Dirigenti scolastici a
scuola di omosessualismo
Di Riccardo
Cascioli – “La Nuova Bussola Quotidiana”, 25/11/2014
Full immersion organizzata dal Ministero dell'Istruzione per inculcare nei prèsidi la dottrina gender e renderla obbligatoria in tutte le scuole statali (il passo successivo sarà imporlo a quelle cattoliche)
Dirigenti scolastici di tutta Italia convocati a Roma il 26 e 27 novembre. Scopo: una full immersion per imparare la "dottrina gender" e riproporla in tutte le scuole d'Italia. Così la dittatura omosessualista avanza a tappe forzate per conquistare la scuola e le nuove generazioni, in attuazione di quella "Strategia nazionale 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere", che fu adottata dal governo Monti nell'aprile 2013 (decreto del ministro Fornero, sotto la cui direzione agiva il Dipartimento per le Pari Opportunità).
Il
corso di rieducazione
Il corso di
formazione – ma sarebbe più corretto dire "di rieducazione" – è organizzato dal
MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) e dall'UNAR (l'Ufficio
Nazionale Anti-discriminazioni Razziali ormai votatosi alla diffusione
dell'ideologia di genere) con la collaborazione del Servizio LGBT di Torino e
della Rete RE.A.DY, ovvero la Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni
impegnate nella promozione dell'ideologia omosessualista.
È la più clamorosa smentita alla pretesa - espressa in una lettera al nostro
giornale - del sottosegretario all'Istruzione Gabriele Toccafondi di scaricare
la responsabilità di certi programmi "educativi" lontano dal proprio ministero.
Ma è anche la dimostrazione della inattendibilità delle promesse del ministro
Stefania Giannini che in un question time alla Camera lo scorso 5 giugno –
secondo quanto riportato da Avvenire - aveva affermato: «Mai più gender nelle
scuole». Erano i giorni dello scandalo al Liceo Giulio Cesare di Roma e del
Liceo Muratori di Modena, il ministro Giannini aveva assicurato che «sarà
evitato il ripetersi di tali eventi», di cui aveva attribuito la responsabilità
proprio a quella "Strategia nazionale eccetera…", che oggi viene riproposta come
fonte di questi corsi di formazione che hanno come obiettivo tutte le scuole di
ogni ordine e grado.
Sui contenuti dei corsi non c’è alcun dubbio
Sono divisi in
cinque sezioni: la prima è curata dal Servizio LGBT di Torino (Torino è la città
che funge da segreteria nazionale del RE.A.DY) e consiste nell'illustrazione
della posizione dell'Italia quanto al riconoscimento dei diritti e delle
politiche LGBT rispetto all'Europa (possiamo immaginare che dovremo muoverci
rapidamente per metterci al passo con gli altri paesi). A seguire la
presentazione dell'indagine ISTAT su "La popolazione omosessuale nella società
italiana", finanziata dal Dipartimento per le pari opportunità (ovviamente con i
soldi delle nostre tasse). Si passa poi a una lezione su "Lessico e stereotipi",
vale a dire l'imposizione di un linguaggio gay-friendly così che già dalla
scuola materna – tanto per fare un esempio - si dovrà insegnare che non c'è una
sola famiglia, ma tante famiglie diverse (forse che la diversità non è una
ricchezza?). E guai al bambino che dirà "papà" e "mamma" e a chi oserà ripetere
quella terribile affermazione sentita in casa "Di mamma ce n'è una sola". E poi
ancora un focus sul ruolo del MIUR e degli Uffici scolastici regionali in questa
bella campagna di rieducazione nelle scuole, con «strumenti di governance per
l'inclusione delle tematiche LGBT nel mondo della scuola» e presentazione della
campagna "Tante diversità uguali diritti". Né potrebbe ovviamente mancare
l'affronto del «fenomeno del bullismo omofobico e transfobico a scuola», tanto
più che sono già pronte le linee guida in materia, come abbiamo scritto alcuni
giorni fa.
Ma non è finita, perché altre due ore di lavoro saranno dedicate alla presentazione di "buone pratiche" realizzate con alcune associazioni LGBT in ambito educativo e scolastico, cui seguiranno tre workshop.
Nessuno può scampare
Per chi va a scuola dunque non pare esserci scampo, il processo di
trasformazione delle scuole in "campi di rieducazione" – espressione ripresa da
papa Francesco – è ormai ben avviato. Fatta salva la possibilità di interventi
politici che blocchino questa deriva, ai genitori che vogliono ancora esercitare
il proprio diritto/dovere di educazione dei figli non resta che cercare tutele
giuridiche per sottrarre i propri figli a lezioni non volute. Qui vi linkiamo
due modelli di lettere – preparate dai Giuristi per la Vita, li trovate in fondo
all'articolo - per chiedere per i propri figli l'esonero da eventuali lezioni
"speciali" in questa settimana dedicata alla lotta contro la violenza e la
discriminazione, ma anche nel corso dell'anno.
Resta un'ultima breve considerazione: si avvicina rapidamente il momento in cui
saranno le scuole paritarie a entrare nel mirino. Si vincolerà l'eventuale
contributo statale o comunale all'adozione o alla produzione di programmi che
veicolano l'ideologia di genere. E molte scuole cattoliche si troveranno allora
davanti all'alternativa: chiudere o adottare programmi "inclusivi" che
contraddicono apertamente il Magistero della Chiesa. Forse bisognerebbe
cominciare a pensarci.