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Draghi
e Rohatyn: attacco a tenaglia contro la Nuova Bretton Woods
Tratto da http://www.movisol.org/znews017.htm
dichiarazione di Paolo Raimondi, presidente del Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
Roma 24 gennaio – La recente nomina
di Mario Draghi a governatore della Banca d’Italia rappresenta
la capitolazione delle istituzioni economiche e politiche italiane agli
interessi della grande speculazione internazionale e ai dettami di un
liberismo economico-finanziario sempre più selvaggio, ma anche sempre
più in bancarotta.
Con Draghi in Via Nazionale è partita la fase del “Britannia 2”! Le
banche internazionali e i fondi speculativi hanno ottenuto il disco
verde per una nuova avanzata, per dare la caccia a nuove imprese da
fagocitare e ai 140 miliardi di risparmio nazionale, e si preparano a
fare bottino con la privatizzazione delle pensioni.
È la prima volta, nella storia della Banca d’Italia, che il
governatore non è stato scelto tra i suoi membri più rappresentativi,
ma è stato direttamente catapultato, con grande fanfara, dalla centrale
delle finanza internazionale, dalla Goldman Sachs. Perché?
Chi cerca una risposta nelle beghe
interne italiane non capirà niente e in cambio invece riceverà in
regalo un pacchetto ben confezionato di manipolazioni.
Draghi rappresenta un atto di “guerra preventiva” nel campo
strategico della crisi finanziaria.
Il sistema finanziario internazionale è in bancarotta. Le banche
centrali hanno finora gestito in coordinazione tra loro la crisi, al
servizio degli interessi della grande finanza privata. Ma questa
gestione non basta più né potrà reggere gli sconvolgimenti che si
prospettano nell’immediato futuro. La bolla speculativa è stata
ingigantita a livelli inimmaginabili attraverso le speculazioni
immobiliari e soprattutto quella dei prodotti derivati. Basti pensare
che una sola banca americana, la JP Morgan Chase, ha ben oltre 50.000
miliardi di dollari in contratti derivati OTC, più di 5 volte il PIL
degli USA! L’economia reale sottostante è stata ovunque distrutta, a
cominciare dal cosiddetto settore avanzato, cioè l’Europa e il
Nordamerica. Ciò che si sta verificando è un vero e proprio crollo.
Fenomeni come quello di LTCM possono ripresentarsi in ogni momento. La
paralisi produttiva imposta dalle regole di Maastricht è la garanzia di
un terremoto finanziario e bancario.
La grande finanza internazionale sa
bene che, ferme restando le regole della grande speculazione e del
liberismo, non ha via d’uscita dalla bancarotta, ma non vuole, ne può,
cambiare rotta in quanto questo liberismo selvaggio è la sua anima, la
sua essenza. Sa anche che i settori dell’economia reale non possono
convivere all’infinito con una crescita cancerogena del debito
speculativo. Questo è il motivo per cui ora essa teme la crescente
domanda di riorganizzazione del sistema, di una Nuova Bretton Woods,
come proposta dall’economista americano Lyndon LaRouche e dal nostro
Movimento: una riorganizzazione per bancarotta dell’intero sistema
monetario e finanziario internazionale, che reintroduca un sistema di
tassi di cambio fissi, che emetta nuovi crediti per grandi investimenti
infrastrutturali che rimettano in moto l’economia produttiva e che
introduca misure di contenimento e di abolizione delle speculazione.
Teme la rivolta di settori statali, industriali, sindacali che possono
dire basta alla distruzione dell’economia reale e della società
civile produttiva. Teme un ritorno di Franklin D. Roosevelt e del suo
New Deal su scala planetaria.
Ecco, Draghi rappresenta la mossa preventiva contro questa possibilità.
E’ una mossa globale, non un segnale “italiano”, bensì sistemico.
La finanza internazionale fa così sapere di essere pronta ad
un’accelerazione del processo di globalizzazione. Purtroppo molti
allocchi nostrani, un po’ di tutte le tendenze, hanno volutamente
scambiato l’appoggio dato a Draghi dal Financial Time, dal Wall Street
Journal e simili con un benevolo reportage turistico sulla “bella
Italia”. L’Italia non ha i mezzi per opporre resistenza e si è
lasciata subito convincere che i grandi speculatori internazionali sono
meglio dei maneggioni dell’economia nostrani.
Infine, Draghi è l’uomo dei salotti buoni e dei panfili di lusso.
Mario Draghi è il “Mr. Britannia”.
Il 2 giugno 1992 , il “Ciampi’s boy”, allora Direttore Generale
del Ministero del Tesoro, guidò il drappello di dirigenti delle
Partecipazioni Statali sul “Britannia”, il panfilo della regina
Elisabetta II d’Inghilterra, per un incontro con i grandi finanzieri
della City di Londra e di Wall Street per svendere l’industria di
stato italiana, o per “modernizzarla”, come usavano dire.
Poi a settembre l’attacco speculativo delle stesse finanziarie,
coordinate da George Soros, contro il Sistema Monetario Europeo fece
svalutare la lira del 30%, regalando ben 15.000 miliardi di lire agli
acquirenti-speculatori che acquistavano in dollari. La chiamammo una
svendita a prezzi stracciati a cui certi settori della vecchia
Democrazia Cristiana e del PSI di Craxi cercarono di opporsi. Invano. In
quegli stessi giorni le “mani pulite” realizzarono il grande
massacro politico che aprì la porta al neoliberismo selvaggio e al
neoconservatorismo di marca americana.
Il «Movimento internazionale per i diritti civili – Solidarietà»,
fu il primo a denunciare queste sporche operazioni con un ampio
memorandum del 14 gennaio 1993. E poi, con un esposto alla magistratura
nel 1995, chiedemmo un’indagine sull’attacco alla lira e
sull’incontro del Britannia. Le nostre denunce ebbero anche vasta
risonanza nei mezzi d’informazione.
Negli anni successivi, diventato il regista delle privatizzazioni,
Draghi ha trasformato il panorama economico nazionale in un intreccio
incestuoso tra banche e imprese. Se si indaga un poco viene subito alla
luce che una delle finanziarie favorite nel processo di privatizzazione
è stata la Goldman Sachs.
Inoltre, uno dei “Draghi’s Boys”, Alberto Giovannini, membro del
comitato di esperti del Ministero del Tesoro dall’inizio degli anni
Novanta, venne mandato nella dirigenza del fondo LTCM, che fallì
clamorosamente nel 1997-8 a causa delle perdite accumulate soprattutto
su contratti finanziari derivati. A quelle sue speculazioni
internazionali aveva partecipato persino l’Ufficio Italiano Cambi! Lo
stesso Giovannini nel 1997 illustrò alla Commissione Europea “i
vantaggi” di aprire i mercati ai derivati.
Nel 2001 Draghi lasciò il Ministero
del Tesoro per passare alla vice presidenza di Goldman Sachs, una
finanziaria che ricopre un ruolo decisionale centrale nella
globalizzazione finanziaria mondiale.
Perché la magistratura, così solerte in certune circostanze, non ha
mai avuto il coraggio di indagare sul ruolo della Goldman Sachs e sul
ruolo svolto da Draghi nei passati 15 anni di privatizzazioni?
Parallelamente all’operazione Draghi, occorre tenere bene in conto un
secondo assalto condotto attraverso il banchiere americano Felix Rohatyn,
della Lazard Freres, la controparte “democratica” della grande
speculazione. Il compito di questo secondo braccio della tenaglia è
mettere in campo proposte e idee che suonano molto simili alla nostra
proposta per una Nuova Bretton Woods, ma che in realtà intendono
confondere e neutralizzare quelle forze che vorrebbero e dovrebbero
coalizzarsi contro la grande speculazione. In questo Rohatyn opera in
tandem con George Soros, il promotore della liberalizzazione della
droga.
Secondo Rohatyn dovrebbero essere le
stesse banche e finanziarie a farsi promotrici delle riforme del sistema
monetario e finanziario, mentre al tempo stesso continuerebbero le loro
operazioni speculative. Secondo lui gli stati, i parlamenti e le autorità
governative dovrebbero essere tenute fuori dalla riorganizzazione. È
come dire che bisognerebbe lasciare che la mafia, indubbiamente esperta
nel crimine organizzato, detti le regole di sicurezza, lasciando fuori
lo stato e le forze di polizia.
In Italia Rohatyn e co. fanno perno su De Benedetti e i suoi
addentellati anche nella sinistra, mentre la destra politica e liberista
esalta la “saggezza” del libero mercato speculativo finanziario.
Questo attacco a tenaglia è stato lanciato in forze in Italia
soprattutto per soffocare la nostra proposta per una Nuova Bretton
Woods, che lo scorso aprile è stata presentata alla Camera dei Deputati
da Mario Lettieri della Margherita e da altri 50 parlamentari
appartenenti a quasi tutti i partiti, ed è stata approvata dalla
stragrande maggioranza del Parlamento.