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Il
panico alla Federal Reserve
tratto da www.movisol.org
Movimento Internazione per i diritti civili - Solidarietà
Nove tagli dei tassi della Federal Reserve in dieci mesi non hanno
in alcun modo rallentato la contrazione dell'economia USA. Il 6 novembre
Alan Greenspan ha portato il tasso al 2%, il minimo in quarant'anni. I
tassi d'interesse a breve negli USA sono al di sotto del tasso
d'inflazione dei prezzi, che è del 2,5%, e così il tasso reale di
prestito è diventato negativo! Anche il tasso di sconto, che in passato era definito "simbolico" ma recentemente ha acquisito maggiore importanza in quanto determina il tasso per i prestiti d'emergenza della Fed al settore bancario, è stato tagliato di cinquanta punti base, all'1,5%, anche questo il minimo in 40 anni. Indicando "crescenti incertezze e preoccupazioni dovute al deterioramento delle condizioni delle attività economiche sia qui che all'estero", la Fed lascia capire che tornerà a ridurre i tassi molto presto. A monte delle iniezioni senza precedenti decise dalla Fed e da altre banche centrali -- BCE, Banca d'Inghilterra hanno ridotto i tassi l'8 novembre -- è il panico bell'e buono di fronte alla situazione finanziaria mondiale ulteriormente aggravata dall'insolvenza di fatto dell'Argentina e dalle sue ripercussioni sul sistema bancario USA ed europeo. Un banchiere europeo ha giudicato "completamente ridicoli" gli sviluppi verificatisi a Wall Street il 7 novembre. Dow Jones e NASDAQ hanno cominciato una rapida risalita ma senza la solita "euforia dei mercati" e non c'è stato il normale traffico di acquisti, di trasferimento di capitali dalle obbligazioni alle azioni. Per cui, ha concluso il banchiere: "Assistiamo a qualcosa senza precedenti. La Fed, lo ripeto, la Fed, sta direttamente o indirettamente acquistando azioni". Al tempo stesso il governo degli Stati Uniti ha intensificato gli sforzi di "interpretare" e "rifare il trucco" ai dati economici. Un esempio è l'annuncio dato il 7 novembre di un tasso di crescita della produttività USA annualizzato del 2,7% che si sarebbe registrato nel terzo trimestre. Secondo l'ortodossia di Wall Street, ciò consente alla Fed di creare ancora più liquidità perché un aumento della produttività garantisce il contenimento dell'inflazione. Però, dietro queste "cifre promettenti della produttività" non c'è altro che l'ondata di licenziamenti più colossale dell'ultimo decennio: l'occupazione e le ore lavorative cadono più rapidamente dell'output! L'altra "buona nuova" del governo USA è stato l'aumento di 3,2 miliardi di dollari di prestiti al consumo verificatosi a settembre. L'aumento dell'indebitamento delle famiglie secondo gli analisti di Wall Street indica che l'economia USA "è nella giusta direzione". Ciò che sta realmente accadendo nell'economia USA si desume dai recenti annunci di alcuni settori industriali come quello delle macchine utensili. Secondo le associazioni AMTDA e AMT, rispettivamente distributori e produttori del settore, a settembre la domanda è scesa del 52,3% rispetto all'anno prima. Resta da chiedersi come mai in queste circostanze il dollaro si mantiene forte. In passato la spiegazione era facile: dopo i disastri finanziari russo ed asiatico del 1998, quasi i due terzi di tutti i surplus delle bilance dei pagamenti si riversavano sul mercato USA, considerato il più sicuro. Il mito della "New Economy" ha incrementato l'affluire di capitali negli USA, sia come investimenti in titoli che come acquisizioni di vaste proporzioni di imprese USA da parte di investitori europei ed asiatici. A stabilizzare il dollaro negli ultimi mesi è stato un nuovo afflusso di investimenti in titoli, che ad agosto hanno raggiunto i 60,1 miliardi di dollari. Questa volta però l'afflusso ha un motivo opposto: è dovuto alla liquidazione di posizioni all'estero da parte degli investitori americani, soprattutto quelli che avevano investito in Giappone, perché occorreva tamponare le perdite. Ad agosto soltanto gli investitori americani hanno liquidato azioni in Giappone per 13,9 miliardi di dollari. LaRouche diventa una celebrità in Russia La stampa russa ha recentemente dedicato numerosi articoli a Lyndon LaRouche apprezzando particolarmente la sua autorità di economista e definendolo una "mente universale". Una nuova rivista mensile, intitolata Imprenditore russo, ha pubblicato nel primo numero una lunga intervista a LaRouche definendolo "un Titano dei nostri tempi". Il primo numero è stato presentato il 30 ottobre ad un ricevimento per 400 personalità del mondo politico, culturale, religioso e imprenditoriale che si è tenuto nella sala principale della cattedrale centrale di Mosca, sede del Patriarca ortodosso Aleksei II. La nuova rivista si ripromette di organizzare gli strati imprenditoriali privati secondo dei principi che sono coerenti con la morale cristiana. Questa, ha spiegato il vicedirettore Andrei Kobiakov nell'articolo introduttivo, è una delle ragioni per l'interesse suscitato in Russia dalle idee di Lyndon LaRouche. "Spesso le principali figure del rinascimento vengono paragonate ai Titani", ha scritto Kobiakov. "Nel caso di LaRouche siamo di fronte ad uno di questi Titani: un intelletto molto profondo e dotato, con una conoscenza enciclopedica... Si sente dire che nonostante il valore pratico delle sue idee, LaRouche è un pensatore spinto ai margini, la cui opera non è apprezzata dalla società e le cui idee restano oscure. Chiunque creda una cosa del genere chiaramente sottovaluta l'influenza di LaRouche". Commenti successivi sull'avvenimento apparsi sulla stampa russa notano che Imprenditore russo è vicina alla Chiesa Ortodossa Russa ed ai circoli dell'Amministrazione del Presidente Putin. Nella stessa settimana un'altra rivista russa, Operatore monetario, ha dedicato tre pagine a LaRouche. "Già negli anni Settanta e Ottanta, LaRouche ha provocato accesi dibattiti riguardanti diversi aspetti della sua attività: dall'iniziativa contro il cartello della droga al suo ruolo fondamentale nel creare la dottrina dell'Iniziativa di Difesa Strategica (SDI) che fu annunciata dal Presidente Reagan nel 1983. Le attuali controversie attorno a LaRouche hanno radici non solo nella politica americana, ma nell'intera situazione economica mondiale". La pista di Oklahoma City Lo Strategic Alert ha in più occasioni indicato come l'episodio terroristico di Oklahoma City del 1995 potrebbe rivelarsi un precedente molto importante per comprendere ciò che è davvero accaduto l'11 settembre, e mettere a fuoco le responsabilità interne agli USA dell'atroce misfatto. Abbiamo inoltre sottolineato quanto sia a dir poco strano il comportamento del Dipartimento di giustizia USA (DOJ), che appare determinato ad impedire che si faccia luce sui collegamenti internazionali del presunto "autore solitario" di quell'attentato, Timoty McVeigh (recentemente messo a tacere con l'esecuzione capitale) e del suo complice Terry Nichols, sebbene l'avvocato difensore di quest'ultimo, Stephen Jones, ed altri, abbiano ripetutamente sollevato il problema di questi collegamenti internazionali. Si tratta di una reticenza che contraddice in pieno le dichiarazioni del capo del DOJ, l'Attorney General John Ashcroft, che si dice pronto a dispiegare tutte le forze dell'ordine nella lotta al terrorismo. L'ultima puntata di questa contraddizione stridente si è verificata al processo in cui lo stato dell'Oklahoma ha contestato a Nichols alcuni capi d'accusa che rientrano sotto la sua giurisdizione. Il DOJ ha respinto la richiesta dell'avvocato di Nichols di ascoltare in aula l'ex agente della FBI Dan Vogel, il quale si è detto disposto a deporre in merito alle dichiarazioni da lui raccolte da 22 testimoni che gli hanno riferito di aver visto McVeigh in compagnia di un personaggio "dall'aspetto mediorientale" nel periodo precedente all'attentato dell'aprile 1995. La questione è davvero spinosa, visto che il numero due del Pentagono, Paul Wolfowitz, sostiene che McVeigh era un "agente irakeno" per avallare la sua tesi secondo cui occorre intraprendere subito una nuova operazione militare contro l'Irak. Ciò nonostante, l'ostruzionismo del DOJ solleva diversi interrogativi su che cosa Ashcroft ed altri temono che si possa far luce. Un altro sviluppo, in questa stessa pista, è avvento il 6 novembre quando in un conflitto a fuoco con la polizia è rimasto ucciso William Milton Cooper, uno degli agitatori radiofonici più influenti negli ambienti della "Milizia". Secondo James Nichols, il fratello di Terry, le apocalittiche tirate radiofoniche di Cooper esercitarono un'influenza davvero notevole su McVeigh, un simpatizzante della Milizia. Secondo la testimonianza di James Nichols, McVeigh ascoltò regolarmente la trasmissione di Cooper nei mesi precedenti all'attentato. I terroristi del FARC e il riciclaggio dei narcodollari Il 2 novembre il Segretario di Stato Colin Powell ha annunciato che l'Ordine Esecutivo 13224, firmato dal Presidente George Bush il 26 settembre, è da lui esteso a comprendere le 22 organizzazioni che il Dipartimento di Stato include nella sua lista delle formazioni terroristiche. L'ordine esecutivo in questione autorizza il sequestro di tutti i titoli di proprietà di Osama Bin Laden, di Al Quaeda e di una lista di persone e formazioni ritenute implicate negli attacchi dell'11 settembre. Tra i 22 gruppi in questione figurano i narcoterroristi colombiani del FARC, la Real IRA e l'ETA basca. Un effettivo smantellamento delle strutture finanziarie di queste organizzazioni terroristiche potrebbe colpire decisamente tutta la struttura globale del mercato degli stupefacenti, delle armi e di altri traffici illeciti. Un sequestro delle finanze del FARC segnalerebbe la volontà dell'amministrazione Bush di abbandonare la politica sin ora acquiescente nei confronti del Presidente colombiano Pastrana, che mira a "negoziare la pace" con i terroristi del FARC. Attualmente il FARC, la cui fondazione risale agli anni Cinquanta, conta 20 mila membri e controlla una "zona smilitarizzata" grande come la Svizzera. Il traffico di droga rappresenta il grosso delle entrate del FARC che, insieme a estorsioni e ricatti, ammontano annualmente a circa un miliardo di dollari. Tra i sostenitori internazionali del FARC spicca Richard Grasso, il presidente della New York Stock Exchange, la borsa di Wall Street, il quale si recò appositamente nella zona controllata dal FARC nel 1999 ad esternare tutto il suo sostegno per Raul Reyes, uno dei leader del FARC. Discussero naturalmente di affari finanziari e Grasso concluse auspicando che la sua visita "segni l'inizio di rapporti nuovi tra il FARC e gli Stati Uniti". Qualche settimana prima dell'incontro, l'ente di statistica colombiana DANE aveva reso noto che nel PIL colombiano in futuro sarebbero stati compresi "i raccolti illeciti della produzione agricola", su richiesta esplicita del FMI. A seguito dell'annuncio di Powell, il 4 novembre la polizia colombiana ha arrestato Juan Pablo Rubio Camacho, il principale riciclatore delle finanze del FARC. Nell'operazione che ha condotto al suo arresto hanno collaborato CIA, DEA e l'antidroga colombiana, che hanno sequestrato anche titoli per 50 milioni di dollari. tratto da www.movisol.org |