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Il
fantasma di Abu Ghraib
Sigfrido
Ranucci – Rai News24
http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/abugrhaib_ranucci/default.htm
Il prigioniero incappucciato, con le braccia aperte legate
ai fili della corrente, una delle foto-simbolo delle violenze di Abu
Ghraib, ha un nome e un volto. Si chiama Ali Shalal el Kaissi,
ha 42 anni, ed è stato arrestato nell’ ottobre
Sigfrido Ranucci, inviato di Rainews24, l'ha intervistato
ad Amman, in Giordania dove Ali Shalal stava seguendo un corso per
‘Non violent action for Iraqi’, tenuto da alcune Ong europee e dove
ha fondato l’ Associazione delle vittime delle prigioni americane. Ad
Abu Ghraib Ali veniva chiamato in gergo sprezzante, Clawman, l'uomo
uncino, per una tremenda ferita alla mano. «Prima
di essere arrestato avevo subito un’ operazione chirurgica alla mano.
Ma quando sono entrato in prigione, gli americani hanno usato questa
ferita come strumento di pressione. Mi dicevano: ‘Se collabori ti
possiamo aiutare a far diventare la mano come prima con un intervento
chirurgico’». Invece la mia mano e’ stata schiacciata!
«Dopo 15 giorni di
prigionia mi hanno tolto dalla cella, mi hanno messo una coperta con dei
buchi, come se fosse un vestito tradizionale arabo. Mi hanno legato con
del filo elettrico e messo su una scatola di cartone. Poi mi hanno detto
che mi avrebbero elettrizzato se non avessi collaborato. Per tre giorni
mi hanno colpito con scosse elettriche. La persona che mi torturava
parlava la lingua araba molto bene. Si e’presentato con una musica in
sottofondo, “By the rivers of Babylon”, mi diceva che aveva già
lavorato a Gaza e che aveva fatto parlare molte persone. Ogni volta che
usavano gli elettrodi sentivo gli occhi che fuoriuscivano dalle orbite.
Una scossa e’ stata talmente forte che mi sono morso la lingua e ho
cominciato a sanguinare. Sono quasi svenuto. Hanno chiamato un dottore,
che ha aperto la mia bocca con gli stivali, ha visto che il sangue non
veniva dallo stomaco ma dalla lingua e ha detto ‘continuate pure’.
Tutte le carceri in
Irak sono sotto il controllo degli americani. Due compagnie private
Ma Ali Shalal el Kaissi non perdona ai nostri connazionali
di aver trafugato soldi e reperti archeologici. «Noi amiamo il popolo italiano, conosciamo la differenza tra la
popolazione civile e chi compie questi gesti, ma questo non ci impedisce
di denunciare cosa facevano gli italiani. Il messaggio che voglio dare
al popolo italiano e’ che in Irak la situazione non e’assolutamente
migliorata, nulla e’ stato ricostruito»