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Dossier spazzatura
Scritto da Shevek, Florizel, Rascalcitizen,
Molly McGuire
Tratto dal sito Luogocomune www.luogocomune.net:80/site/modules/news/article.php?storyid=2479
1 - Una Realtà Incomprensibile dall'Esterno
Viviamo in Campania, nella città di Napoli: alcuni di noi nel quartiere di
Gianturco o, comunque, nella zona orientale della città, altri nel quartiere di
Soccavo, nelle vicinanze di Pianura - dunque in alcuni dei tanti luoghi
individuati come depositi di stoccaggio dall'ultimo dei tanti Commissari
Straordinari con poteri in deroga alle leggi vigenti che la regione Campania ha
avuto per la "soluzione" della cronica emergenza rifiuti. Questi sono
grosso modo a poche centinaia di metri dalle nostre case, quindi ci troviamo
talvolta direttamente nell'occhio del ciclone.
Nei mesi ed anni passati abbiamo seguito con sempre maggiore attenzione la
situazione, studiandone le dinamiche e le forze in gioco, recandoci anche in
alcuni altri luoghi (Serre Persano, S. Maria La Fossa, Lo Uttaro, Pianura...)
per constatare di persona la situazione e sentire direttamente le ragioni delle
popolazioni in rivolta, abbiamo partecipato a manifestazioni, dibattiti e
assemblee.
Ovviamente, in tutto questo tempo abbiamo anche seguito con attenzione giornali,
radio e TV che descrivevano la situazione, in un processo disinformativo sempre
più palese. Certo, i siti di movimento in rete fornivano informazioni migliori
e sicuramente più veritiere, ma ci rendevamo sempre più conto che, invece, chi
non era coinvolto direttamente e/o faceva riferimento solo ai grandi media,
della questione dei rifiuti in Campania doveva avere una visione del tutto
distorta delle cose.
Gli veniva descritto un popolo ignorante ed irrazionale, abbrutito nella logica
del "non nel mio giardino", manovrato dalla camorra, ...
... che aveva impedito con la sua irrazionalità ogni logica soluzione del
problema, ostacolando l'azione di una classe politica che, nonostante alcuni
errori, mostrava di essere maggiormente illuminata e che, alla fine, era stata
costretta controvoglia ad usare le maniere forti.
Un popolo che ha bisogno di "campagne d'informazione" per fare la
raccolta differenziata, come se le amministrazioni le avessero organizzate da
tempo e la cosa non funzionasse perché i cittadini non differenziano i propri
rifiuti. E via di questo passo, in uno spettacolare processo di completa
distorsione della realtà. Questo gioco dei media è stato sicuramente
avvantaggiato dal fatto che la situazione campana effettiva è davvero
difficilmente immaginabile da chi non vive direttamente lo stato reale delle
cose.
Alcuni di noi sono appassionati di fantascienza: trent'anni fa, se l'avessimo
pensata, probabilmente si sarebbero compiaciuti per la loro fantasia ed
avrebbero cercato di imbastirci su un romanzo, tentando di farselo pubblicare su
Urania o su Robot. Inoltre, chi non conosce a fondo i territori di cui si parla,
non può rendersi conto di ciò che il sistema di potere sta davvero facendo.
2 - Una Situazione Davvero Particolare
Abbiamo detto che a poche centinaia di metri dalla casa di alcuni di noi, nel
quartiere di Gianturco, è stato individuato uno dei luoghi per lo stoccaggio
dei rifiuti. Chi non conosce Napoli a fondo, ci siamo resi conto, può
immaginare che Gianturco sia un quartiere del tutto periferico, poco densamente
abitato e che il luogo prescelto debba essere situato in una zona pressoché
disabitata.
Non è affatto così: Gianturco non è nel centro storico, quello maggiormente
conosciuto dai turisti, ma è comunque parte del centro della città ed il sito
è circondato da centinaia di migliaia di abitanti. Più o meno, per utilizzare
un termine di paragone conosciuto a buona parte degli italiani, è come se la
Regione Lazio avesse deciso di costruire un sito di stoccaggio rifiuti presso la
metro Tiburtina. Un'altra località conosciuta per i servizi che i media hanno
dedicato alla rivolta della sua popolazione è Pianura.
Anche qui si può pensare che il sito sia stato localizzato curando la distanza
dalle abitazioni e facendo attenzione a ridurre l'impatto ambientale. Anche qui,
le cose non stanno affatto così: il sito non solo è ad immediato ridosso di
Pianura, ma addirittura sorge letteralmente di fronte al Parco degli Astroni,
uno dei vanti naturalistici della zona a nord di Napoli. Sempre per usare un
termine di paragone che può essere ben compreso da buona parte degli italiani,
è come se la regione Lombardia avesse deciso di costruire un sito di stoccaggio
rifiuti non solo vicinissimo a Como, ma per di più di fronte ad uno degli
scorci più belli del suo Lago. D'altronde, non è certo il peggio che abbiamo.
Anche Serre Persano è balzata agli onori della cronaca per la rivolta della
popolazione. Ebbene, stavolta il sito è stato localizzato direttamente
all'interno della stupenda oasi del WWF che sorge nel suo territorio.
Continuando il gioco dei paragoni, ve l'immaginate la costruzione di una
megadiscarica in Sardegna nel bel mezzo del Parco Regionale di Molentargius -
quello dei Fenicotteri Rosa, per intenderci? Comunque, la cosa non finisce qui:
ora il superpoliziotto De Gennaro - proseguendo nella degna opera dei suoi
predecessori - ha deciso di situarne un altro nel Parco del Vesuvio. Ve
l'immaginate la costruzione di una megadiscarica nel Parco delle Dolomiti, a due
passi da Cortina d'Ampezzo?
3 - Lo Stato della Norma
Certo, anche altrove in Italia esistono situazioni simili, ma una breve ricerca
su Google con le opportune parole chiave permette di notare come queste siano
legate a discariche del tutto illegali (in numero, comunque, mai paragonabile a
quello campano che, come vedremo, raggiunge l'ordine delle migliaia di unità,
per di più concentrate, per oltre il 90% in sole due province).
Le discariche legalmente costituite nei termini sopra descritti, invece, sono
una eccezione, concentrata soprattutto nella regione Campania. In effetti, alla
realizzazione di tali mostruosità, altrove, si oppongono notevoli ostacoli
burocratici legate alla normativa vigente in materia ambientale. Già la legge
20 marzo 1941, all'art. 24, così recitava: "I nuovi impianti per i servizi
di nettezza urbana e per gli stabilimenti di cernita e di utilizzazione, sia
industriale, sia agricola, dei rifiuti devono sorgere a distanza non minore di
1000 metri [in linea d'aria, ndr] dall'abitato nei centri di popolazione
agglomerata, e la scelta della località deve essere approvata dal
prefetto" - norma confermata dalla Sentenza Consiglio di Stato 2 ottobre
2006, n. 5713.
In tempi più recenti, il "Decreto Ronchi" (DL 5 febbraio 1997),
all'art. 2, affermava poi che "I rifiuti devono essere recuperati o
smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o
metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare: a)
senza determinare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo e per la fauna e la
flora; b) senza causare inconvenienti da rumori o odori; c) senza danneggiare il
paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa
vigente".
Con l'entrata in vigore del DL 36 del 2003, poi, è stato previsto (cfr.
allegato 1) che per ciascun sito di ubicazione devono essere valutate le
condizioni locali di accettabilità in relazione, tra l'altro, alla distanza dai
centri urbani che, anzi, diventa addirittura, a differenza di normative
precedenti, il primo parametro citato. Per tutto ciò che concerne, invece,
parchi, oasi e zone protette in generale, abbiamo la legge 394/1991 (art.11
comma 3) che così si esprime: "Salvo quanto previsto dal comma 5 [che non
cita le discariche, ma solo gli usi civici e la caccia, ndr], nei parchi sono
vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del
paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora
e alla fauna protette e ai rispettivi habitat. In particolare sono vietati:
(...) l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché
l'asportazione di minerali (...)".
Il successivo quarto comma, però, ridimensiona fortemente la perentorietà
dell'affermazione, stabilendo che il regolamento del Parco stabilisce eventuali
deroghe ai divieti di cui al comma 3: "Il regolamento del parco stabilisce
altresì le eventuali deroghe ai divieti di cui al comma 3. Per quanto riguarda
la lettera a) del medesimo comma 3, esso prevede eventuali prelievi faunistici
ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri
ecologici accertati dall'Ente parco. Prelievi e abbattimenti devono avvenire per
iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'Ente parco ed
essere attuati dal personale dell'Ente parco o da persone all'uopo espressamente
autorizzate dall'Ente parco stesso."
Non vi è quindi un'incompatibilità assoluta fra aree protette ed interventi
invasivi quali l'attivazione e la realizzazione di discariche nei parchi
naturali, ma ciò nel rispetto del principio generale che vuole garantita, per
quanto possibile, in forma tendenziale, la conservazione integrale dell'area
protetta ed ammette l'alterazione dell'ecosistema del parco solo in quanto non
vi siano alternative possibili alla scelta adottata ed in quanto sia garantita
una successiva bonifica e ripristino dell'area. In ogni caso, tale eccezione
deve essere presente nel regolamento specifico del Parco e, a quanto ci risulta,
esiste una sola eccezione a tale prassi: quella del Parco Nazionale del Vesuvio,
effettuata autoritativamente, in base ai loro poteri straordinari in delega alle
leggi ordinarie, dai vari Commissari di Governo e, ultimo, dal supercommissario
De Gennaro. Ma qui occorre entrare in un altro capitolo di questa storia:
quella, appunto, dei poteri straordinari per la "soluzione" del
problema.
4 - I Commissariati Straordinari
L'"emergenza rifiuti" in Campania è oramai endemica, essendo iniziata
circa una ventina d'anni fa. Inizialmente, essa venne utilizzata per una
campagna ideologica volta a mettere sotto accusa le varie aziende
municipalizzate - pregiudizialmente accusate, in quanto enti pubblici, di essere
costitutivamente inefficienti - e per sostituirle con varie forme di
"privatizzazione" dei servizi stessi, presentate come la panacea di
tutti i mali. Il problema, però, ovviamente non sparì affatto e, anzi, si
aggravò sempre più.
A questo punto iniziò il ciclo della "eccezionalità" del problema,
da affrontare, appunto, con "mezzi eccezionali": il primo dei
Commissariati Straordinari, con poteri in deroga alle leggi ordinarie, fu
nominato l'11 febbraio 1994 e, da allora, se ne sono succeduti a iosa, con
poteri sempre maggiori. In particolare, l'ordinanza della presidenza del
Consiglio dei ministri n. 3345 del 30 marzo 2004 è un momento chiave, andando a
determinare deleghe più forti e cogenti e sempre più ampi poteri straordinari.
Il nuovo commissario può fare praticamente tutto, anche in deroga a importanti
normative nazionali e regionali in materia di rifiuti e salvaguardia ambientale.
Le forze dell'ordine sono parte integrante e sostanziale della struttura del
Commissariato - ne costituiscono il cosiddetto nucleo operativo - anche la
protezione civile è stabilmente coinvolta in tutte le sue attività ed i
prefetti della regione sono strumenti ai servizi del Commissariato. Un
Commissariato - sia detto per inciso - che è anche una gigantesca macchina
mangiasoldi ad uso e consumo dei "soliti noti". L'inchiesta in corso
della Procura di Napoli ha messo in evidenza gli stipendi d'oro percepiti dal
vicecommissario (1.000.000 d'euro), dal subcommissario (800.000 euro) e dagli
altri burocrati. Come scrivono i PM, si tratta di guadagni "inimmaginabili
in qualsiasi altra sede pubblica": quindi, "più durava l'emergenza,
più chi stava all'interno del Commissariato ci guadagnava." Insomma,
mentre burocrati e politici lucrano sull'"emergenza rifiuti", le
popolazioni campane continuano ad affogare tra i rifiuti tossici, l'immondizia
nelle strade ed i gravissimi problemi di salute. Un altro aspetto che
l'inchiesta in corso sta cercando di chiarire sono le "relazioni
pericolose" tra il Commissariato stesso e la FIBE (società formata dai
gruppi Impregilo International - già coinvolta nel grande affare della
costruzione del Ponte sullo stretto di Messina - Fisia Babcock Environment Gmbh,
Energieversorgung Oberhausen Ag, Fisia Italimpianti, cui è stata affidata la
costruzione di cinque discariche ed un inceneritore). Il Commissariato, grazie
ad una ordinanza che modificava una precedente disposizione del Ministero
dell'Interno, ha consentito alla FIBE di non smaltire (cosa che avrebbe dovuto
pagare) presso altri impianti italiani le famose finte "ecoballe", in
attesa della costruzione dell'inceneritore di Acerra.
Ecco perché la nostra regione si è riempita di innumerevoli "ecoballe"
stoccate illegittimamente, mentre le tasche degli imprenditori della FIBE si
sono gonfiate di ulteriore denaro proveniente da "ingiusto vantaggio
economico", grazie al simpatico regalo del Commissario Straordinario.
Evidentemente, però, al governo quest'uso allegro dei poteri straordinari non
deve aver fatto né caldo né freddo, al punto che la nuova ordinanza del
Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3639 in data 11 gennaio 2008 aumenta
ancora di più tali poteri, citando, tra l'altro, l'uso dell'esercito:
"Art. 2 - 1. Il commissario delegato, anche in deroga a specifiche
disposizioni in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di
pianificazione del territorio e della difesa del suolo, nonché
igienico-sanitaria e salvo l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla
tutela della salute e dell'ambiente, provvede all'attivazione dei siti da
destinare, in modo limitato e controllato, a discarica presso i comuni indicati
nell'articolo 1, comma 1, del decreto legge n. 61 del 2007, come convertito
dalla legge n. 87 del 2007; a tale fine può derogare ai limiti e alle
condizioni di cui al comma 3 del medesimo articolo 1, il Commissario delegato
provvede altresì a individuare altri siti, aggiuntivi o sostitutivi, per lo
stoccaggio o lo smaltimento, ivi comprese le discariche chiuse che presentino
ancora volumetrie disponibili.
2. Alla realizzazione e alla gestione di due impianti di termodistruzione o di
massificazione nei territori del comune di S. Maria la Fossa e della provincia
di Salerno, nonché di impianti funzionali alla raccolta differenziata (di
compostaggio od altro) si procede in deroga alle disposizioni menzionate al
comma 1 del presente articolo, al comma 1-ter dell'articolo 3 del decreto legge
n. 263 del 2006, come convertito dalla legge n. 290 del 2006 e come
successivamente modificato, nonché a eventuali valutazioni di impatto
ambientale già assentite, assicurando comunque il rispetto dei livelli delle
emissioni inquinanti già fissati nel provvedimento di autorizzazione e con
procedure di affidamento coerenti con la somma urgenza.
3. Al fine di assicurare piena effettività agli interventi e alle iniziative di
cui alla presente ordinanza, il Commissario delegato è assistito dalla forza
pubblica ed a tale fine i prefetti, i questori e le altre autorità competenti
assicurano piena attuazione alle decisioni del commissario stesso, che può,
altresì richiedere, l'uso delle forze armate per l'approntamento e la
protezione dei cantieri e dei siti, nonché la raccolta e il trasporto dei
rifiuti.
4. Per assicurare l'immediato smaltimento dei rifiuti giacenti o comunque
sversati sulle strade e nei territori urbani ed extraurbani, nonché di quelli
stoccati negli impianti di selezione e trattamento mediante tritovagliatura dei
rifiuti urbani o negli impianti di CDR prima e dopo il trattamento, nonché lo
smaltimento della frazione umida anche se raccolta separatamente, il Commissario
delegato, anche in deroga alla normativa vigente che regola il trasporto o il
conferimento negli impianti e/o nelle discariche di destinazione, può disporne
lo smaltimento o il trattamento al di fuori del territorio della Regione
Campania, d'intesa con i Presidenti delle Regioni interessate" (corsivi
aggiunti).
In pratica, il Commissario Straordinario è un dittatore - nel senso giuridico
del termine - nominato da parte governativa per affrontare un'emergenza che
appare sempre più vasta. Ora dimenticate per un attimo le ovvie riserve
politiche che si possono avere verso una simile concessione di poteri, le idee
che avete per un mondo migliore, diverso e possibile e, per un attimo, pensate
di essere voi un simile dittatore: cosa fareste per risolvere il problema? Sono
sicuro che fareste le cose ovvie e giuste: avviereste immediatamente la raccolta
differenziata, emanereste un'ordinanza che proibisce nella regione a tempo
indeterminato l'utilizzo di ogni genere di imballaggi, bottiglie, stoviglie,
ecc. di plastica che costituiscono buona parte del volume dei rifiuti,
avviereste una politica di bonifica delle zone contaminate, magari cerchereste
anche di mettere in piedi qualche discarica temporanea ma, nel farlo,
cerchereste di farlo in zone adatte alla bisogna, non pensereste di risolvere il
problema con gli inceneritori coscienti del fatto che essi non farebbero altro
che togliere il problema dalla strada per riversarlo in aria, ecc. Insomma,
quello che i comitati territoriali chiedono a gran voce da anni e che, se
potessero, farebbero da subito.
Beh, allora perdete ogni speranza di guadagnare gli appannaggi da nababbo legati
a questa funzione, come stanno mostrando le ultime inchieste della magistratura.
Tutti questi simpatici dittatori - l'ultimo, poi, giunge all'apoteosi - hanno,
infatti, operato esattamente all'inverso, tra il plauso del loro committente:
come abbiamo visto, discariche ad oltranza vicino o addirittura dentro le città,
persino in parchi ed oasi naturalistiche ed ora ci propinano anche gli
inceneritori. Qual è il motivo di questo comportamento che tutti i poteri e
tutti i media sembrano dare per scontato, nonostante l'autorevole opinione del
geologo De Medici dell'Università di Napoli, chiamato a collaborare, che ha
individuato ben dodici siti alternativi, perfettamente rispondenti ai requisiti
di legge in materia e di difficile gestione da parte della criminalità
organizzata?
Perché mai, poi, si accusano i cittadini campani di non saper gestire una
raccolta differenziata (al punto da dover essere "educati" alla
stessa), quando tutti sanno, anche gli esperti in materia, che la poca raccolta
differenziata che i vari comuni organizzano è ben accetta dai cittadini che si
impegnano alacremente in essa, per poi vedersi gettare il tutto in un unico
ammasso, al punto che le aziende campane che lavorano sul riciclo dei materiali
sono costretti a comprare la loro materia prima fuori regione? Dobbiamo, per
rispondere a queste domande, aprire prima il capitolo della "monnezza
d'oro", ben sviscerato dalle ricerche di Alessandro Iacuelli (Le vie
infinite dei rifiuti) e di Roberto Saviano (Gomorra).
5 - Le Vie Infinite dei Rifiuti
Svariate indagini di giornalismo militante e della stessa magistratura hanno
tracciato un quadro molto preciso di ciò che è accaduto. Già alla fine degli
anni settanta è riscontrabile un ben sviluppato traffico illegale di rifiuti
tossico-nocivi, volto alla loro raccolta ed al loro "smaltimento" -
passando per il porto di Napoli - verso i paesi del terzo mondo. Anche gli
attori sono gli stessi di oggi: imprenditori legati a logge massoniche più o
meno coperte, politici, servizi, delinquenza organizzata.
Poi, alla fine degli anni ottanta, il meccanismo del trasferimento verso i paesi
del terzo mondo s'inceppa: è il periodo delle "navi dei veleni", che
inizia nel 1987 con il caso dell'affondamento, più che sospetto, della motonave
Riegel venti miglia al largo di Capo Spartivento in Calabria, prosegue con il
caso della Zanoobia, con il suo equipaggio intossicato dal carico, con il Korabi
che, braccato dalle autorità portuali italiane che vi hanno individuato un
carico radioattivo, lo affonda davanti alle coste italiane, con l'arenarsi della
Jolly Rosso sulla spiaggia di Amantea, con tutta una serie di episodi minori,
per terminare nel 1994 con il caso dell'omicidio di Ilaria Alpi e di Miram
Hrovatin, i due giornalisti che indagavano proprio sul traffico dei rifiuti
tossici verso la Somalia e sulla connessione politici, servizi segreti,
imprenditorialità massonica, delinquenza organizzata.
Tutta questa serie di eventi hanno fatto sì che, pur non rinunciando del tutto
ai traffici transfrontalieri, ci si sia sempre più reindirizzati verso lo
smaltimento all'interno della Campania che, da luogo di transito, si è
trasformata in luogo di deposito dei rifiuti tossico-nocivi di mezza Europa.
Abbiamo anche, ben accertata dalle indagini della magistratura, persino una data
d'inizio, per così dire, "ufficiale" di questa trasformazione: il
celebre - per chi si occupa di queste cose - incontro di Villaricca, dove si
incontrarono i soliti politici, imprenditori massonici - con tanto di telefonata
all'immancabile Licio Gelli - e la delinquenza organizzata del "Clan dei
Casalesi" per organizzare il nuovo traffico.
Traffico che è andato avanti per anni ed anni, riempiendo ogni genere di cave,
specchi d'acqua, terreni agricoli e quant'altro, fermandosi solo verso il 2000,
per la completa saturazione di un territorio oramai ricoperto da migliaia - non
è, purtroppo, un'esagerazione - di discariche abusive ricolme, secondo le stime
di Legambiente, di almeno quindici milioni di tonnellate di rifiuti
tossico-nocivi d'ogni genere. Anche qui, purtroppo, non stiamo esagerando: per
una sola cava a Giugliano la stima della quantità di rifiuti tossico-nocivi ivi
contenuti è equivalente a ventottomila (28.000) TIR a pieno carico - messi in
fila, coprirebbero la distanza tra Napoli e Milano. Con una differenza, però:
data la saturazione del territorio, la tecnica, a partire dagli inizi del 2002,
è cambiata: non potendo più sotterrarli, ora li si deposita, magari negli
stessi luoghi, per bruciarli immediatamente: la "terra dei fuochi" del
titolo dell'ultimo paragrafo del libro di Saviano.
Questo genere di operazioni, come mostrano anche gli ultimissimi avvenimenti di
cronaca che hanno visto alcuni arresti in flagrante, continuano allegramente
anche nel pieno di quest'ultimo atto della "emergenza rifiuti" in
Campania. D'altronde, si tratta di un giro di soldi da capogiro e, per di più,
lo sviluppo negli ultimi anni delle regioni maggiormente industrializzate
d'Italia e d'Europa si è basato anche sul riversamento tra Napoli e Caserta,
senza alcun genere di trattamento per la loro inertizzazione, degli scarti
tossico-nocivi delle lavorazioni industriali e militari, ad una minima parte
della spesa che invece occorrerebbe per il loro corretto smaltimento.
D'altronde, qui non si tratta solo di industrie private (anche se esse sono la
maggioranza): sono state rinvenute in molti luoghi sostanze provenienti da
aziende statali - la Banca d'Italia, per fare solo un esempio tra i tanti. Uno
sviluppo, dunque, che si è basato anche sulla pelle delle popolazioni campane,
che, come dimostrano numerosissime indagini epidemiologiche, sono affette da un
tasso di tumori e altre patologie legate allo sversamento di tale genere di
materiali sul loro territorio di gran lunga superiore alla media - tasso, per di
più, destinato a crescere con gli anni ed il prolungamento dell'esposizione.
Inoltre, molti dei campi utilizzati per gli sversamenti sono quotidianamente
rivenduti a spesso ignari agricoltori che li coltivano e ne vendono i prodotti,
ovviamente contaminati. Un genocidio in nome dello Stato e del Capitale. A
questo punto, possiamo rispondere alla domanda che ci ponevamo prima.
6 - Non Aprire il Vaso di Pandora, Salvare la Gallina dalle Uova d'Oro
Innanzitutto, se un simile scempio è potuto avvenire, ed in queste dimensioni,
le complicità con la delinquenza organizzata sono state necessariamente ad ogni
livello dell'organizzazione statale. Un po' di mesi fa, RAI3 Regione Campania ha
trasmesso un interessante servizio: un elicottero sorvolava la città di Napoli
e mostrava un deposito di metalli pesanti tra la fabbrica aerospaziale Alenia,
l'aeroporto civile di Capodichino e la base militare dei marines - tutte situate
e ben visibili lungo un lato della tangenziale cittadina.
Insomma, un luogo che pullula di polizia privata, militare, di stato,
provinciale e quant'altro che, in tutti questi anni, pare non abbia visto mai
nulla. Iacuelli, un privato cittadino, ha ricostruito la vicenda ed effettuato
la sua documentatissima inchiesta, semplicemente girando in auto lungo le strade
tra Napoli e Caserta: quelle stesse strade che altri - i quali privati cittadini
non sono e che sarebbero tenuti al controllo del territorio - hanno certamente
percorso, senza mai segnalare nulla o, se qualche volta l'hanno fatto,
evidentemente, le loro segnalazioni devono essere cadute decisamente nel vuoto.
Strade che sono percorse quotidianamente anche da ogni genere e livello di
amministratori pubblici, anch'essi tenuti al controllo del territorio e, come i
primi, apparentemente tutti affetti da gravi difetti di vista (e d'olfatto).
Pochissimi, pressoché nessuno, dei presumibili centinaia di migliaia se non
milioni di viaggi compiuti dagli automezzi utilizzati è stato intercettato.
Entrambe le categorie, poi, di tanto in tanto, volano con l'elicottero sul
territorio, come ha fatto RAI3 regione per i suoi servizi: questa però vede le
cose, gli altri, sembra di no. O, se hanno visto, non hanno agito di conseguenza
o ancora, se mai l'hanno fatto, non hanno mai spiegato perché la loro eventuale
azione non ha sortito effetti.
Perché allora i vari Commissari Straordinari hanno agito ed agiscono,
costruendo discariche a pochi passi o addirittura dentro città e zone
naturalistiche protette? Per vari ordini di motivi. Per cominciare, il
territorio come è saturo per le discariche illegali di rifiuti tossico-nocivi
che l'hanno invaso, lo è anche per quelle legali per i rifiuti solidi urbani.
Insomma, sono rimasti liberi solo i territori di città, parchi ed oasi. Ora si
capisce bene il senso dell'attribuzione di tanti poteri in deroga alle leggi ai
Commissari Straordinari: se si seguissero le norme ordinarie, si dovrebbe farle
dove i territori sono saturi di discariche abusive di rifiuti tossico-nocivi. A
questo punto, le responsabilità ad ogni livello della struttura statale di
controllo del territorio nello sfascio verrebbero tutte fuori, insieme
all'enormità del problema, in una volta sola.
Occorrerebbe spendere una barca di soldi per un'enorme operazione di bonifica di
un territorio vastissimo, partirebbero numerosissime inchieste sulle
responsabilità istituzionali ad ogni livello, le industrie di tutta Europa si
vedrebbero caricate di quei costi che, finora, hanno scaricato allegramente
sulla pelle della popolazioni campane e del terzo mondo. E non si può. Meglio
lasciare le cose come stanno e, nel frattempo, aprire un nuovo business: quello
degli inceneritori. I Commissariati Straordinari, insomma, nonostante la
disinformazione mediatica, sono parte integrante del problema, niente affatto
della sua soluzione.
Per inciso, uno dei tantissimi e variegati motivi per cui le popolazioni campane
si oppongono alla costruzione delle discariche "legali" è che esse
sanno molto bene come la camorra, vista la saturazione del territorio di cui
essa stessa è responsabile materiale, oltre a bruciare direttamente i rifiuti
tossico-nocivi, li sta mettendo sempre più anche nelle discariche ordinarie e
"legali". Proprio per questo è del tutto falso che la camorra stia
dietro la rivolta delle popolazioni campane, come vogliono far credere i mezzi
di comunicazione di massa nella loro opera di disinformazione.
Al contrario, il suo interesse è proprio quello di far costruire sempre nuove
discariche ed anche gli inceneritori, dove troverebbe il modo di far confluire,
come ha fatto per le discariche legalmente costituite, i materiali oggetto del
suo traffico. Anche per questo, la prassi corrente dei vari Commissari
Straordinari, compreso ovviamente quella del supercommissario De Gennaro,
risulta essere, come dicevamo, parte integrante del problema e per niente la sua
soluzione. Quella che sembra la novità di metà febbraio - quella per cui De
Gennaro avrebbe fatto "marcia indietro" sulle localizzazioni dei siti,
in realtà, non ci pare affatto tale.
Il Commissario Straordinario, resosi conto del fatto che negli anni passati
erano stati forniti rapporti del tutto falsi sulle condizioni dei siti di
stoccaggio, ha deciso di soprassedere in quelli dove la riapertura avrebbe
potuto creare creargli problemi immediati: non ha certo nessuna voglia, a quanto
pare, di trovare sulla strada della sua carriera un po' di processi per disastro
ambientale e, magari, strage (in alcuni casi, il rischio paventato era proprio
quello del crollo delle discariche se ulteriormente sollecitate). Al momento si
sta guardando intorno in cerca di nuove soluzioni di stoccaggio e continua ad
insistere - con tanto di cariche verso le popolazioni riottose - nei siti
"non pericolosi" dove costruire discariche ex novo. Siti,
evidentemente, "non pericolosi" per lui e la sua carriera, dato che i
cittadini di Savignano Irpino, p. e., armati di maschere, hanno dissotterrato
intorno alla località prescelta ogni genere di rifiuti tossici. Insomma, una
vera novità nell'approccio alla questione, sembra di là da venire.
7 - Per Finire: una Distopia Realizzata
Dicevamo all'inizio che se trent'anni fa avessimo immaginato un complotto tra
classe politica, criminalità organizzata e massoneria per trasformare una delle
più belle regioni al mondo nella discarica dei rifiuti tossico-nocivi di tutta
Europa, garantendo la competitività industriale delle altre regioni d'Italia e
d'Europa saturando letteralmente il territorio di quella regione con discariche
illegali, creando una rete di complicità estesissima e pressoché a tutti i
livelli dell'organizzazione statale ed industriale, portando in queste zone la
mortalità per tumori ed altre patologie a livelli pazzeschi, utilizzando i
media per rendere invisibile la situazione a chiunque ne vivesse al di fuori,
criminalizzando la rivolta delle popolazioni ed utilizzando contro chi chiedeva
cose altrove normalissime l'occupazione poliziesca e militare del territorio, ne
avremmo probabilmente fatto il tema di un romanzo di fantascienza. Oggi, questa
distopia, la descriviamo in un piccolo dossier informativo.
Ci viviamo dentro, insieme a milioni di altri esseri umani della nostra regione.
È proprio vero che il sonno della ragione genera mostri: aver smesso, a livello
di massa, di credere nella possibilità di realizzazione dell'Utopia, ha
permesso la realizzazione di un incubo: il sogno del potere su tutto e su tutti.
Un incubo che, tra l'altro, si sta già allargando: data la saturazione delle
zone campane e l'eccessiva attenzione mediatica su di esse, il traffico sta già
rivolgendosi da adesso a molte altre regioni del bel paese - compreso quel
Veneto che, nelle pubblicità turistiche dei suoi assessorati, si vanta del
fatto che le sue zone "sono ad ottocento chilometri da Napoli". Con il
tempo, la situazione campana potrebbe diventare solo l'anteprima di un processo
che coinvolgerebbe l'intera penisola. Appendice. Considerazioni su Ambiente e
Salute Da Seveso e Bhopal allo Smaltimento dei Rifiuti
Migliaia di anni fa quando gli uomini iniziarono a vivere in grandi agglomerati
urbani si trovarono di fronte due problemi: come produrre per le persone che
vivevano nell'area generi di sussistenza e come smaltire i rifiuti prodotti.
Oggi siamo alla resa dei conti. Le scelte che hanno sacrificato il pianeta
vivente al profitto finanziario stanno modificando irreversibilmente il nostro
ambiente con gravi conseguenze per la nostra salute.
8 - A livello globale
A Seveso nel 1976 da una fabbrica fuoriesce una nube di diossina che investe la
cittadina italiana; nel 1984 un deposito della Union Carbide esplode a Bhopal -
6000 persone vengono uccise nel giro di poche ore, 13.000 nei giorni successivi;
nel 1986 uno dei reattori della centrale di Chernobyl entra in avaria ed una
nube radioattiva investe e la cittadina uccidendo centinaia di persone e
contaminandola, cosi come l'Europa nord orientale; nel 1993 a Kyoto sono
lanciate le linee guida per evitare il sovrariscaldamento del pianeta dovuto
alle emissioni di CO2 e relativo effetto serra: l'effetto serra non viene
limitato, si monetarizza la quantità di CO2 che si produce e compaiano
parallelamente aberranti fenomeni meteorologici, per qualità, come El Nino, e
quantità, come l'uragano Katrina, probabilmente dovuti al cambiamento repentino
di equilibri naturali che per noi si manifestano macroscopicamente sotto forma
di catastrofi ambientali. La rapida concatenazione di questi eventi hanno
contribuito a risvegliare la sensibilità dei cittadini europei sulla questione
impianti produttivi, modelli di vita, ambiente e salute.
L'impatto ambientale dagli anni ottanta ad oggi è stato sempre più uno dei
fattori limitanti per l'insediamento di nuovi impianti industriali in Europa,
non tanto per le leggi, ma per la consapevolezza e sensibilità delle
popolazioni residenti sul territorio ospitante le "produzioni di
morte" (Lotta contro il nucleare, Valle Bormida, lotta contro la Montedison
di Carrara, Scansano Ionico, No Tav, ecc). Questo ha fatto sì che le grandi
multinazionali spostassero le loro produzioni nocive in aree del pianeta dove
l'impatto ambientale non è una delle preoccupazioni principali dei governi. Le
produzioni che prevedono l'uso di amianto (dai 30.000 a diversi milioni di morti
previsti nell'arco dei prossimi 30 anni), basate sulla chimica (incremento dal
11% al 34% nei paesi in via di sviluppo dal 1996-2001), informatica (altamente
inquinante per uso di acidi, arsenico, solventi e gas tossici) sono state
spostate nel sud est asiatico ed in India.
9 – Le Soluzioni Proposte
Il punto di vista dei campioni del "libero mercato" emerge da studi
recentemente divulgati che tendono a dimostrare che l'installazione e
funzionamento di industrie ad alto impatto ambientale, alla lunga, è un
beneficio per i territori ospitanti! Ad esempio, due studi (1, 2) dove si
analizza, in 130 paesi, l'evoluzione dei livelli di salvaguardia dell'ambiente
dal 1960 al 1992. I dati mostrati cercano di dimostrare che l'introduzione di
produzioni altamente devastanti per l'ambiente nell'arco di 30 anni ha
comportato un miglioramento dell'economia del territorio, che si sarebbe
tradotta in una maggiore attenzione e sensibilità verso l'ambiente da parte
delle popolazioni.
A parte la debolezza dei parametri utilizzati, non viene presa in considerazione
un'altra possibile spiegazione: non il miglioramento economico ma piuttosto
l'esperienza diretta delle popolazioni con malattie e disastri ecologici che si
accompagna all'introduzione di produzioni nocive abbia spinto le popolazioni ad
una maggiore richiesta di salvaguardia ambientale. D'altra parte a livello
globale i problemi ambientali e di salute sono molto differenti a seconda
dell'area geografica presa in considerazione. Per esempio la presenza di tracce
di diossina nell'acqua diventa secondario in una regione dove le fonti idriche
sono contaminate da batteri o metalli pesanti, o lo smog del traffico urbano in
aree dove, per il riscaldamento e per la cucina, vengono bruciate in casa al
chiuso legna ed altri combustibili spesso ottenuti dai rifiuti urbani.
In queste due situazioni le malattie infettive diarroiche e le polmoniti
soprattutto nei bambini divengono la prima causa di mortalità infantile ed uno
dei maggiori problemi sanitari. Il rapporto tra ambiente e salute deve essere
quindi relativizzato al contesto socio-economico all'interno del quale
l'individuo vive. La rilocalizzazione di produzioni ad alto impatto ambientale,
spesso senza nessuna analisi delle zone dove viene inserita l industria, senza
nessuna pianificazione dei centri abitati vicini, in aree geografiche che già
vivono un basso rapporto vita media/ contaminazione ambientale si presenta come
un operazione ad alto rischio per le popolazioni, dove Bhopal resta l'esempio
del rischio che si corre (3).
10 - Occidente, Italia, Napoli
Gli effetti dell'esasperato inurbamento delle società e l'utilizzo di mezzi di
trasporto privati a motore a scoppio contribuiscono sia all'aumento delle
malattie cardiovascolari e respiratorie dovute all'inquinamento dell'atmosfera,
ma anche all'aumento dell'incidenza dell'obesità. Inoltre l' aumento
dell'effetto serra risulta nell'aumento della temperatura media stagionale che
in estate diventa letale, come nel 2003 quando 40.000 persone morirono in Europa
per le temperature estreme registrate quell'estate (soprattutto vecchi e poveri)
(3). L'innalzamento della temperatura e l'aumento delle emissioni di diossido di
carbonio sembrano essere alla base dell'aumento dell'incidenza su scala mondiale
dell'asma (3).
La maggior parte della produzione di CO2 proviene innanzitutto dai processi
industriali e dalla loro liberazione nell'atmosfera, in minore, ma significativa
misura, dal massiccio utilizzo delle auto. Recentemente, grande attenzione è
stata rivolta al problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con
l'esempio iniziale della Campania alla quale probabilmente seguiranno Lazio,
Piemonte e Sicilia (4), che hanno in via di saturazione le discariche e stanno
mettendo in cantiere progetti per la costruzione di inceneritori. Una delle
soluzioni maggiormente accreditate, infatti, è lo smaltimento dei rifiuti
tramite inceneritori, anche se questi sono in grado di produrre aumento della
temperatura, emissioni di CO2, polveri sottili, nanoparticelle, diossina o,
meglio, il suo più tossico derivato: il TCDD (tetraclorodibenzo diossina).
La TCDD è un veleno in grado di sfigurare, trasmettersi dalla madre al neonato,
passare nel ciclo alimentare. Un esempio degli effetti acuti del TCDD sono
quelli osservati in seguito all'avvelenamento del premier Ucraino, Victor
Yushchenko. La diossina non esiste in natura se non in quantità minime: è
comparsa sul pianeta in quantità significativa con i processi di
industrializzazione nel secolo scorso. Le diossine sono prodotti di scarto dei
processi industriali e di incenerimento, dello sbiancamento della carta,
dell'uso di pesticidi e defolianti tutti basati sull'utilizzo della diossina.
Oggi la diossina si trova in tutti gli esseri umani e la sua concentrazione
aumenta in individui che vivono in aree urbane industrializzate. In studi su
animali da laboratorio si è dimostrato che la diossina ha effetti tossici che
portano alla morte dell'animale: tale effetto varia secondo della specie -
infatti il porcellino d'india muore dopo la somministrazione di 1microgrammo/kg
mentre per altri animali da laboratorio sono necessari 1gr/kg, mentre la dose
letale per l'uomo non è conosciuta. La diossina che entra nel nostro organismo
rimane nei tessuti (ghiandole, tessuto adiposo, sangue, ecc.) per un tempo
abbastanza lungo: nei giovani al di sotto dei 18 anni il tempo di dimezzamento
è di circa due anni, mentre negli adulti è di quattro (5); in ogni caso la
diossina può essere trovata nell'organismo contaminato anche dopo trantacinque
anni dall'esposizione. Un tempo più che sufficiente per dare i suoi effetti
patogeni, come documentato da studi recenti fatti su popolazioni esposte a
contaminazioni di diossina: Seveso, reduci della guerra del Vietnam o personale
giapponese addetto al funzionamento dei termo valorizzatori (6).
I danni indotti dalla diossina e suoi derivati ai vertebrati vanno
dall'incremento del rischio per il cancro (il TCDD nel 2004 è stato inserito
nella lista dei cancerogeni), specie con lesioni oncoematologiche (6),
immunodeficienze, alterazione delle funzioni riproduttive (impotenza, azospermia),
malformazioni alla nascita, patologie del sistema nervoso centrale e periferico,
malattie endocrine come diabete, iperproduzione di testosterone e
ipotiroidismo), ridotta funzionalità respiratoria e bronchiti, cloracne,
ipertricosi, aumento del colesterolo e trigliceridi circolanti, effetto lesivo
per il fegato.
Una delle caratteristiche dell'avvelenamento da diossina è che è trasmissibile
al neonato tramite il suo passaggio attraverso il latte materno. La diossina
oltre alla capacità di entrare nel ciclo alimentare e di concentrarsi negli
individui possiede due caratteristiche che rendono il controllo dei suoi effetti
sulla salute difficilmente analizzabile:
1. le malattie provocate hanno dei sintomi non specifici che possono essere
associati a molte altre cause;
2. le analisi nel sangue dei pazienti sospetti di intossicazione da diossine e
molto difficile e dispendiosa vanno usati sofisticati sistemi gas cromatografici
(1200 euro per test).
È chiaro che la crisi per lo smaltimento dei rifiuti, mette a nudo l'usura del
modo di vita capitalistico/statale: la produzione/sovrapproduzione svincolata
dai bisogni reali, lo sfruttamento totale delle risorse ambientali ed il
relativo peggioramento delle condizioni di salute rappresentano la minaccia più
grande per la nostra vita ma anche alla normalizzazione di una società malata
come la nostra, alla costruzione di un modo diverso, non gerarchico ma
egualitario e libertario di vivere e di produrre.
Scritto da Shevek, Florizel, Rascalcitizen, Molly
McGuire.
Fonti bibliografiche
1. Richard Dahl, Environmental Health Perspectives, vol 108, n. 5, May 2000.
2. Journal of Urban Health: Bulletin of the New York Academy of Medicine, Vol.
84, N. 1 doi:10.1007/s11524-007-9171-9, 2007 The New York Academy of Medicine
Urban Environmental Health Hazards and Health Equità.
3. P. J. Beggs and H. J. Bambrick, "Is the Global Rise of Asthma an Early
Impact of Anthropogenic Climate Change?", Environmental Health Perspectives,
vol. 113, n. 8, August 2005.
4. Santina Sconza, "Inceneritori si, Inceneritori Forse, Inceneritori
No", L'Isola Possibile, n. 42, luglio 2007.
5. D. Kerger, et al., "Age and Concentration-Dependent Elimination
Half-Life of 2,3,7,8-Tetrachlorodibenzo-p-dioxin in Seveso Children".
Environ Health Perspect, 114:1596-1602 (2006).
6. Arnold Schecter et al., "Dioxins: An overview", 2006 Environmental
Research.