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Enrico
Mattei, l'unica persona al mondo che ha osato sfidare le potentissime
"Sette Sorelle" del petrolio. E per questo il 27 ottobre 1962
è stato assassinato!!!
Ecco le Corporation anglo-americane sicuramente implicate: Standard Oil of New Jersey (statunitense, oggi Exxon-Mobil),
Royal Dutch Shell (anglo-olandese, rimasta Shell), Anglo
Persian Oil (britannica, oggi BP), Standard Oil of New
York (statunitense, oggi Chevron-Texaco), Socony
(statunitense, oggi Chevron-Texaco), Standard Oil of
California (statunitense, oggi Chevron-Texaco), Gulf Oil (statunitense,
oggi Chevron-Texaco)
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Chi
ha ucciso Enrico Mattei?
Eufemia
Riannetti – 31 ottobre 2006 – tratto da Rinascita www.rinascita.info
Enrico Mattei fu assassinato, il suo caso insabbiato, i
testimoni messi a tacere. Ma una cosa è certa: l’aereo su cui
viaggiava il presidente dell’ENI e che cadde la sera del 27 ottobre
Era un uomo che dava molto fastidio. La strategia di Mattei
era volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle”, non
soltanto per il tornaconto del nostro ente petrolifero, ma anche per
stabilire rapporti nuovi tra i paesi industrializzati e i fornitori di
materie prime.
Una strategia semplicemente inaccettabile per le grandi compagnie
petrolifere che si spartiscono le ricchezze del mondo.
Dall’inchiesta della Procura di Pavia, riaperta a metà
degli anni ‘90, risulta inoltre evidente che l’insabbiamento di quel
crimine fu diretto dai vertici dei servizi. Per il sostituto procuratore
di Pavia Vincenzo Calia il fondatore dell’ENI fu
“inequivocabilmente” vittima di un attentato. Vincenzo Calia giunge
vicino alla soluzione del caso e formula l’ipotesi dell’attentato,
ma non può provarla. Scrive Calia: “L’esecuzione dell’attentato
venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato
spontaneamente la presidenza dell’ente petrolifero di Stato”. Calia
ha dimostrato che l’esplosione che abbatté il bimotore
Morane-Saulnier su cui viaggiavano il presidente dell’ENI, il pilota
Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William McHale fu causata da
una bomba collocata nel carrello d’atterraggio del velivolo. Le prove
contenute nelle 208 pagine del fascicolo dimostrano anche che
l’inchiesta del 1962, presieduta dal generale dell’Aeronautica
Ercole Savi, conclusasi dichiarando l’impossibilità di “accertare
la causa” del disastro, fu in realtà un mostruoso insabbiamento.
Finora davanti alla sbarra è finito soltanto un contadino
di Bascapé, Mario Ronchi, accusato di “favoreggiamento personale
aggravato”. Secondo l’accusa vide l’aereo di Mattei esplodere in
volo, rilasciò alcune interviste in questo senso a diversi organi di
stampa e alla Rai e poi... si rimangiò tutto. Chi ha sabotato
l’aereo? Chi sono i mandanti? Il pubblico ministero Calia non riesce
ad accertarlo, ma è probabile che vi siano responsabilità di uomini
inseriti nell’Eni e negli organi di sicurezza dello Stato. E ancora
depistaggi, manipolazioni, soppressioni di prove e di documenti,
pressioni che impediscono l’accertamento della verità.
Il 27 luglio 1993 dal “pentito” di mafia Gaetano Iannì giungono
dichiarazioni importanti.
Secondo Iannì per l’eliminazione di Mattei ci fu un
accordo tra non meglio identificati “americani” e Cosa nostra
siciliana. A mettere una bomba sull’aereo di Mattei fuono alcuni
uomini della famiglia mafiosa capeggiata da Giuseppe Di Cristina. Anche
Tommaso Buscetta rivela che la mafia americana chiese a Cosa nostra il
favore di eliminare Enrico Mattei “nell’interesse sostanziale delle
maggiori compagnie petrolifere americane”. In Italia, poi, Mattei era
un finanziatore della politica, nemico dei circoli economici e politici
legati ai grandi interessi.
La certezza è che il presidente dell’ENI Enrico Mattei, il più
potente manager di stato italiano viene uccisola sera del 27 ottobre
1962 insieme al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista americano
William Mc Hale. Parallelamente all’inchiesta amministrativa condotta
dall’Aeronautica Militare,
Contemporaneamente Italo Mattei, fratello di Enrico, chiede
che venga istituita una commissione parlamentare di inchiesta. Sono
troppi i dubbi sull’incidente e inoltre la scomparsa di Mattei ha
fatto comodo a troppe persone, in Italia e all’estero, dal momento che
i suoi rapporti con i paesi del terzo mondo produttori di petrolio
avevano urtato il cartello petrolifero delle sette sorelle. La
riapertura delle indagini viene chiesta anche da una campagna stampa del
settimanale “Le ore della settimana” e da una serie di
interrogazioni parlamentari. L’interesse attorno alla misteriosa fine
del “re del petrolio italiano” riceve nuovo impulso dalle indagini
sulla scomparsa del giornalista dell’ “Ora” di Palermo Mauro De
Mauro, il 16 settembre 1970. Una delle piste seguita dall’inchiesta
sulla fine di De Mauro ipotizza infatti che il giornalista palermitano
sia stato sequestrato e ucciso per aver scoperto qualcosa di molto
importante circa la morte del presidente dell’E.N.I.: De Mauro aveva
infatti ricevuto dal regista Rosi l’incarico di collaborare alla
preparazione della sceneggiatura del film “Il caso Mattei”,
ricostruendo gli ultimi due giorni di vita trascorsi dal presidente
dell’E.N.I. in Sicilia.
L’indagine sulla scomparsa di De Mauro si conclude in un
nulla di fatto, nonostante la richiesta di ulteriori investigazioni
formulata dal GIP di Palermo ancora nel 1991. Il procedimento viene
archiviato il 18 agosto 1992: De Mauro non poteva aver scoperto nulla di
particolare intorno alla morte di Enrico Mattei, dal momento che la
magistratura di Pavia aveva ritenuto del tutto accidentale la natura del
disastro di Bascapè. Il 20 settembre 1994 il gip di Pavia autorizza la
riapertura delle indagini nei confronti di ignoti. La riapertura era
stata chiesta dalla procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto
dalla procura di Caltanisetta l’estratto delle dichiarazioni rese da
un pentito di mafia. Il 5 novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia
Vincenzo Calia giunge a questa conclusione: “l’aereo, a bordo del
quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc Hale e Inrneio Bertuzzi,
venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la sera del 27 ottobre
1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva,
probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i
portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. Di più non si riesce
a scoprire e le domande rimangono. Enrico Mattei stava per spezzare la
morsa costruita attorno a lui dal cartello petrolifero che escluse
l’ENI dal mercato petrolifero internazionale, negandogli concessioni
nei paesi produttori alla pari con le altre compagnie petrolifere.
Mattei allora dichiarò guerra al sistema neocoloniale delle
concessioni, offrendo ai paesi produttori un accordo rivoluzionario, il
75% dei profitti contro il 50% finora offerto dalle compagnie, e la
qualificazione della forza lavoro locale. Il cartello reagì
furiosamente, giungendo a rovesciare governi, come quello libico, che
avevano accettato l’offerta e aperto all’ENI prospettive di grandi
forniture. Nel 1962, quando si andava prospettando la soluzione della
questione algerina, Mattei era riuscito ad aggirare il blocco.
Sostenendo il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), Mattei
aveva ipotecato un trattamento preferenziale verso l’ENI dal futuro
governo. Si pensava allora che l’Algeria possedesse, al confine con
Non solo, l’Executive Intelligence Review, attraverso una
ricostruzione minuziosa del caso Mattei, afferma che il presidente
dell’Eni, alla fine, era riuscito ad aprire un dialogo con
Alla vigilia di quel viaggio, il 27 ottobre 1962, Mattei fu
assassinato. Un anno dopo, fu ucciso Kennedy. In un rapporto
confidenziale del Foreign Office del 19 luglio 1962, si leggeva che
“il Matteismo” era “potenzialmente molto pericoloso per tutte le
compagnie petrolifere che operano nell’ambito della libera concorrenza
(...). Non è un’esagerazione asserire che il successo della politica
‘Matteista’ rappresenta la distruzione del sistema libero
petrolifero in tutto il mondo”. E quindi Mattei andava eliminato, in
un modo o nell’altro.
Eufemia Giannetti