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I
fisici svedesi sull'E-Cat: "È una reazione nucleare"
Tratto
dal blog: http://22passi.blogspot.com/2011/04/i-fisici-svedesi-sulle-cat-e-una.html
Bologna,
29/03/11 - da destra l'ing. Rossi, i professori Kullander e Essén
Cresce nel
mondo - nemo propheta in patria - la consapevolezza di
quanto sia rivoluzionario l'Energy Catalyzer (E-Cat) dell'ingegner
Andrea Rossi. In attesa che l'Università di Bologna perfezioni e
ufficializzi il contratto di ricerca (finanziato dall'inventore), lo
scorso 29 marzo gli scienziati Sven Kullander e Hanno Essén hanno
partecipato al test di un E-Cat, nella versione (più piccola di quella
vista in precedenza) che verrà utilizzata per allestire le unità
da 1 MW, che saranno immesse sul mercato entro l'anno. Col nullaosta di
Ny Teknik ho tradotto in anteprima assoluta per l'Italia due
articoli usciti stamattina (alle 7.30) sul sito di Ny Teknik e stampati
sul settimanale tradizionale. L'articolo contiene il link per
scaricare il report scientifico dettagliato della prova, compilato dai
due accademici svedesi, che si conclude così: Any chemical
process should be ruled out for producing 25 kWh from the content of
whatever in a 50 cm3 container. The only alternative
explanation is that there is some kind of a nuclear process that gives
rise to the energy production.
Ny
Teknik ("Nuova Technologia") è un settimanale svedese che
ospita notizie, dibattiti, annunci su tecnologia e ingegneria. Fondato
nel 1967, è distribuito a ogni membro dell'Associazione Svedese
dei laureati in ingegneria (fonte Wikipedia). Con 156.000 copie diffuse
(fonte TS),
290.000 lettori (fonte Orvesto),
131.363 visitatori unici settimanali dichiarati dal sito http://www.nyteknik.se/,
è la più importante rivista scandinava specializzata in tecnologia.
Mats
Lewan, vive e lavora a Stoccolma. Giornalista scientifico, laureato in
Fisica Ingegneristica presso lo Swedish Royal Institute of Technology,
fa parte della redazione di Ny Teknik dal 2002 ed è reporter freelance
di CNET Networks. Parla e scrive in svedese, inglese, italiano
fluentemente (e in spagnolo e francese discretamente). È felicemente
sposato con un'italiana.
Sven
Kullander è professore emerito dell'Università di Uppsala
nonché presidente del Comitato dell'Energia presso l'Accademia
Nazionale delle Scienze. Hanno
Essén è professore associato di fisica teorica e
docente presso il Royal Institute of Technology svedese, nonché presidente
membro del consiglio [presidente fino al 02/04/11, ndr] della Skeptics
Society svedese, in altre parole l'equivalente del CICAP in Italia.
traduzione di Daniele Passerini dell'articolo di Mats Lewan
Swedish physicists on the E-cat:
“It’s a nuclear reaction”
pubblicato in inglese (qui)
e svedese (qui)
oggi su Ny Teknik
In
un report dettagliato, due fisici svedesi escludono che reazioni
chimiche possano essere la fonte di energia dell'Energy Catalyzer
italiano. I due fisici hanno partecipato di recente a un nuovo test del
dispositivo effettuato a Bologna.
"In
qualche modo un nuovo tipo di fisica sta succedendo. È un enigma, ma
probabilmente non sono coinvolte nuove leggi della natura. Noi crediamo
che sia possibile spiegare il processo con le leggi della natura che
sono note," ha detto Hanno Essén, professore associato di fisica teorica e docente
presso il Royal
Institute of Technology svedese e presidente membro
del consiglio [presidente fino al 02/04/11, ndr]della Skeptics
Society svedese.
Essén
e Sven Kullander, professore emerito presso l'Università
di Uppsala nonché presidente della Commissione
Energia dell'Accademia Reale Svedese, il 29 marzo hanno
partecipato a Bologna, come osservatori, a una nuova prova del
cosiddetto Energy Catalyzer, che potrebbe basarsi su un fenomeno di
fusione fredda o di LENR
(Low Energy Nuclear Reaction), cioè reazione nucleare a bassa energia.
Erano
presenti l'inventore del dispositivo, Andrea Rossi, il suo consulente
scientifico Professor Sergio Focardi, il Dottor David Bianchini e il
Dottor Giuseppe Levi, i due fisici dell'Università di Bologna che
parteciparono alla prima dimostrazione pubblica dell'E-Cat il 14 gennaio
2011 a Bologna.
La nuova prova è stato condotta in modo molto simile a quella di
gennaio e si è protratta per quasi sei ore. Secondo le osservazioni di
Kullander ed Essén, è stata generata una energia totale di circa 25
kWh.
In
una relazione dettagliata (scaricabile
da qui), i due scienziati scrivono:
"Per
spiegare la produzione di 25 kWh da qualsivoglia cosa sia dentro un
contenitore di 50 centimetri cubici, va escluso qualunque processo
chimico. C'è solo un'altra spiegazione, che sia qualche tipo di
processo nucleare a dare luogo alla produzione di energia
misurata".
La
potenza in uscita è stata stimata pari a circa 4,4 kW. Appena la metà
della potenza prodotta nei due precedenti esperimenti documentati
(gennaio e febbraio 2011), questo perché la prova è stata fatta
utilizzando una nuova versione - più piccola - dell'Energy Catalyzer.
La nuova prova è stata la prima, ufficialmente documentata, fatta con
la versione più piccola che, secondo Rossi, è più stabile.
"Con la versione più piccola si evitano i picchi di potenza che
si verificavano in fase di accensione e di spegnimento," ha
detto Andrea Rossi a Ny Teknik.
Ha
anche affermato che la versione più piccola sarà utilizzato per
l'impianto di circa 1 megawatt destinato al "cliente pilota",
la Defkalion Green Technologies in Grecia.
Bologna,
29/03/11 - le dimensioni del "core" del dispositivo
Secondo Rossi, per l'impianto saranno utilizzati in tutto 300 reattori
collegati in serie e parallelo. A quanto pare in origine per l'impianto
da 1 MW erano previsti 100 reattori della versione che durante le prove
precedenti ha fornito 10 kW di potenza. Rossi è ancora fiducioso che
l'inaugurazione abbia luogo a ottobre 2011.
Alla prova Kullander e Essén hanno potuto esaminare l'Energy Catalyzer
spogliato da isolamento e schermatura in piombo che lo avvolgono.
Il design esterno è descritto nel loro rapporto.
Il reattore, che viene caricato con una polvere composta da nickel (e da
catalizzatori segreti) e con gas idrogeno a pressione, ha un volume
stimato in 50 centimetri cubici (3,2 pollici cubi). Il reattore è fatto
di acciaio inossidabile.
Un
tubo di rame circonda il reattore d'acciaio. L'acqua si riscalda mentre
scorre tra l'acciaio e il rame. Durante il funzionamento, il reatore è
inoltre avvolto da un isolamento e da una schermatura di piombo di circa
due centimetri (0,8 pollici) di spessore.
Prima di iniziare, Kullander e Essén hanno calibrato il flusso
dell'acqua, stimandolo pari a 6,5 kg/h. La potenza necessaria per
riscaldare l'acqua corrente da 18 gradi e trasformarla completamente in
vapore è stata calcolata pari a 4,7 kW.
Inoltre hanno riempito il reattore con idrogeno a una pressione di circa
25 bar. Il reattore, secondo Rossi, era caricato con 50 grammi di
polvere di nickel.
Come nelle prove precedenti il processo è stato innescato utilizzando
una resistenza elettrica. La potenza di ingresso era 330 watt, di cui
circa 30 watt servivano a far funzionare l'elettronica.
Kullander
e Essén hanno osservato questo fenomeno: la curva della temperatura
dell'acqua in uscita ha mostrato un incremento costante fino a circa 60
° C, dopodiché si è verificata un'impennata.
"Poi
la curva è diventata più ripida, aveva decisamente una nuova derivata.
Allo stesso tempo, non c'è stato alcun aumento di consumo di energia
(elettrica), piuttosto è diminuita al crescere della temperatura," ha detto Essén.
Nel
loro report osservano che ci sono voluti nove minuti per passare da 20
° a 60 ° C, fase che corrisponde al riscaldamento dovuto alla
potenza elettrica assorbita. Per il passaggio da 60 a 97,5 ° C,
all'opposto, ci sono voluti appena quattro minuti.
Mentre l'esperimento si svolgeva, Kullander e Essén hanno avuto
l'opportunità di esaminare le attrezzature.
"Abbiamo controllato tutto ciò che poteva essere controllato, e
abbiamo potuto andare in giro liberamente e dare un'occhiata alla
maggior parte delle attrezzature," ha detto Essen.
"Abbiamo
esaminato in modo specifico la grande centralina (che ospita
l'elettronica), contiene per lo più raddrizzatori e componenti passivi
- non vi era nulla degno d'interesse, " ha detto Kullander, confermando ciò
che Levi aveva osservato in passato.
Bologna,
29/03/11 - l'output del dispositivo liberato dall'isolamento
Kullander
ed Essén ebbero il loro primo contatto con Rossi a metà febbraio, in
occasione di una discussione
sulla fisica dell'Energy Catalyzer, organizzata da Ny Teknik.
Dopo avere ottenuto risposte da Rossi a diverse domande, espressero un
giudizio cautamente ottimista sulla tecnologia.
In un primo incontro con Rossi, a fine febbraio, venne fornito loro un
campione della polvere di nickel puro destinata a essere utilizzata
nell'Energy Catalyzer, e un altro campione di polvere di nickel che,
secondo Rossi, era stato usato nel reattore per 2 mesi e mezzo.
La loro analisi ha mostrato che la polvere pura è composta
essenzialmente da nickel puro, mentre la polvere usata contiene diverse
altre sostanze, in primis un 10% di rame e un 11% di ferro.
"Purché il rame non sia uno degli additivi utilizzati come
catalizzatore, gli isotopi 63 e 65 del rame possono essersi formati solo
nel corso del processo. La loro presenza è quindi una prova che si
verificano reazioni nucleari nel processo," ha detto Kullander
(vedi dettagli più avanti).
Proprio
l'incontro di febbraio ha portato al loro coinvolgimento nella nuova
prova tenutasi a Bologna.
"La mia convinzione che ci sia uno sviluppo di energia ben
superiore a quanto sarebbe da aspettarsi è stata rafforzata in modo
significativo, in quanto ho avuto occasione di vedere il processo
personalmente ed effettuare le misure," ha detto Kullander.
"Tutto
ciò che abbiamo trovato finora collima. Non vi è niente che dia l'idea
di essere strano. Tutte le persone coinvolte sembrano oneste e
competenti, " ha aggiunto Essén.
In
linea con ciò che esternarono durante la discussione a febbraio,
credono che la fisica del catalizzatore di energia può forse essere
spiegata con una combinazione di fisica atomica, molecolare, nucleare e
del plasma. Allo stesso tempo, sono scettici rispetto a teorie
dettagliate e ipotetiche suggerite in questa fase, e hanno sottolineato
invece la necessità di ulteriori dati.
Ritengono che Focardi e Levi abbiano la stessa impostazione e sostengono
il loro punto di vista.
Focardi, che ha lavorato con Rossi durante lo sviluppo dell'Energy
Catalyzer, è professore emerito presso l'Università di Bologna, mentre
Levi sarà ora responsabile della ricerca sull'Energy Catalyzer al Dipartimento
di Fisica dell'Università
di Bologna, ricerca commissionata da Rossi che paga 500.000
euro in base a un accordo tra la sua azienda (Leonardo
Corporation) e l'Università.
Kullander ed Essén non sono coinvolti in questo progetto.
Durante la loro visita a Bologna si sono incontrati con il Rettore
dell'Università di Bologna, il professor Ivano Dionigi, ed hanno
discusso con lui, Rossi, Focardi, Levi e Bianchini sul progetto. Secondo
Kullander e Levi, una futura collaborazione per la ricerca è possibile.
Mats Lewan (06/04/11, Ny Teknik, Svezia)
La polvere usata contiene il dieci per cento di rame
traduzione di Daniele Passerini dell'articolo di Mats Lewan
The used powder contains ten
percent copper
Le
analisi della polvere di nickel usata nell'Energy Catalyzer di Rossi,
mostra che si forma una grande quantità di rame. Per Sven Kullander
questa è la prova di una reazione nucleare.
Perché dal nickel venga a formarsi rame, il nucleo di nickel deve
catturare un protone. Il fatto che questo forse si verifica nel reattore
di Rossi è la ragione per cui è stato accennato al concetto di fusione
fredda - che comporterebbe la fusione tra nuclei di nickel e
idrogeno.
Un termine che molti considerano essere più corretto, comunque, è LENR
(Low Energy Nuclear Reaction) ovvero reazione nucleare a bassa energia.
Ny
Teknik: Per quanto tempo si presume che la polvere sia stata usata nel
processo?
Kullander: Secondo quanto ci è stato riferito da Rossi, la polvere è
stata usata ininterrottamente per 2 mesi e mezzo con una potenza
in uscita di 10 kW. Ciò corrisponde a un'energia totale di 18 MWh, con
un consumo fino a 100 grammi di nichel e di due grammi di idrogeno. Se
quell'energia fosse stata prodotta bruciando petrolio, sarebbero state
necessarie due tonnellate di petrolio.
Ny
Teknik: Che analisi avete fatto sulle polveri?
Kullander: analisi degli elementi e analisi isotopica. Presso il Laboratorio
Ångström di Uppsala (Svezia), l'analisi degli elementi è
stata effettuata utilizzando la Spettrofotometria
XRF. Il Dottor Erik Lindahl ha eseguito l'indagine. Presso il
Centro
Biomedico di Uppsala, sia l'analisi degli elementi sia
l'analisi isotopica è stato fatto attraverso la Spettrometria
di Massa a Plasma Accoppiato Induttivamente (ICP-MS)
. Il Professore associato Jean Pettersson ha eseguito la misurazione.
Ny Teknik: Che risultati avete ottenuto dalle analisi?
Kullander: Entrambe le misure mostrano che la polvere di nickel puro
contiene principalmente nickel, e che la polvere usata è diversa in
quanto diversi elementi sono presenti, principalmente rame (10%) e ferro
(11%). L'analisi isotopica mediante ICP-MS non mostra alcuna deviazione
dalla composizione isotopica naturale di nickel e rame.
Ny
Teknik: Come interpretate i risultati?
Kullander: Purché il rame non sia uno degli additivi utilizzati come
catalizzatore, gli isotopi 63 e 65 del rame possono essersi formati solo
nel corso del processo. La loro presenza è quindi una prova che si
verificano reazioni nucleari nel processo. Tuttavia, è da rimarcare che
il nickel-58 e l'idrogeno possono formare rame-63 (70%) e rame-65 (30%).
Questo significa che nel processo, il nickel-58 originale dovrebbe
essere cresciuto rispettivamente di cinque e sette unità di massa
atomica durante la trasmutazione nucleare. Tuttavia, ci sono due isotopi
stabili del nickel con bassa concentrazione, il nickel-62 e il
nickel-64, che, plausibilmente, potrebbero contribuire alla produzione
del rame. Secondo Rossi il rame non è tra gli additivi. 100 grammi di
nickel era stato usato per 2 mesi e mezzo di riscaldamento continuo con
10 kW di potenza di uscita. Un semplice calcolo mostra che gran parte
del nickel deve essere stato consumato, se è stato bruciato in
una reazione nucleare. È quindi un po' strano che la composizione
isotopica non differisca da quella naturale.
Ny
Teknik: Quali ulteriori analisi state pensando di fare?
Kullander: Non abbiamo nulla di preciso in programma. Se sarà possibile
raffinare le misure isotopiche, ulteriori misure isotopiche sarebbero
importanti soprattutto per ottenere una migliore precisione nel campo da
60 a 65 unità di massa atomica. Abbiamo anche discusso con Rossi
dell'installazione di un Energy Catalyzer in un laboratorio di Uppsala
per effettuare misurazioni più dettagliate, che potrebbero fare parte
di una collaborazione scientifica con l'Università di Bologna.
Mats Lewan (06/04/11, Ny Teknik, Svezia)