- Dopo l'11 settembre
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Capitolo 18 del libro: "Chi comanda in America"

I droni senza pilota
Di Maurizio Blondet, dal libro "Chi comanda in America"
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«La maggior parte degli aerei moderni dispongono di un pilota automatico che può essere riprogrammato in modo da ignorare i comandi di un dirottatore e invece ricevere istruzioni da terra»: così annuncia il professore Jeff Gosling, dell’Istituto di Studi Aeronautici della California University, Bekeley. Il professore l’ha detto a «New Scientist», una rivista scientifica inglese assai nota.
Un articolo in cui si discutono i modi e gli accorgimenti tecnici per scongiurare un altro 11 settembre. Uno strano articolo davvero: «New Scientist» lo pubblica il 12 settembre 2001, solo un giorno dopo la tragedia. E lì su due piedi, ancora sotto la fresca impressione della strage (pochi giorni dopo la stampa diverrà più reticente), «esperti» di cose aeronautiche dicono cose di enorme interesse per i complottasti. La rivista cita anche Dale Oderman, un ingegnere della Pur due University di Lafayette, Indiana, che spiega: «il pilota automatico, il sistema che mantiene altitudine, velocità e rotta durante il volo, è pienamente capace di atterrare senza il pilota umano. Siamo già in grado di far volare aerei spia senza pilota, sicché non è impensabile che un sistema di teleguida possa far atterrare un aereo commerciale per passeggeri». La Federal Aviation Administration, aggiunge il periodico, «ha sperimentato l’atterraggio teleguidato di aerei commerciali negli anni ’80, ma non in anni  recenti». Sull’adozione  di un sistema del genere, tuttavia, ha dei dubbi Jeffrey Speyer, un altro ingegnere spaziale (della Columbia University di Los Angeles): «il sistema di controllo a distanza potrebbe in sé diventare il bersaglio di terroristi». Ossia, loro potrebbero usarlo.
Attenzione a quel che dicono costoro. Dicono: teleguidare un aereo è possibile. Le tecnologie per sottrarre i comandi al pilota umano, e far guidare il mezzo a terra, esistono già. Basta «riprogrammare» il pilota automatico, secondo gli esperti.

Ma ancora più clamoroso è quel che suggeriscono. Un aereo può essere teleguidato da terra. Fatto atterrare. O anche, se un terrorista si impadronisce del sistema, fatto lanciare contro qualcosa.
I complottasti su internet sono elettrizzati dalla notizia; e ne discutono animatamente, con l’intervento di piloti veri e presunti. Uno di loro (si chiama Guy Dunphy) segnala che l’articolo di «New Scientist», così apparentemente chiaro, confonde invece due idee (e due sistemi tecnici) diversi.
Una cosa è il «pilota automatico», una cosa è un sistema di «teleguida» da terra. Il primo è appunto «automatico»; il secondo è un sistema «attivo». Per teleguidare un aereo, il controllore umano da terra dovrebbe avere davanti un “display in tempo reale di molti cruciali strumenti di volo”, e (o) una veduta video dalla fronte dell’aereo; inoltre, qualche sistema di localizzazione fissa come il GPS.

I velivoli militari a controllo remoto (droni) hanno una telecamera sul muso che rimanda al suolo, all’operatore, le immagini via satellite, un sistema di navigazione inerziale (GPS), o anche un apparato di «navigazione attraverso ricognizione automatica del suolo», ossia una mappa nel cervello elettronico del terreno che deve sorvolare: che è appunto il modo in cui volano, e arrivano sul bersaglio, i missili da crociera. Piccoli, molto più piccoli di un jet di linea, i cruise missiles dispongono di questo sofisticato sistema.
Ma un aereo di linea non dispone di tanto, dice Dunphy.
Gli replica un tale Jerry Russell. Citando un articolo del «Chicago Tribune» trovato sul web, che recita: «la General Atomics Aeronautical Systems Inc. ha sviluppato per l’Air Force un aereo teleguidato di ricognizione chiamato Predator, che ha volato durante il conflitto in Bosnia. Utilizzato militarmente dal 1994, esso può essere fatto atterrare da piloti collegati all’apparecchio via satellite, da terra, o ordinando al computer di bordo si eseguire l’ordine».
«Tom Cassidy, presidente dell’azienda di San Diego, dice di avere inviato al Segretario ai Trasporti Norman Mineta una lettera poco dopo l’attacco dell’11 settembre». «Tale sistema non può impedire a un dirottatore di distruggere l’aereo in volo, diceva la lettera, ma gli può impedire di guidare l’apparecchio contro un palazzo o un’area popolata». (…) Aerei in qualunque punto della nazione potrebbero essere tele-controllati da uno o due località grazie a collegamenti via satellite, dice Cassidy. Queste locazioni potrebbero essere fortificate contro i terroristi». «La tecnologia c’è», conclude: «La usiamo ogni giorno».

Ecco tornare il concetto: le tecnologie del controllo a distanza esistono già. I militari ne dispongono dal ’94.
Già. Ma sarebbe possibile, senza mettere in allarme il personale a terra di un aeroporto, inserire il sistema di teleguida del tipo che equipaggia il Predator su un grosso aereo di linea? Non ci vorrebbe una squadra di tecnici? Il loro armeggiare attorno e dentro l’aereo non sarebbe immediatamente notato?
Non proprio, risponde Russell. Sul sito della Boeing, ha scoperto che il computer di volo dei giganteschi Boeing 757 e 767, che è un equipaggiamento standard, ha praticamente tutte le capacità richieste.
Ecco come la Boeing stessa parla del suo sistema di pilotaggio automatico nel suo sito informativo-pubblicitario: «…un computer di gestione del volo completamente integrato (FMCS) si occupa della guida e del controllo automatici del 757-2000 da immediatamente dopo il decollo fino all’avvicinamento finale e all’atterraggio. Il FMCS, collegando i processi digitali di controllo della navigazione, della guida e della potenza-motori, assicura che il velivolo voli lungo la rotta più efficiente e con il profilo di volo migliore per ridurre il consumo (…). La precisione della navigazione con posizionamento satellitare (GPS), funzioni automatizzate di controllo del traffico aereo, e caratteristiche avanzate di guida e comunicazione sono ora disponibili nel nuovo computer di gestione del volo Future Air Navigation System».

Poi, ecco la frase più istruttiva: «inoltre, funzioni ulteriori possono facilmente essere aggiunte semplicemente “caricandovi” il software richiesto».
Dunque, nessun bisogno di sostituire schede elettroniche nel meraviglioso computer di gestione del volo, che comprende tra le sue funzioni il pilotaggio automatico. Niente cacciaviti, nessuna operazione materiale e fisica. Non c’è bisogno di una vistosa squadra di tecnici. Basta un solo esperto informatico per «caricare il software» con un disco o un computer portatile collegato al cervello dell’aereo.
(…)
In un minuto. Nessun pericolo, per un esperto che voglia inserire nel cervello dell’apparecchio un programma che lo guidi contro qualcosa, di dare nell’occhio.
(…)
Ci affrettiamo a ripeterlo: non crediamo a una parola di tutto questo. Se dovessimo crederci, ci sarebbe difficile vedere che dei terroristi arabi, votati alla morte ma ridotti ad addestrarsi in scuolettte di volo domenicali in Florida, siano capaci di introdursi nelle meraviglie dell’avionica, in gran parte segreta perché militare, che rende possibile la teleguida di aerei.
Ci sarebbe più facile additare quelle industrie avanzatissime americane che hanno conoscenza di prima mano di quell’elettronica di volo, perché sono loro a svilupparla, progettarla, fabbricarla. La Northrop Grumman, che fornisce il Pentagono del gigantesco aereo teleguidato da ricognizione Global Hawk. La Gulf Airstream, che produce droni senza pilota per le forze armate americane non meno che per le israeliane. La Boeing, fornitrice ad entrambe le armate dei suoi F-15 e degli Apaches. Sono loro che fabbricano i Predator teleguidati e gli UCAV (aerei robot da ricognizione) dell’ultima generazione, vent’anni più avanti di qualunque tecnologia conosciuta in Europa.
(…)


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