al fegato è frequente nelle persone che vivono collere
represse o discordie a seguito del desiderio di possedere correlato con la
propria immagine sia nel contesto materiale (testamenti, soldi, ecc.) sia
rispetto a situazioni affettive.
Il fegato, come detto
prima, adegua il cibo perché lo si possa “far nostro”: adatta le esperienze
esistenziali al nostro Io. Di fronte ad aggressioni, ingiustizie, ma anche
preoccupazioni, la lingua chiama in causa la bile: “ci rodiamo il fegato e la
bile”, “ingoiamo la bile”, “ci facciamo un fegato amaro”, “non
abbiamo fegato”, ecc.
In questa frasi si può cogliere il rifiuto di adattarsi, un miscuglio di paura,
collera e ribellione. L’epatite è una infiammazione che esprime la nostra
collera nei confronti di una situazione che giudichiamo ingiusta o alla quale
non riusciamo ad adattarci. Collere troppo spesso represse o trattenute
all’interno addenseranno l’energia del fegato rischiando di trasformarsi nei
casi peggiori in cirrosi o in cancro: testimoni di questa
cristallizzazione, dell’autodistruzione e del rifiuto della propria esistenza o
di se stessi.
Il fegato per mezzo della
bile elimina l’emoglobina dei globuli rossi e le tossine liposolubili, quelle
che si sciolgono nei grassi. Tutta questa bile non viene eliminata
immediatamente e in buona parte viene riassorbita dall’intestino tenue e
reimmessa nel fegato per esserne nuovamente eliminata. Che si tratti di
preoccupazioni o collera, la bile è il luogo delle contrarietà rimuginate. E
quindi, grazie alla bile, il fegato ci rimanda all’amarezza e alla collera che
bisogna evacuare e a tutto ciò che non abbiamo digerito nelle nostre esperienze
esistenziali.
Un fegato in disequilibrio può avere ripercussioni a livello di percezione e
pensiero (scarsa memoria, ci si dimentica di fare le cose) e anche a livello di
sentimenti (non si riesce a fluire completamente verso l’esterno per via di
blocchi). Si può avere un problema a livello di espressione del mondo dei nostri
sentimenti e potremo avere problemi di volontà.
Non a caso il serbatoio della memoria è proprio il corpo eterico, quindi un
indebolimento del corpo eterico si ripercuote a vari livelli e principalmente
nella memoria.
Infine, per via della sua funzione di “magazzino” del corpo, il fegato è
sensibile a tutti i conflitti di “mancanza”. Per esempio: mancanza di cibo, di
soldi, mancanza dei legami di sangue, mancanza d’amore, di rispetto, ecc.
Come aiutare il fegato
E’ necessario
lavorare sempre su più livelli, ma le cose importanti sono essenzialmente due:
dare forze vitali al corpo fisico ed equilibrare il corpo astrale.
Se da una parte diamo forze vitali al corpo fisico, quest’ultimo riprende ad
avere una corretta vita vegetativa; dall’altra se si riequilibra il corpo
astrale, questo si collega nel giusto modo con la parte fisico-eterica,
permettendo alle forze dell’Io di compenetrare e organizzare correttamente i
processi. Se il corpo astrale è “sconvolto”, l’Io farà molta più fatica a
metterlo a posto. Se è troppo impegnato per sistemare l’astrale, le forze usate
per questo lavoro non saranno più disponibili per collegarsi e sistemare la
parte fisico-eterica.
Quindi è importante sempre
partire dal corpo fisico, vitalizzandolo.
Esistono degli ausili molto utili per questo scopo: per uso interno lo
sciroppo di betulla (che contiene una sostanza, la betulina, che ha una
potente azione antiinfiammatoria, diuretica e depurativa) e la fragaria vitis
(nata dalla mescolanza della fragola di bosco con le foglie di vite, è
utilissima in tutte le patologie epatiche), mentre per uso esterno il decotto di
achillea millefoglie e l’olio di ricino sotto forma di impacchi
caldi nella zona epatica alla sera oppure i cataplasmi di argilla.
Per il fegato ma anche per
la cistifellea esiste una pianta molto interessante che si chiama Chelidonia, il
cui soprannome non a caso è “grande luce”. Si tratta quindi di vedere chiaro
dentro di noi, soprattutto nei nostri desideri, nelle motivazioni, nelle
responsabilità.
La Chelidonia era già stata riportata nella teoria delle Segnature
dell’alchimista rinascimentale Paracelso per la sua similitudine tra il suo
lattice giallastro e appunto la bile.
Il fitopreparato Chelidonium curcuma - prodotto su indicazioni del
filosofo e scienziato Rudolf Steiner - è indicato per tutte le malattie delle
vie biliari.
Eliminare l’alcool, gli
zuccheri raffinati e le cioccolate (che apportano troppo calore), ridurre
drasticamente tutte le proteine di origine animale (carne, pesce, uova e
soprattutto latte e formaggi) i cui grassi appesantiscono enormemente fegato e
cistifellea rallentandone le funzionalità e creando seri ristagni.
Prediligere un’alimentazione a base di vegetali crudi e cotti, cereali integrali
e legumi a seconda della stagionalità e della temperatura esterna. Quindi più
cibo cotto in autunno-inverno e più crudo in primavera-estate; aumentare il
consumo di tutte le erbe amare (per l’analogia con il “sapore” amaro del fegato)
che i campi ci regalano, come per esempio il dente di leone (tarassaco),
l’ortica, ecc.
Abbondare di succhi freschi di frutta e verdura ogni santo giorno. Esistono
infine molte piante epatoprotettrici: carciofo, cardo mariano, tarassaco,
chelidonia, rafano nero, rosmarino, acetosa, fitolacca e aloe.