Home Page - Contatti - La libreria - Link - Cerca nel sito - Pubblicità nel sito - Sostenitori |
L'Esplosione
che ha Distrutto
Thunderbolts.info
25-6-2005
Traduzione per Disinformazione.it a cura di Stefano Pravato
Foto di Jack Newton
Nel
gennaio 2005 sul Sole sono successe cose notevoli e gli esiti si stanno
ancora ripercuotendo all'interno della comunità scientifica. Tra il 15 e il
19 gennaio vi sono state quattro potenti eruzioni con conseguenti getti
solari dal gruppo di macchie 720, mostrato in figura. Poi, il 20
gennaio, la quinta esplosione ha prodotto un'eiezione di massa coronale
(CME) che ha raggiunto delle velocità incomparabilmente maggiori a
quelle mai registrate dagli astronomi per simili fenomeni. Mentre di
solito le particelle cariche emesse da queste eruzioni ci mettono più
di 24 ore per raggiungere
Una delle ragioni per cui le tempeste protoniche sono tenute sotto
controllo è che esse interferiscono pesantemente con le comunicazioni
satellitari e possono persino penetrare l'esterno degli scafandri e dei
vestiti spaziali facendo seriamente ammalare gli astronauti. Ma per i
sostenitori delle più popolari teorie sul Sole, questa “tempesta”
è stata ancor più irritante. Secondo un comunicato NASA, l'evento
“ha scosso le fondamenta della teoria “meteorologica spaziale””.
Gli
astronomi come spiegavano, prima di questo evento, le tempeste
protoniche? La storia delle “Headline News” della NASA ci racconta
che l'eiezione di massa “comincia con un'esplosione, solitamente al di
sopra di un gruppo di macchie. Le macchie sono posti in cui campi
magnetici di forte intensità attraversano la superficie del Sole. Per
ragioni che ancora nessuno comprende completamente, questi campi possono
divenire instabili ed esplodere, rilasciando l'energia equivalente a
quella di 10 miliardi di bombe all'idrogeno”.
Eiezioni potenti possono emettere un miliardo di tonnellate di materiale
solare. In genere questo materiale viaggia relativamente lento. “Anche
le più veloci, viaggiano alla velocità di 1000/2000 km/s e impiegano
un giorno o due per raggiungere
Ma come fa il materiale emesso a raggiungere la sua velocità? Anche le
eiezioni comuni viaggiano sempre più veloci allontanandosi dal Sole,
raggiungendo velocità di migliaia di chilometri al secondo o più. La
teoria ipotizza che tale accelerazione si spieghi con l'”onda
d'urto” che
Ma
la storia ci insegna che questa teoria dovrà “presto essere
rivista”. Il perché è presto detto: sebbene le velocità delle
ordinarie CME siano già impressionanti e abbiano costituito un profondo
mistero per decenni, non sono nemmeno confrontabili con la velocità
raggiunta dalla CME del 20 gennaio. La luce che giunge dal Sole, o da un
“flare” solare, raggiunge
Come vedono tutto ciò i non tradizionali teorici dell'Universo
Elettrico? Per lo più sono divertiti dal trambusto. In questo universo,
ora osservato con strumenti migliori e più versatili, si possono
osservare spesso getti di plasma e materiale eiettato raggiungere
velocità prossime a quella della luce. In termini elettrici la
spiegazione è diretta e ovvia: i campi elettrici presenti nello spazio accelerano
le particelle cariche che vi sono immerse. Su questo principio di
elettricità non c'è contendere. Senonché, escludendo i campi
elettrici dai loro modelli teorici, gli astrofisici e gli astronomi,
sono rimasti senza nessun meccanismo che renda conto delle cose che ora
vedono. Una dopo l'altra, le loro ipotesi introdotte ad hoc,
devono essere abbandonate.
I teorici elettrici accettano i fatti osservati riguardanti le CME, e
considerano il contesto teorico degli astronomi come un disastro
decennale. Non è né sufficiente né accurato descrivere le macchie
come “posti in cui campi magnetici di forte intensità attraversano la
superficie del Sole”. Si tratta di un'affermazione che non rende conto
completamente dei campi magnetici stessi e lascia le macchie associate
senza spiegazione. Quando la storiella della NASA dice che i campi
magnetici “diventano instabili ed esplodono, rilasciando l'energia
equivalente a quella di 10 miliardi di bombe all'idrogeno”, aggiunge
che “nessuno comprende completamente” come ciò succeda.
Gli
autori di quelle news chiaramente non hanno familiarità con le scariche
elettriche nei plasmi, fenomeno descritto dettagliatamente dal premio
Nobel Hannes Alfvén, il fondatore della cosmologia del plasma. I
contributi di Alfvén poggiavano sull'osservazione diretta delle
scariche di plasmi effettuate nei laboratori. Egli descrisse come gli
strati isolanti delle strutture a cellula che si formano nei plasmi
elettrificati spesso si rompano, determinando instabilità. Tali
instabilità sono caratterizzate dalle energiche esplosioni che vediamo
sopra le macchie.
Ma anche se le spiegazioni sono ovvie agli occhi dei teorici elettrici,
esse sembrano sfuggire ai fisici solari. Riflettendo sull'emissione del
20 gennaio, l'astrofisico Robert Lin di Berkeley, UC, ha detto:
“Abbiamo un indizio importante”. Egli ha notato che quando si è
prodotta l'esplosione, il gruppo 720 era posto in un punto speciale del
Sole: 60 gradi longitudine ovest. Lin ritiene che ciò sia significativo
perché da questo punto “la macchia era connessa magneticamente con
Sebbene l'articolo descriva accuratamente l'”autostrada” imboccata
dalle particelle cariche, in chiusura esso riporta “Come vengano
accelerate, resta comunque un mistero”. E' un mistero solo per loro. Né
Lin, né l'autore di quell'articolo hanno familiarità con le
“correnti di campi allineati” descritte da Alfvén. Seguendo la
direzione dei campi magnetici indotti, le correnti elettriche si muovono
efficientemente, come su linee di trasmissione, attraverso le ampie
distanze dello spazio interplanetario, interstellare e intergalattico.
Anthony
Peratt, specialista del Plasma, nel suo libro di testo The
Physics of the Plasma Universe, inizia la descrizione delle correnti
di campi allineati con questa panoramica: “...campi elettrici
allineati lungo la direzione del campo magnetico accelerano liberamente
le particelle. Elettroni e ioni sono accelerati in direzioni opposte,
originando una corrente lungo le linee del campo magnetico.”
Donald Scott, professore di ingegneria elettrica in pensione, non va per
il sottile parlando della scarsa conoscenza dei fenomeni elettrici di
certi astrofisici: “Ogni studente di fisica che abbia sentito parlare
di carica elettrica e campi elettrici sa che la maniera più semplice
per accelerare delle particelle cariche è di applicare loro un campo
elettrico. L'accelerazione delle particelle del “vento” solare
cariche positivamente è evidentemente un fenomeno elettrico. E'
previsto con accuratezza dal modello Elettrico del Sole”.
(Grazie a Michael Armstrong per la maggior parte dei contenuti oggettivi in questo articolo)