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Devi avere coscienza e
non paura: solo la perdita di tutto quel che ti circonda ti renderà
veramente libero. La proiezione su un futuro a rischio depressione
stile anni trenta (da me e molti altri profetizzata) solleva non poche
considerazioni anche sulle attuali giovani generazioni.
Consideriamo, per esempio, il giovane italiano stereotipato di
venticinque anni, generalmente con una cultura medio bassa, che lavora
come operaio o come dipendente in qualche azienda di manifattura o di
servizi: la sua concezione della vita e del lavoro è particolarmente
ristretta, lavora per guadagnarsi (ma ancora per poco) lo stipendio
che gli servirà per comprarsi l?ultimo modello di Golf o di Audi A3.
Vive esclusivamente per comperare beni e
servizi che non gli servono, accecato e drogato da una pubblicità
ingannevole che lo porta a circondarsi di beni materiali superflui per
lui ed il suo stile di vita.
La maggior parte di queste generazioni giovanili non risparmia, spende
più di quanto guadagna, convinta che la crisi in atto sia solo
passeggerà e prima o poi passerà.
In pochi anni vi renderete conto che gli
italiani lentamente si stanno trasformando come i consumatori
americani i cui stipendi sono già spesi ancora prima di essere
accreditati. E proprio come loro anche le nuove generazioni italiane
stanno facendo di tutto per assomigliarvici: la moda del wrestling in
tv è dilagante (solo un ebete si metterebbe a guardare uno show più
coreografato di un balletto di danza moderna), il fast food e le
merendine ipercaloriche hanno contagiato la nazione (e proprio come i
fratelli americani anche i giovani italiani si stanno incamminando
verso la strada dell'obesità) e le carte di credito con fido
revolving sono un must sociale, più ne hai e più sei accreditato.
Queste ultime in particolare stanno
facendo sparire una caratteristica che per decenni ha reso famoso il
popolo italiano in tutto il mondo: la vigorosa propensione al
risparmio. Prima si comperava tutto per contanti accantonati tra
sacrifici e rinunce nel tempo, ades-so complice questa società
godereccia drogata inconsciamente dagli spot pubblicitari del
consumismo sfrenato o da qualche pupazzo mediatico si deve possedere
il meglio, tutto e subito. Costi quel che costi.
Da qui la mia constatazione che la maggior parte di voi è schiava di
un sistema che gli impone di lavorare per pagare le rate della sua
auto-ultimo-modello-appena-uscito e per acquistare frivolezze e
porcherie che non gli servono né per il suo stile di vita e né per
la sua salute. Le cose che possedete alla fine vi posseggono.
Pensate all'italiano medio che negli anni settanta e ottanta comprava
l?automobile anticipando almeno il sessanta per cento del costo o
addirittura pagandola interamente in contanti. Adesso assistiamo a
queste nuove forme di finanziamento che servono solo a vendere le auto
anche a chi non se le può permettere.
Zero anticipo, una microrata di cento euro o meno per ventiquattro
mesi, ed alla fine dei due anni o pagate il residuo (cioè il valore
complessivo dell'auto perché per due anni avete pagato solo gli
interessi) oppure andate a rifinanziare di nuovo l?importo iniziale:
ecco come si acquistano le automobili oggi.
Chi è particolarmente portato per essere abbindolato con queste
formule di vendita alla fine del secondo anno acquista il nuovo
modello di auto dando in permuta quello vecchio di due anni e
ricominciando nuovamente a pagare: alla fine lentamente diventate
degli automi che lavorano solo per consentire che la vostra casa
automobilistica preferita pos-sa costruire e continuare a vendere
auto, certa che qualche babbeo sarà drogato da questo meccanismo e
continuerà a cambiarla ogni due o tre anni.
Non lavorate per vivere, ma vivete per lavorare e quei quattro soldi
che pigliate se li prendono le banche e le multinazionali dell'auto o
dei beni di consumo.
Non avete speranza, voi giovani e anche voi non tanto più giovani,
una sola cosa potete fare: prendere le valigie ed espatriare come
hanno fatto secoli or sono centinai di generazioni di italiani.
Il denaro ci ha reso succubi di lui stesso, non siamo più noi che lo
facciamo girare, ma è lui che ci fa muovere: sarete voi nei prossimi
anni che dovrete andarvene a lavorare con la valigia sotto il braccio
dove i capitali hanno deciso di andare per riprodursi. Chi è causa
del suo male pianga se stesso: è il caso che iniziate a piangere
allora.
Sarà un?epoca senza precedenti per il vecchio continente in quanto
per la prima volta dopo secoli di progresso e prosperità economica le
nuove generazioni saranno più povere di quelle precedenti, vale a
dire che i vostri padri sono stati più ricchi dei loro e voi sarete
più poveri dei vostri genitori: per la prima volta questo processo di
generazione di ricchezza si interrompe e si inverte con un trend che
ha tutto l?opposto di essere una correzione.
La maggior parte di quelli che stanno leggendo questo saggio nei
prossimi 15/20 anni vivrà in uno stato di precarietà economica senza
precedenti, con un lavoro a singhiozzo, e senza alcuna garanzia per il
prosieguo dei suoi giorni.
Questa è la conseguenza non tanto lontana che già si percepisce in
Italia: pensate a quante famiglie hanno dovuto modificare il proprio
tenore alimentare per riuscire non a vivere, ma a sopravvivere.
La globalizzazione multinazionale, ormai vanto del capitalismo
sfrenato ed allo sbando senza più regole, comporta queste
sfaccettature: il denaro va dove è più conveniente che sia
investito.
Tuttavia da speculatore professionista della borsa, mi sento dirvi che
la verità è anche un?altra. La verità è che il capitalismo è
imperfetto proprio come il suo inventore, accecato dalla frenesia
incessante di accumulare denaro.
Ed i mercati borsistici stanno premiando (irrazionalmente) questo
scenario. L?abbaglio per il denaro facile ed il profitto
indiscriminato ci insegnano che il mercato borsistico è un grande
incubatore di sogni e di ricchezza, ma questa indiscriminata
rappresentazione ci ha fatto dimenticare che anche lui è soggetto
come qualsiasi altro prodotto della natura umana alla sua stessa
fragilità e debolezza.
Diffidate da chi vi propina teoremi sulla efficienza e razionalità
del mercato, perché proprio questo è tutt'altro che efficiente e
razionale. Specialmente nelle fasi in cui l?euforia e l?irrazionalità
hanno preso il sopravvento sul buon senso.
EugenioBenetazzo.com
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