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La
disumanizzazione della medicina
dalla vivisezione animale a quella umana
Marcello Pamio, dal libro "Imperatrice nuda"
di Hans Ruesch
Malattie in costante crescita
Gli esperti in televisione ci confortano dicendo che le
malattie sono in diminuzione, che la vita media si è allungata e quindi dobbiamo essere tutti felici e contenti.
Eppure, dati alla mano, le patologie cardiovascolari e tumorali stanno
decimando l’opulento occidente (nel 2005 i morti per cardiopatie sono
stati oltre 17 milioni, mentre nel 2007 per cancro circa 9 milioni); le
malattie artritiche e reumatiche stanno invalidando sempre più persone;
il diabete porta alla morte circa 3 milioni di persone ogni anno; le
leucemie, soprattutto infantili, sono in paurosa crescita e quelle
persone che arrivano intorno agli ottanta, sono imbottite di farmaci e
sempre più spesso presentano l'Alzheimer.
E allora, come la mettiamo con le parole degli esperti? Chi ha ragione:
gli esperti o la vita stessa?
L’altra cosa interessante è che stiamo parlando proprio di quelle
malattie per le quali la “ricerca
scientifica”, l’unica riconosciuta vera, più si è accanita su
poveri animali.
Domanda: a cosa serve allora, torturare, vivisezionare e massacrare ogni
anno milioni di vittime innocenti, per non risolvere assolutamente
nulla? E se anche ci fosse stato un risultato, dal punto di vista umano,
morale e spirituale avrebbe senso “curare” da una parte e produrre
sofferenza dall’altra?
Cerchiamo di fare un po’ d’ordine mentale.
Durata della vita
La durata media della vita, verso fine XIX° secolo, si era
prodigiosamente allungata con la reintroduzione dell’igiene
ippocratica, a seguito delle migliorate condizioni economiche e
alimentari, per poi cessare di crescere. Questo è il motivo per cui in
molte nazioni del mondo si accusa da qualche anno una leggera flessione,
smentendo le ottimistiche previsioni dell’OMS stessa.
Le persone più longeve del mondo sono quelle che vivono lontane dalle
farmacie e che adottano uno stile di vita sano, moderato e sobrio!
Negli Stati Uniti, la durata media della vita non è aumentata
nell’ultimo ventennio, nonostante l’arsenale terapeutico a
disposizione; quello che invece è aumentato è il periodo di degenza
medio. Quindi gli americani oggi non vivono più a lungo dei loro padri,
ma soffrono di più, cioè trascorrono più giorni in ospedale prima di
morire (mantenuti in vita – se così si può chiamare – con flebo,
trasfusioni, farmaci, polmoni artificiali, dialisi, trapianti, ecc.).
Secondo Ivan Illich, autore del discusso libro “Nemesi
medica”, un inglese su cinque che soffre d’insufficienza renale
riceve il raro privilegio di morire a fuoco lento grazie a quello
strumento di tortura che è il rene artificiale.
La storia insegna che c’erano molti più longevi nell’antichità,
quando non si parlava di medicine, esami clinici, screening, esami
diagnostici, ecc.
Pitagora per esempio giunse all’età di 91 anni, Sofocle a 92, Seneca
a 94 anni, Eraclito a 96.
A quei tempi chi moriva giovane, moriva quasi sempre in battaglia o
perché veniva avvelenato. Oggi è molto difficile morire in guerra, ma
è assai più facile morire per avvelenamento da farmaci e/o vaccini!
La dietetica e igiene
di Ippocrate
Ippocrate di Cos è considerato il più grande medico
dell’antichità e probabilmente la sua sapienza non è mai stata
sorpassata!
Visse tra il 5 e 4 secolo a.C. e gli studiosi concordano che da lui
provengono tutti i migliori insegnamenti antichi sulle epidemie, le
febbri, l’epilessia, la differenza tra tumori maligni e benigni, la
salute in genere e soprattutto l’importanza dell’igiene e dei valori
etici in medicina.
Grande clinico, osservava attentamente il malato e lo aiutava a
lasciarsi guarire dalla Vis
Suprema Guaritrix,
Solo
Oggi il medico, avendo perduto questa importantissima Arte (“ars
medica”), imbottisce di farmaci il malato fino alla morte.
Il trattamento medico secondo Ippocrate è essenzialmente quello
dietetico, perché attraverso il cibo corretto e il non-cibo, cioè il
digiuno, le forze interiori dell’uomo si rigenerano. L’altra cosa
fondamentale è l’igiene, cioè la pulizia esterna del corpo e interna
dell’anima.
Galeno
Galeno (130-200 d.C.) entusiastico vivisettore, fu il primo
medico della storia a dimostrare, suo malgrado, la dannosità delle
esperienze vivisezioniste per la scienza medica; esperienze purtroppo
che divennero fonte di errori clamorosi, che si protrarranno per oltre
1500 anni.
Le convinzioni monoteistiche di Galeno fecero sì che più tardi
Gli errori galenici
Col passare del tempo, i precetti umani e igienici e
dietetici di Ippocrate vennero spazzati via, dimenticati.
Secondo Plinio, il romano era stato un popolo sano durante il periodo
iniziale dell’Impero e anche prima, grazie all’igiene assicurata
dagli acquedotti, fognature e dall’uso delle terme.
A poco a poco, le regole semplici come una dieta sana e una rigorosa
pulizia del corpo, non fecero più presa su un popolo a cui i nuovi
medici predicavano la necessità della magia, degli amuleti e
dell’astrologia.
Il graduale abbandono dell’igiene ippocratica rendevano sempre più
pericolosi gli interventi chirurgici, che non solo in Oriente e
nell’antico Egitto, ma anche nella Roma del Primo Impero avevano
raggiunto un alto livello di sviluppo. Per questo vennero ridotti al
minimo.
Nel Medioevo l’evoluzione culturale era ancora lentissima e in molte
arti e tecnologie si era addirittura andati a ritroso: il progresso
umano si è alternato con lunghi periodi d’inspiegabile regresso.
Gli insegnanti di anatomia non conoscevano altri testi che quelli di
Galeno: la donna per esempio aveva due uteri, uno per i figli maschi e
l’altro per le femmine!
Molti altri errori ebbero gravissime conseguenze nei secoli seguenti,
come l’insegnamento che il pus era un buon segno ed essenziale alla
guarigione di una ferita e che la frutta era dannosa per la salute!
Forse l’errore più catastrofico per l’umanità, l’errore che
diede avvio alle grandi epidemie del Medioevo, fu l’abbandono delle
regole igieniche di Ippocrate. Galeno le considerava come una antica
superstizione, avendo osservato che gli animali vivevano benissimo senza
lavarsi le zampe e le loro ferite si rimarginavano anche senza alcuna
cura.
Paracelso
Il medico-filosofo-alchimista Paracelso aveva compreso
questi pericolosi errori e in aula bruciò le opere di Galeno. Per
questo affronto alla scienza considerata ufficiale dalla chiesa, fu
cacciato dall’Università di Basilea dove insegnava anatomia.
Invano lo svizzero Paracelso aveva tentato di rispolverare l’igiene e
la dietetica ippocratica, ma nel Medioevo, magia, superstizione e
religione, in mezzo ad una sporcizia inconcepibile, dominavano l’arte
medica.
Il nuovo galenismo
Si può datare l’inizio della dottrina incentrata sulla
vivisezione nel 1865, allorché apparve l’opera che in Francia viene
considerata uno dei due capolavori della sua letteratura scientifica, a
pari merito con il “Discorso sul
metodo” di Cartesio, e cioè l’ ”Introduzione
allo studio della medicina sperimentale” di Claude Bernard.
Considerato genio universale, Claude Bernard, fu invece uno scrittore
drammaturgo fallito che s’indirizzo verso la medicina, dove però non
ebbe migliori risultati, quando venne bocciato – come molti colleghi
vivisettori – all’esame di abilitazione per l’esercizio della
professione medica.
Le sue numerosissime vivisezioni con animali vivi lo portarono a
risultati assolutamente contradditori, che lo spinsero a moltiplicare
gli esperimenti e con questi le confusioni.
Il suo metodo preferito per scoprire i segreti della vita, era quello di
distruggere un organo, ossia estirparlo, per poi osservare l’animale
tenendolo in vita il più a lungo possibile, sino a praticargli la
respirazione artificiale. Il tutto ovviamente in nome della
“scienza”.
Nel suo “capolavoro” letterario, troviamo riportato il suo motto:
“tutto ciò che si ottiene con
gli animali è perfettamente concludente per l’uomo”[1]
Nessuno dei tanti errori che il galenismo aveva imposto in quindici
secoli al mondo occidentale (dimenticando l’igiene e la dietetica di
Ippocrate) è paragonabile, per gravità e conseguenze, a questo errore
fondamentale che Claude Bernard ha tramandato a generazioni di medici,
fisiologici e biologi. Errore purtroppo assurto a dogma dalla medicina
ufficiale, quasi interamente basata sulla disumana e ascientifica
vivisezione animale.
In pratica tutto quanto concerneva l’organismo vivente poteva essere
ridotto a formula precisa, ossia a materia inerte.
Il quadro si è complicato ulteriormente da quando la ricerca medica si
è data totalmente alla biologia: ossia pretende di applicare una
scienza esatta come la chimica, alla vita organica (biologia), e per di
più estrapolando all’uomo i risultati ottenuti su animali (altro
regno della Natura).
Questo è il motivo per cui la medicina ufficiale - basata su tali
gravissimi errori – non ottiene risultati nella cura delle malattie;
questo è anche il motivo per cui è destinata al fallimento totale. In
biologia non esiste standardizzazione, le reazioni individuali variano
sempre, sia tra uomini, che tra animali, che tra le piante.
La gabbia mentale
“L’uomo è sempre
incline ad accettare come una verità ciò che gli è stato insegnato”[2],
parola di Claude Bernard!
Essendo per natura un animale gregario e conformista, l’uomo tende ad
adattarsi alla maggioranza, sia nell’ambito mentale che in quello
materiale.
Il pensiero umano si è sempre mosso entro una gabbia ben delimitata, in
conformità alla propria epoca.
Ecco un esempio per tutti: il grande filosofo e pensatore Aristotele,
affermava che un grosso sasso cade più velocemente di uno piccolo. Più
che l’errore in sé, oggi quello che appare stupefacente è come non
sia venuto in mente a nessuno per secoli e secoli di controllare questa
affermazione con un semplicissimo esperimento. Si dovette attendere
l’enunciazione di Cartesio e le prove di Galileo.
La gabbia si sposta nel corso dei secoli, ma il pensiero umano, tranne
poche eccezioni, continua a rimanere confinato entro i limiti della
gabbia stessa, da cui non può evadere.
Il metodo cartesiano
Scrollatisi di dosso il giogo oscurantista del Medioevo,
gli uomini si davano anima e corpo alla sperimentazione.
La scienza cosiddetta sperimentale aveva cominciato a modificare la
faccia del mondo con l’apparizione nel 1637 del “Discorso
sul metodo” di Cartesio, che insegnava all’uomo un nuovo modo di
pensare, dando l’avvio alla moderna tecnologia.
Ma questo “nuovo mondo” nascondeva il pericolo di un sapere freddo e
meccanicista.
Cartesio (che praticò tra le altre cose anche la vivisezione) credendo
in una biologia meccanicista diede inizio al più grande errore della
scienza moderna.
Il metodo di Cartesio allargò rapidamente i confini del sapere, ma
sprezzando deliberatamente il pensiero filosofico e l’intuito, sostituì
un nuovo e macroscopico errore agli errori precedenti: errore che
conteneva il seme della futura disfatta perché indusse gli scienziati
ad allontanarsi, dalla Verità.
Negando l’esistenza di tutto ciò che non è dimostrabile (metodo
empirico), essi si separarono dalla realtà della vita.
La disumanizzazione
Nemmeno Claude Bernard poteva immaginare che solo
cinquant’anni dopo la disumanizzazione alla quale aveva tanto
contribuito con l’esempio e la parola, si sarebbe sperimentata la
vivisezione umana su decine di migliaia di individui (i prigionieri nei
campi di sterminio nazisti), e non da parte di spietati aguzzini
carcerari, ma da parte di medici titolati e cattedratici, allevati e
istruiti nella scuola vivisezionista di cui egli era stato il principale
apostolo.
Possiamo affermare che la disumanizzazione inizia con quel primo
esperimento a cui lo studente (di medicina) è obbligato ad assistere.
Negli Stati Uniti si parte dalle elementari…
“Il costante dilagare del mondo
vivisezionista non ha fatto altro che aumentare anche la tortura e
l’omicidio scientifici di essere umani”[3]
Che la vivisezione portasse irrimediabilmente alla vivisezione umana
lo aveva capito già Orazio quando scrisse le seguenti parole: “cruelitas
in animalis est tirocinium crudelitatis contra homines”, la cui
traduzione è più o meno questa: “la
crudeltà nei confronti degli animali, è il tirocinio per la crudeltà
nei confronti degli uomini”.
Il senso morale
Tutte le leggi che hanno retto le organizzazioni umane in
passate e le reggono attualmente sono basate sul senso morale: su ciò
che giusto e ingiusto. Anche se negli ultimi anni c’è stato un vero e
proprio ribaltamento (in senso orwelliano) del senso stesso delle parole
e dei termini.
Oggi non si sa più cosa sia bene e di conseguenza cosa sia male!
Tanto più gli “adepti” di questa pseudoscienza - alla base della
medicina ufficiale - considerano moralità e immoralità, bene e male,
parole totalmente prive di significato, concetti “ascientifici”
perché non riproducibili in laboratorio.
Come si può sperimentare in sala operatoria su di un gatto o cane, la
moralità?
Invece è proprio il senso morale a spingere l’uomo verso la pietà.
Pietà significa compassione, la capacità di avvertire la sofferenza
altrui quasi fosse la propria.
La maggior parte dei vivisettori si limita a giustificazioni
machiavelliche come “il fine
giustifica i mezzi”, il triste grimaldello che ha sempre aperto
tutte le porte delle nefandezza umane, comprese quelle di Auschwitz e
Buchenwald.
A parte il fatto che i pretesi
vantaggi non esistono (e lo si vede con l’aumento delle malattie
degenerative e delle sofferenze), rimane l’inacettabililità morale
della tesi secondo cui un atto crudele non è riprovevole qualora ne
derivi un beneficio materiale.
Altrimenti, se fosse giusto torturare animali in laboratorio per il bene
dell’umanità, allora sarebbe altrettanto giusto torturare un uomo in
laboratorio per il bene di mille uomini….