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- Il
signore della City
- Dubai,
mistero Bin Laden in ospedale con spia USA
- New York e il mistero dell'esplosione
prima del crollo
- Bush
& Laden connection
- Speculazione
sulle torri gemelle?
Quando
la famiglia Bin Laden faceva affari con la famiglia Bush
di
Giancarlo Radice - Corriere della Sera
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Torri
Gemelle affittate per 99 anni
di Marco Magrini (Il Sole 24
ore)
Articolo estrapolato da IL
SOLE 24 ORE del 16 settembre 2001
Larry Silverstein (sangue ebreo e passaporto americano) in data 24 Aprile 2001 ha stipulato quello che lui stesso ha definito "il più grande affare della mia vita": prendendo in affitto per 99 anni, alla modica cifra di 4800 miliardi di lire, le Torri Gemelle del World Trade Center. Con l'offerta da 2.3 miliardi di dollari, Silverstein ha battuto quella da 2.4 avanzata dalla Vornado Property Trust di Boston che (senza immaginare quel che sarebbe successo), è andato su tutte le furie, scatenando una campagna di stampa contro l'imprenditore ebreo. In questa impresa Silverstein non era solo: la Westfield Holdings quotata a Wall Street e controllata da Frank Lowy (il secondo uomo più ricco dell'Australia) si era aggiudicata gli enormi spazi commerciali del World Trade Center offrendo altri miliardi di dollari. Ovviamente non a fronte di una pagamento sull'unghia. I due partner hanno dato alla Port Authority un deposito di 616 milioni di dollari, più 115 milioni all'anno (per 99 anni) e una percentuale mai resa nota sugli affitti (a dir poco stellari). Solo gli uffici delle Torri Gemelle ammontano a 984.000 metri quadrati, quasi interamente locati fra i 40 e i 50 dollari annui a piede quadrato; più o meno, un milione di lire per metro quadrato all'anno. Quanto basta per dire che, detratti gli oneri finanziari e le ingenti spese di gestione, il signor Silverstein aveva di che ripagare il quasi secolare contratto firmato con la Port Authority. Del resto anche se il portafoglio immobiliare della Silverstein Properties s'è di un tratto dimezzato, l'imprenditore ha la sua brava rete di sicurezza. Gira voce che il complesso immobiliare fosse assicurato per 4 miliardi di dollari (circa 8300 miliardi di lire). Ma c'è di più. Nell'intesa firmata ad aprile, è scritto a chiare lettere che il contratto perde di validità in un caso preciso: un attacco terroristico. Inutile dire che ci vorranno mesi e stuoli di avvocati, prima di definire i risarcimenti delle compagnie assicurative - destinati a mettere in ginocchio soprattutto le società di riassicurazione - e anche per la rottura del contratto con la Port Authority, con il conseguente rimborso nelle capienti tasche di Silverstein e della Westfield. Per Silverstein comincia oggi un'altra avventura. Al momento, la Silverstein Properties è al lavoro in una impresa monumentale: trovare un nuovo ufficio per le 480 imprese di 28 paesi che popolavano le Torri Gemelle. La crisi della New Economy stava finalmente allentando i prezzi stellari degli uffici di New York, e in particolare nel cosiddetto "Financial District": -3.4% da inizio anno. Oggi che un milione e mezzo di metri quadrati sono andati in fumo, l'improvvisa scarsità di spazio nell'angusta isola di Manhattan spingerà inevitabilmente gli affitti alle stelle. Dopodiché, Larry Silverstein avrà buon gioco nell'affrontare la ricostruzione. Quei 4 miliardi di dollari che si stima le
assicurazioni dovranno sborsare, non bastano a ricostruire
fedelmente il complesso, il cui valore è valutati in 6.5
miliardi di dollari. Articolo estrapolato dall' inserto da IL SOLE 24 ORE 16 settembre 2001 |
Il
signore della City
di Orsola Casagrande - Londra
Il
signore della City Molte delle sue fortune Osama Bin Laden le ha costruite a Londra. E il governo Blair ha corso il rischio di finire nel "libro nero" Usa dei paesi che appoggiavano il terrorismo di Orsola Casagrande - Londra Intervenendo
ad un dibattito organizzato dal comitato inglese contro la
guerra, Mehmet, un profugo afghano, ha ricordato che
"nell'assurdità violenta e drammatica di questa guerra
condotta da Usa e Gran Bretagna contro il mio paese, c'è una
cosa che rende ancora più tragico quello che sta succedendo: Bin Laden è un prodotto del vostro mondo, di quel mondo
occidentale e civilizzato che oggi spara missili contro la
popolazione inerme e ridotta alla fame dell'Afghanistan". |
Dubai,
mistero Bin Laden
di Anais Ginori - Repubblica
1 novembre 2001
Lo sceicco
ricoverato nell'ospedale americano a luglio per insufficienza
renale. La clinica smentisce, no comment del medico ANAIS GINORI repubblica del 1 novembre 2001 OSAMA Bin Laden è stato curato da un medico americano, in un ospedale americano a Dubai. Quattro mesi fa, lo sceicco saudita è stato ricoverato nella città degli Emirati Arabi per «un'infezione renale con complicazioni al fegato». Secondo il quotidiano Le Figaro, Bin Laden è arrivato a Dubai il 4 luglio e ha soggiornato fino al 14 luglio in una delle suite "vip" dell'ospedale americano, un riservato e moderno edificio di vetro e marmi, inaugurato nel ‘95 vicino a Maktum Bridge. Il nemico pubblico numero uno degli Usa si è affidato al dipartimento di urologia del dottor Terry Callaway, specialista di calcoli renali e problemi di infertilità maschile. Durante la sua degenza - ricostruisce il giornale francese - il miliardario saudita ha ricevuto le visite di parenti e amici e ha anche avuto un incontro con l'agente locale della Cia a Dubai. Il direttore dell'ospedale, Bernard Koval, al telefono smentisce: «E' un errore, Bin Laden non è mai stato un nostro paziente». Da Parigi, la redazione di Le Figaro, supportata da verifiche di Radio France International, conferma. «E' stato un dirigente amministrativo a farci vedere le cartelle con le date e i motivi del ricovero» spiega Frederic Fritcher, responsabile dei servizi internazionali. «Abbiamo parlato anche noi con Bernard Koval - aggiunge Fritcher - ma non ci ha chiesto di pubblicare nessuna smentita». Il 4 luglio Bin Laden arrivava da Quetta, in Pakistan, forse insieme al suo medico personale, l'egiziano Ayman Al Zawahiri. Il medico americano Callaway non ha voluto replicare al quotidiano, ha scelto un fermo «no comment». Silenzio anche a Washington e a Langley, nel quartiere generale della Cia. La notizia potrebbe mettere in grave imbarazzo i responsabili dell'intelligence americana, già sotto accusa per la passata collaborazione con lo sceicco saudita e per non essere mai riusciti a catturarlo dopo le stragi in Kenya e Tanzania del ‘98. A luglio, Bin Laden era formalmente considerato il terrorista più ricercato del mondo, con una taglia di oltre 10 miliardi di lire. Il viaggio a Dubai di Bin Laden è stato ricostruito grazie a informazioni riservate e a una serie di coincidenze. Il ricovero nell'ospedale americano è avvenuto dopo gravi crisi renali, già documentate da molti giornali internazionali nella primavera scorsa. Il responsabile locale della Cia, un uomo noto negli ambienti delle spie mediorientali, è stato visto salire al piano dell'ospedale dove era ricoverato lo sceicco. Il misterioso 007 si sarebbe poi vantato con gli amici di aver incontrato Bin Laden e il 15 luglio, all'indomani della partenza dell'illustre paziente, sarebbe andato via dagli Emirati arabi. Altra coincidenza: proprio a Dubai, è stato arrestato a fine luglio Djamal Beghal, un francoalgerino che stava partendo per l'Europa dall'Afghanistan. Non è chiaro se Beghal, che ha partecipato a campi di addestramento militare di Al Qaeda, ha incontrato in quell'occasione Bin Laden. «C'era un progetto per attaccare l'ambasciata americana a Parigi» ha dichiarato Beghal, estradato nella capitale francese dopo l'11 settembre su richiesta dei giudici antiterrorismo. Non è la prima volta che Bin Laden è costretto a cure mediche. Da tempo la Cia sostiene che lo sceicco non sta bene, si muove con difficoltà e ha bisogno di un trapianto renale. Il biografo Yosef Bodansky, aggiunge dettagli: dal '99 Bin Laden patisce una grave insufficienza renale. I primi problemi ai reni sarebbero stati causati da un tentativo di avvelenamento di Siddi Ahmed, un emissario della Cia assoldato per quasi 1 miliardo con il compito di uccidere il terrorista rifugiato in Afghanistan. Da allora, la malattia si sarebbe complicata, con danni anche al fegato. Già a marzo Asiaweek scriveva che Bin Laden era in fin di vita e che cercava di farsi un trapianto. In aprile, il settimanale arabo Al Wassat raccontava di un medico iracheno chiamato d'urgenza a Kandahar per sottoporlo a dialisi. Le poche persone che hanno incontrato lo sceicco in Afghanistan nei mesi scorsi hanno sempre parlato di un uomo stanco e provato. «Bin Laden è vivo e sta bene» ripetono invece gli uomini di Al Qaeda. Dopo il viaggio a Dubai, scrive Le Figaro, Bin Laden avrebbe acquistato un sofisticato macchinario portatile per la dialisi. Secondo la Cia, Bin Laden oggi è vivo nel suo nascondiglio segreto soltanto grazie a questa macchina |
Mistero
Bin Laden e l'esplosione prima del crollo delle torri
di Tom Bosco -
Nexus
magazine
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