False flag e guerre americane
"... serve una
buona giustificazione per iniziare la guerra.
Non importa che sia plausibile.
Al vincitore non sarà chiesto, dopo, se aveva ragione o no [...].
La forza fa diritto."
Adolf Hitler
La costituzione americana vieta di attaccare uno stato estero per primo.
La pratica di creare finti attacchi nemici per raggirare la costituzione e poter liberamente dichiarare guerra ai fantomatici aggressori ha un nome ben preciso nella lingua degli yankees: si chiama false flag. Tutte le più recenti guerre che hanno coinvolto gli Stati Uniti d’America ne hanno una. Non a caso tutte le guerre moderne dell’America nascono da una menzogna!
1898. Guerra alla Spagna Affondamento della USS Maine
Il primo grande convincimento mediatico di una ipotetica aggressione agli Stati Uniti fu architettato daWilliam Randolph Hearts, il grande magnate della stampa americana, una sorte di Berlusconi ante litteram, che sul suo “New York Journal” convinse l’intera nazione ad entrare in guerra contro gli spagnoli. Era il 1898 Con questa guerra gli Stati Uniti tolsero alla Spagna il controllo su Cuba e Portorico nell’Atlantico e su Guam e le Filippine nel Pacifico. Il naufragio dell’incrociatore della Marina Americana U.S.S. Maine fu la causa scatenante del conflitto. Anni dopo si scoprì che non furono gli spagnoli a far colar a picco il Maine, come aveva gridato i giornali di Hearts, ma fu un incendio avvenuto nei locali delle caldaie a carbone a causare l’affondamento che uccise 266 Marines. L’indignazione popolare per l’accaduto, fomentata oltre misura dagli “yellow papers”, fu necessaria per far approvare dal Congresso il rapidissimo via libera per la guerra. Il 20 aprile 1898 il presidente McKinley approvò così una risoluzione che imponeva l’immediato ritiro dell’esercito spagnolo da Cuba. In 4 giorni, subito dopo lo scontato rifiuto di Madrid alla firma della resa incondizionata, l’intera flotta spagnola colò a picco sotto i colpi della più forte e numerosa compagine dei Marine
1915. Prima Guerra Mondiale. Il Naufragio del Lusitania
Sono le 14:10 del 7 maggio 1915. La grande nave da crociera Lusitania con a bordo un migliaio di cittadini americani, salpata da New York il primo maggio, si trovava a circa 30 miglia al largo delle coste irlandesi. Il comandante Turner decise di ridurre la velocità a 18 nodi a causa della forte nebbia. 18 minuti dopo la nave era già sul fondo mare, silurata da un sommergibile tedesco U-20. L’America intera si indignò. Qualunque americano ignaro d’essere manipolato, gridò alla vendetta contro la Germania. Ennesimo naufragio, ennesima messinscena, ennesima guerra. guerra. Il transatlantico affondato, fatto passare dalla stampa americana come una nave da crociera carica di soli civili, in realtà trasportava 1248 casse di granate Shrapnel da 3 pollici e 4927 cassette di cartucce dal peso complessivo di 173 tonnellate; Altre 2000 casse di munizioni furono trasbordate dalla nave Queen Margaret al Lusitania, all’ultimo momento, poco prima della partenza. La nave era inoltre dotata, per ogni ponte, di 12 cannoni girevoli da 6 pollici a tiro rapido, equipaggiati con proiettili ad alto esplosivo. (La Cunard, società di trasporti proprietaria del Lusitania, aveva infatti accettato di mettere le sue navi a disposizione della Marina Militare inglese dell’ammiraglioWinston Churchill). La Germania non avrebbe mai voluto che l’America entrasse in guerra. Sapeva però che diverse navi passeggeri americane rifornivano costantemente di materie prime l’Inghilterra. Per impedire ciò, impose il divieto di navigazione intorno alle coste del Regno Unito e, tramite la propria ambasciata in America, il capo dei servizi segreti tedeschi Franz Von Papen fece pubblicare su tutte le principali testate giornalistiche il seguente avviso: Ai viaggiatori che intendono intraprendere la traversata atlantica si ricorda che tra la Germania e la Gran Bretagna esiste uno Stato di guerra. Si ricorda che la zona di guerra comprende le acque adiacenti alla Gran Bretagna e che, in conformità di un preavviso formale da parte del Governo Tedesco, le imbarcazioni battenti la bandiera della Gran Bretagna o di uno qualsiasi dei suoi alleati sono passabili di distruzione una volta entrati in quelle stesse acque. Era il 22 Aprile 1915. Dopo poco più di una settimana, mille americani ignorarono l’avviso e s’imbarcarono per l’Inghilterra sulla LusitaniaLa Cunard aveva inoltre informato il Comandante William T. Turner che il transatlantico, giunto a circa 40 miglia dalle coste irlandesi, sarebbe stato scortato da alcuni elementi della squadra incrociatori “E” (si trattava in realtà di un solo incrociatore, il Juno). A Mezzogiorno però il Juno ricevette da Churchill l’ordine di rientrare in porto consegnando la Lusitania al suo inesorabile destino
1941. Seconda Guerra Mondiale. Attacco a Pearl Harbour.
Nuova guerra, nuova false flag. Gli americani sapevano benissimo che i kamikaze si sarebbero abbattuti sulle flotte americane nel porto hawaiano quel giorno. Il giornale locale“Honolulu Advertiser” aveva previsto l’attacco diversi giorni prima; da mesi tutti icodici segreti giapponesi erano stati decifrati; Roosvelt venne informato dell’imminente attacco nelle Hawaii il 4 dicembre ma non fece nulla per evitarlo. Il Segretario di Guerra Henry Stimson, scrisse nel suo diario in data 1 dicembre 1941:“Abbiamo trovato (con Roosvelt) la maniera di manovrare i giapponesi in maniera che sparino per primi, contenendo le perdite (alla sola flotta d’ormeggio a Pearl Harbour) Il giorno dopo l’attacco, l’intero Congresso, con un solo voto contrario, decretò l’entrata in guerra dell’America. Fu lo stesso presidente Roosvelt a dare il via alla grande propaganda bellica della stampa statunitense, rivolgendo alla nazione le famose parole:“Ieri, 7 dicembre 1941, una data che entrerà nella storia come il giorno dell’infamia, gli Stati Uniti sono stati improvvisamente e deliberatamente attaccati dalle forze aeree e navali dell’impero del Giappone”.
1964. Guerra del Vietnam. Incidente nel Golfo del Tonchino.
Il Congresso votò la risoluzione per l’ufficiale entrata in guerra il 7 agosto 1964. La causa scatenante dell’ingresso dell’America in guerra fu l’attacco di quattro motosiluranti nord-vietnamiti al cacciatorpediniere americano USS Maddox. Era il 2 Agosto. In realtà dai P4 del Vietnam del Nord partì soltanto una silurata a salve a scopo d’intimidazione. Gli americani risposero all’attacco: il motosilurante che sparò a salve venne affondato, gli altri tre vennero seriamente danneggiati, mentre scappavano nel senso opposto, cercando rifugio in acque internazionali. Per di più, qualora i nord-vietnamiti avessero attaccato veramente, non l’avrebbero fatto per primi: L’esercito americano infatti aveva già incostituzionalmente aperto il fuoco contro i Viet Cong. Ciò che venne riportato all’opinione pubblica come un meschino attacco ingiustificato fu una risposta dell’esercito nord-vietnamita alle diverse operazioni militari che il Maddox aveva già compiuto in Vietnam. Il cacciatorpediniere americano, infatti, era già stato impiegato in due operazioni militari, fornendo supporto agli attacchi sudvietnamiti a Hon Me e Hon Ngu. La grande menzogna s’ingigantì il 4 agosto alle 22:36, quando venne inscenato il secondo attacco al Maddox. Il cacciatorpediniere americano lanciò immediatamente l’allarme, affermando di aver ricevuto dei chiari segnali radar che fecero presagire ad un nuovo attacco nord-vietnamita proveniente da altre 4 motosiluranti Viet Cong a 36 miglia di distanza dal Maddox.
1991. Prima Guerra del Golfo. Le lacrime di Naiyrah.
Naiyrah, una giovane kuwaitiana è stata testimone delle atrocità irachene in Kuwait. Con le telecamere puntate in faccia, l’intero mondo assistette alle dichiarazioni di questa giovane che tra le lacrime disse di aver visto: “i soldati iracheni entrare nell’ospedale armati, hanno preso i bimbi dalle incubatrici e li hanno lasciati morire per terra”. L’aggressione, immediatamente catalogata come crimine contro l’umanità, in realtà non avvenne mai! Si scoprì in seguito che tale vergognosa messinscena propagandistica, fu progettata e architettata dallo studio di (Public Relation) relazioni pubbliche americano Hill and Knowitown e che Naiyrah, era in realtà la figlia dell’ambasciatore del Kuwait. Saddam Hussein divenne immediatamente il diavolo agli occhi di qualsiasi cittadino occidentale. Non per le atrocità che commetteva quotidianamente contro i kuwaitiani e il suo stesso popolo, tra l’altro con le armi che gli stessi Stati Uniti gli avevano fornito, ma per una storiella allegramente inventata: tutta l’America da quel giorno lo voleva morto. Ed ecco serviti su un bel piatto d’argento: l’operazione Desert Storm.
2011. 11 settembre Guerra Perpetua al terrore
Martedì 11 settembre 2001, un gruppo di talebani s’impossessano di quattro aerei di linea e li usano per attaccare le Torri Gemelle a New York, il Pentagono. Uno finisce il suo volo sopra il cielo della Pennsylvania. Grazie all’attacco al cuore finanziario degli States, il Congresso statunitense vota le Patrioct Act, alcune leggi che violano ogni diritto e ogni libertà individuale. Tutto nel nome della sicurezza nazionale. Tutto nel nome della guerra contro il terrore. Inizia infatti da quel giorno, la Guerra Mondiale Perpetua.
2003. Seconda Guerra del Golfo. Le armi di distruzione di massa.
12 anni dopo, nel 2003, La Casa Bianca decise che Saddam Hussein, che si salvò dalle bombe americane del 91, andava definitivamente deposto. Bush convinse l’intero mondo che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa e che stesse segretamente aiutando il terrorismo islamico. In pochi mesi Saddam venne sconfitto, ma delle presunte armi chimiche nessuna traccia. … … … … …