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L’epurazione
nella CIA
Di Maurizio Blondet –
www.effedieffe.com
Un tempo accadeva al Cremlino: oscure lotte di potere al fine delle quali la cosca vincente sottoponeva a epurazione la parte perdente. Personaggi al più alto livello del Pcus sparivano dalle manifestazioni ufficiali, dalle pagine della Pravda, e spesso dal mondo dei vivi. Adesso è accaduto nell’America di Rumsfeld e Wolfowitz. Vittima della purga, la Cia, colpevole di non aver assecondato l’invasione dell’Irak decisa dall’Amministrazione. Quasi cento alti dirigenti dell’Agenzia sono stati licenziati. Come al Cremlino di un tempo, la Casa Bianca ha aspettato per fare pulizia degli agenti critici e non abbastanza devoti, la sicura rielezione di Bush. E come nell’Urss di Stalin, la purga è stata “spontaneamente reclamata” da un giornalista della cosiddetta opposizione democratica, l’ebreo e neoconservatore David Brooks. Il quale ha scritto, con lo stile ben noto dei delatori e sicofanti da regime: “ora che è saldo nel suo ufficio, il presidente Bush deve distinguere fra gli oppositori e i nemici. Gli oppositori sono nel Partito Democratico. I nemici sono in certi uffici della Central Intelligence Agency…Funzionari della Cia, che hanno il dovere di servire il Presidente e tenersi fuori dalla politica, hanno fatto filtrare una dopo l’altra notizie tese a screditare la politica presidenziale sull’Irak. A metà settembre, qualcuno nella Cia ha fatto uscire un rapporto che prediceva un sinistro e apocalittico futuro per l’area medio orientale”.
La
colpa degli agenti infedeli è dunque di aver previsto precisamente quel
che si è avverato. Di avere smentito le “informazioni” di cui
Wolfowitz era così sicuro, del tipo “saremo accolti a braccia
aperte” in Irak; di avere smentito il sogno di Rumsfeld che
l’invasione sarebbe stata “una passeggiata”; insomma di non aver
coadiuvato la propaganda del regime con le menzogne richieste.
Uno dei più illustri epurati è Michael Scheuer, da 22 anni
all’Agenzia, capo del gruppo che dava la caccia a Bin Laden.
Nell’andarsene, Scheuer ha lasciato un libro al vetriolo, Imperial
Hubrys, dove definisce gli Usa di Bush “l’indispensabile alleato di
Osama”. Rivelando fra l’altro che, poco prima che Al Qaeda colpisse
le ambasciate americane in Kenya e Tanzania, la Casa Bianca cercò di
sciogliere il gruppo di agenti che indagavano proprio su Al Qaeda; e che
l’altra grande agenzia di intelligence, la National Security Agency (NSA)
si è sempre rifiutata di fornire alla Cia le intercettazioni integrali
delle telefonate fra terroristi. E conclude con una frase agghiacciante:
“la morte di tremila americani – e dei molti altri destinati a
morire per mano di Bin Laden – può essere attribuita alle decisioni
di cui sopra”.
In questa frase non c’è solo l’implicita accusa di complicità fra
l’Amministrazione e Bin Laden.
C’è la previsione di “molte altre morti” future. Non è difficile
collegare questa allusione alla notizia, filtrata di recente dai neocons,
che Bin Laden avrebbe una bomba atomica da contrabbandare sul suolo
americano.
L’epurazione
nel Mossad
Di Maurizio Blondet –
www.effedieffe.com
Almeno 200 agenti
del Mossad hanno abbandonato l’organizzazione, fra cui sette capi di
dipartimento, carica equivalente al grado di maggiore generale
nell’esercito. Lo rivela Jane’s, la più autorevole rivista militare
del mondo, precisando che la “purga” è cominciata a fine 2002,
quando ha preso il comando del Mossad il generale Meir Dagan, vecchio
associato di Ariel Sharon. Dagan è famoso come capo di una serie di
operazioni clandestine di stampo criminale (omicidi all’estero) fin
dagli anni ’70. Guidava allora una formazione militare segreta
chiamata Sayaret Rimon, che operava nella striscia di Gaza quando Sharon
era il comandante responsabile per la zona. Al gruppo (i cui membri si
travestivano da arabi) si attribuiscono gli assassini di 742 militanti
palestinesi. Anni dopo, Sayaret Rimon compì una serie di omicidi in
Libano, di cui si sa poco data la totale segretezza che circonda quelle
imprese “speciali”.
Probabilmente lo stesso gruppo
condusse l’operazione “maledizione di Dio”, ossia la caccia e
l’uccisione dei terroristi palestinesi coinvolti nell’eccidio di 11
atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco nel ’72.
Secondo Jane’s il precedente capo del Mossad, Efraim Halevy, è stato
sostituito perché non voleva più condurre questo genere di
“operazioni nere” come le esige Sharon. Dagan le ha riprese alla
grande, con il reclutamento massiccio di agenti volontari fra gli ebrei
abitanti all’estero, e con risultati almeno discutibili: in Nuova
Zelanda due israeliani sono in carcere per aver cercato di “rubare”
l’identità di un cittadino neozelandese paraplegico. I due avevano
cercato di ottenere un passaporto a nome dell’ignaro malato,
ovviamente allo scopo di fornire una falsa identità a un killer
israeliano. Si parla di altre operazioni andate a male in Giordania,
Cipro e Svizzera.
Non
importa: Dagan, che ha carta bianca; nel solo 2004 ha arruolato il
triplo degli agenti impiegati negli anni precedenti. Si tratta in parte
di volonterosi dilettanti abitanti all’estero e superficialmente
addestrati, il che fa ritenere che ormai si preferisca la quantità alla
qualità: l’impunità di cui ormai godono gli agenti d’Israele in
Europa e in Usa rende inutile la loro preparazione professionale.
Non sempre la cosa funziona. Nel maggio scorso l’organizzazione
Hizbullah, in collaborazione con le autorità libanesi, ha smantellato
una rete di spie infiltrate d’Israele. Una tunisino-palestinese di
nome Faraj Al-Madfaei, alias “Zaaroura”, ha confessato di essere a
capo della rete, e di essere stata reclutata a Tunisi da agenti
israeliani, che erano nel Paese come impiegati dell’ufficio
commerciale d’Israele.
Naturalmente, è al “nuovo” Mossad di Dagan che vanno fatte risalire
le false informazioni sulle armi di distruzione di massa di Saddam –
inesistenti – che hanno dato a Bush la scusa per invadere l’Irak.
Non è casuale la coincidenza con la grande “purga” che la Cia sta
subendo da settimane, e che finirà con la subordinazione dell’Agenzia
al Pentagono di Donald Rumsfeld, in base a un progetto della Casa Bianca
che vuol fare della Cia una sottosezione dell’apparato militare.
Anche
il nuovo capo della Cia Porter Goss somiglia alquanto a Dagan: negli
anni ’70 capeggiò una squadra di assassini operante in Sudamerica e,
come Dagan, è convinto che i muscoli siano meglio dell’intelligenza,
e le armi col silenziatore contino più dell’intelligence. Già c’è
chi chiama la nuova Cia con la sigla Wia, “Worthless Intelligence
Agency”, agenzia di informazioni senza valore.