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Il
falò delle banalità
Eugenio
Benetazzo – 23/112008
Le emittenti nazionali fanno ormai a gara ad organizzare
nei loro palinsesti la tal puntata di turno incentrata sulla crisi
finanziaria del 2008, invitando uno stuolo di politici e pseudo
giornalisti finanziari improvvisati economisti che fino a qualche mese
fa se ne uscivano con sparate del tipo "tanto l'economia europea è
sana e la crisi dei mutui più di tanto non cagionerà danno al
nostro sistema bancario". Opinionsiti degni di un titolo di
laurea honoris causa rilasciato dall'Università per Barbieri di
Paperopoli. Adesso sono diventati tutti catastrofisti e terroristi
finanziari, alla faccia del falso ottimismo e garantismo che si
sciorinava nei dibattiti pubblici sino a qualche semestre fa. Una
fenomenale opera di banalizzazione e volgare semplificazione di quanto
sta accadendo che non consente di spiegare in modo esaustivo a
livello socioeconomico e macroeconomico l'attuale scenario di mercato.
Mi piace in particolar modo come vengono dipinti e
rappresentati i mutui subprime (che tra l'altro esistono da decenni)
ovvero come mutui erogati agli homeless che girano con le buste ed i
carrelli della spesa rubati a qualche jet market. Niente di più
fuorviante: quando in realtà rappresentano mutui erogati a soggetti che
hanno un credit score (punteggio di merito creditizio) inferiore a 670
punti (su una scala valori che va da
Sappiate comunque che oltre il 25 % della popolazione
americana rientra nella categoria di affidamento subprime, mentre il
restante 75 % si divide nelle altre due fasce: i soggetti prime e
midprime. Tuttavia l'apoteosi di questo falò di banalità propinatoci
dai media nazionali l'abbiamo con le spiegazioni sull'origine della
crisi (secondo loro passeggera) riconducibili ad una semplice
argomentazione: le banche americane che hanno prima concesso mutui a
tutti e successivamente hanno cartolarizzato all'inverosimile.
Niente di più fuorviante ! L'attuale scenario che stiamo vivendo non
rappresenta infatti una crisi generale del sistema finanziario quanto
piuttosto una fase terminale che scaturisce dalla convergenza delle
conseguenze economiche e sociali causate dal WTO. L'Organizzazione
Mondiale del Commercio (World Trade Organization), nata dalle ceneri del
GATT (un sistema multilaterale di accordi internazionali per
favorire il commercio mondiale voluti dagli USA nel 1947 per
controllare e dominare l'economia di tutto il pianeta) ha uno scopo
principe ovvero promuovere la globalizzazione di tutti i mercati,
tanto finanziari quanto alimentari. Un mercato globalizzato
presuppone l'abbattimento di tutte le barriere commerciali (dazi e
restrizioni doganali) unito all'abolizione dei sussidi all'agricoltura
assieme alla libera circolazione dei capitali.
Proprio il WTO ha reso conveniente e possibile le tanto
famigerate delocalizzazioni produttive che hanno rappresentato sia per
gli USA quanto per l'Unione Europea un autentica emorragia di posti di
lavoro e capitali a favore di paesi come
La trasformazione del tessuto sociale ed imprenditoriale
tanto negli USA quanto in Europa, che adesso devono convivere con il
mostro che hanno creato ovvero un esercito di impiegati ed operai
senza alcuna prospettiva lavorativa ed una occupazione a singhiozzo, ha
lentamente impoverito il paese creando nuove sacche di povertà e
disagio sociale a ritmo costante. Solo con il ricorso al debito questi zombie
globalizzati hanno potuto continuare a consumare come prima, fino a
quando non si è raggiunta la saturazione finanziaria. Nessuno ha fatto
ancora notare come in questi ultimi anni tutto è stato venduto a rate,
dalle abitazioni alle vacanze alle isole tropicali, causa estinzione
della capacità di risparmio, soprattutto nelle giovani generazioni. Il
peggioramento dello scenario planetario porterà ad un consistente
ridimensionamento dei fatturati delle imprese a cui faranno seguito un
crollo del gettito fiscale ed un aumento vertiginoso della
disoccupazione.
Le borse in questi termini ci possono aiutare a leggere il
futuro: si comportano letteralmente come un termometro che misura
la temperatura dello stato febbrile, i loro continui crolli rappresentano
un sensibile ridimensionamento delle proiezioni degli utili attesi in
futuro e quindi della capacità di fare profitto per le aziende nei
prossimi anni. Dalla contrazione del credito bancario concesso alle
imprese passando per il crollo del mercato dei consumi, le aspettative
future sono tutt'altro che confortanti. Per comprendere la
gravità di quanto stiamo vivendo vi voglio ricordare che durante