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Alla scoperta del diavolo: l’Antico Testamento e i vangeli (parte III)
di Andrea De Pascalis – tratto da www.coscienza.org

Il diavolo ebraico tra gnosticismo e apocalittica
Il Libro di Tobia introduce un elemento importante: la magia come strumento per combattere il diavolo, e la lotta dell’angelo contro il diavolo.
È sintomatico che Asmodeo sconfitto da un esorcismo magico ripari in Alto Egitto, essendo l’Egitto ritenuto terra di origine della magia.
Il ruolo di Raffele rispecchia lo sviluppo dell’angeologia nella letteratura post esilica, forse anche per influssi caldei e persiani.
Negli ultimi secoli prima dell’era cristiana, i caratteri magici e il ruolo degli angeli acquistano peso nella cultura ebraica, si dà molto più importanza ad angeli e demoni.
È molto forte il bisogno di dare una spiegazione diversa all’origine del male, ed acquista peso l’idea di attribuirne la colpa a spiriti cattivi, così come acquistano spessore gli spiriti buoni (angeli) come creature “intermedie” tra Dio e l’uomo.
Sono questi concetti che si affermano presso gli esseni e negli ambienti gnostici.
Gli esseni vedono il mondo come terreno di lotta tra i figli della luce ed i figli delle tenebre, teorizzano la magia angelica. Nel loro Libro dei Giubilei le teorie sulle schiere angeliche, sui nomi degli angeli, sulle loro funzioni hanno un posto di rilievo.
Soprattutto, nella teologia degli esseni agli angeli è riservato un ruolo importante nella guerra contro i figli delle tenebre, capeggiati da Belial, nome che nell’Antico Testamento, come accade per satana = avversario, è sinonimo della funzione “malizia, malvagità, cattiveria”.

Nei testi degli esseni Belial diventa nome proprio. Il dominio di Belial è il tempo presente, il suo regno sono le tenebre, il suo fine è il male, i suoi “collaboratori” sono gli “angeli di distruzione”.
Belial è stato creato da Dio per fare il male.
La comunità di Qumran cade dunque nel dualismo assoluto, ma poi non riesce spiegare perché Dio ha creato il male.
L’antagonista di Belial è il “principe di splendore” che comanda sugli angeli, che forse è l’arcangelo Michele.
Un altro concetto importante che si sviluppa in questo periodo trova spazio nell’apocrifo Libro di Enoch.
È qui che si delinea appieno il mito degli angeli ribelli.
In Enoch in­fatti, ripren­dendo l’episodio di Genesi (VI: 1-5), si rac­conta che al­cuni an­geli si innamora­rono delle figlie degli uomini e decisero di gene­rare dei figli con loro:

«E si presero, per loro, le mogli ed ognuno se ne scelse una e cominciarono a recarsi da loro. E si unirono con loro ed insegnarono ad esse incantesimi e magie e mostrarono loro il taglio di piante e radici.(...) E Azazel inse­gnò agli uo­mini a far spade, coltello, scudo, corazza da petto e mostrò loro i me­talli e il modo di lavorarli: braccialetti, ornamenti, tingere e a­bbellire le ciglia, pietre, più di tutte le pietre, le pie­tre pre­ziose e scelte, tutte le tinture e (gli mostrò anche) il cambia­mento del mondo. E vi fu grande scelleratezza e molto forni­care. E caddero nell'errore e tutti i loro modi di vivere si corrup­pero. Amezarak istruì tutti gli incantatori ed i tagliatori di radici. Armaros (insegnò) la soluzione degli incantesimi. Baraqal (istruì) gli astrologi. Kobabel (insegnò) i segni degli astri; Temel insegnò l'astrologia e Asradel insegnò il corso della luna».
Per punire tante nefandezze il Signore fa investire la Terra dal Diluvio. I  segreti della magia, dell'astrologia, dell'er­bo­risteria e della metallurgia, nonché l'arte della lavora­zione delle pie­tre preziose e quella della preparazione delle tin­ture alchemiche, sono accomunati nella categoria delle conoscenze maledette, rivelate agli uomini dagli angeli corrotti; esse generano scelleratezza e peccato, e il loro uso provoca la punizione divina.
Enoch è un testo gnostico. Lo gnosticismo spinge all’estremo il dualismo bene-male. C’è una folla di angeli e demoni che agisce nel mondo e nell’aldilà. Lo stesso Jahvé, il dio creatore di questo mondo nell’AT, diventa  il dio malvagio, poiché questo mondo è regno del male e della sofferenza.

Ma lo gnosticismo si sviluppa in pieno nell’era cristiana, perciò conviene capire cosa rappresenta il diavolo nel Nuovo Testamento (NT).

Il nuovo testamento: Gesù e il diavolo.
Se l’AT concede spazi ridotti al diavolo, le cose cambiano nel NT, dove il diavolo è citato con un certa frequenza e con una gamma di nomi diversi.
Il diavolo è una presenza ben radicata nel NT, la lotta tra Gesù e il diavolo è ricorrente.
Vediamo quali sono nomi della personificazione del male, cosa significano e con quale frequenza appaiono nella versione italiana della Bibbia a cura della CEI.
Demonio. Deriva dal greco, verbo daìomai , che significa dividere, lacerare. In greco ne derivano due sostantivi: daimon (un essere intermedio tra l’uomo e il divino) e daimonion (una potenza superiore, che però rimane distinta dal divino). I Settanta preferirono la seconda forma, da cui demonio, che ricorre nel NT 20 volte al singolare (8 nell’AT, tutte in Tobia) e ben 46 volte nella forma plurale (4 nell’AT). Ne deriva il termine indemoniati.
Diavolo. In greco diabolos, che significa calunniatore, avversario, ma Marco gli preferisce satana. Comunque i due termini si equivalgono Nella versione italiana della Bibbia a cura della CEI, il termine diavolo ricorre 34 volte nel NT a fronte di 1 volta nell’AT.
Satana. L’ebraico satan fu lasciato talvolta in greco, talvolta tradotto con diabolos, ma non sembra esserci una ragione valida per cui si è tradotto in un modo o nell’altro. Comunque, nella Bibbia italiana satana ricorre 54 volte, di cui 18 nell’AT e 36 nel NT.
Si usano poi i termini spirito impuro o immondo (19 volte), spirito maligno  o Maligno (12 volte), principe di questo mondo.

Nei Sinottici si parla poi di Beelzebul (7 volte), che potrebbe significare “Signore della dimora”, forse derivante dal Baalzebub dell’AT (4 volte) che significava “Baal delle mosche”, forse a suo volta storpiatura di “Baal zebul”,  cioè “Baal il Principe”. 

Le occasioni in cui ci si riferisce al diavolo nei vangeli riguardano essenzialmente:

a)     le tentazioni di Gesù nel deserto;

b)     l’attività esorcistica di Gesù;

c)     l’attività taumaturgica di Gesù (solo 3 episodi nei sinottici)

Rilievo assoluto ha poi l’episodio della possessione di Giuda. Ma vediamo alcuni episodi tipo, nella versione di un singolo Vangelo.

A) Le tentazioni. (Mt IV: 1-11) –
«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore  allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane". Ma egli rispose: "Sta scritto:  Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:  Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo". Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano».
Le tentazioni sono 3 distinte. Hanno valore messianico. Tra gli ebrei del tempo di Gesù si attendeva il Messia che: 1) avrebbe rinnovato i prodigi dell’Esodo, nutrendo il popolo; 2) avrebbe fatto una venuta spettacolare; 3) avrebbe dominato nel mondo. Ed ecco che Gesù rifiuta di produrre cibo, di scendere in volo dalla sommità del tempio; di governare sul mondo. Gesù chiarisce di essere il Messia in un modo differente dalle attese.
L’episodio evangelico citato ha dunque questo scopo, e non quello di porre l’antagonismo tra Gesù e Satana.

B) Attività esorcistica “pura”.
Vediamo l’episodio dell’indemoniato di Gerasa, nella versione di Marco (V: 1-), che presumibilmente è la più antica e che è la più completa.
«Intanto giunsero all’ltra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest’uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare».
C’è in questo episodio: uso magico del nome di Gesù e del nome di Dio; i demoni sono una legione, ma Gesù li domina tutti contemporaneamente; c’è la contrapposizione tra la furia demoniaca della possessione e l’atteggiamento sottomesso dei demoni di fronte a Gesù. L’episodio sta a significare la promessa della fine dei tempi, quando il regno del principe di questo mondo sarà sconfitto.

C) Attività esorcistica legata a guarigione. Sono solo tre gli episodi del genere e sono da considerarsi un’eccezione. Riguardano: guarigione di un bambino epilettico; guarigione di una donna gobba; guarigione del muto e cieco.
Sono narrazione asettiche, che hanno scopi dottrinali evidenti: la fede che guarisce (bambino epilettico); Gesù padrone del sabato (la donna gobba), che però introduce il tema magico della “legatura” diabolica; superamento della calunnia di essere principe dei demoni (il cieco e muto). La sostanza delle cose è che in questi episodi la presenza del satana è secondaria in quanto solo funzionale alla necessità di sottolineare alcuni aspetti dottrinali.
L’ultimo dei tre episodi citati è importante proprio perché introduce il nome di Beelzebul. Vediamolo nella versione di Matteo (Mt XII: 22-24).
«In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era sbalordita e diceva: “Non è forse costui il figlio di Davide?”. Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: “Costui scaccia i demoni in nome di Beelzebul, principe dei demoni».
Gesù lo viene a sapere e pone un’obiezione: «se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso, come potrà reggersi il suo regno?”. Ovvero, satana non può essere così...autolesionista da scacciarsi da solo.
E poi: «E se io scaccio i dèmoni in nome di Beelzebul, in nome di chi li scacciano i vostri figli?».
Qui nasce una questione curiosa, almeno nell’interpretazione di un teologo coraggioso come Herbert Haag. Di Beelzebul non si parla altrove, solo in questo episodio. Beelzebul significa “Signore della Dimora (celeste)”. Potrebbe essere dunque, secondo la tesi di Haag, un nome attribuito realmente a Gesù dai suoi contemporanei. E il senso sarebbe che i farisei volevano semplicemente dire che Gesù, ritenuto “Signore della Dimora celeste” era in realtà il principe dei demoni.
Sia o no valida tale interpretazione, essa ci dimostra quanto sia difficile districarsi tra le Scritture.

Giuda e il diavolo
Nel riferire l’episodio della tentazione di Gesù nel deserto, il Vangelo di Luca si chiude con una frase sibillina: «Dopo aver esaurito ogni tipo di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare a tempo opportuno”. (Lc, IV:12).
Qui Luca introduce la “teoria” del complotto di Satana per far morire Gesù. Lo stesso Luca, infatti, più oltre scrive: «Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici...». (Lc, XXII: 1-3).
Ed anche Giovanni esprime concetto analogo nel raccontare l’ultima cena: «Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva insinuato nel cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo...». (Gv, XIII: 2-3)
E più oltre, quando Gesù porge a Giuda il primo boccone della cena, gesto di grande cortesia: «Intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui».
Ancora più esplicito è un altro passaggio di Giovanni, che mette in bocca a Gesù queste parole rivolte a Pietro e pronunciate molto tempo prima dell’ultima cena: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota...». (Gv: VI: 70)

Si può parlare di possessione? I posseduti nei Vangeli hanno altre caratteristiche, la possessione si manifesta in forme clamorose e violente, come nel caso dell’indemoniato di Gerasa.
Il diavolo che si muove intorno a Gesù e ai discepoli ha un altro significato, che è poi quello originario del satana. Lo capiamo chiaramente da altri passaggi.
«Simone, Simone, ecco: Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede...» (Lc, XXII: 31).
Satana può agire solo col permesso di Dio, e il suo raggio di azione è limitato da Dio stesso.
Satana non ha alcun potere su Gesù, come conferma Gesù stesso: «Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe di questo mondo; egli non ha alcun potere su di me, ma è necessario che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che mi ha comandato..». (Gv, XIV: 30-31).
Complessivamente nei vangeli Satana conferma la sua antica funzione di accusatore, tentatore, che agisce con permesso di Dio, per fare la volontà di Dio.

Qualche conclusione
Ma più che fermarsi sui singoli episodi, bisogna cercare di cogliere il senso generale di questa presenza diffusa del diavolo nei testi evangelici. È proprio vero che i Vangeli ci consegnano un mondo preda di satana? È qui, nei Vangeli, la radice di quell’ossessione demoniaca che caratterizzerà i secoli successivi?
Si può rispondere tranquillamente di no.
È vero che l’avversario, o meglio legioni di avversari scorrono nel mondo, ma:
-  non c’è nei Vangeli una demonologia, ovvero un insegnamento organico e coerente (unitario) nei demoni. Non è questa la preoccupazione dei Vangeli;
-  non c’è un insegnamento che colleghi le malattie all’influsso del demonio;

-  non c’è un sistema dualistico, con un antagonista negativo al bene assoluto che si elevi al livello di Dio; satana è limitato davanti a Gesù, il suo agire è limitato a casi personali di singoli individui;
-  non c’è un male diabolico astratto e generale, ci sono entità concrete, personali e malvagie.

La presenza ripetuta del diavolo nel Vangelo non in funzione di testimoniare una realtà fortemente inquinata da satana, ma di dimostrare che Gesù, in quanto Figlio di Dio, ha trionfato sul Diavolo.
Nei vangeli non è il diavolo l’origine dei mali del mondo: il male ha le sue radici nel cuore dell’uomo. Come sostiene Herbert Haag, ha radici nell’indurimento del cuore dell’uomo.
«Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo». (Mc XVII: 21-23)
«Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?» (Mc, VIII: 17).
È la fede che libera l’uomo dal cuore indurito. La chiave per vincere le tentazioni proposte dal satana sta nell’amore di Dio e del prossimo, non nei riti: «Imparate cosa significhi: “Misericordia voglio, e non sacrificio”». (Mt, IX: 13)
La sconfitta di satana è avvenuta, e non è reversibile. Lo si dice chiaramente «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare». (Lc, X:18-19).
Lo si ribadisce di continuo. Ad esempio: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo è cacciato fuori» (Gv XII:31); «Voi avrete tribolazione dal mondo, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Gv XVI: 33).
Se vogliamo cogliere l’origine dell’ossessione cristiana del diavolo, dunque, l’Antico Testamento ed i Vangeli non ci sono di aiuto. Dobbiamo guardare altrove.


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