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Perché
in Italia non si riescono ad installare aerogeneratori per produrre
elettricità?
Perché nei dibattiti sull’energia non se ne deve parlare?
di Carlo Bertani
abbia cura di quelle cose al di sopra delle quali non ci sono giganti,
ma mulini a vento.
Miguel de Cervantes – Don Chisciotte della Mancia (1605)
La
prossima campagna elettorale è praticamente già iniziata e, per quanto
riguarda la questione energetica, già s’avverte un sinistro tintinnar
di sciabole.
Il 3 ottobre 2005 viene trasmesso a livello nazionale da RAI3 un
programma della redazione calabrese dedicato alla concessione, da parte
di due sindaci della regione, d’aree destinate all’impianto d’aerogeneratori.
Invitato a misurarsi con i sindaci c’è Vittorio Sgarbi, non si sa in
quale veste – forse in quella di difensore nazionale dell’estetica
– che lancia una filippica (giungendo quasi all’insulto) contro i
due poveri sindaci, colpevoli – a suo dire – d’aver
irrimediabilmente rovinato il panorama locale.
Il servizio meriterebbe ampia censura da parte degli organi competenti:
non per le opinioni espresse – ci mancherebbe – quanto perché dopo
il fiume di parole di Sgarbi non è stato data ai sindaci la possibilità
di replicare. Il giornalista è passato repentinamente a ricordare che
quella data “era dedicata alla lotta contro il cancro al seno,
quindi...” Fine della questione degli aerogeneratori, alla faccia di
chi il cancro se lo prende davvero respirando i fumi delle centrali
termoelettriche.
«Qui
à peur de qui?» recitava uno
slogan del maggio francese; parafrasando: «Chi ha paura di Sgarbi?»
Possibile
che il più squalificato voltagabbana della politica nostrana, che ha
cambiato più partiti che camicie, sia così potente sui media da
intimidire un giornalista televisivo? Oppure c’è dell’altro?
La
campagna contro gli aerogeneratori è ormai partita, e chi ha a cuore la
salvezza dell’aria che respiriamo e – più in generale – gli
equilibri ecologici del pianeta, dovrebbe fare ogni sforzo per sostenere
la produzione elettrica tramite gli aerogeneratori, perché sono
attualmente l’alternativa più realisticamente fruibile.
Resta da capire perché alcuni strani individui come Sgarbi o Carlo Ripa
di Meana (recentemente eletto Presidente di Italia Nostra) abbiano
lanciato una veemente campagna contro gli aerogeneratori: Ripa di Meana
ha addirittura dichiarato “che è al primo posto nei piani
dell’associazione”.
Prima degli incendi d’immondizia che la camorra gestisce in Campania
per nascondere il traffico clandestino dei rifiuti (urbani e speciali),
prima di qualsiasi dubbio sulla costruzione di un inutile mostro come il
Ponte sullo Stretto di Messina, prima di levare un grido contro i
condoni edilizi del governo Berlusconi, prima delle tante, inique,
ferite inferte al paesaggio nello Stivale: prima di tutto gli
aerogeneratori. Qualche sospetto, vista tanta acredine, è lecito
averlo.
Se da qualche parte s’inizia con un rullo di tamburi, dalle parti del
centro-sinistra siamo assordati da tanto silenzio: qualcuno ha udito una
proposta seria per risolvere il problema energetico nazionale? Nulla.
Sarebbe opportuno chiedere ai rappresentanti del centro-sinistra cosa
intendono fare, ma chiederlo forte ed in tanti, perché le cose che
contano sono queste e non il solito teatrino di “Porta a Porta”.
Al
centro destra è praticamente inutile chiedere, giacché temiamo che non
capirebbero nemmeno la domanda: Marzano dichiarò di voler costruire
nuove centrali a carbone «e che gli inquinanti sarebbero stati stivati
nel fondo d’alcune miniere tedesche in disuso». Il che è verissimo,
giacché la Germania richiede espressamente ceneri ed altri materiali
inerti per contrastare alcuni fenomeni di bradisismo che stanno
avvenendo nel nord del paese.
Marzano
voleva (forse?) inviare le ceneri in Germania, ma il principale
inquinante generato dalle centrali termoelettriche è l’anidride
carbonica (maggior responsabile dell’effetto serra): qualcuno avrà
spiegato al Ministro di Forza Italia che la CO2 è un gas? Se
non s’elimina la CO2 saltano anche gli accordi di Kyoto:
forse Marzano voleva riempire miliardi di palloncini? Non abbiamo
capito.
Se il dilettantismo regna sovrano dalle parti di Berlusconi & soci,
sull’altro versante c’è più serietà ma poca chiarezza. I Verdi
– ovvero il partito che più dovrebbe porre attenzione ai temi
ambientali – sugli aerogeneratori tacciono, e continuano a proclamare
che le future fonti energetiche dovranno basarsi sul sole.
Il che non è sbagliato, ma qui s’innesta un problema di tempi che
potremmo riassumere con un semplice concetto: la produzione d’energia
elettrica eolica è attualmente matura per essere competitiva con le
fonti fossili, mentre quella solare fotovoltaica non lo è ancora.
Diverso è invece l’approccio per il solare termico, ovvero per la
produzione d’acqua calda, ma per non complicare le cose ce ne
occuperemo in un prossimo articolo.
Gli aerogeneratori sono apparecchiature complesse, ma concettualmente
semplici: sfruttano l’energia cinetica del vento e la trasformano in
energia elettrica.
Quelli
odierni sono ormai macchine di grande potenza: solo venticinque anni fa,
le prime realizzazioni non superavano i 50 KW di potenza mentre oggi
raggiungono i 3.000, ovvero 3 MW. Per avere un raffronto comprensibile
per tutti, ricordiamo che per le utenze civili l’ENEL concede
normalmente una potenza massima installata (ovvero quanta energia
possiamo prelevare nello stesso istante) di 3 KW. Un solo aerogeneratore
d’ultima generazione soddisfa quindi le necessità di 1.000 abitazioni
che assorbano contemporaneamente la massima potenza disponibile: siccome
si tratta di una situazione puramente teorica, possiamo affermare che
con 3.000 KW si coprono le esigenze civili di 4-5000 abitanti (3
abitanti per nucleo familiare), vale a dire di una piccola cittadina.
Gli aerogeneratori sono però macchine molto costose, sia per la
costruzione sia per la messa in opera, mentre i costi di gestione sono
molto bassi. La fase d’installazione di un aerogeneratore (o, meglio,
di più macchine nello stesso sito) comporta un anno di rilevamenti per
avere un quadro completo della velocità del vento secondo le stagioni,
la posizione, l’altezza, ecc.
Siccome l’energia prodotta aumenta con un rapporto cubico – ossia
con una velocità del vento pari ad 1 s’ottiene 1 d’energia, mentre
con una velocità pari a 2 si “salta” subito ad 8 (23)
– è ovvio che sarà più conveniente installare le macchine in
località ventose e, soprattutto, con vento costante. La direzione del
vento non è importante, giacché la macchina ruota automaticamente
secondo la direzione del vento, mentre la velocità ottimale del vento
rientra in un intervallo compreso fra 12 e 24 m/s, anche se gli ultimi
modelli di pale consentono un discreto rendimento già intorno ai 5 m/s
(circa 20 Km/h).
Paese |
Totale |
Germania |
14.609 |
Spagna |
6.202 |
Danimarca |
3.110 |
Italia |
904 |
Olanda |
873 |
Gran
Bretagna |
649 |
Austria |
415 |
Svezia
|
399 |
Grecia |
375 |
Portogallo |
299 |
Francia |
239 |
Irlanda |
186 |
Belgio |
68 |
Finlandia |
51 |
Lussemburgo |
22 |
Totale
UE 15 |
28.401 |
Lo
sviluppo del settore eolico[1]
vede ai primi posti Germania, Spagna e Danimarca, mentre il resto
d’Europa segue a considerevole distanza: in Germania gli
aerogeneratori hanno raggiunto (2005) una potenza installata di ben
17.000 MW, pari a quella di una decina d’impianti termoelettrici.
A differenza dell’impianto termoelettrico, però, l’aerogeneratore
non consuma un grammo di combustibile per generare energia: si tratta,
inoltre, di macchine molto robuste e funzionali.
Considerando i costi d’impianto e la fase di studio preliminare sul
sito, un aerogeneratore costa circa 1.000 euro per KW[2]
di potenza installata: un prezzo alto, che viene però compensato dai
costi pressoché nulli dell’energia prodotta, giacché fornita
gratuitamente dal vento. Si potrebbe pensare ad un investimento oneroso,
ma anche costruire centrali termoelettriche non costa certo dei
bruscolini, con la differenza che dopo bisognerà acquistare
combustibili per produrre energia.
Quanto costa produrre un KW con il sistema eolico?
Le cifre variano molto perché – pur trattandosi di una tecnologia
matura – è in continua evoluzione sia per le dimensioni delle
macchine (più sono grandi e maggiore è l’efficienza del sistema),
sia per le sempre più evolute tecnologie dei materiali applicate.
In pochi anni il costo di produzione di un KW è precipitato, passando
dai 17 centesimi (di euro) d’inizio secolo ai 9 di un paio d’anni fa
fino ai circa 3-4 attuali: ciò è dovuto principalmente all’aumento
di dimensioni delle macchine ed alla maggior attenzione posta
nell’individuazione dei siti più adatti.
Nel frattempo, i costi di produzione dell’industria termoelettrica
sono aumentati a dismisura: nel 2000 il petrolio costava circa 20 $ il
barile, oggi ne costa quasi 70, con un aumento pari a più del 300%!
Produrre energia dal petrolio e dal gas è oggi meno conveniente
rispetto agli aerogeneratori: è difficile fornire numeri validi nel
tempo – giacché i prezzi variano in continuazione – ma produrre
oggi un KW con il petrolio costa intorno ai 6 euro/cent, mentre
l’unico combustibile fossile che può ancora competere è il carbone a
circa 4.
A
complicare le cose, per i fautori del carbone, c’è però l’adesione
italiana al Protocollo di Kyoto, che potremmo riassumere in un semplice
concetto: più anidride carbonica produci, più paghi multe all’UE. Il
metodo di calcolo è complesso, giacché comprende i cosiddetti
“Certificati verdi”, la “Borsa Energetica”, ecc, ma si può
riassumere in un semplice dato: la produzione d’energia dal carbone è
sottoposta ad una specie di “tassa” ecologica pari a circa 20
euro/tonnellata[3],
che incide per il 5-10% (secondo la qualità, il prezzo, ecc.) sul costo
del carbone.
Il costo di un KW prodotto con il carbone è quindi maggiore di 4
euro/cent, mentre quello prodotto da un aerogeneratore di 1.300 KW di
potenza – con bassa velocità del vento, 5 m/s – è pari a circa 3-4[4].
Ma c’è un’ulteriore tegola che attende il passaggio dei signori del
carbone e dell’Uranio.
l’Unione Europea ha stabilito già dal 1997 un obiettivo da
raggiungere nel 2010: portare al 12% del consumo energetico totale dei
singoli stati la quota ricavata da Fonti Energetiche Rinnovabili (FER),
partendo da un iniziale 5,4% del 1997 (riferito all’UE di 15 paesi
membri). In particolare, raggiungere il 22,1% della produzione
d’energia elettrica con fonti rinnovabili[5].
L’Italia – ricordiamo – non è assolutamente in linea con il
raggiungimento dell’obiettivo, giacché siamo lontanissimi (3% circa).
Perché,
allora, in Italia non s’installano aerogeneratori?
Lo Stivale è percorso da un fremito paesaggistico: gli aerogeneratori
deturpano il paesaggio! Bisognerebbe chiedere ai ferventi sostenitori
del paesaggio cosa avvertono quando passano accanto alle centrali di
Montalto di Castro, di Civitavecchia, del Po di Pila, di Vado Ligure:
mostri d’acciaio e cemento che inquinano non solo il paesaggio, ma i
polmoni di chi ci vive accanto.
La risposta di questi signori è semplicissima: io vivo nel bel casale
toscano cinquecentesco, quelli che abitano vicino ad una centrale
termoelettrica si fottano.
Purtroppo, le cose stanno proprio così: quando decidemmo di non
installare centrali nucleari con il referendum del 1986, peccammo di
grave infantilismo. Nessuno ponderò il problema che avrebbe suscitato
una simile scelta: si passò oltre al nucleare senza interrogarsi sul come
procurarsi l’energia necessaria.
Per “dribblare” il problema, l’ENEL acquistò parte del pacchetto
azionario d’alcune società francesi del settore nucleare, e circa il
10% dell’energia elettrica che consumiamo è prodotta in Francia con
l’Uranio.
Tornare al nucleare? Sarebbe il secondo errore, giacché le stime sulla
disponibilità d’Uranio variano dai 50 ai 100 anni, secondo la fonte,
ma non vanno oltre. Bisogna anche riflettere che, in Italia, non
esistono più da decenni le corrispondenti Facoltà Universitarie (che
ci stavano a fare in un paese senza industria nucleare?) e passerebbero
anni prima d’avere centrali e personale (e calpestando la volontà
popolare).
La soluzione non è solo l’eolico, eppure passa forzatamente
per l’eolico, più maturo e conveniente per i costi; inutile
raccontare favole sul sistema solare fotovoltaico od altre
avveniristiche installazioni sperimentali: per ora, produrre un KW con
il sole costa almeno il doppio. Ci sono altri settori sui quali
intervenire: i trasporti (spostando il traffico dalla strada all’acqua
ed alla ferrovia), il risparmio energetico (trasporto pubblico
efficiente, interventi architettonici, ecc), lo sviluppo del settore
solare termico (per la produzione d’acqua calda) ed il recupero
d’energia laddove è possibile, come nel caso degli impianti di
climatizzazione centralizzati (che disperdono enormi quantità
d’energia sotto forma d’aria calda).
Attualmente,
l’Italia è paralizzata dalle non–scelte: esiste un piano per
installare una potenza massima di 13.000 MW con gli aerogeneratori, ma
le amministrazioni locali fanno a gara per bloccare gli interventi e
“salvare il paesaggio”.
Siccome la produzione è redditizia ed esiste una forte domanda, non
sarebbe difficile per le banche concedere prestiti ai Comuni che
desiderassero installare gli aerogeneratori, che a loro volta potrebbero
suddividere i proventi fra i proprietari dei terreni interessati ed i
Comuni stessi: sarebbe un ottimo esempio d’intervento intelligente,
dove tutti (Banche, Comuni, cittadini, ENEL, ambiente) ci guadagnano e
nessuno ci perde; possiamo fornire precisi conteggi sulla convenienza
dell’iniziativa.
E’ del tutto evidente che vanno salvaguardate le aree d’interesse
naturalistico, i parchi, le aree archeologiche, ecc. ma non si può dire
di no alla fonte energetica più economica e non inquinante che abbiamo
a disposizione: esistono milioni d’ettari che potrebbero essere
utilizzati per la captazione eolica senza rovinare il paesaggio.
Plaudiamo alle “vele” di Renzo Piano quando abbelliscono, con il
loro dinamismo, l’antico porto di Genova: se invece sono pale che
ruotano su un monte e producono energia diventano degli obbrobri?
Potremmo chiederci quali interessi si muovono dietro a questa
“crociata degli esteti”, e non sarebbe difficile scoprirlo:
l’industria energetica – grazie all’aumento dei prezzi dei
combustibili – sta realizzando utili astronomici e, se si tratta di
far soldi – pur avvelenando la nazione e rendendola meno competitiva
– torna utile anche il paesaggio. Dove sedeva Sgarbi quando il centro
destra approvava i condoni edilizi, ovvero lo scempio delle coste? Nei
banchi di Forza Italia.
Nemmeno
gli imprenditori sembrano occuparsi del problema; nel capitalismo
italiano straccione, piuttosto che chiedersi come affrontare il degrado
tecnologico del Paese si preferisce sussurrare al Governo d’ottenere
per il Meridione i sussidi che riceveranno i paesi appena entrati in
Europa: Polonia, Ungheria, ecc[6].
Il prossimo passo sarà chiedere all’ONU di ricevere una parte degli
aiuti destinati al Bangladesh.
Per
favore, raddrizziamo la schiena con un moto d’orgoglio ed assumiamoci
le nostre responsabilità: non saranno certo qualche migliaio di mulini
a vento che ruotano sui monti a renderci impossibile la vita in Italia,
c’è tanto di peggio. Semmai, iniziamo a chiedere a lor signori che
abitano nei casali cinquecenteschi per quale ragione noi dobbiamo
respirare i fumi delle centrali, mentre loro sono inorriditi (Oddio,
sapesse contessa…) dalla vista di un mulino a vento che – silenzioso
– produce energia su un colle.
L’ENEL sta convertendo dal metano al carbone le centrali di
Civitavecchia e di Montalto di Castro, tanto che gli agricoltori sono
stati “discretamente” avvertiti di passare dalle coltivazioni
d’ortaggi a quelle dei fiori (come a dire, la vostra terra sarà
avvelenata), e noi ce ne stiamo buoni buonini a raccontarci che non si
può far nulla perché tanto comandano le lobby dell’energia?
Diamo fiato alle trombe ed iniziamo ad usare bene Internet: subissiamoli
di domande, di richieste, mettiamo il sale sulla coda anche ai Verdi
italiani – che si prodigano per bloccare gli aerogeneratori (e
stentano a raggiungere il 4% dell’elettorato) – mentre i Verdi
tedeschi – che chiudono le centrali nucleari ed installano
aerogeneratori – hanno oltre l’8% dei consensi.
Chiediamo cosa vorranno fare prima delle elezioni, prima dei gran
teatrini che metteranno in mostra: nero su bianco, pubblicamente, sui
giornali, sul Web, nelle interviste; fanno i gradassi, ma di Internet
hanno paura.
Come
fare?
Di
seguito troverete gli indirizzi di posta elettronica dei principali
partiti politici (quelli che lo forniscono): inviate le vostre
richieste, le proteste, oppure l’intero articolo con o senza un vostro
commento (basta da File, Invia, Pagina per posta elettronica e poi copiare
l’indirizzo di posta del destinatario). Usciamo dalla trincea, per
favore, e facciamolo in tanti. Costa solo lo sforzo d’inviare una
e-mail: se non lo volete fare per voi, fatelo almeno per salvaguardare
l’aria dei vostri figli.
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(Lega Nord)
gr_an@camera.it
(AN)
oppure…
ballaro@rai.it (Ballarò)
Carlo
Bertani bertani137@libero.it
www.carlobertani.it
[1]
Nella tabella i dati sono espressi in MW installati. Fonte European
Wind Energy Association (dati del gennaio 2004).
[2]
Fonte: Rapporto Energia
Alternative di Legambiente.
[3]
Fonte: Ministero dell’Ambiente.
[4]
Fonte: Legambiente.
[5]
Fonte: Comunicazioni
della Commissione (Europea)
al
Consiglio e al Parlamento Europeo del
26 maggio 2004. COM (2004) 366 definitivo.
[6]
La richiesta è partita dal Presidente di Confindustria, Luca
Cordero di Montezemolo.