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Il
divorzio fra Stato e bankitalia
Ing.
Lino Rossi per www.disinformazione.it
- 14 agosto 2007
.... il 12 febbraio 1981 scrissi la
lettera che avrebbe portato nel luglio dello stesso anno al
"divorzio".
Così scrive Nino Andreatta 10 anni
dopo (1).
La lettera la inviò al Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio
Ciampi.
La medesima toglieva l'obbligo alla Banca d'Italia di acquistare,
emettendo valuta, i titoli del debito pubblico non collocati sul
mercato.
Vediamo i fatti descritti dagli
stessi protagonisti.
Carlo Azeglio Ciampi: “La mia azione di Governatore si è svolta in un arco
temporale che ha visto a lungo il tasso d'inflazione viaggiare al ritmo
di due cifre, anche oltre il 20 per cento annuo.
Nelle mie prime Considerazioni finali, nel maggio del 1980, osservavo che
"a provocare l'alto livello d'inflazione hanno concorso la spesa
pubblica e le sue forme di finanziamento".
L'inflazione era in quegli anni il "male sottile" che
consumava la nostra economia, mentre il disavanzo del settore pubblico
premeva sulle risorse disponibili; non potevo allora che concludere
amaramente che le "misure monetarie.... possono rallentare
l'involuzione, attutirne alcuni effetti, ma non possono da sole
invertirne il corso perché la natura dei mali è essenzialmente
'reale"' (CF 31 maggio 1980). "L'inflazione -aggiungevo -
oltre a provocare ingenti e ciechi spostamenti di ricchezza e tutte le
inefficienze dovute all'incertezza e alla volatilità dei prezzi
relativi, altera l'essenza stessa della moneta, svuotandola in gran
parte della sua funzione di riserva di valore".
Un anno dopo, il 30 maggio 1981, riprendevo il filo di questo discorso
in modo più propositivo. Se il processo inflazionistico è, come allora
era, in corso da anni "non è - affermavo - con l'attrito di una
liquidità scarsa o di un cambio non accomodante che si ripristina
l'equilibrio monetario. Il ritorno a una moneta stabile -
proseguivo - richiede un vero cambiamento di costituzione monetaria,
che coinvolge la funzione di banca centrale, le procedure per le
decisioni di spesa e quelle per la distribuzione del
reddito". (CF 30 maggio 1981).
Considero questo passaggio delle Considerazioni finali del maggio 1981 il
presupposto per l'affermazione di quella che avrei poi chiamato
sinteticamente "cultura della stabilità".
Tale presupposto era costituito da tre punti basilari:
a) autonomia piena della banca centrale,
b) rafforzamento delle procedure di bilancio,
c) codice della contrattazione collettiva" (CF 30 maggio 1981).”(2)
Nino Andreatta: “I tempi non
erano maturi per affrontare questi aspetti e
Senza presunzioni eccessive,
questa lettera ha segnato davvero una svolta e il divorzio, assieme
all'adesione allo Sme (di cui era un' inevitabile conseguenza), ha
dominato la vita economica degli anni 80, permettendo un processo di
disinflazione relativamente indolore, senza che i problemi della
ristrutturazione industriale venissero ulteriormente complicati da una
pesante recessione da stabilizzazione.
Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di
interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un
nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno
del Tesoro e l' escalation della crescita del debito rispetto al
prodotto nazionale.
Da quel momento in avanti la
vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta
il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato. Il bilancio di
competenza del 1982 é la dimostrazione di questa nuova situazione:
riuscii in pratica ad azzerare i fondi globali, cosa che non era
successa prima ne' successe dopo. Il saldo netto da finanziare del
bilancio preventivo e il fabbisogno del consuntivo furono del 10%
inferiore agli analoghi aggregati dell'anno precedente, anche se poi
Bisognava continuare a stringere
le spese di competenza e nella preparazione del bilancio ' 83 si chiese
al Parlamento una delega amplissima per affrontare con decreti delegati
i nodi che il Parlamento stesso si dimostrava riluttante a sciogliere.
Queste deleghe furono nell'autunno rifiutate e, nel mezzo del turbamento
che ne seguì sui mercati finanziari, il collega Formica propose di
rimborsare una quota soltanto del debito del Tesoro con una specie di
concordato extragiudiziale. Risposi a rime baciate per sdrammatizzare il
panico che ne sarebbe potuto seguire; e subito fu l'affare delle comari.
Pochi mesi più tardi, in analoghe circostanze, Jacques Delors riuscì a
sbarcare cinque ministri che avevano sostenuto - privatamente - la
convenienza per
Il colpo di mano è talmente ben
riuscito che non solo i protagonisti ne vanno orgogliosi, ma non si leva
più neppure una voce dell'establishment a contestarlo. Al massimo ci si
limita a qualche puntura di zanzara.
Gian Battista Bozzo: “Andreatta
era laureato non in economia ma in giurisprudenza, all’università di
Padova. Poi aveva studiato economia alla Cattolica di Milano ed era
stato a Cambridge come visiting professor.”
“Andreatta probabilmente non è
stato un grande economista, nonostante fosse divenuto ordinario a soli
34 anni. ...” (3)
Risulta ben più corposo il coro
degli estimatori; ecco un esempio.
Enrico Letta: “Grazie al divorzio, nel 1981, tra Tesoro e Banca
d’Italia, vero spartiacque della politica economica italiana,
l’allora ministro Andreatta e il governatore Ciampi definiscono,
infatti, il nuovo campo da gioco delle politiche dei conti pubblici
proprio quando la presenza italiana nello Sme è in pericolo. Con il
divorzio è rotto definitivamente il meccanismo perverso della
sottoscrizione da parte di Bankitalia dei titoli del debito pubblico non
collocati sul mercato.” (4)
Dal punto di vista del Paese questa
scelta fu tragica.
Il TUS elevatissimo portò il debito pubblico fuori controllo e ci
allontanò dagli altri paesi europei quali
Si noti che svendendo il sistema
bancario dell'IRI e
a)
b) gli introiti bancari legati ai titoli di Stato non sono più
circoscritti all'orbita pubblica, attraverso le banche pubbliche (che
sono diventate private), ma a quella privata ed anche estera.
Ma volendo evitare l'antipatica via
dei complotti, volendo ammettere la buona fede di quasi tutti i
protagonisti, qual'è la ratio di queste scelte scellerate?
Perché questi personaggi, alcuni dei quali si ritengono perfino
“cattolici”, fanno scelte così pesantemente lesive degli interessi
di interi popoli? (8)
Si noti che gli Stati Uniti, che hanno effettuato il “divorzio” nel
1951, sono nella nostra stessa condizione, ben peggiore di quella del
'29, perché anche loro si sono disinvoltamente “liberati” del loro
know how per trasferirlo nei paesi con costo della mano d'opera
largamente inferiore (Nel '29 invece avevano ancora completamente
intatto il loro ingente apparato produttivo).
Non contento del maiuscolo lavoretto delle privatizzazioni il Presidente
Ciampi si è sperticato più volte nell'invitare gli imprenditori
italiani ad investire in Cina ed in India.
Qual è quindi il motivo?
Il motivo è legato al concetto che il mercato è il giudice supremo
dell'operato economico di TUTTI. È il mercato che ci dice se un'azione
economica è buona oppure no. Non è assunto a divinità, ma poco ci
manca.
Questa litania ci perseguita da ormai trent'anni.
È talmente vero che a Soros,
autore nei primi anni '90 di una grave azione di killeraggio nei
confronti della nostra economia, nell'ottobre '95 gli abbiamo dato, a
Bologna, la laurea honoris causa, esattamente come fanno le
popolazioni “non civilizzate” quando incontrano persone accessoriate
di diavolerie tecnologiche: li considerano esseri superiori e comunque
dotati di poteri straordinari (meglio tenerseli buoni! non si sa mai!).
Su queste cose sono stati scritti parecchi libri e quindi non è il caso
di approfondire ulteriormente.
La grave crisi borsistica legata ai
“mutui facili” USA dà lo spunto per risalire alle cause.
C'è chi dà la colpa a Greenspan (9) e chi si appella alla ciclicità
degli eventi.
A mio modesto avviso la “colpa” è proprio dei divorzi sopra
descritti e di coloro che confondono la ricchezza con la finanza; la
ricchezza invece stà proprio nell'apparato produttivo che assai
saggiamente francesi e tedeschi non si sono giocato passeggiando sul
britannia.
Che fare ora?
Per prima cosa dobbiamo tutti renderci conto che il mercato non è
un'”entità superiore” ma uno strumento. Tutti coloro che, tuttora
in sella, ritengono che ciò non sia vero farebbero bene a correggere
rapidamente il tiro, prima che ci troviamo nella situazione argentina
d'inizio XXI° secolo. La medicina c'è ed ovviamente è opposta a
quella usata finora: tornare alla moneta di Stato (10, 11).
Perché non è sufficiente il semplice annullamento del “divorzio”?
Perché col “matrimonio” si mitigano gli effetti ma permangono tutte
le storture legate all’indebitamento monetario, quale ad esempio la
spirale dell’inflazione. Perché dobbiamo indebitarci per qualcosa che
è nostro?
Col “matrimonio” si ottengono
le inflazioni della repubblica di weimar e dell’america latina perché
quelle monete vanno pur sempre restituite. Ma se vanno restituite che
razza di monetizzazione abbiamo fatto? I biglietti di Stato, viceversa,
non vanno restituiti e quindi non devo MAI richiederne di nuovi per
pagare gli interessi maturati. (12)
Negli Stati Uniti c'è Ron Paul che porta avanti questa bandiera. E da
noi?